giovedì, gennaio 21, 2010

LE MENZOGNE DEL PREMIER E DEI SUOI SOCI

La recente approvazione al Senato della legge sul processo breve o con tempi prederminati, procede spedita all'esame della Camera dei Deputati e, putroppo, fra pochi giorni avremo una legge vergognosa che non affronta per nulla i problemi che provocano molto spesso tempi assai lunghi nei processi sia penali che civili.
Riassumendo la legge questa pone dei tempi massimi ad ogni grado di giudizio, tempi entro i quali il giudice o i giudici debbono giungere a sentenza.
I tempi sono differenziati tra i reati per i quali sono previste pene entro i dieci anni e quelli che prevedono pene superiori ai dici anni; inoltre viene introdotta la retroattività per i processi in corso, dove anche qui i tempi prescritti sono diversi a seconda delle pene previste, inferiori o superiori ai 10 anni.
Inoltre i tempi prescritti si applicano a qualsiasi tipo di processo civile e penale, sia quindi ad imputati persone fisiche che a persone giuridiche, ovvero a persone fisiche che hanno agito nell'interesse di persone giuridiche.
Per prima cosa questa legge non è fatta nell'interesse di tutti i cittadini, ma soltanto nell'interesse degli italiani imputati perchè la predeterminazione dei tempi, se non rispettata, prescriverà il reato e le parti lese non verranno in alcun modo ristorate.
Caso mai le parti lese potranno ricorrere contro lo Stato che non ha provveduto, pur in presenza di imputati, a soddisfare il il loro diritto alla giustizia, con risvolti quindi economici imprevedibili.
Non viene rispettato quindi il diritto al giusto processo, che riguarda sia imputati che parti lese.
Per secondo non è assolutamente vero che i nuovi termini di legge siano ancora abbastanza lunghi, perchè sono termini classificati "a scaglioni" per cui se il primo grado di appello non viene completato nei tempi previsti, il processo si estingue per cui apparentemente un processo potrà durare per esempio 8 anni, ma in realtà potrebbe essere liquidato dopo due o tre anni a seconda dei casi.
Non viene rispettato quindi il diritto ad ottenere una sentenza definitiva in tempi accettabili.
Per terzo questa legge si preoccupa essenzialmente di predeterminare tempi certi per l'esecuzione del processo, ma non analizza assolutamente quali possano essere le cause che hanno prodotto le lunghezze inaccettabili dei processi stesse.
Le cause sono due: la più semplice ed intuitiva riguarda l'aspetto organizzativo per cui entrano in ballo sia l'organizzazione delle strutture giudicanti che i mezzi e uomini necessari a soddisfarle; la seconda riguarda - ed è quella più complessa e spinosa dove nessuno vuol metterci becco - la struttura delle procedure che consentono scappattoie e cavilosità sfornate dalle abilità oratoria dei difensori per cui in virtù del diritto alla difesa si innescano, molto spesso, lungaggini che dilatano lo svolgimento del processo fino a contribuire in modo determinante a non rispettare i tempi indicati dalle prescrizioni previste per i vari reati.
Un esempio molto significativo: se un corrotto viene pagato prima del fatto c'è la corruzione semplice o complessa, se viene pagato dopo si potrebbe addirittura ipotizzre che non ci sia stata corruzione !
La quarta riguarda l'incidenza di questa legge in gestazione sulla durata o estinzione anticipata dei processi in corso; L'Anm e il Csm indicano che questa produrrà l'eliminazione del 50% circa dei processi in essere, mentre il Ministro di Giustizia indica l'eliminazione soltanto nel 10% dei processi che sono circa 3,5 milioni.
Precisa poi il Ministro Alfano che già oggi i processi che decadono sono circa 170 mila (sarebbe un 5%) all'anno per decorrenza dei termini per cui già la metà dei processi si estinguerebbe per via naturale con gioia degli imputati e enormi incavolature delle parti lese.
Questa candida affermazione conferma che questa legge raddoppierebbe questo grave disservizio della giustizia, lo istituzionalizzerebbe insomma per cui l'obbiettivo di dare tempi certi e giustizia a parti lese e ai presunti colpevoli sarebbe proprio l'opposto.
