venerdì, marzo 11, 2011

RIFORMA COSTITUZIONALE DELLE GIUSTIZIA: SENTO PUZZA DI BRUCIATO

Ed ecco arrivata la proposta di legge costituzionale della Giustizia tanto sventolata come uno slogan da stadio di calcio da almeno 15 anni ed ecco che arrivano puntuali le contestazioni ed anche le affermazioni indecenti.
E' infatti indecente che il Premier sostenga (se non ho capito male) che se questa riforma fosse stata fatta 20 fa non avremmo assistito agli effetti di "mani pulite"; come a dire se questa riforma fosse esistita dal 1990 non avremmo saputo nulla di tangentopoli e pertanto non avremmo visto "mani pulite" con le sue condanne ed anche con i suoi drammi.
Nella migliore delle ipotesi - ma è sempre una tesi indecente - questa riforma non avrebbe consentito il presunto strapotere della Magistratura che ha scoperchiato uno dei più gravi scandali della vita pubblica repubblicana; in realtà il potere della Magistratura sino ad allora era ingessato dal sistema immunitario della Politica e solo l'abolizione di questa immunità ha consentito di perseguire i manigoldi.
Implicitamente il Premier, con questa affermazione appunto indecente, ammette che lo scopo di questa riforma è quello di regolamentare diversamente, depotenziare, il potere dell'ordinamento giudiziario, non quello di favorire una migliore erogazione nella gestione della Giustizia nell'interesse di tutti i cittadini, passati, presenti e futuri !
Fatta questa premessa è fuori di dubbio che qualsiasi novità può spaventare, preoccupare tutti, magistrati compresi, che possono ritenere di veder ridimensionato il proprio ruolo professionale, ma questo disegno di legge costituzionale deve sollevare parecchie e regionevoli inquietudini soprattutto nei cittadini che dovrebbero beneficiare di questo diritto inalienabile, che siano possibili future vittime o futuri colpevoli.
La Giustizia è un diritto inalienabile per qualsiasi comunità realmente democratica che deve essere amministrata con certezza, continuità e coerenza, per cui le norme che regolano la sua gestione debbono rispettare questi tre concetti ed il sistema migliore, una volta definito il perimetro operativo della Magistratura che ha la funzione di applicarla, poggia sul principio della autonomia ed indipendenza appunto della Magistratura.
E' per questo che i Padri Costituenti della nostra Costituzione hanno applicato questi due principi nella costruzione e gestione di tutte le istituzioni(poteri dello Stato)e ordinamenti, proprio per creare quella impermeabilità che lascerebbe operare in autonomia ognuna di queste senza ingerenze esterne.
Ci sono poi gli strumenti di controllo ed autocontrollo - pesi e contrappesi - per cui il circuito così costruito ci consente di essere ssolutamente tranquilli sul fatto che non possano nascere devianze o derive pericolose per la democrazia.
La legge costituzionale che tocca ben 12 articoli della Costituzione invece non cerca di migliorare ulteriormente la qualità della gestione della Giustizia da parte della Magistratura, non cerca di rimuovere queli ostacoli di metodo e di merito che producono lunghi tempi per riungere allesente, ma mette a quest'ultima una serie di briglie, perché è troppo focalizzata sul come si devono comportare i magistrati - inquirenti e giudicanti -e molto meno suo come amministrare la Giustizia in modo più efficente (peraltro per questo scopo non occorrerebbe scomodare certo la Costituzione).
Demanda infatti al potere Politico la scelta degli indirizzi d'azione della Magistratura sia con la scelte delle priorità di reati da giudicare (dando quindi al Ministro di Grazia e Giustizia il potere di sconfinare nel ruolo della Magistratura che deve essere autonomo e indipendente), sia nella composizione degli organi di controllo troppo sbilanciati a favore appunto del Parlamento e Governo pro tempore vigente.
