martedì, aprile 22, 2008

ALITALIA: " OVO, GALINA E CUL CALDO" !

Su Alitalia ho scritto e detto più volte ed oggi, dopo il ritiro dalla trattativa da parte di Airfrance-Klm, il problema della compagnia di bandiera rimane sul tavolo, drammatico più che mai.

Non possiamo sapere se quella con Air France poteva essere la migliore soluzione, ma certamente era la più realizzabile, con qualche amara rinuncia, ma obiettivamente realizzabile.
In questo senso il Governo Prodi tanto vituperato da tutti aveva faticosamente percorso l'unica strada possibile per preservare la compagnia di bandiera (si trattava di una fusione che se fatta molti anni prima avrebbe dato rapporti di concambio ben più alti) e mantenere comunque un buon livello di occupazione, con ammortizzatori sociali per chi non rientrava nel perimetro della piena occupazione.
Prodi e Padoa Schioppa hanno dimostrato alta professionalità perchè i criteri per la fusione di aziende sono sempre quelli, anche quando si tratta di una compagnia di stato, ed i problemi occupazionali che possono emergere sono sempre quelli e le formule, gira e rigira, sono analoghe a tante altre operazioni di accorpamento.
Queste operazioni devono essere sempre improntate alla ragionevolezza che anche in questo caso è mancata in modo evidente.
Su questa vicenta tutti non hanno avuto ritegno di giocare le proprie carte, vere o false, per stiracchiare una coperta troppo corta per scopi che nulla avevano a che fare con quello principale di mantenere, con un nuovo assetto societario, l'Alitalia in Italia.

I sindacati hanno abusato nella trattativa per tutelare all'inverosimile posizioni contrattuali insostenibili o processi produttivi ed industriali che vacevano acqua da tutte le parti: accusavano Prodi di aver mal gestito, accusavano la classe politica di aver utilizzato la leva occupazionale per creare consenso politico, ma nascondendo che, anch'essi, più che tutelare, difendevano posizioni insostenibili (equipaggi per totali 137 addetti per cinque aerei cargo, personale regolarmente in trasferta per i voli che partivano fuori Roma, servizi manuntenzione di aerei vicini alla dismissione, ecc).

I grandi uomini di stato dei grandi partiti dell'era moderna italiana - Forza Italia, Allanza Nazionale e Lega - hanno cavalcato la trattativa per promettere soluzioni di pura fantasia, promettendo sotto sotto, il mantenimento di privilegi, di diseconomie, di prebende.
Il Cav. Berlusconi (gli ricordo che uno statista pensa al domani del proprio paese, mentre il politico si limita a pensare alle prossime elezioni) ha vagheggiato, promettendo cordate alternative ad Air France del tutto improbabili, ha sollecitato l'imprenditoria nostrana a proporsi
ben sapendo che se non l'aveva fatto prima qualche ragione ci doveva pur essere.
Ha insistito dopo le elezioni preannunciando un possibile ritorno alla trattativa di Aerflot, sgonfiatasi a velocità supersonica, dimenticando, fra l'altro che insisteva per l'italianità della compagnia di bandiera !
E tutto questo, fregandose della compagnia e delle maestranze, solo per dare l'illusione - votandolo - che qualsiasi problema arebbe stato da lui affrontato senza sprezzo del pericolo e risolto in un batti baleno.

La Lega e An (un pò meno) si sono strappati le vesti per la riduzione dei voli Alitalia a Malpensa preoccupati, a parole, dei livelli occupazionali delle scalo, ma in realtà tutto serviva per tener tesa la corda con il loro elettorato, anche loro per cercare di dimostrare che solo loro potevano affrontare i problemi e risolverli a tambur battente; oggi Maroni se ne esce (riconfermando quanto detto da Bossi e cioè che se ne fregava di Alitalia, ma gli interessava il futuro di Malpensa, governata d un suo uomo) affermando che Malpensa ce la farà da sola.

Dal vecchio adagio veneto indicato nel titolo, la conclusione è oggi che tutti hanno voluto tutto, senza pensare a soluzioni ragionevoli, mentre oggi il problema è sempre più drammatico per la compagnia e i suoi dipendenti che dovrebbero sentirsi presi in giro.