Se ne avvantaggerebbe la malavita che saprebbe fin da ora (come nel caso degli evasori fiscali che sanno perfettamente che o prima o poi beneficierà di una sanatoria) i rischi connessi alla scoperta dei loro reati e verrebbero punite le parti lese ancor più preoccupate dai problemi di sicurezza tanto sentiti - anche in forma esagerata e strumentale - proprio dalla coalizione di centro destra.
Se invece le previsioni di Csm e Anm risultassero le più veritiere è evidente che il danno per le parti lese sarebbe ancora più grande e tutta questa operazione risulterebbe una enorme sanatoria che incrementerebbe le ingiustizie e ridurrebbe in modo assai sensibile sia la quantità dei processi che le spese di giustizia che ammontano oggi a circa 8 miliardi l'anno.
Insomma un bel sistema per ridurre i costi dell'apparato statale senza tutelare i cittadini.
Come quinta si continua a sbandierare il fatto che questa legge affronterebbe il il tema della durata dei processi per effetto di richiami da parte della Ue; ebbene la Ue non è una foglia di fico per cui al bisogno la si estrae come un jolly perchè se il fenomeno è vero è pur vero che i tempi prescritti con l'attuale legge - se si riescono a rispettare tutti i tempi di ogni grado di giudizio - sono del tutto simili alla vita vita media degli attuali processi per cui non saremmo fuori dai richiami U per il semplice fato di aver introdotto dei "tetti".
La sesta riguarda il fatto che la legge in esame riprenderebbe i disegni di legge predisposti sia nel 2001 che nel 2006 dalla coalizione di centrosinistra; nulla di più falso perchè accanto ai tempi certi erano pure previste delle eccezioni qualora i tempi di prescrizione previsti fossero più lunghi ed inoltre i tempi non riguardavano quelli relativi alle indagini e relativi rinvii a giudizio (cosa che questa legge invece contingenta).
Inoltre quelle bozze di legge riguardavano i futuri processi e comunque - visto che non ci sarebbero differenze -non si comprende perchè l'attuale maggioranza (allora all'opposizione) non abbia applaudito alle iniziative sostenendole pure con il voto.
Inoltre queste bozze riguardavano i processi verso persone fisiche mentre ora sarebbero incluse anche quelle giuridiche il che significa che i diritti di migliaia di riasmiatori, per esempio, che non godono di un efficace diritto alla class action (che stranamente non è retroattiva), subiranno al danno le beffe.
In sostanza le rigidità di questa legge riducono di fatto i tempi di prescrizione qualora nella fase istruttoria o in primo grado non fossero rispettati i tempi contigentati.
Occorre aggiungere poi che questa legge ha la presunzione, ponendo limiti temporali assai precisi, di provocare una corsa ad ostacoli da parte di Gip, Pm, Giudici, Collegi Giudicanti, ecc. per stare nei tempi dimenticando che: "quando l'acqua è poca, ossia scarseggia, la papera non galleggia!"
Per utimo mi risulta estremamente fastitidioso ed inaccettabile l'atteggiamento del Premier che è una istituzione dello Stato quando, per il suo interesse personale, attacca la Magistratura con frasi abberranti come quella "...i miei legali mi consigliano di preentarmi in giudizio, perchè sarebbe come presentarsi al plotone di esecuzione".
Per carità le frasi colorite possono dare efficacia a quel che si dice, ma quando si continua ad attaccare tutte le istituzioni come sovente è successo in questi giorni, tutto questo mi appare assai grave perchè discredita difronte a tutti gli italiani anche l'istituzione che il premier rappresenta.
Non siamo ad una partita di calcio ed il rispetto deve partire da chi è più importante ed in questo caso chi attacca è il Premier non certo il Capo dello Sato o la Magistratura che di fronte a reati non può che fare il suo mestiere.
Vedremo come questa storia andrà a finire: non nel senso di quando e come la legge verrà approvata, bensi che effetti produrrà effettivamente nella società civile, quanti presunti colpevoli esulteranno e quante parti lese rimarranno senza giustizia !

