domenica, ottobre 30, 2011

POLEMICHE PRETESTUOSE

L'altro giorno il Premier Berlusconi ha chiaramente detto che "l'euro non ha convinto", che è "una moneta strana ed attaccabile", salvo poi, come succede spesso, affermare che è stato frainteso (le frasi però le abbiamo viste e sentite tutti in una intervista divulgata sui media) e sostenendo che si stanno imbastendo polemiche pretestuose.
Temo ancora una volta che questo argomento "monetario" sfoderato in modo apparentemente incidentale sia la solita tecnica di indicare la solita pagliazza nell'cchio del prossimo di turno per non far vedere la trave che si ha nel proprio occhio (come quando nel 2006 attaccava i governi di centrosinistra rei di aver "sbagliato" a suo tempo la negoziazione del rapportoi di cambio lira-euro).
Il Cav. Berlusconi ha presentato un documento in sede Ue estremamente importate, impegnativo e grave (peraltro discutibile nei contenuti oltre che nelle modalità di attuazione che sono il succo delle intenzioni prospettate) ed evidentemente deve trovare un argomento che distolga l'attenzione dell'opinione pubblica per cercare di prender, come al solito, tempo.
Ma venendo alle considerazioni "illuminanti" del Cav. Berlusconi l'euro non è nè strano ne poco convincente perchè è comparso sulla scena mondiale da 10 anni e non possiamo sostenere che sia una moneta fasulla, magari fragile.
Faccio infatti notare che l' Euro rispetto al 1 gennaio 2002 si è rafforzato nei confronti del dollaro americano (da 0,8973 a 1,4148) e della sterlina (da 0,612 a 0,877) mentre si è deprezzato nei confronti del franco svizzero (da 1,4769 a 1,2214).
Questo vuol dire che che10 anni fa ci volevano 0,89 dollari per acquistare un Euro, mentre oggi ce ne vogliono 1,41; per la sterlina bastava 0,61 centesimi per acquistare un euro, mentre oggi ce ne vogliono 0,87 (per il franco svizzero invece è avvenuto proprio l'inverso).
I miglioramenti dei rapporti di cambio ovviamente non dipendono soltanto dall'andamento della economia europea, ma anche da quella americana e anglosassone, ma non si può certo sostenere la validità degli aggettivi attribuiti dal Cav. Berlusconi.
Peraltro nonstante il deprezzamento del dollaro l'Europa - con Germania e Italia in primis - continua egualmente ad esportare oltre che nella Ue, ampiamente anche fuori Ue, tanto che anche l'euro è diventata una moneta di regolamento interanazionale, pari del dollaro americano.
Il problema dell' Europa - non del''euro - è che nel suo complesso ha una crescita contenuta poichè mentre alcuni stati crescono a livelli accettabili, altri non crescono per nulla o molto poco e questo non dipende da congiunture sfavorevoli,  pertanto  temporanee, ma perchè alcuni stati come l' Italia, che è la terza potenza UE, ha una struttura ingessata da riformare, appesantita non solo dal deficit di bilancio, ma soprattutto dallo stock del debito.