L'iniziativa non mi piace in se e per se, a prescindere quindi dal fatto che l'abbia confezionata quel saputello del Ministro Alfano; l'avesse ideata un ministro di una coalizione diversa o addirittura antagonista alla attuale il mio giudizio sarebbe sempre e comunque negativo perchè la Politica ed i politici passano (nel senso di ministri governi e parlamentari), ma la Giustizia resta e deve restare nel tempo con assoluta coerenza.
La rivoluzione copernicana del Ministro Alfano ha l'evidente scopo di depotenziare il perseguimento della Giustizia innanzitutto depotenziano funzioni e ruolo della Magistratura inquirente la cui azione è sottoposta agli indirizzi politici, è privata dell'uso delle forze di polizia e dulcis in fundo, sottoposta ad un controllo meramente amministrativo da parte di uno specifico Csm, composto per metà da eletti dal Parlamento.
A quest'ultimo riguardo faccio notare che quel che conta operativamente - anche oggi in Csm - è il Vice Presidente, scelto tra i nominati parlamentari, per cui la funzione di autogoverno va a farsi benedire visto che il suo voto vale doppio (se non ci sono assenze la parità è garantita).
Comunque, anche così non fosse, si precostituirebbe una situazione di stallo permanente per cui potrebbero molto spesso venire a mancare le duvute e necessarie decisioni che non renderebbero un buon servizio alla efficenza di quella funzione (giudicante o inquirente che sia).
Ulteriore depotenziamento dei Csm è quello di vietare le comunicazioni di indirizzo giuridico (politico è una invenzione perchè si parla di applicazioni di legge) che possono costituire un utile vademecum ai magistrati.
Cigliegina sulla torta - anche se sembra un beau jeste - riguarda l'ineleggibilità dopo 4 anni di mandato; infatti questa consente il continuo ricambio degli eletti dal Parlamento per cui vi sarà sempre una contiguità, una coerenza tra eletti al Csm e maggioranza parlamentare, oltre che governativa, pro tempore vigente.
Una sorta insomma di spoil systhem costituzionalizzato visto chele nomine di origine magistrale devono riguardare giudici inquirenti di alto livello e pertanto con pochi anni residui d lavoro in Csm.
Questo giochetto è speculare anche nel Csm che dovrebbe autogovernare i magistrati giudicanti per cui, ribadisco, mi si accappona la pelle al solo pensare che vi sia minore autonomia implicita, aggravata dal fatto della contiguità con la maggioranza parlamentare tempo per tempo vigente.
Non sarei tranquillo nemmeno se maggioranza e governo fosse a me gradito perché sparirebbe la certezza che non avverrebbero camarille o indebite pressioni sulla Magistratura.
L'attuale composizione del Csm - 2/3 i togati e 1/3 i parlamentari - garantisce l'autonomia da un lato ed anche il controllo da parte del potere politico dall'altro.
L'altra cosa che non mi va è la separazione delle carriere la cui introduzione sarebbe giustificata dal fatto di voler dare peso identico alla accusa e alla difesa, ma questa è in realtà una grossa baggianata che serve soltanto a giustificare l'operazione analizzata in precedenza.
Mentre la difesa è per principio inalienabile di parte, il magistrato inquirente invece deve tener conto anche delle ragioni della difesa oltre che quelle delle vittime, tant'è che deve seguire procedure che tengano conto dei diritti degli eventuali colpevoli e può proporre al giudice istruttore pure il proscioglimento.
Nel caso di eccessi da parte dei Pubblici Ministeri o dei Gip il Tribunale del riesame può anche annullare decisioni prese qualora le considerasse appunto spropostitate.
Se poi si aggiunge il fatto che non vi possano essere travasi tra Magistratura giudicante e quella inquirente, ecco che lo scopo è ancora più chiaro.
Nei fatti, da tempo immemore, ogni magistrato sceglie la sua via professionale - in coerenza con le proprie capacità e le necessità della amministrazione della Giustizia - per cui non è facile vedere passaggi da una funzione all'altra; fermo restando che la continuità è un moltiplicatore di valore e non il contrario e non si sono mai riscontrate ingerenze tra le due funzioni.