Che cosa accadrà ora ?
Ora, presumibilmente, si fomerà, forse, una cordata organizzata da qualche grande banca tirata per il bavero da Berlusconi (alla quale fino a ieri sputava addosso dichiarando i suo management colluso o collaterale alla sinistra) che chiamerà vettori del settore italiani e stranieri. ma non sarà più sulle basi su cui si trattava con Air France.

Il business è sempre il business e l'operazione si farà sulle ceneri di Alitalia che andrà commissariata; ciò significa che tutte le posizioni contrattuali andranno azzerate e se prima il balletto riduardava l'esubero di 2500 dipendenti, ora sulla corda ci andranno tutti e 18000.
Magari Tremonti tirerà fuori dal suo cilindro il suo nuovo coniglio, la nazionalizzazione, che dovrà essere per forza di cose sviluppata sotto traccia, ma che significherà mantenere ancora privilegi e vantaggi di consenso: si gagheggia sul nuovo che avanza, ma in realtà è ...ilvecchio che ha fatto il giro!
A parole quindi tutti mercatisti, tutti contro al centralismo, tutti a favore della difesa dei posti di lavoro e degli interessi del proprio elettorato,ma poi quando si tratta di mantenere le proprie convenienze tutti a calvalcare il buon vecchio carrozzone italiano.
Tanto un alibi di riserva ce l'avranno sempre: accusare sempre e comunque chi li ha preceduti, anche se in questo momento na nuova maggioranza chiede sponda alla vecchia per un puntello che eviti l'immediato commissariamento!

Infine, incuranti di aver giocato veramente sulla pelle della gente e sul patromonio dello stato, la campagna elettorale a Roma e Provincia di An gioca ancora una volta spudoratamente le stesse carte, vagheggiando pericoli su Fiumicino simili a quelli paventati su Malpensa.

GRILLO, GIU' LE MANI DAL 25 APRILE!

SCRIVI CONTRO LE STRUMENTALIZZAZIONI DEL 25 APRILE

ProgbiniSta avvenendo sempre più spesso che il 25 aprile, festa della Repubblica, venga strumentalizzato da gruppetti, o singole persone in cerca di visibilità Cosi in piazza abbiamo visto di tutto il 25 aprile. Dagli ebrei della brigata sionista alla Moratti candidata sindaco di Milano nonchè alleata del fascistume nostrano. Chi ha tentato di protestare per simili presenze si è sentito dire che è una festa di tutti. Certo è una festa di tutti, ma di tutti coloro che credono in certi valori:. Cioè l'antifascismo, la laicità, la democrazia. L'ultimo in ordine di tempo che sta cercando di strumentalizzare questo evento è il sempre più indecente Grillo con il suo V2 day. Sia chiaro che molte analisi di Grillo sono condivisibili, ma Grillo è un qualunquista che spesso ha uscite di destra (vedi la storia dei Rom). E se vuoi fare politica (come Grillo sta facendo) devi anche proporre delle soluzioni, se no diventa troppo comodo e si sparano cazzate. Per quanto la nostra politica sappiamo che è abbastanza indecente ed i nostri politici da prendere a calci, ma non si può mai fare di tutta l'erba un fascio. Veltroni avrà le sue colpe ma non è mafioso, non è piduista non è miliardario. BertinotBeppe_grilloti (con tutta le sue contraddizioni non è Fini) i Cuffaro e i dell'Utri stanno a destra. Ed in politica, come nella vita, spesso ci si limita a scegliere il meno peggio. Grillo con il vaffanculo day ha fatto una campagna per l'astensione. Ora sta sbandierando sul suo sito che di aver fatto una grande operazione perchè il partito del non-voto arriva quasi al 30 %. Operazione truffaldina in quanto somma astenuti, schede bianche, schede nulle e la percentuale fisiologica di coloro che non vanno al voto da sempre cioè un 20 & circa.
Ma l'Italia rimane il paese con la percentuale più alta di votanti. Quest'anno c'è stato un aumento dell'astensione pari al 3 %. Vista la messe di voti raccolta dalla destra, quest'astensione è ascrivibile secondo me tutta alla sinistra. E in alcune regioni (Liguria, Lazio, Sardegna) , questo 3 % al Senato, avrebbe capovolto il verdetto. Con il risultato che la maggioranza di destra sarebbe stata risicata come lo fu per Prodi e almeno non avremmo temuto colpi di mano. Invece ora hanno i numeri per far passare qualunque provvedimento en magari rimettere, di nuovo, le mani sulla Costituzione. Ora penso sia sotto gli occhi di tutti il rischio che si corre con le mattane di Grillo. Che venga perso anche il simbolo dell'antifascimo a tutto vantaggio di quelli che il saluto romano sta diventando un abitudine; dei naziskin che scendono in piazza; di un clima di violenza e di intolleranza ormai nauseabondo. E non si confonda la fermezza contro chi viola le regole ( Berlusconi in testa) con l' intolleranza sono due cose ben distinte. Non so Grillo perchè si muove, se è stupido ma in buona fede o se addirittura è in malafede. Il punto è che lui è ricco, potente e può anche andarsene a vivere in Svizzera o dove gli pare. Noi saremmo costretti a sopportare il degrado in cui scivoleremo con i Leghisti e i mafio-fascisti al governo. Troppo comodo quindi andare in piazza per seminare qualunquismo ..tanto poi il biglietto al comizio ( perchè non sono più spettacoli) lo pagano lo stesso. L'antifascismo deve restare un valore su cui non transigere. Se la sinistra o quello che è rimasto svende la storia nobile del paese, noi dobbiamo opporci. Grillo vada in piazza quando vuole, ma non il 25 aprile. Pertanto invito tutti a postare ogni ora questo appello sulla sezione "commenti" del blog di Beppe Grillo (www.beppegrillo.it)