mercoledì, gennaio 13, 2010

LETTERA APERTA A P.G. BERSANI

Caro Segretario Bersani,
è fuor di dubbio che, come i suoi predecessori Veltroni e Franceschini, si è preso una bella gatta da pelare per mettere in movimento su una rotta sicura e chiara il nostro "bastimento"e è altrettanto fuor di dubbio che i cosigli utili sono quelli richiesti.
Ma poichè tengo molto alla riuscita di questo progetto politico che evolve da almeno vent'anni, mi permetto di suggerirti qualche pensiero che potrebbe essere utile alla determinazione delle strategie politiche da mettere in campo in tutte le sedi opportune siano esse parlamentari, amministrative, elettorali e - non ultima - di comunicazione.
E fuor di dubbio che la coalizione di centrodestra ha trovato nel suo leader ed anche in tutto il suo apparato una chiave di lettura che li avvantaggia nel consenso che hanno ottenuto e che continuano a mantenere consistente.
Quanto al programma svolto invece, questa coalizione, sta dimostrando ancora una volta la sua limitatezza, ma proprio per la "chiave" individuata di proposizione al pubblico ed agli elettori questi contenuti passano in secondo piano tanto che contano di più le enunciazioni di principio e le promesse che la loro realizzazione.
In sostanta su tanti temi come la giustizia, il fisco, le libertà individuali, le necessità primarie della collettività, la modernizazione del paese, le politiche economiche e quelle internazionali, la riduzione decisa e progressiva del debito dello stato, le scelte elettrorali abbiamo visto tante enunciazioni, tante campagne elettorali, tante interviste che promettevano la loro realizzazione, ma poi in realtà di tutto questo si è visto ben altro o ben poco.
Paradossalmente però l'elettorato è sempre speranzoso che queste possano alla fine arrivare per cui, nonostante gli avvicendamenti al governo che pure ci son stati, il consenso rimane tuttora ben solido nel centrodestra.
Non possiamo dire che il centrodestra abbia incantato la maggioranza degli italiani, tuttalpiù si è dimostrato più credibile cavalcando sapientemente temi sensibili di qualsiasi genere, come l'immondizia, il terremoto, la sicurezza e l'immigrazione e mettendo nell'angolo le idee e le proposte alternative dei programmi del centrosinistra.
La cosa tragica comunque è che tutto quello che è necessario obbiettivamente all'Italia non vien fatto e chi ne pagherà il conto, o prima o poi, saranno gli italiani.
Il centrosinistra invece ha vissuto periodi travagliati dove la normale dialettica che dovrebbe essere stata il suo punto di forza si è trasformata in una sua debolezza per cui anche le cose egregie fatte (come l'entrata nell'euro o il controllo e riduzione del debito pubblico a solo titolo d'esempio) sono scordate da un pò tutti.
Le coalizioni pletoriche hanno creato fragilità e minor credibilità ed anche le iniziative coraggiose nonstante i buoni auspici hanno mostrato il segno e vedo il reale pericolo che anche con la creazione di coalizioni più contenute non producano una inversione di tendenza se non si lavora sulle strategie che permettano di aumentare la credibilità politica che va ovviamente confermata nei fatti.
Due sole le principali leve su cui contruire la credibilità che porti consensi maggioritari:
viste le imminenti elezioni regionali riguarda la scelta dei candidati e l'organizzazione della comunicazione.
Apparirà scontato ma la prima - le elezioni regionali -deve rispondere alla assoluta esigenza di scegliere, nelle tornate elettorali regionali il "meglio fico del bigoncio" che risponda all'apprezzamento della più ampia parte delle'elettorato, a prescindere quindi da tutti gli altri temi o motivi che ne depotenzierebbero l'efficacia.
Questo apprezzamento va riscontrato nelle varie comunità trascurando il fatto che il prescelto appartenga al nostro partito o alla coalizione e trascurando anche lacci e lacciuoli che ci siamo andati a cercare, mentre debbono essere una opportunità e non un vincolo.