Il fatto poi che i magistrati inquirenti siano semplicemente considerati dei dipendenti della P.A., come - con tutto il rispetto - i Cancellieri o gli impiegati che sono anch'essi pubblici ufficiali (nell'esercizio delle loro funzioni), mi sembra una formula utile per sminuire questa funzione che ha l'ingrato compito di perseguire i colpevoli dei reati per i quali sono stati informati .
Certo i magistrati inquirenti devono perseguire il reato e non ricercare notizie su eventuali reati, ma per evitare questo è ufficiente un controllo più stretto appunto da parte del Csm.
A completamento di questa bella "controriforma" vi è l'art. 14 che introduce il principio che è la legge - ordinaria - che decide se sia possibile o meno ricorrere in appello anche per sentenze di proscioglimento.
E' evidente che questa norma costituzionale ha per così dire la "libertà vigilata" in quanto è aggirata con la facoltà attribuita al Parlamento che decide se e quando appellarsi; questo significa anche che ogni legislatura si possono cambiare le regole, se cambia la maggioranza, oppure i cambiamenti possono avvenire per esigenze politiche o di parte: la certezza, la tranquillità che ciò non avvenga non ce la può dare nessuno !
Sempre lo stesso giochino rispunta, oltre che in altri articoli, anche nel successivo art. 15 laddove l'obbligo dell'azione penale non è una regola fissa e predeterminata, ma sarà la legge ordinaria a decidere il come e il quando.
Peraltro anche ora per appellarsi occorrono valide e nuove argomentazioni altrimenti il processo finisce li; quindi la prosecuzione è già consentita, ma non in modo illimitato: sarà il potere politico a deciderlo a suo piacimento!
Il Titolo IV della Costituzione insomma viene stravolto perchè non ci troviamo più di fronte a principi immodificabili, ad una carta impermeabile e stabile, ma ad enunciazioni piene di aleatorietà, enunciazioni aperte ai venti che verrebbero prodotti dal potere politico che come sappiamo è mutato e muterà in futuro chissa quante volte; per cui sotto il profilo della certezza del diritto e quindi della Giustizia si porebbero veriricare in ogni legislatura cambiamenti di indirizzo che non lascerebbero certo tranquilli i cittadini nella difesa dei propri diritti sia di presunti colpevoli che di vittime certe.
Faccio poi notare che l'impianto di questo disegno di legge modifica diversi articoli formulati in maniera chiara e sintetica con altri che introducono distinzioni ed affermazioni sibilline; oppure si introducono nuovi articoli o parti di essi, molto sintetici, ma sibillini che messi li cos' sembrano enunciazioni di principio prescrittive, mentre in realtà non lo sono: l'art.17 afferma che questa legge costituzionale non si applica ai processi in corso alla data della sua entrata in vigore.
Ebbene sembrerebbe che tutti coloro che hanno pendenti dei processi non potranno avvantaggiarsi essere svantaggiati, ma questo cozza con quanto dice l'art. 14: se venissi prosciolto o assolto in prima istanza ed il reato addebitatomi non fosse incluso in quelli per i quali è consentito l'appello, ecco che la nuova legge diventerebbe applicabile anche per il sottoscritto.
Inoltre toccare questo tasto è assai delicato perchè tutela l'eventuale colpevole, ma l'interesse della vittima - privato, società o Stato che sia - chi la difende ?
Nella storia della Giustizia dell'Italia certamente errori ce ne sono stati e questo non è stato certo bello, ma non sono stati una esagerazione; caso mai vi sono state molte più vittime di reati alle quali la Giustizia tramite la Magistratura non ha saputo e potuto obbiettivamente dare risposta: penso ai grandi reati di strage o ad altri reati efferati nei quali i colpevoli non sono stati mai trovati, o quanto meno non sono state trovate prove sufficienti a condannarli.
Certo è che questo non è dipeso dal titolo IV della nostra Costituzione per cui oggi proporre una controriforma di questo tipo non certo farci sperare che in futuro queste cose non accadano più.