Egregio sig.Grillo la invitiamo a non strumentalizzare il giorno del 25 Aprile. E' il giorno della Repubblica e dell'antifascismo, non quello del qualunquismo. Vada in piazza quando vuole, ma se non crede nelle istituzioni democratiche non ha il diritto di inquinarle. Lei è uno dei responsabili del regalo fatto la Berluska. Non il solo, certo, ma vi ha contribuito. La smetta, perchè se lei può emigrare, vista la sua condizione economica e sociale, a noi tocca vivere qui, e saremmo più sereni senza leghisti e senza fascisti.

...è una iniziativa di www.altrestorie.org

mercoledì, aprile 16, 2008

ELEZIONI POLITICHE 2008: ANALISI DEL VOTO

In questi primi giorni, come sempre del resto, si stanno tentando le prime valutazioni sulle indicazioni che l'elettorato ci ha dato con l'espressione di voto.
La tentazione, peraltro comprensibile, è, da parte di chi non ha vinto o addirittura ha perso malamente, di addossare a mancate alleanze questi risultati o all'impossibilità di creare proposte politiche di governo che potessere attrarre la maggioranza dei votanti.
Certamente le alleanze sono una leva sul piano elettorale potente, ma alla base occorre che vi siano linee guida del tutto omogenee e non si può che riconoscere che l'allenza vincente questa aggregazione di fondo ce l'ha, o perlomeno l'elettorato, votandola, ha dimostrato fattivamente di crederci.
In politica infatti contano le proposte e la convinzione ragionevole che queste possano essere concretizzate e la verifica (con relativo premio) avverà alla successiva mandata elettorale.
Anche se semplicisticamente in politica si parla di centro, di destra o di sinistra in un mondo sempre meno ideologizzato contano le idee, come attuarle e, ancor prima come presentarle.
Ecco per cui è più opportuno parlare di politiche conservatrici o progressiste le cui idee possono pure essere apparentemente simili per cui nella scelta elettorale conta, piaccia o meno, la credibilità di chi le propone.
Ecco per cui non vi sono più partiti che rappresentano esclusivamente una specifica classe sociale, ma partiti che rappresentano proposte politiche sulle quali converge o meno consensi da un pò tutte le classi sociali.
Il fenomeno non è certo diverso da altri paesi europei per cui una classe sociale (operai per esempio) votano abitualmente sia partiti progressisti che partiti conservatori; addirittura, senza che questo posso creare agli elettori il benchè minimo imbarazzo, nel nord si possono trovare tranquillamente dipendenti, iscritti alla Fiom/Cgil che votano da decenni Lega !
Certamente modi di affrontare un problema ce ne sono più d'uno, ma all'elettore interessa poco il come, ma interessa il quando per cui chi da fiducia affinchè questo avvenga il più velocemente possibile, vien premiato.
E' a questo punto determinante la credibilità di propone il programma anche se questi utilizza qualsiasi forma di comunicazione, perchè l'elettore deve essere convinto, ragionevolmente convinto che possa essere realizzato ed in tal senso da il suo voto.
Ci possono essere forme di comunicazione e atteggiamenti che si possono rivelare inusuali o sopra le righe, ma non può certo essere questo il motivo per cui una proposta politica attragga massicciamente consensi.;ci deve essere per forza di cose una attrazione implicita, senza riserve mentali ne ideologiche, che possa spiegare il comportamento dell'elettorato.
Dalle prime analisi sui voti emerge che non vi è stato un semplice spostamento di qualche punto percentuale tra uno schieramento e l'altro (che ha comunque consentito di ottenere maggioranze solide), ma vi è stata una serie di trasferiemti di voti veramente singolare; ci sono stati oltre gli astenuti spostamenti di voti significativi da sinistra a destra, da destra al centro, dal centro sia a sinistra che destra e questo sta a significare che l'elettorato in parte non ha remore a ritornare sui suoi passi rispetto alla precedente elezione.