La fragilità che inguaia l'Italia deriva dagli errori  della sua conduzione politica che ha per prima cosa mal interpretato i fenomeni di crisi in quanto i governi succedutisi nell'ultimo decennio si sono preoccupati di tenere sotto controllo il deficit di bilancio, quasi che le crisi susseguitesi fossero congiunturali e non strutturali.
In effetti per superare una crisi economica e rilanciare la crescita di un paese, si parte sempre dalla riduzione o azzeramento del deficit, ma poi se lo stock del debito è enorme occorre proseguire con una politica di rigore (che può anche procurare mal di pancia al proprio elettorato di sostegno), non dovendosi e potendosi accontentare sulla ipotesi di una crescita robusta che consenta anche l'abbattimento del debito.
Con un debito come quello italiano non si può sperare nello stellone ovvero in una crescita annua del 3 o 4%   che possa consentire in 10 anni di abbattere il debito del 40%, ma bisogna trovare formule e ricostruzioni che consentano nello stesso tempo in modo inequivocabile di ridurre progressivamente il debito.
In questi 10 anni tre governi, di cui due molto forti come consenso e sostegno parlamentare, questa operazione non l'hanno fatta; anche se a fine 2005 il Cav. Berlusconi promise che con l'anno successo, tempo d'elezioni politiche, il debito dello stato sarebbe sceso sotto il 100% del Pil.
Ma tornando all'Europa gli altri stati principali hanno "fondamentali" migliori del nostro e i possono permettere tempi di crisi e maggior utilizzo del debito, perchè strutturalmente sono più efficenti e veloci nel ripartire (e con sock di debito ben più contenuti rispetto al nostro).
Per l'Italia non è così e nei momenti di crisi, prima finanziaria e poi economica, la scarsa crescita e l'alto debito provocano maggiori tassi al servizio del debito da pagare.
Quel che preoccupa quindi è il fatto che se i tassi sul debiti tendono a rimanere sempre alti (siamo al 6% sui titoli a 10 anni) è evidente che questo fenomeno farà aumentare lo stock del debito perchè l'economia italiana non ha la capacità e potenzialità di crescere annulamente a questo livello (non ci è riuscita con tassi bassi come può riuscirci ora ?).
L'anno prossimo scadranno 290 miliardi di euro di titoli a 10 anni in Italia e se disgraziatamente i livelli dei tassi richiestici sono quelli di questi giorni è evidente che si possono trovare alchimie ( come quella di rinnovare questi titoli in scadenza a soli 5 anni), ma queste sarebbero utili solo a circoscrivere il danno, non a risolvere il problema, con il pericolo che avvenga un avvitamento dell'economia sempre più preoccupante.
Puntare quindi; da parte del Premier; il dito contro l'euro (pur smentendo prontamente) è una tecnica per trovare un colpevole per l'opinione pubblica italiana (come quando si attaccano gli stranieri che ci "rubano" il lavoro,  peraltro offerto da nostri connazionali), mentre invece occorre avere l'onestà intellettuale di intraprendere iniziative che portino i nostri "fondamentali" economici e finanziari ad essere sempre più omogenei a quelli dei nostri principali partner europei; rammentandosi ogni giorno che le politiche di "lacrime e sangue" dipendono dal ritardo colpevole (decennale)con cui queste verrebbero messe in campo (più si tardi si ripara il tetto, più grande è il danno).
Solo allora sarà possibile procedere alla ulteriore unificazione europea delle politiche economiche, fiscali, del lavoro e del debito tanto agognata dal nostro Premier.
Solo allora, quando le strutture dei debiti sovrani saranno omogenee e contenute e le capacità di spesa virtuose, sarà possibile ricorrere ad una provvista unica con gli Eurobond tanto propugnati dal Ministro Tremonti
Oggi, lo si è visto, la proposta è irricevibile poiché nemmeno noi (se fossimo al posto della Germania) accetteremmo di sopportare un costo del debito attraverso gli eurobond più alto di quello che sosterremmo facendo da soli.
Appare evidente che per la vera unificazione complessiva rigore e virtuosismo devono essere la regola e le furbizie come sempre hanno le gambe corte; un solo esempio: la Grecia è nei guai per aver truccato i conti 10 anni orsono, mentre è di oggi la notizia che la Germania ha rilevato un errore nel suo bilancio per cui lo stock del suo debito cala di 5 milardi di euro !!  

giovedì, ottobre 27, 2011

IL GRANDE BLUFF ?