La puzza di bruciato che sento leggendo questa legge costituzionale deriva dal fatto che sembra congegnata per attaccare e ridimensionare l'autoreferenzialità di cui è accusata la Magistratura da "mani pulite" in poi; si vorrebbe insomma ridimensionarla per vendicarsi di persecuzioni subite in passato anche recente, mentre la Giustizia resterebbe una affermazione di principio.
Così fosse non è assolutamente una buona strada, perchè è sufficiente evitare assolutamente i reati, e vedrete che persecuzioni non ne verranno!!

martedì, marzo 08, 2011

RIFORMA DELLA GIUSTIZIA: BLUFF EPOCALE !

Partendo dall'aggettivo "epocale" già qui si evidenzia il bluff di questa iniziativa, perchè una riforma, lo dice il nome stesso, riforma, innova appunto un tema già esistente, per cui se si riforma è del tutto evidente che si tratta di una novità importante ed innovativa.
Quanto innovativa ed importante lo si vedrà poi nei termini nuovi in cui sarà sviluppata e soprattutto lo si vedrà negli effetti che devono per forza di cose essere più soddisfacenti per i cittadini - presunti colpevoli e vittime - di quanto non lo siano stati con i regolamenti, appunti riformati.
Usare quindi questo termine roboante significa attrarre sin da subito l'attenzione ed il plauso dell'opinione pubblica, ancor prima di verificare i risultati; come dire basta lo slogan in se per dimostrare efficenza e efficacia.
Il secondo bluff è costituito dal fatto che quando si parla di Giustizia ognuno di noi pensa ai casi della vita con cui viene a contatto, anche quelli per effetto diretto, ma quando si parla di lunghezza dei processi molti di noi pensano ai processi civili che più coinvolgono i cittadini, mentre il progetto di cui si sta parlando è La Riforma del Processo nella Giustizia penale che sono intentati, per obbligo, verso coloro che commettono reati penali di qualsiasi genere, dal reato di mafia al reato di evasione fiscale.
Quindi quando in questi giorni (per la verità da anni) si parla di "giusto processo" e di "ragionevole durata" dello stesso si parla di reati penali (che si estinguono con il decesso del presunto colpevole) e quindi di processi penali, mentre quelli civili - che vengono portati ad esempio - hanno durate ben più lunghe (possono essere proseguiti dagli eredi dei litiganti).
Quel che costituisce il principale e fondamentale bluff è costituito dal fatto che per ottenere giusti processi e ragionevoli durate, si pensa bene di metter mano alla struttura della Magistratura di modo che con una organizzazione diversa possano venir rimosse le cause che producono la lunghezza del giusto processo.
Ora già per i reati, per non tutti per la verità, viene introdotto il principio dell prescrizione mentre per il processo vengono introdotti i tempi in cui debbano svolgersi i tre gradi di giudizio, ma ciò non basta evidentemente perchè noscondendosi dietro al sacrosanto principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge della accusa e della difesa, si è avuta la bella pensata di dividere in modo draconiano la Magistratura inquirente da quella giudicante, tagliando in due pure gli istituto di antogoverno (Csm), ma soprattutto i sistemi di elezione di questi istituti.
La cosa è estremamente delicata perchè oltre alle implicazioni di carattere costutizionale che questa decisione impongono, mentre ora l'ordinamento giuridico ha una sua autonomia ed indipendenza, con questa bella novità la Magistratura inquirente verrebbe sottoposta ai "venti" politici dominanti al momento con evidente pericolo che questo ramo di Magistratura veda ridursi la sua autonomia ed indipendenza.
Il potere politico avrebbe quindi una forza non da poco nel determinare l'indirizzo e l'azione della magistratura inquirente, sia attraverso la scelta predominante del suo organo di autogoverno (csm) sia individuando le priorità - da parte del Parlamento - in ordine ai reati perseguibili; a questa verrebbe anche sottratta una delle leve principali delle indagini costituita dagli organi preposti come Arma, Ps, Gdf e Cfs.
