martedì, marzo 30, 2010

ANALISI DEL VOTO DEL 28 E 29 MARZO 2010

A risultati consolidati corre l'obbligo di analizzare quanto è successo e soprattutto che cosa si è verificato in questi ultimi cinque anni per arrivare al risultato che pur con variazioni sul tema pone in posizione di vantaggio elettorale la coalizione di centrodestra.
In questa tornata elettorale il centrosinistra ha perso la possibilità di governo in quattro regioni, Piemonte, Lazio, Campania e Calabria, dopo aver perso in precedenti tornate elettorali parziali la Sardegna, l'Abruzzo, il Friuli e la Val d'Aosta per cui il centrodestra governa ora in 11 regioni su 20.
Per di più si tratta in molti casi di regioni a maggior peso specifico perchè più densamente popolate per cui obbiettivamente la maggioranza dei voti espressi conferma la preferenza per questo schieramento.
Ne esce rafforzato il ruolo del premier in carica anche se l'analisi dei voti espressi dà segnali di apprezzamento diversi dal passato.
Nelle tre regioni più popolose del nord infatti la vittoria - larga in Veneto e Lombardia - è da imputare alla Lega che ha fatto veramente passi da gigante; basti pensare che in Veneto è passata dal 15% del 2005 al 35% di ieri ed è stata determinante per la vittoria in Lombardia e, di stretta misura, in Piemonte.
Nel Lazio è stata invece determinante la componente An del Pdl che ha fatto vincere la Renata Polverini precisando comunque che la mancata presenza della lista Pdl a Roma e provincia è stata ininfluente sulla vittoria; caso mai non sono stati eletti i candidati Pdl prescelti, ma lo sono stati altri delle liste contigue o delle liste Pdl delle altre provincie.
Per la Campania ha fatto premio la diversa coalizione (non solo Udc che già c'era, ma anche l'Udeur molto presente in regione) rispetto alle precedenti elezioni del 2005 e la scelta di un candidato più affidabile di quello prescelto in precedenza (Cosentino).
La stessa cosa è accaduta in Calabria dove il sindaco di Reggio ha aggregato una larga parte dell'elettorato, anche per effetto delle divisioni del centrosinistra per la scelta di un candidato unico altrettanto aggregante.
Che cosa è accaduto in questi ultimi cinque anni per produrre un cambiamento così significativo ?
Che politiche scellerate hanno posto in essere le amministrazioni regionali perse ?
Che politiche roboanti ha mai posto in essere il governo centrale di centrodestra (a parte l'intermezzo del governo Prodi) tanto da dare così tanta fiducia ?
Partendo dall'ultima domanda va riconosciuto che alla forza elettorale non è corrisposta analoga forza di governo poichè - pur con gli slogan del fare - questa maggioranza non sta governando affatto, come è successo nella legilslatura 2001-2006, e l'elettorato quindi non ha premiato il partito pincipale cioè il Pdl.
Quanto alle aministrazioni regionali l'analisi è doverosamente più articolata; sulla Lombardia nulla da dire perchè la coalizione è solida ed ha dimostrato di saper fare il proprio mestiere, ma va riscontrato un passaggio, oltre che un incremento, di voti dal Pdl alla Lega che rappresenta un segnale forte da parte dell'elettorato.
Ancor di più in Veneto dove c'è stato spostamento di voti sia dal Pdl che dalle coalizioni opposte; è un segnale molto forte di fiducia nella politica annunciata dalla Lega il cui primo tema è il federalismo fiscale, tema assai sensibile ai veneti.
Indica peraltro che le politiche mancate del Doge Galan non hanno convinto e che ora la fiducia viene riposta nel nuovo doge che le farà effettivamente.
Sul Piemonte la lettura è parecchio complicata poichè l'amministrazione della Bresso ha funzionato bene; forse il federalismo fiscale della Lega è stato il collante vincente e a questo va aggiunta la posizione pro Tav della governatrice che ha rinforzato non poco la Lista 5 Stelle di Grillo.
Nel Lazio il governo di Marrazzo non mostrava alcun cedimento nell'apprezzamento da parte degli elettori sino al momento delle scandalo che lo ha coinvolto; questo fatto ha certamente spiazzato la coalizione e il suo elettorato per cui non è stato facile trovare un competitore di vaglia come la Bonino; per converso An con la scelta della Polverini ha creato maggior apprezzamento presso l'elettorato di riferimento.