C'è certamente elettorato fidelizzato, ma una parte significativa (che è poi quella che determina le vittorie e le sconfitte) invece valuta freddamente i fatti politici della legislatura uscente e in base a questa stima sceglie se ridare fiducia o spostarla su altri partiti della stessa o di altre coalizioni o partiti.
Non si può inoltre parlare di disaffezione al voto o di antipolitica perchè qui trattiamo del 82% ca dell'elettorato quindi ciò dimostra che gli italiani non si sono per nulla sottratti al loro diritto/dovere di esprimere il voto; l'hanno atto in massa e con determinazione ed in modo adeguatamente efficace perchè non hanno voluto delegare a nessuno il compito di inririzzare il loro voto, di premiare e di punire.
E del tutto evidente che quindi contano i fatti e la ragionevole attuabilità delle promesse.
Nelle elezioni del 2006 il risultato fu di sostanziale pareggio ed è ininfluente che l'opposizione di allora abbia cominciato sin dal primo giorno a creare problemi alla coalizione di maggioranza puntando a creare contraddizioni al suo interno.
Quella coalizione cadde nella trappona nonostante gli sforzi ed impegni del Capo del Governo: la sua eterogeneità era già un punto di debolezza, ma proprio per questo le speficità dovevano essere necessariamente annacquate in piena autonomia, per trovare una linea di sintesi efficace e produttiva; invece chi in un modo chi in un altro non evitava di mettere sassolini nell'ingranaggio pur sapendo che - caso tipico dell' Italia - da sempre le politiche di rigore le fa in centrosinistra mentre quelle di spesa il centrodstra.
Infatti la politica di risanamento è stata avviata con decisione, ma probabilmente andava attivata anche una politica di contenimento del debito senza quindi ricorrere alla leva fiscale (la pressione fiscale è peraltro aumentata anche per effetto dell'emersione dei fatturati ommersi).
Sul fenomeno del costo della vita, retribuzioni epensioni si è fatto ben poco - e molto lentamente peraltro - per cui all'inizio della seconda fase - il rilancio - la coalizione si è sfaldata arrivando alle elezioni anticipate.
Tutto questo è stato il vero handicap, ma soprattutto lo scollamento con una parte significativa dell'elettorato che non ha considerato affidabile dare nuovamente fiducia ai partiti principali di questa coalizione.
Certamente la scelta di far crescere salari, stipendi e pensioni attraverso una politica che sviluppi ricchezza attraverso le imprese è più convincente perchè da stabilità anche in prospettiva, ma quando le necessità primarie sono messe alla frusta per fenomeni che nel passato recente e prossimo non sono stati governati adeguatamente, ecco che le risposte da dare debbono essere più dirette ed immediate.
Questo "peccato originale" è quindi la causa dell'impossibilità di creare alleanze coese, la necessità
nel centrosinistra, di presentare pochi partiti, ma questo non è stato sufficiente per riacquistare credibilità, ottenere fiducia affinche le proposte avanzate fossero realisticamente realizzabili.
Addirittura nel caso di Sinistra Arcobaleno il giudizio è stato severo sino a non permettere alcuna rappresentanza parlamentare: ciò sta a significare che i progetti politici non erano convincenti, non erano radicati nè nel territorio, nè nella società.
Forse i legami rimasti sono soltanto ideologici, ma l'elettorato ha dimostrato che a questo non crede più; vuole risposte chiare e convincenti, perchè non ha più tempo e voglia di attendere il suo momento.
Ora, quindi è il momento dell'analisi e della elaborazione, ma deve esser certo che il confronto va fatto analizzando per bene tutta la società civile, tutte le categorie di lavoratori, imprenditori ed artigiani affinchè un soggetto politico nascente si proponga ad un ampio spettro dell'elettorato e della società.
Il Partito Democratico ha già comincato questo percorso ed un primo risultato dalla sua nascita importante l'ha ottenuto (un terzo dell'elettorato) le sue strategie sono già ben chiare e possono crescere anche con l'apporto di altri pezzi di società civile e politica che operino al suo fianco o addirittura al suo interno.