Appare del tutto evidente che a questo punto anche la perseguibilità obbligatoria dei reati penali verrebbe estremamente affievolita, senza la necessità di abolirla.
Inoltre tutto questo sommovimento sembra più orientato e pensato in funzione dei possibili colpevoli, ma sembra pensare molto poco alle vittime che sono per assioma certe.
Un sistema insomma questo utile a depotenziare questa parte dell' Ordinamento Giudiziario al quale va aggiunto pure il fatto che le carriere sono separate per cui un magistrato assunto come inquirente, non potrà mai diventare giudicante, e viceversa.
Questa proprio non la comprendo perchè l'azione dell'inquirente deve essere speculare a quella giudicante per cui non vedo che pericoli possano esserci con la intercambiabilità di questi ruoli.
Oppure si vuole ridurre nei fatti il perimetro degli addetti alla Magistratura, riducendo i magistrati inquirenti a mero strumento funzionale al Ministero di Grazia e Giustizia ?
Gli istituti di indagine sarebbero del tutto autonomi e già con l'esperienza del nostro passato, ben sappiamo invece come si siano ottenuto importantissimi risultati proprio, invece, con la simbiosi tra Magistratura inquirente e istituti inquirenti.
Il bluff ulteriore è proprio questo: non è assolutamente comprensibile sapere che cosa possa centrare tutto questo sul raggiungimento dell'obbietivo del giusto processo e dei suoi tempi ragionevoli; anzi, mentre oggi la "filiera" è ben organizzata, dal riscontro del reato, all'indagine, alla richiesta di processo, al rinvio al processo, al processo ed alla eventuale e relativa condanna, con questa affettatura dei procedimenti si rischia di creare dei compartimenti stagni che protrarrebbero nei fatti i tempi superando quelli prescritti, con sollievo degli eventuali colpevoli e la disperazione delle vittime.
Forse si vuole attuare la classica tecnica di questa maggioranza già usata per contenere la spesa dello stato: come in quel caso anzichè praticare un lavoro certosino per eliminare sprechi e selezionare attentamente la spesa, si preferisce effettuare tagli "lineari" sperando che poi vi sia l'auto capacità di selezionale al proprio interno le varie spese, nel caso della Giustizia si vuol cercare di eliminare a monte le cause penali rendento più complicati i processi del rinvio a giudizio, sottraendo conseguentemente materiale per i processi riducendoli quindi sin dalla nascita (reato a parte perchè la vittima comunque esiste).
Peraltro se la spiegazione di tutta questa riforma è voler imitare gli ordinamenti giudiziari di altri stati (penso agli Usa), così come impostata diventa una vera brutta copia (uno scimmiottamento) perchè non è assolutamente previsto il potenziamento del peso del magistrato giudicante e delle giurie popolari che appunto negli Usa hanno addirittura potere di vita e di morte.
Intendo dire che i giudici americani sono certamente terzi rispetto alla accusa, alla difesa e al pubblico ministero, ma sono per di più considerati a tutti gli effetti come dio in terra (avendo poteri assai ampi), ed i loro ruoli, pur sottoposti ad elezione periodica, durano una vita.
Le leve su cui operare sono ben altre perchè sono da un lato le procedure che arrugginiscono i processi penali (per la verità troppi sono i cavilli che allungano anche i tempi dei processi civili) e dall'altro sono le strutture che vanno rioganizzate ed accompagnate da investimenti mirati.
Non ultimo il fatto di depenalizzare i reati minori, ovvero intrudurre pene alternative che accompagnino procedure semplificate.
Se fate caso si impiega lo stesso tempo e gli stessi gradi di giudizio per un reato fino a due anni, rispetto a quelli che comportano pene più severe sino all'ergastolo o ai trentanni di carcere.
E' evidente che in questo caso, come lo è quello in cui si ricorre al rito abbreviato, si impiegherebbe meno tempo e meno denaro anche da parte delle vittime.