Intendo dire per esempio che se la Lorenzetti in Umbria è richiesta a gran voce per una sua terza candidatura questo va fatto comunque lasciando perdere norme interne al partito sulle quali si può benissimo far eccezzione.
Così pure sulle primarie: lo strumento si è dimostrato valido in tanti casi, ma non garantisce in qualsiasi caso il risultato migliore.
Intendo dire che in Puglia per esempio nel 2005 le primarie hanno dato una indicazione chiara confermata poi alle elezioni, ma in altri casi (elettorali e di partito)dove sono scesi a votare milioni di sostenitori questo non ha garantito assolutamente il risultato migliore.
Questa volta il Puglia la nostra coalizione uscente esce appannata per cui ricorrere alle primarie può rivelarsi un esercizio di democraticismo, mentre dobbiamo invece offrire una alternanza al nostro interno che aggreghi nuovamente la maggioranza dell'elettorato (in questo caso si tratterebbe di un nome già ben noto ed apprezzato quanto il governatore uscente).
Anche nel Lazio - dopo il brutto affaire Marrazzo che, diversamente da altri, ci ha messo nei guai -la concentrazione va giustamente fatta sul "meglio fico del bigoncio" e Emma Bonino è decisamente una donna di prestigio vincente e di alta qualità.
Certamente ci potrebbero essere altri uomini anche del nostro partito che potrebbero esser utili, ma bisogna puntare sul nome ad effetto perche avvicendamenti come Zingaretti o Veltroni non sarebbero capiti dall'elettorato (oltre a quanto ci ha dimostrato il recente passato riproponento Francesco Rutelli come sindaco di Roma).
E' fuor di dubbio che i candidati prescelti debbono avere uno stretto connubio con le alleanze e con i programmi dove vanno individuate le scelte logiche e non le ideologie.
Casini al riguardo sbaglia di grosso nella sua scelta perchè al di la delle differenze di pensiero che può avere con la Bonino, nella regione Lazio occorre una politica concreta e pragmatica, dove quindi i grandi temi sulla vita centrano ben poco; non va poi dimenticato che stimo parlando di un eccellente commissario europeo ed ex ministro della repubblica.
La seconda leva riguarda l'organizzazione della comunicazione sulla quale dimostriamo una carenza ed un ritardo che fanno franare la nostra cedibilità politica.
Al di la delle capacità populistiche del premier di stare sulla scena, è evidente ogni giorno di più che gli esponenti di centrodestra sono in qualsiasi sede più preparati di noi.
Già abbiamo l'handicap di essere tre partiti all'opposizione mentre il centrodestra appare come un unico e accattivante partito, in più dobbiamo riconosce che siamo meno preparati dialetticamente a calcare la scena.
La scena pricipale è quella televisiva che gestisce circa il 90% della comunicazione perchè gli italiani non vogliono o non possono leggere uno o più quotidiani al giorno da quali trarre informazioni utili per formarsi una propria idea; ricorrono quindi alla comunicazione televisiva che è più veloce ed immediata, dove i temi possono essere preselezionati e dove attrae consensi chi sa calcare meglio la scena di altri.
La preparazione dialettica è tutto perchè le tematiche con risvolti politici sono sviluppate dalla mattina presto a notte fonda, su tutte le reti possibili ed immaginabili e molto spesso - al di la della qualità implicita degli esponenti del centrosinistra - politici, giornalisti, economisti ed altro che siano - la preparazione degli esponenti di centrodestra appare molto più forte e ben congegnata.
Abbiamo capito tutti che ormai il sistema televisivo soggiace da tempo ad una grande ed unica regia che peraltro si riscontra anche nelle aule parlamentari, ma questo fenomeno mi interessa poco perchè chi vuol far valere le sue idee si prepara per bene e quindi agli avversari non resta che fare la stessa cosa in modo migliore per contrastarli.
Il centrodestra continua ad attaccare le trasmissioni che lavorerebbero contro la maggioranza parlamentare ed il governo in carica, ma in ealtà questo non è assolutamente vero perchè gli esponenti di centrodestra sono sempre giustamente presenti e molto spesso fanno una miglior figura rispetto agli avversari politici per cui la credibilità - anche usando qualche volta toni da avanguardista - si consolida o cresce.