lunedì, aprile 14, 2008

ELEZIONI POLITICHE 2008: COMMENTI A CALDO

Confidavo molto nella vittoria del Partito Democratico insieme all’ Italia dei Valori, ma così purtroppo non è stato.

Il responso delle urne è comunque sovrano e i risultati non possono in alcun modo essere contestati perché, per percentuali raggiunte e voti ottenuti, le conclusioni sono incontestabili.

La legge elettorale questa volta ha funzionato perché ha effettivamente prodotto un bipolarismo netto e chiaro e le soglie di sbarramento a Camera e Senato hanno spazzato via parecchi partiti che comunque nel loro complesso rappresentano circa il 15% dei voti espressi (circa 6, 7 milioni di voti).

In realtà la sua efficacia è stata prodotta dalla scelta fatta con coraggio sia da Pd/Ivd da un lato che da Fi/An/Lega/Autonomie per cui la polarizzazione che si è creata si è trasformata in sostanziale bipartitismo con il voto del 85% degli elettori che hanno dato, al di la del voto espresso che non mi soddisfa personalmente, un chiaro segnale, una chiara indicazione nel preferire due schieramenti compatti che siano in grado di attuare politiche chiare e speriamo accettabili.

Oggi, anche se non gioisco per il modo in cui è avvenuto, possiamo dire sia effettivamente nata la seconda repubblica.

Intendo dire che questa maggioranza assoluta di elettori vuole che chi ha vinto queste elezioni governi attuando le promesse programmatiche fatte e l’opposizione controlli e partecipi responsabilmente alle iniziative di fondo nelle quali devono essere necessariamente coinvolte dalla maggioranza in carica.

Inoltre questo lascia presagire, speriamo, a una lunga stagione di alternanza politica che già esiste nei principali paesi europei.

Questo voto poi indica chiaramente che sono sempre meno accettate proposte politiche avanzate da un ventaglio di partiti divenuto obbiettivamente troppo ampio perché si auspica una semplificazione del quadro politico che già in altri paesi europei esiste da tempo.

In Germania sono rappresentati in parlamento cinque partiti, in Francia, Spagna e Regno Unito tre, negli altri stati due o tre a seconda dei casi, ma questo non impedisce che le aspettative e le attese principali non siano sostanzialmente soddisfatte; nel caso in cui questo non dovesse avvenire la regola dell’alternanza viene prontamente usata senza che avvengano stravolgimenti democratici.

