venerdì, dicembre 05, 2014

RIGORE NELLA POLITICA !

Gli ultimi governi succedutisi alla guda pel paese si sono occupati e sono rudemente stati sollecitati a farlo, delle politiche di rigore, ma in realtà se non avviene in modo concomitante il rigore nella politica tutti gli sforzi saranno vani.
Infatti lo scandalo scoppiato in questi giorni a Roma sempra risultare ancora più eclatante di quello di "mani pulite" avvenuto nei primi anni '90, come nulla fosse accaduto quindi.
Si rende ancora più calzante la battuta che girava allora a Milano: il malaffare non è sparito, ma è ben vivo, soltanto che costa molto di più !
E infatti di scandali successivi ne abbiamo visti parecchi, sino ad arrivare all'ultimo sperando non sia l'ennesimo.
Questo spiega innanzitutto, a pensarci bene, del come l'Italia riesca a stare a galla, nonostante i suoi conti deficitari e le politiche di rigore che non ci fanno risalire la china.
Il malaffare produce ed ha prodotto, non solo a Roma,  costantemente una tale montagna di denaro che questo, anche per gli ignari semplici evasori, costituisce  il carburante per il sostentamento di tante attività legali ancorchè elusive ed evasive.
In sostanza, citando il solo ultimo caso di Roma, la cupola mafiosa ha prodotto tali e tante risorse che proprio perchè non dichiarabili, si sono sparse in mille rivoli alimentando l'economia sommersa, distante magari chilimetri dal punto dove si sono creati i reati principali.
Gli italiani che non son toccati nemmeno di striscio nè inconsapevolmente da questa dannata ricchezza si trovano invece a lottare contro la crisi economica e a reclamare e protestare per veder riconosciuti i propri diritti.
E nel contempo quando si tratta di sintetizzare con il voto le proprie giuste aspettative o lo si fa dando preferenza a novelli o vecchi tribuni oppure molto più semplicemente ci si rifiuta di votare, frammischiando responsabilità e scelte politiche con attività di corruttela, in un groviglio quindi inestricabile da parte poi di chi si trova a governare.
E' a questo punto più che evidente che la Politica deve ritrovare al suo interno la moralità pubblica, il rigore calvinista (anche per gli atei) che spezzi rapporti poco chiari che rischiano di scivolare nella collusione.
Rigore è il concetto che va perseguito senza tregua, perchè il malaffare, lo dimostrano i fatti, trova opportunità anche nelle situazioni più critiche e drammatiche, alla stessa stregua dello scassintore che si aggiorna immediatamente alla uscita di una nuova serratura!
L'abbiamo sentito per il terremoto dell' Aquila e lo riscontriamo ora con la gestione dei profughi migranti da parte delle cooperative che si fregiano di appartenere alla gloriosa Unione delle Coop. Rosse.
Persino nella gestione delle manifestazioni politiche come le "primarie" dove talora non sorgono comitati di sostegno per un candidato perchè lo si ritiene il più valido a sostenere programmi politiche di progresso, ma si preferisce magari quello più fragile ritenendolo più manovrabile e gestibile per proseguire il malaffare, fascendocelo apparire magari come incapace ed inetto.
Oppure per generare un rappresentante di interessi particolari, che non sono altro che privilegi mascherati e non difese di interessi di categoria o di territorio.
E' un meccanismo mafioso, proprio perchè la mafia ed similia nei momenti elettorali non predilige solo e sempre una parte o partito politico, ma la cambia a seconda delle sue convenienze, per poi mollarla alla prima contrarietà o ricorrendo a sistemi violenti .
E evidente a questo punto che il rigore va reimpiantato dalle fondamenta utilizzando tutte quelle risorse sane, che pure esistono e son le più, per far piazza pulita ed attuando una analisi rigorosa e preventiva perchè la gestione politica della res pubblica in tutte le sue forme non può attendere che eventuali giudizi vengano espressi dalla Magistratura.