Tanti sono i temi in cui il centrodestra racconta fandonie o mezze verità, ma tante volte non abbiamo la prontezza di riflessi di smascherarle in modo credibile per cui assistiamo a tesi paradossali come il fatto che il "processo breve " sarebbe stato imbastito da una precedente iniziativa del centrosinistra, mentre in realtà l'attuale bozza riduce la prescrizione, mentre l'altra riduce i tempi processuali (in più l'attuale non dura 6 o otto anni, ma se non supera i primi due il proceso è bello e finito).
Oppure la tesi sulla pressione fiscale ( per non parlare della riforma fiscale in circalazione da 16 anni) o sul livello del debito dello stato, il cui allentamento sarebbe appannaggio escusivo del centrodestra (che non mette le mani in tasca agli italiani nemmeno quanto vara lo scuro fiscale ter !), mentre se si vanno a vedere gli andamenti storici questo non è assolutamente vero(ricordo che nel 1994 l'attuale premier intrudusse una tantum dell'1% sui redditi olttre 150 milioni di lire a fini irpef!).
Molte porcherie o incapacità le riscontriamo, per chi legge sui giornali di opinione e denuncia, ma molto spesso nelle trasmissioni televisive dove pure partecipiamo non se ne parla assolutamente.
Per esempio per ben due volte i governi di centrodestra hanno introdotto per l'Irpef le due famigerate aliquote del 23 e 33%, ma non sono mai stati fatti i passi successivi per metterle in piedi; così pure è per ben due volte che in finanziaria l'attuale governo ha introdotto la norma per la riduzione di tutte le rappresentanze politiche locali, ma poi i decreti attuativi sono rimasti nel limbo.
Tutte queste cose l'elettorato innamorato di questa coalizione probabilmente nemmeno le sa, e se le conosce se ne fa una ragione aspettando tempi migliori che mai non arrivano.
Sta quindi a noi evidenziare queste contraddizioni che fanno vedere stagno quel che appare argento !
Anche altri comportamenti vanno denunciati prontamente alla prima favorevole occasione: il premier ha recentemente accusato la Consulta ed il Presidente della Repubblica di essere di parte (avversa alla sua), ma giusto la Consulta viene buona per sostenere una norma assai utile per lui ,come la proroga di tre mesi del processo in caso di aggiornamenti del Pm per consentire la scelta dei riti processuali previsti.
Ecco che in questo caso siamo come dei bimbetti all'asilo: se la Consulta da risposte gradevoli ad una parte tutto va bene, ma se cambia il segno ecco che quella stessa parte tratta i componenti della Consulta come dei "tagliagole"; se non si smaschera questo velocemente si rischia come spesso accade che la "frittata" venga rivoltata in senso opposto (il centrosinistra non ha mai affermato che parte della magistratura gli è politicamente avversa).
Non bastano quindi le dichiarazioni volanti anche se chiare ai vari tg (quando intervistavano Prodi sembrava che avessero messo i microfoni dentro una scatola da scarpe)come sta facendo Bersani ed altri in questi giorni, occorre organizzarsi per bene, documentandosi altrettanto bene e scelgliere i migliori tra di noi che sappiano tener testa agli interlocutori in modo efficace, ribattendo punto su punto le tante fandonie e le mezze verità.
Non occorrono "animali di scena" ma gli uomini giusti con l'adeguata dialettica perchè il canale televisivo è veloce ed immediato e raggiunge la credibilità presso l'elettorato chi per primo si spiega presto e bene.
In questi giorni si parla di riappacificazione, di toni più moderati, di confronti per le riforme costituzionali, ma questo si è rivelato un grande bluff perchè non è cambiato nulla rispetto ad un mese fa: si vuol continuare a governare contro anzichè per e quel che è peggio è che questo non viene denunciato in tutte le sedi.