Parlare, come si sente in queste ore, di “americanizzazione” del quadro politico è pertanto profondamente sbagliato in quanto le principali peculiarità del elettorato sono sostanzialmente rispettate, non condivisibili da parte mia, ma rispettate per cui sostenere questa tesi appare un modo per non riflettere sulle proprie sconfitte ed errori.

Questo vale per tutti i partiti “estromessi” dalle Camere i quali devono comprendere che gli italiani prediligono sempre di più la governabilità alla rappresentatività particolare di questo o quel partito.

Non credo affatto che questo sia stato un voto utile, ma sia stato un voto efficace per cui i progetti politici che si basano su ideologie, che non riescono a concretizzare, non hanno ottenuto consensi adeguati nemmeno per sostenere una rappresentanza parlamentare.

Ho detto più volte che parte della sinistra soffre della sindrome da scissione e il fatto di non averla saputa superare ricercando aggregazioni politiche e di consenso elettorale ampie l’ha portata, se i risultati saranno confermati, a svolgere un ruolo extraparlamentare già visto qualche decennio fa; significa che questa sinistra si dovrà rigenerare, dovrà risalire la china e ricostruire un progetto politico meno ideologico e più pragmatico che riacquisti quei consensi che sono stati attratti da partiti più legati alle varie comunità come la Lega (i cui difetti sono ben evidenti, ma che non si può certo dire un partito d’elite).

Il Partito Democratico sin dalla sua formazione ha invece capito che non si poteva più seguire il vecchio concetto di partito di classe, di lotta e, possibilmente, di governo, bensì un partito di massa ed interclassista; quindi ha iniziato un processo di evoluzione e non possiamo dire che i risultati, anche se non vincenti, non siano stati più che lusinghieri (la fase intermedia alle elezioni del 2006 è stata largamente ampliata).

La semplificazione del quadro politico ha mietuto vittime anche sul fronte opposto e ha rafforzato i principali partiti che vanno a vincere in questa tornata elettorale.

La Lega si è rafforzata e il Pdl, ci piaccia o no, è avanzato in modo significativo; poco importa che non sia un partito, poco importa che sia nato sul predellino di un’autovettura, poco importa che debba dimostrare la sua capacità e la sua efficacia di governo; la realtà è che ha raccolto grandi consensi e non possiamo credere che sia semplicemente un partito “personale”.

Il suo leader non è certamente immortale, ma non possiamo certamente pensare che i suoi consensi poggino sulle sabbie mobili; la storia insegna che partiti nati da singoli uomini politici trovano comunque un proprio radicamento che travalica la loro stessa esistenza: il gollismo in Francia esiste tuttora ed ha avuto esponenti che, ci piaccia o no, hanno saputo governare (e governano tuttora).

Se si parla di attuazione di programmi ovvero sulla reale possibilità che questi vengano sviluppati ed apprezzati (almeno dagli elettori che li hanno favoriti) ecco che qui possono emergere perplessità o addirittura timori, ma questa è un aspetto, pur altrettanto importante, che si potrà vedere alla verifica dei fatti.

Le mie perplessità rimangono perché non riconosco alla coalizione vincente la capacità di esecuzione al pari della capacità di attrazione dei consensi e soprattutto la formulazione e l’attuazione del programma ritengo sia più orientata a creare divisioni che aggregazioni nella società civile.

La politica della coalizione vincente mi sembra più orientata a cercare di favorire crescite economiche selettive ed attuare politiche di sostegno ai ceti meno abbienti, con il reale pericolo che la collettività si sgrani sempre di più.

Intendo che non è per nulla orientata a sviluppare né una politica industriale innovativa né una politica dei redditi direttamente correlata.

