mercoledì, aprile 04, 2012

LA REPUBBLICA DEI VICERE'

Penati, Boni, Lusi, Belsito, per citare gli ultimi e più noti, sono il sintomo reale dei comportamenti indecenti di politici che evidenziano quanto questi signori e tanti altri, grandi e piccoli, si sentano degli unti dal Signore ovvero, in un ipotetico regno i rappresentanti del Re assoluto, dei vicerè cui tutto è permesso in funzione del loro mandato e in nome del loro mandante (il re appunto)
Gli stessi che hanno accusato gli esponenti delle Prima Repubblica di aver sperperato sia come amministratori che come corrotti e corruttori una montagna di denaro che riscontriamo nel nostro debito pubblico mostruoso, fingono di non sapere che per tanti altri dei loro attuali esponenti, grandi e piccoli, la musica non è cambiata, anzi si è rinvigorita ancor i più.
La presunzione del proprio ruolo li porta spesso ad arraffare denaro in tutte le maniere possibili ed inimmaginabili, nonostante che il loro mandato, sia esso europe, comunale, provinciale, regionale o nazionale, destini loro dei compensi tuttaltro che miseri tranquillizzandoli sotto il profilo economico.
Li definisco dei vicerè perchè non hanno alcun ritegno nel gestire sia il malaffare sia nel buggerare i propri stessi partiti riservandosi trattamenti di vita da super ricchi o permettendosi operazioni immobiliari sfacciate, neanche avesserò vinto al super enelotto.
Certo è giusto aver buona considerazione di se e cercare di ben vivere è una aspettativa, caratteristica di ogni essere umano, ma l'esagerazione, la mancanza di ritegno li squalifica di fronte all'opinione pubblica.
Parlo di vicerè perchè quelle nefandezze che emergono ogni giorno non sono pinzillacchere, piccoli vantaggi derivanti dal proprio status di uomini pubblici, ma veri e propri modi di vivere dispendiosi, lussuosi con spese indecenti e spropositate (come un piatto di spaghetti al caviale per 180 euro), che rappresentano uno schiaffo alla gente comune che battaglia ogni giorno per vivere al meglio.
Qui non si tratta di sfoderare una ricchezza che si è guadagnata con il proprio onesto impegno, ma trafugando risorse un pò ovunque, praticando il malaffare o rubando, comportandosi da novelli parvenu, o come la gente di mafia, camorra ed ndrangheta, ostentando opulenza senza alcun ritegno.
I vicerè - penso a quello delle Indie - rappresentavano il re o l'imperatore di uno stato nelle sue colonie e doveva apparire simile, per censo e per ricchezza ostentata, al suo monarca, e l'impengo e l'incarico mettevano quindi a loro disposizione ampie risorse, ma in questo caso stiamo parlando di eletti dal popolo per rappresentarlo ed amministrarlo e non è assolutamente previsto, nemmeno implicitamente, di mantenere il proprio ruolo politico approfittandone per praticare il furto ed il malaffare.
Ben lungi da me sostenere con queste considerazioni la solita tiritiera, che i politici son tutti eguali, che son tutti ladri o che la Politica è cosa sporta, ma è certo che la questione morale, tanto cara al compianto Enrico Berlinguer (il Cavaliere se ne faccia una ragione), va decisamente affrontata una volta per tutte poichè il lassismo che permette anche inconsapevolmente questa indecenza nazionale (che tocca poco o tanto tutti i partitiparlamentari e non) va eliminato senza indugio.
Parlo di lassismo, di scarsa attenzione ai comportamenti dei politici manigoldi da parte di quelli onesti perchè  questo andazzo non è perpetrato nascostamente, ma è li alla luce del sole, in modo sfacciato, senza ritegno alcuno,  che si fa guardare da chiunque; sappiamo bene quando le notizie eclatanti girino a velocità supersonica per cui le reazioni da parte di responsabili e non soltanto di loro, dovrebbero scattare con altrettanta velocità.
Non mi riferisco naturalmente alle reazioni successive agli interventi della magistratura poichè in questo caso si interverrebbe quando "i buoi sono scappati", ma ben prima, alle prime avvisaglie di comportamenti strani, contrari ad una etica, ad una deontologia che dovrebbe essere patrimonio di tutto il mondo politico.
Non è accettabile la differenza che prima si rubasse per il partito ed oggi si ruba per se: rurare è rubare e non possono esistere mezze misure per cui i leaders vari e gli esponenti migliori non devono fare sconti a nessuno, senza trincerarsi, come spesso si sente dire, dietro al fatto che la sfera personale sarebbe un qualche cosa di intangibile o che nel caso di fatti eclatanti occorra attendere la risposta della magistratura.
Infatti chi dovrebbe fidarsi di politici chiacchierati, nel momento in cui amministrano la cosa pubblica ?
Chi potrebbe avere la serenità che tutto vada per il meglio, se nelle sue cose e nei suoi affari il politico di turno presenta luci ed ombre, o comportamenti evidenti di malaffare ?