Fluff finale è costituito dal fatto che tutta questa bella pensata va a toccare le disposizioni della nostra Costituzione il che significa che proporre a questo punto della legislatura questa riforma, visti i tempi obbligatoriamente necessari per attuarli (doppio passaggio nei due rami del Parlamento con distanza di almeno 6 mesi, più referendum confermativo), significa ragionevolmente dubitare nella sua approvazione definitiva entro il maggio 2013.
E' vero che se non si comincia mai s'arriva, ma una iniziativa su questo tema non è nata ieri (se ne parla da più legislature) per cui oggi è regionevole pensare che ci troveremo di fronte al mancato raggiungimento dell'obbiettivo.
Ma tant'è; tutto fa brodo per sostenere la ferraginosità delle procedure di modifiche costituzionali, del fatto che ci sono troppi lacci e laccioli che impediscono la lunga marcia del Premier in carica e comunque, questa iniziativa costituisce sin da ora un buon esempio di efficentismo effimero del Governo a una buona promessa per la prossima campagna elettorale e relativa futura legislatura.
Faccio notare che l'efficentismo governativo vorrebbe metter pure mano ai sistemi di votazione del Consiglio di Stato (che riguarda la costituzionalità delle leggi confezionate dal Governo ed approvate dal Parlamento) laddove si propone la maggioranza dei 2/3: sembra non centrare nulla con la riforma della Giustizia (dove si vorrebbe contenere pure l'indagine costituita dalle intercettazioni), ma la Consulta è Magistratura giudicante speciale che deve sempre esprimersi in un senso o nell'altro per cui eliminare la maggioranza semplice significa impedire di eseguire il suo dovere di giudice.
Staremo a vedere che cosa, nel dettaglio, ci riserverà il progetto di riforma che verrà posto al voto nel Cdm di giovedì prossimo, ma temo ancora una volta, al di là dei contenuti, che si risolverà in un' ennesima fumata nera !

mercoledì, marzo 02, 2011

INCIDENTE ISTITUZIONALE

Il Governo e la sua maggioranza, tramite i capigruppo alla Camera dei Deputati, sta provocatoriamente cercando lo scontro istituzionale, incurante assolutamente di distruggere con i fatti l'architettura istituzionale e constituzionale su cui poggia la nostra repubblica parlamentare.
Sono attacchi violenti, scriteriati, indecenti, molti simili al brigantaggio e al comportamento tipico di banditi di strada e dei tagliagole.
Non parliamo poi della strumentalità perchè le questioni poste al Presidente della Camera, non hanno lo scopo di creare nemmeno dei precedenti giuridici, ma sono una vera e propria provocazione che cerca di tagliare l'erba sotto i piedi alla terza carica dello stato, ma soprattutto a scardinare i principi e le regole che sono alla base nelle nostre istituzioni.
Ma andando per ordine, occorre che gli italiani si rendano conto di ciò che si potrebbe verificare nei prossimi giorni, settimane o mesi riguardo alle richieste formulate appunto dai gruppi parlamentari di maggioranza, perchè non è assolutamente un problema che riguarda il funzionamento della "politica", ma è un attacco appunto alle regole, per cui far finta di nulla, o lasciarsi influenzare da quanto divulgato dai media, significa assistere ad una operazione della quale ci potremmo in futuro pentire amaramente.
Il fatto in premessa riguarda l'accusa al Premier nel reato di concussione e in quello di istigazione alla prostituzione minorile.
Deve essere chiaro a tutti che il secondo reato, vero o presunto sarà il processo a dirlo, è un reato comune il che significa che non ha assolutamente importanza lo status di chi viene accusato d'averlo commesso.
Il reato di concussione "" è un reato contro la pubblica amministrazione. Si tratta di un reato cosiddetto proprio, cioè il soggetto attivo (colui che lo commette) deve essere un pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio. L'elemento oggettivo del reato, cioè il comportamento incriminato, consiste nel farsi dare o nel farsi promettere denaro o altro vantaggio, anche non patrimoniale, abusando della propria posizione. L'articolo che prevede tale reato è il 317 del Codice penale. Competente per materia è il tribunale. L'arresto è facoltativo. ""
Anche in questo caso si tratta di un reato comune, commesso da un pubblico ufficiale.