Per la Campania e la Calabria ho già detto.
Quanto all'ultima domanda, il voto espresso sta a dimostrare che non sono le forzature reiterate del premier a portare voti poichè il risultato premia soprattutto la Lega e all'interno del Pdl - che peraltro perde complessivamente consenso - soprattutto la componente An.
La caccia alle streghe come quella della Magistratura al servizio della sinistra, del terrore rosso, degli attacchi personali, dell'uso strumentale e forzato della comunicazione e della informazione, non ha incantato l'elettorato perchè se così fosse stato il risultato del Pdl sarebbe stato plebiscitario.
Certamente una parte degli elettori ha riposto ulteriormente fiducia nel Pdl, primo partito a livello nazionale (che precede di poco il Pd), ma l'elettorato votante ha mandato un segnale inequivocabile di dissociazione provilegiando, anche in termini bulgari, la Lega.
Gli slogan su sicurezza, autonomia locale, immigrazione hanno creato grande aggregazione e fornito ragionevoli speranze di buon governo; inoltre il radicamento del partito nel territorio ha dimostrato che questa formula antica è ancora la più efficace.
Infine la Lega dimostra che pur con l'autonomia che la contraddistingue le alleanze vanno fatte in modo chiaro e questo diventa un elemento di vantaggio e attrazione e non, come accade nelle alleanze variabili tra centro e centrosinistra, un fattore di incertezza.
In sostanza il crescente popolo della Lega dimostra di credere nel progetto del federalismo fiscale ed accetta per questo fine l'alleanza nel Pdl pur differenziandosi.
Il quadro politico pur chiaro non è semplice per il centrosinistra perchè mostra la corda sia nelle regioni dove ha perso questa volta la maggioranza, sia in quelle dov'è minoranza netta, sia nelle regioni dove è tradizionalmente maggioranza.
I programmi di governo devono essere sempre chiari ed attuabili; devono essere ben recepiti dall'elettorato perchè segnali chiari di una certa titubanza e di una disaffezione emergono sia riscontrando il livello di astensione ulteriore e significativa, sia nella nascita di liste nuove che in certi casi devono costituire un segnale d'allarme ed in altri casi hanno proprio sottratto consenso alla coalizione principale (Piemonte).
Le alleanze inoltre devono essere attuate fuori da schemi precostituiti poichè in taluni casi quelle apparenemente "fantasiose" sono state maggiormente apprezzate dall'elettorato(Puglia e Lazio); in altre la scarsa convinzione dell'apparato è stata recepita dall'elettorato che ha pensato bene di cambiar cavallo (Campania e Calabria).
Non ultimo poi è il processo di aggregazione politica possibile perchè la frammentazione esistente nel centrosinistra costituisce un elemento di scarsa affidabilità presso l'elettorato e di difficoltà nella definizione di programi e strategie.
Penso da sempre che l'aggregazione strutturale possa costituire una forza sinergica, fatto ampiamente dimostrato dallo schieramento opposto, laddove con due partiti si raggiungono maggioranze consistenti.
A livello di governo nazionale la situazione appare fluida proprio perchè non vi è stata una crescita generalizzata della coalizione di centrodestra.
Si potranno verificare, nonostante gli accordi presi, delle distonie tra gli obiettivi del premier e quelli del principale alleato, la Lega, che spingerà non poco sullo scambio delle priorità nell'azione di governo; non è quindi preventivabile che effetti potranno avere i risultati di queste elezioni sulla stabilità e sullo sviluppo del programma di governo nazionale; non è comunque sulle supposte difficoltà del governo che occorre far conto, ma sulle capacità politiche di condizionare il suo operato, per poter ricostruire anche in questa fase una futura valida alternativa pr le prossime elezioni del 2013.

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