Mi son letto velocemente il testo del documento presentato agli organi politici della Ue da parte del Governo italiano, documento a firma Berlusconi.
Al di la delle soluzioni prospettate che possono trovare convergenze o meno da parte del ceto politico, delle parti sociali  e da parte degli italiani, la prima cosa che ci si domanda è che, per l'ampiezza dei temi trattati e per soluzioni prospettate in tempi assai brevi, come mai si è pensato proprio e solo oggi di trattarli, poichè i motivi le spingono ad affrontarli sono critici da parecchio tempo.
Intendo dire che gli obbiettivi della diminuzione dello stock del debito pubblico e della produzione di norme che stimolino la crescita economica dell'Italia, sono sul tavolo da parecchi anni visto che da almeno un ventennio il debito continua a crescere e la crescita economica nello stesso tempo ha battuto spesso il passo tanto che gli altri paesi della Ue, pur patendo situazioni critiche per la crisi economica e finanziaria, hanno tenuto valori di crescita nel complesso doppi rispetto a quelli dell'Italia.
La prima ipotesi, la più benevola, è che l'attuale maggioranza si sia  incamminata verso un processo di miglioramento strutturale dell'economia italiana, superando al suo interno quelle differenze che l'hanno ingessata dal 2008 (ma anche nella legislatura 2001-2006).
La seconda ipotesi è quella di voler pervicacemente, da parte del Governo, mantenersi in sella a tutti i costi puntando sul fatto che un avvicendamento del Governo in questi momenti potrebbe creare una vacazio di potere o una soluzione governativa che dovrebbe riprendere in mano velocemente i temi della crescita economica e della diminuzione del debito, adottando soluzioni che sancirebbero l'incapacità del governo attuale a sfornare iniziative veramente efficaci.
La terza ipotesi, temo quella più veritiera, è quella di voler, come spesso avvenuto i passato, prender tempo, accontentando la Ue  per le sue urgenze che riguardano temi complessivi come il salvataggio della Grecia e la ricapitalizzazione di alcune banche europee.
Intendo dire che la Ue non ha posto tempi stretti alle scelte economiche italiane per il gusto di voler mettere il nostro paese sotto tutela, ma poiché l'euro è sotto attacco e vi sono da risolvere, finanziariamente, problemi pressanti legati alla crisi Greca e a quella conseguente di tutte le banche europee che hanno sottoscritto il debito greco, è evidente che dovendo mettere a disposizione risorse per questi poblemi urgenti, voleva avere rassicurazioni che magari dopo domani non emergessero ulteriori problemi finanziari in Italia.
Questo testo presentato in Ue cioè potrebbe rivelarsi da un lato un vero e proprio libro dei sogni, ma dall'altro costituire una forte leva - visto che si sono assunti impegni internazionali che travalicano il Governo pro tempore vigente e la maggioranza parlamentare attuale - per cercare di restare in sella fino alla fine della legislatura.
Non è dato sapere oggi però se queste promesse potranno essere validamente mantenute, sia per il fatto che i contenuti non sono assolutamente convincenti (ci sono idee nuove assai discutibili e mancano idee più credibili ed efficaci che questo Governo si guarda bene dal toccare), sia perché la definizione del documento potrebbe essere un semplice risultato di mediazione tra le varie anime del centrodestra, mentre in realtà ci è già convenuto tra queste parti di tirare fino a fin anno per andare nuovamente al voto, con il "porcellum", anticipato, nella primavera 2012.
Se questa maggioranza dovesse rivincere avrebbe già bello e pronto, forse, il prossimo programma elettorale, ma nel caso di perdita delle elezioni lascerebbe un bel boccone avvelenato per una maggioranza alternativa di centro sinistra.