Si parla di riforma della giustizia, ma poi i temi di discussione riguardano le procedure che "suicidano" in realtà migliaia di processi con l'aggiunta di grandi contraddizioni: il centrodestra insiste sul processo breve, necessario agli italiani (in realtà è necessario al premier) e poi si sostiene che questa modifica potrà interessare solo l'1% dei processi aperti.
Ma allora occorre decidersi perchè se una scelta è urgente non può essere marginale !
Sul sistema penitenziario - vado veramente da un tema all'altro , ma i comportamenti son sempre gli stessi - si è sparato a palle incatenate sull'indulto (votato da tutti tranne la Lega e l'Idv), ma poi di passi conseguenti nemmeno l'ombra ed oggi, dopo quattro anni, siamo allo stato di emergenza carceri al quale si intende rispondere con un investimento fantasmagorico che raddoppi quasi la capienza degli stabilimenti penitenziari (ma non sappiamo in quani decenni).
Su questi aspetti di tecniche di comunicazione penso non ci voglia poi molto: occorre solo una buona organizzazione e determinazione contrapponento una contro regia sui fatti che sia veramente convincente e vincente.
Diversamente temo che nemmeno i più grandi programmi possano trovare consenso, se non con uno sforzo doppio o triplo dispetto agli avversari politici che ci troviamo difronte.

lunedì, gennaio 11, 2010

RIFORMA FISCALE

E' da almeno 15 anni che la coalizione di centrodestra innalza sulla sua bandiera il vessillo della riforma fiscale, ma tra alti e bassi in tutto questo periodo la pressione fiscale ha "ballato" tra il 41 e il 43% per gli implici vincoli, dei quali tutti noi dobbiamo essere consci, costituiti dal peso del debito pubblico e dalla necessità di attuare alla fine del secolo scorso politiche necessarie per riaggranciare il "serpente monetario" (dal quale eravamo uscuti drammaticamente nel settembre 1992) ed entrare sin dalla prima ora nell'Euro.
Ad li là dello slogan del "pagare meno per pagare tutti" il progetto del centro destra è obbiettivamente rivoluzionario poichè introduce il principio della sostanziale non progressività delle imposte visto che si intenderebbe intrudurre soltanto due aliquote, accompagnate dalle detrazioni fiscali che implicano la riduzione della base imponibile (anzichè le deduzioni fiscali che implicano la riduzione dell'imposta lorda calcolata).
La motivazione a sostegno della non progressività delle imposte sta nella tesi per cui le aliquote troppo elevate costituirebbero un deterrente a produrre più ricchezza; come dire, non mi conviene lavorare e produrre di più perchè poi l'erario si tiene il 43% del tutto !
Bah, la tesi è suggestiva e può essere pure convincente, ma abbiamo avuto nel nostro passato aliquote ben più alte, ma non per questo gli italiani si sono auto limitati a produrre minor ricchezza: caso mai si sono inventati mille sistemi per evadere aliquote marginali ben più alte e il "vizietto" è continuato imperterrito anche quando queste sono scese in modo consistente (buon vademecum per ulteriori riduzioni).
Quanto al debito delle Stato la situazione è rimasta sostanzialmente immutata, pur con gli sforzi fatti per ridurre il rapporto debito/Pil, anche attingendo dalle fonti ottenute con le dismissioni dell partecipzioni statali ed oggi, per effetto della crisi finanziaria del 2008, trasformatasi in crisi economica nel 2009 che rischia di trasformarsi in crisi del lavoro nel 2010, lo stock del debito sta velocemente ritornando, anche per valori assoluti crescenti, al 120% del pil.
In questa situazione siamo in buona compagnia, ma gli stati che hanno aliquote sui redditi più basse delle nostre , stanno pensando bene di riaumentarle sino al 50% per tener botta alla crisi incombente (pensando in primis a Usa E Regno Unito).
Quanto all'evasione fiscale il fenomeno continua imperterrito tanto che l'emanazione di ben tre "scudi fiscali" ha prodotto entrate fiscali straordinarie, ma non lo hanno per nulla attenuato.