Entrambi quindi i reati addossati al Premier sono reati comuni, pertanto non è necessario chiedere alcunchè al ramo del Parlamento al quale appartiene l'incriminato, tanto più che la concussione può riguardare, eventualmente, qualsiasi pubblico ufficiale (il reato è stato "pensato" per qualsiasi pubblico ufficiale, non solo per il Premier in carica pro tempore) .
Il Parlamento è stato interessato solo per la richiesta di autorizzazione alla perquisizione dell'ufficio di un collaboratore del Premier, ufficio diventato a velocità siderale sede del parlamentare sotto indagine; ha ritenuto autonomamente di vietare la perquisizione (e fin qui nulla da dire), ma poi ha aggiunto nel dibattito (Paniz ed altri) dapprima che il reato relativo alla prostituzione minorile doveva essere giudicato non dal Tribunale di Milano ma da quello di Monza (dimenticando che per questo tipo di reato deve essere gestito dal tribunale territoriale, Milano cioè), ma poi ha cominciato a chiosare sul reato di concussione (che sarebbe secondo l'accusa avvenuto a Milano)sostenendo, sino a rasentare l' ilarità per le continue contraddizioni, che se reato c'è stato questo è stato compiuto nella funzione di Presidente del Consiglio!
Poichè lo scopo del Premier non è quello di far valere i suoi diritti, ma quello di creare una confusione istituzionale, sollecitandone una lite per attaccare politicamente chi non la pensa come lui,ma soprattutto per evitare di presentarsi davanti ai giudici per difendersi come qualsiasi mortale, i suoi consulenti gli hanno suggerito di sollevare davanti alla Presidenza della Camera dei Deputati il conflitto di competenza, ovvero ottenere la conferma che il Tribunale di Milano non ha titolo a giudicare il Premier per quei reati.
Ne avrebbe titolo invece il Tribunale dei Ministri (composto sempre da tre giudici del Tribunale di Milano estratti a sorte), ma sarebbe in questo caso necessaria la preventiva autorizzazione a procedere da parte della Camera dei Deputati.
Va da se che con la maggioranza che si ritrova, questa strada è stata dettata dal fatto che l'autorizzazione non verrebbe mai concessa e il Premier verrebbe salvato sine die.
La strada imboccata dalla maggioranza parlamentare è però un sentiero assai accidentato e conta poco che il Presidente Fini si possa trovare in difficoltà perchè queste non dipendono dal fatto che comunque decida, la decisione sarà contestata duramente.
La difficoltà è proprio nell'azione intentata perchè il Parlamento, se è ancora valida la autonomia e la separazione di poteri ed ordinamenti dello stato, NON può decidere su che cosa e su chi un Tribunale può giudicare o meno.
Il Parlamento può legiferare su qualsiasi materia costituzionalmente prevista e sta alla Magistratura applicare la legge, come sta alla Consulta verificare se è costituzionale o meno;
come sta al Csm "autogovernare" i Magistrati (tutti i magistrati).
Gli italiani devono capire che non si tratta di discussioni di lana caprina, ma di concetti, principi fondamentali, perchè se passasse questa idea folle, poi tutti sarebbero auturizzati (la Giurisprudenza ha confini illimitati) a contestare autonomia ed autorità nel giudicare, provocando quindi un disastro istituzionale, morale e sociale non indifferente.
Il Premier da molti anni ormai gioca in modo spudorato sul fatto che tutti i cittadini, ogni cittadino, non vede di buon occhio la Magistratura, non tanto perchè ne disconosce il ruolo e i compiti, ma perchè tutti si attendono responsi altamente soddisfacenti, ben sapendo che questo non sarà mai possibile su questa terra: ad un cittadino che vince una causa - civile o penale non importa - corrisponde un cittadino perdente e questo non potrà certo baciare in fronte il giudice che l'ha processato.