lunedì, ottobre 24, 2011

ULTIMATUM ALL' ITALIA

Il Presidente francesce Sarkozy e il Cancellere tedesco Merkel hanno dato tre giorni di tempo al Governo italiano per predisporre iniziative adeguate per il rilancio dell'ecomonia italiana poiché con le prospettive che si riscontrano nonostante tre manovre avvenute nel 2011 non ci sono elementi che possano lasciare prevedere una ripresa robusta utile da un lato a contenere e didurre progresivamente il nostro stock di debito e dall'altro a sostenere la forza dell'euro sui mercati internazionali (la Grecia da sola sarebbe veramente un "piccolo" problema)..
Certamente la coppia  "Merkozy" ha perso il suo à plomb con quei sorrisetti ieri nell'intervista rilasciata alla stampa internazionale, ma resta il fatto che questo indica il grado di credibilità che non l'Italia, ma il Premier Berlusconi ha presso due alti esponenti europei (che sono peraltro della medesima parte politica).
Merkozy hanno pertanto ragione da vendere perchè se lo devono sorbire da anni visto che la maggioranza relativa dei votanti lo ho voluto a quel posto.
Sanno perfettamente che è un "cialtrone inaffidabile" (come lo sa anche Putin e l'esterrefatto Obama), ma se non lo sostituiamo noi è l'interlocutore con cui fare purtroppo i conti.
Il Cav. Berlusconi sa perfettamente che possono pure snobbarlo, ma non possono snobbare lo stato italiano che vale (all'interno dell' euro) il terzo posto per ricchezza prodotta con 1953 milioni di Usd contro i 2.173 della Francia e i 2.975 della Germania (valori stimati il 22 aprile 2011 n.d.r.).
Anzi sono preoccupati perchè essendo troppo grossi, bontà nostra, se vacilliamo pericolosamente questi esponenti politici, e per loro gli stati rappresentati, si sentono in pericolo anch'essi.
Quindi il Cav. Berlusconi sa di non poter essere liquidato facilmente mentre i Merkosy insistono perchè si raddrizzi la nostra rotta con pressante azione di persuasione.
Al nostro Premier tutto questo lo sa,come sa che non gliene frega un bel niente nè dell'euro nè dell'Italia, ma gli interessa tirare innnanzi anche non combinando un bel fico secco, tanto di capri espiatori veri o inventati ne trova quanti ne vuole.
Ma andando con ordine ricordo che nel precedente mandato de Cav. Berlusconi ( 2001-2006) L'Itlalia si trovò nella stessa situazione di Fancia e Germania, di superamento cioè del rapporto deficit-pil e insieme a loro negoziò il rientro in alcuni anni.
Per questo fatto il Governo Berlusconi minimizzò poichè in quel "mare burrascoso" non eravamo i soli; quasi a dire: mal comune mezzo gaudio.
Francia e Germania però approfittarono di questo fatto negativo come una opportunità per modificare e migliorare i propri "fondamentali" strutturali di modo che  quando sopraggiuse la crisi finanziaria importata dagli Usa nel 2007/2008 ebbero spazio per sostenere questa bordata immane ricorrendo al debito di stato pur con un calo vistoso dei rispettivi pil.
Si erano cioè premuniti per cui la sopresa della crisi finanziaria li trovò riparati da una bella rete antigrandine per cui passata la bufera hanno velocemente risalito la china ritornando velocemente ai valori ante crisi, quasi fosse una "semplice" avversità congiunturale.
Il Governo Berlusconi allora ed anche l'attuale - nell'intermezzo prodiano  con quella maggioranza risicata e lo sbarramento dell'opposizione ha fatto anche troppo  - ha considerato quegli eventi come congiuntuali ed ha nascosto a se stesso e agli italiani fino a pochi mesi fa la amara verità.
Ce lo insegnano sino dalla scuola (Istituto tecnico per ragionieri) che alle crisi finanziarie fa sempre seguito una crisi economica poichè la prima è come un forte nubifragio con grandine per cui anche se protetti da reti i frutteti vanno in ginocchio.
Ne consegue che non solo si perdere quel raccolto e vanno al vento le spese sino ad allora sostenute, ma occorre reinvestire nelle colture per proseguire nella propria attività negli anni successivi (ecco la cisi economica) attendendo qualche anno per ritornare alla situazione pre crisi.
Invece il Governo in carica, ha preferito minimizzare e non ha colto l'opportunità per porre in essere quei cambiamenti strutturali utili ad ammodernare economicamente e strutturalmente il paese, pronti quindi a ripartire al sopraggiungere della ripresa.
Ancora oggi si persiste nel ripararsi dietro al fatto che la crisi è totale ed internazionale poichè risulta più comodo trincerarsi dietro le scuse, pur di non intraprendere iniziative scomode (anche elettoralmente).
Qualche tentativo modesto è stato fatto, mo è stato troppo timido ed incompleto per cui i risultati che si attendevano non si sono visti.
Per esempio sul tema pensioni si continua a rimuniginare facendo ipotesi, anche dopo l'incontro di ieri, che sono assolutamente incomplete.
Il taso delle pensioni non è un tabù per gli italiani, ma lo diventa se non si eliminano le paure e i timori che provocano.