E' vero che la ricerca di evasori fiscali produce risultati interessanti, ma non è assolutamente vero che una minor e significativa pressione fiscale possa disincentivare il ricorso all'evasione per il semplice fatto che chi evade parzialmente o totalmente non ha ancora alcun interesse a pagar quel meno che in precedenza nemmeno pagava.
Intendo dire che se gli evasori oggi evadono 100 di imposte e con la nuova struttura di aliquote andrebbero a pagare soltanto 50, correranno ancora il rischio di essere intercettati dalla lotta all'evasione, continuando a non pagare nemmeno il 50 dovuto con il nuovo sistema impositivo.
E' evidentemente un problema culturale che non riguarda soltanto gli italiani, visto che anche negli Usa, con un sistema di aliquote compreso, l'amministrazione Obama ha scovato parecchi evasori americani rifugiatisi nei paradisi fiscali e in Svizzera.
Quanto alla riforma fiscale, peraltro già impostata dal precedente governo Berlusconi con la creazione della no tax area (ma senza vantaggi veramente tangibili per gli interessati) e l'intrudizione delle detrazioni fiscali (rimodificate in deduzioni dal breve governo Prodi) il progetto si sostanzierebbe nella creazione di due fasce di reddito colpite la prima dal 23% (sino a 100 mila euro di imponibile) e la senconda dal 33% reintroducendo un sistema di detrazioni degli imponibili sul quale occorre individuare capitoli idonei che riequilibrino e rimodulino l'equità fiscale abbandonata con l'eliminiazione del sistema delle aliquote progressive a scaglioni di reddito.
Quando si parla poi di riforma fiscale non dobbiamo mai dimenticare di come la ricchezza sia distribuita realmente tra i lavoratori e pensionati italiani: tra quelli dipendenti, che son la maggioranza, i redditi imponibili sono veramente contenuti e "ammassati" nei
primi due scaglioni di reddito con un aliquota media nominale del tutto simile a quella prevista nell'ipotesi di riforma; quel che è peggio inoltre è che le prospettiva di crescita dei redditi sono veramente modeste se non aumentano le prospettive di crescita e ripartizione della ricchezza complessiva prodotta.
Certamente un capitolo può essere quello del "quoziente familiare" dove a parità di reddito l'imponibile scende all'aumentare del numero dei componenti familiari, ma occorre aver ben presente che i redditi sono sempre e comunque ricchezze personali e pertanto non cumulabili (già ci provò nel 1983 il governo di quel tempo, ma fu "condannato" dalla Corte Costituzionale) per cui occorre analizzare per bene tutte le possibili opzioni che si potrebbero presentate in concreto al fine di evitare vantaggi o svantaggi (per esempio tra i monoreddito con prole rispetto ai bireddito con la stessa prole e non dimenticando i sempre più numerosi lavoratori single).
Un capitolo a parte riguarda la distinzione tra i redditi da lavoro dipendente e quelli da lavoro autonomo (pensando anche alle società di persone)di qualsiasi genere poichè già ora, al di la della veridicità delle dichiarazioni fiscali, esiste di fatto una maggior quantità di deduzioni e detrazioni a favore dei secondi rispetto ai primi che godono di deduzioni fiscali (pur con l'esistenza della no tax area) veramente misere.
Quanto all'abbandono della progressività fiscale mi sembra comunque una "rivoluzione" azzardata perchè è certo che si attenuerebbe il principio di equità fiscale (chi più ha più paga) tra coloro che rientrano nella prima fascia (circa il 96%) e coloro che rientrano nella seconda e soprattuto per la eliminazione del sistema a scaglioni che avvanggerebbe in modo significativo i redditi medio alti ed altissimi con uno sconto di aliquota veramente consistente.
Infatti con il sistema a scaglioni attuale che va dal 23 al 43%, i redditi medi e medio bassi sono colpiti da una aliquota media intorno al 30%, mentre per i reddito medio alti, alti o altissimi l'aliquota media si avvicina sempre più all'aliquota massima del 43% per cui lo sconto in questo caso sarebbe consistente, anche in termini assoluti.