Quando poi i ruoli per altre liti si invertono le soddisfazioni o insoddisfazioni cambiano di posto, per cui l'unico soddifatto è colui che non ha nulla a che fare nella sua vita con la Magistratura !
Per affrontare il problema non si può nemmeno ricorrere al Consiglio di Stato perché la sua funzione giudicante è istituzionalmente solo e soltanto quella di verificare se una legge è costituzionale o meno.
Nemmeno il Csm può essere interessato perchè è "soltanto" l'istituto di autogoverno dei Magistrati.
Trattandosi di diversa interpretazione dei reati contestati e soprattutto della diversa assegnazione del collegio giudicante, l'unico che può sciogliere, al di fuori del Parlamento che non ne ha alcun titolo, il quesito è solo e soltanto la Corte suprema di Cassazione che "" assicura l'esatta osservanza e l'uniforme interpretazione della legge, l'unità del diritto oggettivo nazionale, il rispetto dei limiti delle diverse giurisdizioni; regola i conflitti di competenza e di attribuzioni ed adempie gli altri compiti ad essa conferiti dalla legge "".
In questo caso, e i consulenti del Premier lo sanno benissimo, per far intervenire la Cassazione occorre, anziché fare i contumaci e limitarsi a qualche balletto in aula, sollevare in giudizio il quesito di legittimità; i Giudici milanesi sarebbero obbligati a fermarsi e trasferire la richiesta all'ultima istanza.
Invece cosi' non è perché il Premier è un grande pavido, ma soprattutto preferisce seguire la strada più rumorosa e più rischiosa perché il processo in questione non lo può fermare nessuno.
Inoltre spera di mettere nei guai il Presidente Fini anche se ha già messo in conto che cosa accadrà in realtà nei prossimi giorni.
Il Premier ha infatti mandato avanti i capigruppo di Lega, Pdl e Responsabili a fare il lavoro sporco, affermando "..voglio vdere Fini che cosa farà ora"; cioè : "chi: se accetta la richiesta andrà tutto bene, ma se seguirà altre strade allora sarà dimostrata la sua parzialità !
Come a dire: "chi è contro di me...peste lo colga !"
Penso che il Presidente Fini non metterà ai voti la richiesta fatta dai gruppi parlamentari di maggioranza presso l'ufficio di presidenza (perchè verrebbe bocciata), presso la Camera dei Deputati (perchè verrebbe approvata); ma al di là di questo per i precisi motivi da me spiegati sin qui: il Parlamento Non può decidere su cosa e su chi può giudicare la Magistratura su un singolo/i reati !
L'unica strada che può percorrere è quella della Consulta (peraltro abbastanza improprio) ben sapendo comunque che questa risponderà fra qualche tempo (non è il Tar del Lazio) che non ha titolo a decidere sul conflitto di competenza sollevato ieri.
Nel frattempo gli attacchi a Fini si sprecheranno da parte della maggioranza, ma intanto il processo, salvo impedimenti, continuerà, per cui la polemica connessa avrà sempre carburante per bruciare ed occupare l'interesse dell'opinione pubblica .
Il Parlamento ancora una volta sarà impegnato a sostenere qualche altra invenzione per difendere gli interessi privati del Premier (come quello recente sulle proprietà tv e giornali bloccato dall' Antitrust) e a votare continue richieste di fiducia su leggi specifiche, perchè non c'è tempo per il dibattito parlamentare - nemmeno tra i componenti della maggioranza.
In questi giorni infatti per evidenziare l'efficentismo del Governo si stanno varando diverse leggi "epocali" (nel senso che sono tipiche di questa epoca che speriamo non ci ricapiti più in futuro) a suon di fiducie parlamentari e vi è il serio dubbio che per la fretta nascano degli aborti giuridici o leggi con effetti indesiderati anche dalla Lega che ha in questi giorni una fretta come se fossimo arrivati alla fine del mondo.
Non c'è che dire: siamo ben messi visto che siamo di fronte ad una maggioranza ed un governo reciprocamente sotto ricatto che galleggeranno, senza combinare nulla per gli italiani !