Penso che gli italiani non siano contrari per principio all'allungamento dell'età lavorativa, ma quel che temono è il pericolo di trovarsi a 50/55 anni  con altri 10/15 di lavoro davanti e perderlo senza la ragionevole certezza di ritrovarne un altro; la dicotomia tra la necessità dello Stato di vederci lavorare più anni e l'economia che vorrebbe rottamarci alla mezza età è un nodo da sciogliere facendo assumere le dovute responsabilità a lavoratori e alle imprese.
Lo stesso vale per i giovani che non pensano certo all'età della pensione, ma non possono accettare posti di lavoro incerti sia per durata, sia per i rapporti contrattuali molto spesso "taroccati" che producono incertezza per oggi e per domani (assistiamo spesso a retribuzioni accettabili, ma metà in nero, o a retribuzioni in piena regola con "retrocessione" di un quantum al datore di lavoro, ecc).
Questa politica da cicala peraltro è reiterata perchè una volta superato il "picco" dell'autunno 2008 il Governo Berlusconi (che aveva riguadagnato una ampia e solida  maggioranza), per non mangiarsi la parola e per non scontentare i voti che secondo la maggioranza sarebbero contrari a certe manovre impopolari o impegnative ha usato la politica del "lassez faire", indaffarato a mantenere solido il potere, ma senza attuare iniziative determinanti.
Il risultato è stata una sequela di interventi reiterati, ma non efficaci ed oggi ci troviamo veramente nell'angolo perchè, come detto, essendo troppo grandi, economicamente parlando, rischiamo di mettere a repentaglio la nostra moneta ed anche quelle economie che sono tuttora solide.
Le cose da fare non sono poi molte, ma devono essere fatte con equilibrio, equità e rigore; se si persiste a commettere furbizie per scopi elettoralisitici, ecco che l'efficacia si perdere e la contestazione e lo scontento montano inesorabilmente.
Persistere poi in tesi veramente indecenti significa non aver capito che la campanella dell'ultimo giro è suonata; mi riferisco alle considerazioni di alcuni esponenti di maggioranza che accusano i nostri indignados (la cui manifestazione è stata annullata da dementi pseudo rivoluzionari) di voler mantenere i privilegi dei loro padri; ebbene la gente, tanta gente giovane e meno giovane, è indignata per come lo Stato attraverso le sue strutture politiche di turno li tratta.
Sanno perfettamente la gravità della crisi italiana, sanno perfettamente di poter aver beneficiato - forse - dei privilegi dei loro padri, ma sanno perfettamente che solo attraverso politiche chiare ed eque si può trovare la strada per risalire la china; i privilegi, ancora troppi, sono utilizzati indisturbati, dal ceto politico come dal ceto delle professioni tramandate di padre in figlio, del cetto della corruzzione come dal ceto degli evasori che sguazza nell'economia italiana indisturbato ormai da decenni (nonostante i numerosi condoni ottenuti). 
Tre giorni a questo punto sono veramente pochi poiché dell'elenco delle 27 cose che il Governo Berlusconi aveva promesso di fare non c'è traccia e non vedo trasparire, se non per i sussurri che si rilevano ora qua ora là, iniziative vecchie ed inefficaci.
Se si ritiene che il liberalismo possa essere una forte spinta alla crescita non si possono avere reticenze, tutelando ora una lobby, ora una cartegoria, ora un gruppo di professioni o una tipologia di aziende.
Se si decide di usare una  leva, questa va attivata in tutti i casi in cui serve, senza distinguo o favori.
Se una leva sono le liberalizzazioni questo deve riguardare tutto il liberalizzabile: dalle municipalizzate alle professioni.
Inoltre è inutile e dannoso ricorrere a concordati o condoni poiché oltre che inefficace ed estemporaneo, continuare a rimestare sui redditi - agendo su iva irpef, irap, ires, ecc - non può produrre ulteriore gettito; lo potrebbe essere se la crescita del nostro Pil ritornasse a livelli del 5/7% l'anno.
Continuiamo a sbandierare di essere un paese con un forte debito statale, ma con un contenuto debito privato e delle imprese, ed una grande ricchezza individuale sia immobiliare che mobiliare; ebbene se non riusciamo ancora ad equilibrare equamente la pressione fiscale sui redditi, proviamo almeno a recuperare con quella sui patrimoni, da utilizzare insieme ad altre iniziative (dismissioni) per redimere il nostro debito.
Quel che auspico è che il Premier si renda conto che ormai non ha più spazio nè credibilità politica interna ed internazionale e che velocemente si fermi: sono convinto che nel giro di pochissimi giorni il Parlamento italiano sarebbe in grado di esprimere una larghissima maggioranza a sostegno di un Governo di larghe intese che ponga in essere poche ma efficaci e determinanti iniziative che ci traggano d'impiccio e che rilancino veramente questo grande paese (l'italianità, Presidente Berlusconi, non è appannaggio della sola attuale maggioranza).