Vedremo che cosa riuscirà effettivamente a fare in quadro economico mondiale in regressione mentre l’opposizione attuale e quella extraparlamentare dovrà saper riorganizzarsi per essere pronta, la prossima volta (non sappiamo fra quanto tempo potrà accadere) a proporsi come valida e credibile alternativa.


giovedì, aprile 10, 2008

IN ATTESA DEL VERDETTO

Mancano pochi giorni alle ennesime elezioni politiche in Italia e si ha la sensazione che ci si stia avvicinando ad una possibile "fine del mondo".
In verità il Pd, principale attore del centosinistra, cerca di formulare un proprio programma e soprattutto di spiegarlo in tutti i modi possibili, nelle piazze, sui giornali, alle radio e sui vari canali televisivi - nazionali e locali.
Evidentemente non può essere spiegato tutto fino alla virgola, ma è chiaro il progetto e quindi chiari sono gli obiettivi, anche se - un pò tutti l'hanno capito - per attuarlo non ci si potrà aspettare di essere tutti contenti e felici.
Intendo dire che dopo i sacrifici imposti dai fatti dall'uscente Governo Prodi le prospettive sociali ed economiche non sono del tutto rosee, anzi la recessione che sta investendo gli Usa ha chiaramente riflessi negativi sui paesi del vecchio continente, soprattutto verso quelli più fragili come l'Italia che debbono, quindi fare uno sforzo in più per reagire adeguatamente nel proprio interesse.
Siamo tutti coscenti che la nostra produttività e la nostra efficenza è in calo; ce ne rendiamo tutti conto perchè con il nostro operato non contibuiamo a migliorarla e nello stesso tempo ne riscontriamo il suo stato come utilizzatori e fruitori.
Dobbiamo quindi renderci conto, noi tutti, che non possiamo pretendere di avere un cappello con due visiere: nel senso che non possiamo usare la prima quando svolgiamo il nostro lavoro (non importa se lavoratori autonomi, imprenditori e dipendenti), ma cerchiamo di faticare il meno possibile e poi, quando usiamo la seconda diventiamo estremamente esigenti e quindi insofferenti delle inefficienze o improduttività del prossimo.
Certamente il Pd si propone quindi di migliorare tutti i punti deboli siano essi economici che sociali affinchè il paese nel suo complesso migliori notevolmente la sua stuttura.
In questo ambito è spiegato anche il progetto politico per cui questo partito si propone come, sostanzialmente, l'unico competitore dello schieramento di centrosinistra in quanto le capacità indubbie dimostrate dal Presidente Prodi si sono scontrate indebolendosi con una coalizione che ha dimostrato i suoi limiti.
Di cose da fare quindi ce ne sono molte perchè non siamo più un paese che poteva contare su una sua crescita illimitata puntando solo e soltanto sulla quantità, quasi fossimo ancora negli anni '60.
Questo ruolo è passato ai paesi emergenti come Cina, India, sud est asiatico, per cui a paesi come il nostro (come per gli altri storici dell'Unione europea) è d'obbligo puntare sula qualità, per ottenere maggior valore aggiunto che ci permetta di mantenere un trend economico sostenibile (non dimenticando chei paesi emergenti non stanno comunque facendo la nostra trafila, occupandosi non solo di volumi ma contemporaneamente di qualità).
Questo impone anche una politica non solo dei redditi, ma anche contrattuale più moderna, poichè, altrimenti, si verrebbe a creare una contro tendenza: l'economia cresce, ma aumentano le disparità economiche e sociali che si ribalterebbero sull'economia medesima.
Nell'ambito del centrosinistra oltre al Pd pochi altri hanno dato dimostrazione con pensieri ed opere della nuova sfida che ci impone il presente ed il prossimo futuro e rincresce molto che Sinistra Arcobaleno non sia tra questi, intendendo perseguire progetti politici che non possono obiettivamente divenire egemoni sino a raggiungere possibilità di governo.
I partiti di matrice socialista in Europa hanno subito per propria volontà mutamenti ed evoluzioni notevoli rinunciando un pò alle proprie matrici storiche, rinnovandosi e modernizzandosi tanto da mantenere la scena di governo per molti anni.