Tra l'altro questo progetto non sembra, anche nel recente passato, aver trovato consensi unanimi nella coalizione di maggioranza attuale: quanto il precedente governo Berlusconi ideò la diminuzione dell'aliquota massima al 39%, An si oppose con forza, sostenendo il principio della progressività delle aliquote che, diversamente, avrebbe avvantaggiato i più ricchi.
Quanto al costo della riforma si preannuncia che questo potrà sfiorare, a pil attuale, i 20 miliardi di euro l'anno.
Premesso che a tutti può interessare di pagare meno imposte, occorre ben capire dove sia possibile reperire tutte queste risorse, anche se questo colossale vantaggio fiscale potrebbe fornire mezzi per maggiori consumi e quindi maggiori introiti di imposte dirette come l'iva di circa 2 miliardi che ridurrebbero la spesa complessiva a 18 miliardi di euro l'anno.
Non pare infatti plausibile che le risorse possano provenire da una diminuzione dei costi dello stato visto che anche in questo momento di crisi, entrate e investimenti duraturi sono sostanzialmente invariati per cui l'aumento del debito dello stato è imputabile alla sola spesa corrente.
Una strada che è trasparsa da alcune considerazioni di esponenti di maggioranza parlamentare (Ministro dell'economia in primis) potrebbe essere quella di aumentare le imposte dirette come l'Iva o tutta la panacea del sistema delle tasse di vario genere, ma in questo caso emerge chiaramente che questa "rivoluzione" sarebbe in realtà una operazione classica: dare con la mano destra per togliere con quella sinistra.
La riforma fiscale alternativa invece potrebbe poggiare su altri e più equi principi, sempre che le fonti per sostenere questo costo, siano effettive e non mascherate, visto che di spazi di risparmio della spesa pubblica ce ne sono parecchi, senza dover ridurre i livelli occupazionali della Pubblica Amministrazione; certo, diminuirebbero certi tipi di consumi, ma se ne avvantaggerebbero altri con invarianza di risultato.
Caso mai sarebbe operazione ben più trasparente aumentare la tassazione (e unificazione) di tutte le rendite finanziarie che godono oggi di una aliquota scontata quasi del 50% rispetto all'aliquota minima attuale Irpef !
Reintrodurre innanzitutto il rispetto del fiscal drug ridisegnando l'attuale sistema degli scaglioni di reddito e partendo per prima cosa dalla diminuzione della aliquota più bassa (il 23% per i redditi bassi e da pensione è troppo gravoso) anche creando una "vera" no tax area;
in questo ambito ci potrebbe stare sia una diminuzione del numero degli scaglioni sia una "limatura" della aliquota più alta, che in questo senso non apparirebbe più tanto oscena.
Revisione dei valori che riguardano le deduzioni fiscali con particolare attenzione ai nuclei famigliari numerosi o con problematiche particolari (di salute ed anzianità), tenendo presente anche che chi sta in fasce di reddito "tranquille", ma per l'età raggiunta non ha più familiari a carico, non scivoli piano piano in classi di reddito ( per assenza quindi di casi di deduzione o detrazione ) tartassate da una curva di aliquote progressivamente penalizzante.
Qualora si volesse insistere sul sistema delle detrazioni d'imponibile (perchè non si vuol ridurre l'aliquota minima con il sistema a scaglioni)ecco che andrebbe allargata la tipologia prendendo in considerazione , oltre al quoziente familiare, anche tanti maggiori costi per la produzione del reddito e similari come i costi per i lavoratori (e studenti) fuori sede, non dimenticanto tutta la pletora di tasse che paghiamo ogni anno, ma che non sono oggi deducibili (penso alle varie tasse di possesso, tasse locali ripetitive, tasse su contratti d'affitto, ecc).
Concludendo emerge chiaramente la mia perplessità non tanto sull'idea di riformare (termine tanto di moda in questi mesi come non mai) il sistema fiscale, quanto sul modo con farla e soprattutto dove reperire le risorse per attuarla.
Non dimentichiamoci mai che il popolo italiano è diviso in due parti, sempre e comunque: c'è chi difronte all'Erario trova il modo di diferdersi veramente (sia lecitamente che illecitamente) e chi invece è solo ed inerme!