venerdì, ottobre 21, 2011

LA LIBIA NEL DRAMMA

Gheddafi aveva affermato più volte in risposta alla lunga sommossa di popolo che avrebbe resistito fino alla morte, senza scappare e così è stato.
Anche se la sua fine drammatica, pare una vera e propria esecuzione sommaria, è tipica per un dittatore, nel caso della Libia si aprono momenti veramente complicati ed altrettanto drammatici.
Gheddafi ha abbattuto una monarchia malferma sotituendola con una repubblica socialista ,ma poi in quaranta anni ha sviluppato solo una dittattatura crudele e violenta, sia nel paese, che nel consesso internazionale poichè oltre agli eccidi avvenuti non si sa bene dove e per quante volte in Libia, conosciamo gli interventi terroristici avvenuti fuori da questo paese, pensando a Lockerbie e Ustica, tanto da produrre un embargo durato sino a pochi anni or sono.
Non si può avere la presunzione di poter comandare, crudelmente,  una vita sempre nella stessa posizione e non pensare, se ci si tiene veramente, al futuro del proprio paese creando le condizioni per la sua crescita, ma soprattutto per un futuro democratico basato sul modello politico che Gheddafi poteva avere in mente 40 anni or sono.
I dittatori fanno sempre una brutta fine, ma il danno che producono rischia spesso di travalicare il periodo in cui la dittatura ha operato, proprio perchè creano una disgregazione sociale e politica che non è mai facile ricomporre.
Abbiamo visto la disgregazione della Romania con la condanna a morte di Ceausescu e vediamo le grosse difficoltà in cui si trovano i popoli della "primavera" araba; vediamo l'Egitto che si contorce drammaticamente alla ricerca di un suo futuro e vediamo la Tunisia, che in modo più blando, ricerca la sua strada con le imminenti elezioni che vedono però una grande frammentazione politica con la presentazione di diverse decine di  partiti.
Era scritto che in caso di cattura Gheddafi sarebbe stato giustiziato proprio per cercare di troncare di netto la propria storia repubblicana passata, ma ora, temo, verrano momenti critici se non drammatici, perchè quel che non ha fatto Gheddafi - cioè superare le aggregazioni tribali che sono per principio instabili - produrrà un conto assai salato, presentato al futuro della Libia assai incerto e complicato.
Fatte le debite proporzioni non siamo all'Italia dopo Piazzale Loreto, perchè 20 anni di fascismo non hanno disgregato l'Italia, poichè le componenti politiche democratiche sociali e i modelli politici conseguenti, non si erano liquefatti, ma erano per così dire "dormienti", pronti a risorgere al momento buono.
Ma tornando alla Libia e a Gheddafi dopo il pluri decennale embargo questi ha visto un allentamento della pressione internazione ed ha ricevuto delle vere e proprie aperture di credito da parte dll'Europa e di alcuni stati in particolare; non dobbiamo dimenticare che anche l'anno scorso Gheddafi è stato accolto in pompa magna a Parigi come a Roma, ma anche in questi casi ha voluto giocarla da padrone verso interlocutori forse troppo interessati (dove la ragion di stato conta più del passato), ma si è ben guardato dal cambiare rotta, nemmeno subodorando quello che di li a pochi mesi sarebbe cominciato ad avvenire in stati arabi dell'Africa mediterranea.
Tutti i nodi vengono al pettine si dice ed ecco che in Egitto come in Tunisia poteri consolidati ed ingessati si sono liquefatti molto velocemente nel volger di poche settimane e quando  la sommossa ha toccato la Libia era ormai inesorabilmente troppo tardi (tanto da produrre otto mesi di guerra civile).