In Italia esiste invece ancora la "sindrome da scissione" (che badate bene ci trasciniamo dal 1921) non riuscendo ancora a trovare solidi punti di convergenza che permettano di metterla una buona volta in soffitta.
Nonostante tutto gli ideologismi si stanno diluendo poco a poco ed ecco per cui i soggetti in campo nel centrosinistra sono sostanzialmente solo tre (a parte le autonomie storiche) e vi è la prospettiva che questo quadro si consolidi.
Suo fronte del centrodestra, a parte l'eccezione dell' Udc, che con coraggio sta percorrendo un proprio progetto politico autonomo, l'ideologia impera come negli anni post bellici e si parla molto poco di programmi e molto più, provocatoriamente, di accusare gli avversari o ex alleati di incapacità o incoerenza.
Il Pdl in particolare sta, soprattutto in questi ultimi giorni, battendo su tutti tasti possibili, senza alcun ritegno, pur di attrarre consensi; non è cambiato nulla rispetto al passato - mi riferisco agli ultimi 15 anni - perchè si continua a disprezzare il "prodotto" del concorrente anzichè magnificare il proprio.
Non c'è giorno dove si spari a zero sull'uno o sull'altro per cercare di toccare ancora una volta la pancia della gente: si è ripreso con il vecchio slogan dei comunisti al potere (non siamo ancora alle accuse di mangiar banbini o di possedere un naso trinariciuto), si accusa senza tanti problemi il Presidente della Repubblica di essere di parte, si accusa di brogli prima ancora di votare (o si vuol preannunciare che ci si appresta ad imbrogliare per primi per evitare di perdere ?), si appioppano soprannomi a questo o a quel concorrente, si minaccia di imbracciare il fucile.
Qual'è lo scopo ? E un modo di usare formule paradossali o eufemismi per rafforzare e meglio spiegare il proprio pensiero ed i propri progetti, oppure è un tentativo scentifico e premeditato per smotare, sgretorale i principi del viver civile proponendo un obiettivo nel quale non ci siano più regole affinchè valga solo la legge del più forte ?
E se anche fosse, siamo proprio sicuri che in realtà apparentemente si proponga questa ideologia, ma invece si cerchi i soddisfare la propria incommensurabile ambizione ?
Appare evidente che sia Udc che La Destra l'abbiano capito e preferiscano mantenere i propri progetti politici che poggiano veramente sui possibili interessi degli italiani (o di una parte di essi) lasciando a Fi, An e soci - riuniti sotto l'ombrello del Pdl - l'onore e l'onere di seguire una strategia populista, che apparentemente sembra voler sconvolger e modernizzare il paese, mentre in realtà intende mantenere la situazione economica e sociale che si sta sempre più lentamente deteriorando.
Come andrà a finire non si sa, ma quel che prevedo, sul fronte del centrodestra è che sia l'Udc che La Destra raggiungeranno risultati inaspettati: la prima continuerà ad erodere consensi a Fi
(erosione già cominciata a suo tempo con An, quando Fi scese dal 31 al 23%) raggiungendo il 7/8%, mentre la seconda drenerà a An almeno un terzo dei consensi raggiunti nel 2006, ovvero circa il 6%.
Quello che è più difficile prevedere saranno i livelli che raggiungeranno Pd/Idv e SA (il Partito Socialista temo non otterrà grandi consensi): ho forte il timore che molto elettorato di riferimento non sia pienamente convinto sia dell'uno che dell'altro e persista nella scelta del non voto, annullando quindi la debacle che auguro al Pdl.
Non voglio con questo sostenere l' "utilità del voto", ma sottolineare che temo che in parte dell'elettorato di riferimento non vi sia il coraggio di lasciar perdere le delusioni della legislatura finita in anticipo e non vi sia quindi il coraggio di scegliere tra programmi politici "storici" e programmi di rinnovamento e modernità.
Mi auguro tanto di sbagliarmi perchè sarebbe veramente una occasione perduta.
Temo, concludendo, che il risultato sarà purtroppo di ingovernabilità come nel 2006 e il Presidente Napolitano avrà il sul bel daffare nel trovare una soluzione che consenta per prima cosa all'Italia di essere governata nel miglior modo possibile, in quanto conta prima di tutto il nostro futuro.