Ci fideremmo del fornaio che apre il negozio quando pare a lui ?
Figurarsi se ci dovremmo fidare nel caso di furto e malaffare !
Oppure per la propria ragion di stato si pensa sia preferibile stare a vedere o prender tempo sperando che un pò di grasso che cola non capiti anche anche a noi ?
Non si tratta quindi di moralisno bensì di realismo: se un politico dice menzogne su qualsivoglia tema, chi ci garantisce che non lo faccia anche quando amministra la cosa pubblica, svolgendo il suo ruolo pubblico ?
Quindi i partiti italiani devono necessariamente studiare dei comportamenti dentologici e dei controlli attenti per evitare alla radice fenomeni che assistiamo ormai da tempo (ciò nonostante non è detto che si riescano ad eliminare).
Penso al fatto che la risoluzione del conflitto di interesse deve essere la stella polare che anima questa sorta di auto regolamentazione, alla quale va aggiunto il fatto che chi si dedica per elezione ad una funzione politica pubblica non debba in alcun modo preoccuparsi più della propria professione precedente.
Mentre invece i professionisti continuano la doppia attività e magari qualcuno utilizza i suoi emolumenti esclusivamente per pagarsi il mutuo su casa nuova, infischiandosene di tutto e tutti.
Non credo peraltro vero il fatto che in questo caso sarebbero disponibili all'incarico politico soltanto i "ricchi di famiglia"; caso mai, visti i lauti appannaggi, sarebbe vero il contrario, visto che i super ricchi guadagnerebbero molto meno tant'è che molti avvocati parlamentari per esempio continuano imperterriti la loro pofessione, mentre altri svolgono due o tre incarichi politici contemporaneamente).
Altro tema riguarda chi è incappato nella giustizia: chi ha indagini in sospeso non può assolutamente ricoprire cariche pubbliche e va perlomeno sospeso, sino a che non saranno chiarite le sue posizioni; a maggior ragione chi sarà stato dichiarato colpevole non potrà accedere alla vita pubblica.
Forse questo potrà apparire eccessivo, ma la cruda realtà ci dimostra che spesso chi segnala o denuncia malaffare, viene addirittura tagliato fuori dal proprio partito, come fosse lui il colpevole.
Penultima cosa, ma non meno importante,  riguarda i contributi ai partiti per le spese di campagna elettorale (che riguarda badate bene tutte le campagne elettorali e pure i referendum): ebbene le quantità di denaro pubblico profuse a piene mani hanno lasciato nelle casse dei partiti risorse ingenti poichè le spese, pur esagerate delle varie campagne, si son rivelate ben inferiori, per cui queste risorse rischiano di essere sperperate per finalità discutibili, se non oggetto di rapina da parte di responsabili infedeli.
Contributo, lo dice la parola stessa, significa risorsa che aiuta a sostenere un onere o una spesa, per cui lo stato e quindi la collettività può aiutare a sostenere in parte una spesa elettorale che deve gravare comunque sui partiti e i suoi iscritti, simpatizzanti e finanziatori(pubblici); nel nostro caso invece, al di la che si stabilisca un quantum per ogni voto espresso, deve essere evidente che deve risultare una risorsa che aiuti a sostenere l'investimento dei partiti, risorse che vanno interrotte in caso di elezioni anticipate.
Ricordare: un tempo le campagne elettorali erano lunghe ed estenuanti oltre che costose e furono per questo ridotte a circa 30 giorni, mentre ora le risorse profuse dalla  collettività risultano sproprozionate e ben superiori a quelle veramente sostenute tanto da essere oggetto di furto o di investimenti finanziari (banche,Croazia, Norvegia, Africa, ecc) da parte di partiti, investimenti che non possono essere certo previsti nei rispettivi statuti.
I contributi vanno quindi ridotti ad una soglia decisamente più bassa e soprattutto le spese vanno documentate oltre che i bilani dei partiti certificati.
Sul piano giuridico infine va prevista la parificazione tra corrotto e corruttore a prescindere dal fatto che si tratti di privati o uomini pubblici; la situazione che vige oggi se ci pensate è un obbrorio giuridico: come dire la corruzione tra privati non esiste, mentre esiste quella tra uomo pubblico e uomo privato e in questo caso,  il privato è quasi sempre la vittima (mani pulite docet).
So che in questo caso tocco un nervo scoperto, ma nel caso di corruzione i fatti vanno accertati nella pratica ed è pacifico che possono essere condannati sia il corruttore che il corrotto (questi aveva sempre la possibilità di rivolgersi alla Magistratura per incastrare il corruttore, sempre che non ne traesse vantaggi collatorali).
E' quindi l'ora che i partiti si rinnovino e rinnovino la giurisprudenza e taglino con coraggio il sostegno pubblicorendendosi  conto che la nostra Italia è una repubblica per cui di vicerè non se ne deve vedere più nemmeno l'ombra !