Quel che potrebbe oggi accadere in Libia può essere simile a quanto è avvenuto in Yugoslavia dove Tito era l'elemento di aggregazione di stati con forti indentità etniche e politiche autonome, tant'è che in nemmeno 10 anni quello stato si è digregato generando i veri stati naturali, purtroppo in modo molto spesso drammatico e sconvolgente.
In Libia la drammaticità del futuro è imminente poichè è uno stato formato da Cirenaica e Tripolitania ed ha al suo interno molteplici componenti tribali e non è affatto detto che la libertà dalla dittatura possa spingere a nuove aggregazioni politiche in funzione della forza economica implicita di questa repubblica.
Anzi le potenzialità energetiche rischiano di essere anzichè un collante per la ricostruzione politica e sociale del paese, un elemento di divisione ulteriore, alimentato peraltro dagli appetiti interni e anche da quelli degli stati europei che sono i più vicini.
Le dittature dicevo, hanno un "cancro" al proprio interno cioè quello di bruciare le possibilità di sostituire ad un potere dispotico un potere democratico perchè non esiste spesso una classe dirigente che possa essere pronta a far riprendere il cammino ad uno stato.
Quel che temo quindi è che questo si possa verificare anche il Libia, per cui si possano sviluppare lotte interne fratricide che portino alla disgregazione ulteriore di questa repubblica, sottoponendo in egual misura le popolazioni ai drammi che dovrebbero essere invece lasciati al passato.
Ogni stato, ogni paese, ogni repubblica è l'artefice del proprio futuro, ma proprio per questo, deposto il dittatore, vedo assai complicata ed ardua una prima fase di pacificazione nazionale che possa produrre la ricerca ed il conseguimento di un percorso nuovo e democratico.
E credo poco purtroppo all'efficacia del sostegno che il consesso internazionale potebbe offrire anche in modo imbarazzante ed assai invadente.
Putroppo la Libia appare un boccone troppo ghiotto pure le assetate aspettative  di soggetti nazionali e transnazionali stranieri che possono vedere la grande opportunità di vantaggi economici consistenti ovvero l'allargamento dei teatri integralisti che si stanno diffondendo da tempo nel mondo arabo.
Può apparire pessimistico il mio pensiero,. ma penso che proprio da questi giorni può rinascere un nuovo percorso per la Libia, irto di problemi che solo la coesione e l'aggregazione sociale del popolo libico potrà riuscire a superare.

mercoledì, ottobre 12, 2011

GOVERNO BOLLITO E SENZA PIU' FIATO: SI RITIRI !

Ieri, nonostante le assenze dei partiti d'opposizione, la Camera dei Deputati ha espresso voto contrario all'approvazione dell' art. 1 della Legge di Bilancio.
Da subito la parola d'ordine che è cominciata a circolare a partire dal Cav. Berlusconi è stata quella d'affermare che si trattava di una pura questione tecnica e pertanto rimediabile.
Minimizzare è stato il pensiero ed il passa parola  espresso di qualsiasi esponente del Governo e dalla maggioranza parlamentare in tutti i casi in cui si sono rivolti ai media, giornali e tv.
In questa logica, rifiutandosi ostinatamente di ammettere che il voto negativo ottenuto e politicamente grave, si stanno ricercando tutti i pertugi, tutti i tecnicismi per non voler ammettere che il Parlamento, deputati in particolare, non ha tenuto in considerazione l'importanza della votazione e pertanto si sta affannosamente ricercando la strada per far rientrare dalla finestra quello che è stato buttato fuori dalla porta.
La logica politica sarebbe invece quella di verificare molto veloce se ci sono ancora i presupposti, per coesione e per azioni politiche comuni, con i partiti della maggioranza e quindi salire al Colle per rassegnare le dimissioni.
Sarà poi il Capo dello Stato a verificare se i termini per una maggioranza, ribadita, esistono effettivamente interpellando i rappresentani dei partiti presenti in Parlamento ed in caso positivo riassegnare al Cav. Berlusconi un nuovo incarico per formare un nuovo governo di centrodestra.
Sarebbe per il Cav. Berlusconi una opportunità ghiotta per ridefinire programmi e mettere, in modo limpido, le varie componenti della maggioranza di fronte alle proprie responsabilità, mettendo pure in riga gli indisciplinati, su temi veri però, non su chiacchiere.
Intendo dire che il Cav. Berlusconi, che si reputa un grande condottiero, ed un vero e moderno politico, inchioderebbe con un programma ben preciso i suoi alleati, che tocchi le cose necessarie ed utili all'Italia
oggi (non domani) visti i problemi che si sono abbattuti sulla economia del nostro paese ormai da qualche anno e visti i pericoli di crisi globale che ci vengono segnalati all'orizzonte da istituzioni sovra nazionali (Trichet).
Le cose da fare non sono molte, ma sono, come segnalato anche dalle opposizioni e dalle parti sociali  azioni di ricostruzione con forte peso specifico che possono essere attuate con la riforma fiscale, la riforma delle pensioni, la riforma del mondo del lavoro, il rilancio dell'economia attraverso liberalizzazioni (anche degli ordini professionali)e privatizzazioni (sulle dismissioni andiamoci auti per non svendere gli ori di famiglia, che sono peraltro a presidio del nostro debito sovrano).
Parlo non a caso di ricostruzione perchè si è ormai visto che le riforme delle forme consentono di schivare i temi scottanti o anti popolari per meri motivi elettoralistici e personalistici, per cui le manovre che ne scaturiscono risultano sempre parziali e necessitano quindi di ulteriori ed infiniti aggiustamenti (saremmo già alla 5 manovra in un anno).
Tra l'altro a questo Governo non è ancora venuto il sospetto, invocando da un lato il contributo delle opposizioni e respingendolo poi puntualmente dall'altro, che reiterare le operazioni parziali che abbiamo visto ormai tante volte, forse non fossero le migliori e le più appropriate possibili; basti osservare le posizioni urticanti assunte di recente anche da Confindustria.
Evidentemente questa mia ipotesi è essenzialmente ingenua poichè il Cav. Berlusconi sa perfettamente che nella sua coalizione - anche se lo vogliono far passare per un chiaro dibattito interno - le idee da proporre sui vari capitoli di intervento sono molto spesso antitetici e funzionali comunque a cercare di mantenere a galla la baracca, non a risolvere alla radice i problemi che ha l'economia e la società italiana.
Di esempi a iosa: se si vuol metter mano, per l'ennesima volta dal 1994 al sistema pensionistico, questo va incrociato saldamente con il sistema dei rapporti di lavoro, compreso quello retributivo poichè se da un lato ai lavoratori in servizio si chiede di allungate il tempo della pensione, dall'altro i rapporti di lavoro con i giovani devono essere adeguati, senza furbizie tra buste paga bianche e nere, poichè è solo su quelle bianche che si accantonano i contributi previdenziali e le future pensioni a regime contributivo.
Oppure si parla di condoni vari, mentre è chiaro a tutti che solo a parlarne questo incita da subito all'evasione, mentre invece si considera un "nosferarur" colui che parla di patrimoniale, modesta, progressiva, da un certo valore in su, calcolata su tutti i valori mobiliari ed immobiliari (sui mobiliari ne esiste già una, recente, subdola e regressiva, cioè la tassazione dei dossier titoli senza che nessuno dei falchi di destra abbia aperto bocca).
Quindi uno "statista" come il Cav. Berlusconi non ha il coraggio che dovrebbe competere al suo ruolo, ovvero assumersi la responsabilià politica di ricercare un consolidamento all'interno della sua maggioranza, su programmi chiari e non su bubbole,  attraverso un percorso chiaro e alla luce del sole, ben sapendo che se questo non fosse possibile deve avere l'onestà intellettuale di passare la mano come è capitato a tanti suoi predecessori (da De Gasperi a Prodi).
Che questa operazione andrebbe contro la volontà popolare, sfornata ad ogni piè sospinto da tantissimi esponenti della maggioranza parlamentare attuale, è una fanfaluca: la maggioranza relativa del popolo italiano ha indicato i parlamentari che devono far coalizione in Parlamento per sostenere il leader indicato alle elezioni; se questa maggioranza parlamentare ha al suo interno la capacità politica di aggiornare ed attuare il suo programma operativo con un altro Capo del Governo, l'elettorato di riferimento non avrebbe proprio nulla dire, purchè questo nuovo governo operi veramente e non tiri a campare come sta facendo ora!
In realtà l'ingessatura alla quale il Cav. Berlusconi costringe la sua maggioranza ha motivazioni molto più prosaiche: la prima è che questo possibile ed eventuale reincarico diventi obbligatorio non perchè si sia rigenerata la maggioranza attuale, e si sia chiarita le idee attorno ad uno nuovo programma, quanto per il fatto che non è dato sapere che cosa potrebbe avvenire dopo o in alternativa.
I parlamentari della maggioranza non sanno ora (anche perchè  non vogliono per spirito di sudditanza pensarci affaccendati in tatticismi autorferenziali) se ci potrà essere un governo di larghe intese che porti la legislatura alla sua fine naturale, oppure si prospetti una crisi politica parlamentare talmente grave da dover andare ad elezioni anticipate.
In entrambi i casi il loro peso politico si annacquerebbe con quelli dei parlamentari dell'opposizione, oppure perderebbero presumibilmente la possibilità di un eventuale reincarico (o rinomina) alle prossime elezioni nazionali, con riflessi pure sugli effetti pensionistici di parlamentari.
Del resto è provato dai fatti che gli interessi a cui tengono sono i propri, non quello dell'Italia.
Il fatto ancor più grave e prosaico poi è quel che vediamo in questi giorni: la maggioranza ed il Governo non si occupano in via strettamente prioritaria alle necessità del paese,(vista la situazione da tempo assai critica) e alle iniziative da intraprendere (tanto che il programma di rilancio è continuamente annunciato, ma mai presentato), ma si preoccupano di parare il fondo schiena del Cav. Berlusconi, con operazioni da battaglia navale sulla legge delle intercettazioni (presentata,ritirata e ripresentata più volte) e sulla legge sulla prescrizione breve, che tra le due è la più urgente, visto che il processo Mills, con imputato il Cav. Berlusconi, non è altro che uno stralcio di processo analogo con condanna non passata in giudicato per la solita scadenza dei termini (condanna su due gradi di iudizio, prescrizione nel termo, ma condanna al risarcimento!).
Tutte norme che non hanno obbiettivamente urgenza, se non quella di tirar fuori dalle peste il Premier, il quale come un bambinello si va ad infilare ripetutamente da anni nei "casini" eppoi pretende che i suoi valvassori lo salvino (per salvar se stessi).
Oppure ordinare al suo Ministro di Giustizia di indagare su tutte le procure in cui compare come imputato o possibile tale il Cav. Berlusconi.
Siamo alla faccia tosta più impudica: il Cav. Berlusconi che continua ad insinuare di essere perseguitato dalla Magistratura, non si rende conto che sono tante e tali le procure che si occupano di lui che lo capisce anche un bimbetto che in realtà a Lui a perseguire la Magistratura.
Può pure essere che anche in questo ulteriore "incidente tecnico" il Cav. Berlusconi trovi il modo per salvarsi in corner, ma che sia a capo di un governo bollito e senza fiato è ormai chiaro a tutti, anche alla sua maggioranza, per cui basterà un nonnulla per farlo andare a gambe all'aria.
Piuttosto invito i parlamentari dei partiti di minoranza ad abbandonare i tatticismi; ovvero imbullonarsi ognuno ai propri seggi in Parlamento per essere sempre e comunque tutti presenti: se ieri non vi fossero stati i 17 assenti il voto contrario sarebbe stato a quota 308 !!
PS: nel frattempo il Capo dello Stato invita il Governo a verificare se ci sono le condizioni per la sua prosecuzione non solo numerica, ma anche per gli impegni ormai divenuti sempre più pressanti per l'Italia !
Domani il Cav. Berlusconi si presenterà alla Camera dei Deputati per chiedere la fiducia che sarà votata venerdì: qui si farà la nobiltade !!