Nella stessa PA vanno ripensate e rifondate le sue regole di funzionamento perchè la separazione dei ruoli non è più garanzia di buon funzionamento tant'è che ci lamentiamo da una vita che questa spesso produce cattiva burocrazia; ed ora produce ben di peggio.
Nella PA troppo spesso ci sono responsabili ed irresponsabili, mentre invece ognuno, piccolo o grande sia il suo ruolo, deve essere responsabile del suo lavoro nei confronti della colletività.
In fabbrica e nelle aziende c'è il padrone ovvero l'imprenditore ed il cliente e nella PA il "padrone" e al tempo stesso cliente è il cittadino italiano.
Può sembrare una grossa forzatura, ma quando sentiamo che il responsabile del verde pubblico di Roma era a busta paga della mafia capitolina è evidente che i cittadini e i collaboratori insoddisfatti dei risultati hanno ben poco da reclamare, in una situazione in cui conta la busta e non certo fare presto e bene il proprio dovere.
E' del tutto evidente anche che se un dirigente infedele (spesso pagato molto di più del Sindaco o del PdR) pensa a far denaro, il lassismo impera nell'intera struttura, sia essa un ufficio, una divisione o una municipalizzata. 
La bustarella insomma non si limita a far prediligere l'uno anzichè l'altro, ma ad impiantare un malcostume che produce poco o nulla.
Il politico che l'ha poi scelto, se non colluso, deve pagare politicamente e senza indugi il suo errore come avviene in qualsiasi posto di lavoro (persino nel calcio se la squadra non gira il primo che salta è l'allenatore!) 
E questo si può estendere a qualsiasi settore della amministrazione comunale romana visto che questa mafia ha assoldato fior di politici, ma anche dirigenti e responsabili della Amministrazione, comprese le grandi partecipate.
Infatti, fino alla prova del contrario, l'unica che funziona efficacemente  l'Acea perchè è società quotata!
Gli attuali fatti ci fanno pensare che l'attuale aministrazione Marino, data per inetta sino all'altro ieri (ma non sappiamo quale sarà il suo futuro), in realtà sia stata accerchiata e resa innocua, anestetizzata dalla mafia locale; ovvero il giochetto non sia riuscito e quale pertugio per scoperchiare questa pentola l'abbia invece trovata, con l'aiuto della Magistratura locale di recente rinnovata.
E questo spiega perchè al Sindaco Marino sia stata appioppata immediatamente la scorta !
La situazione è veramente drammatica perchè il malaffare ed anche il mal governo ha deteriorato il tessuto sociale sino al limite, tant'è che oggi appaiono spiegabili ampiamente i comportamenti di ribellioni di tanti romani che hanno trovato al fine in queste reazioni il modo per segnalare che le cose così non vanno.
La sommossa contro i migranti profughi guarda caso non è contro di loro in realtà, ma contro chi gestiva questi centri (ed il politico /dirigente collegato)oggi trovati con le mani nel sacco.
Lo stesso vale con il popolo Rom, che ancorchè cresciuto, è radicato a Roma dagli anni ' 50, dove i centri dati in gestione a coop rivelatesi colluse spiegano il degrado in cui si trovano e spiegano le reazioni dei romani, popolo certamente caciarone, ma del tutto non violento ed accogliente.
Per parte sua certi partiti politici cavalcano queste situazioni critiche per raccattar consensi, invece di cercare le vere ragioni e le soluzioni accettabili.
Matteo Salvini bercia contro rom e migranti per mandarli a casa loro, ma si è ben guardato di verificare le cause vere del disagio denunciando e cercando valide soluzioni.
In sostanza: dice "chiudiamo i campi", non accorgendosi che pur chiudendoli il malaffare non muore ma si trasferisce in altri lidi.
Altro evento riguarda l'occupazione degli appartamenti sfitti da una vita (a cui aggiungo la mafia delle occupazioni di quelli già occupati) di proprieta pubblica, vuoti, ma fuori norma o e quindi non riaffittabili; comunque gli occupanti son talmente certi della impunibilità, che in molti casi addirittura se li risistemano a spese loro.
Il che significa che l'andazzo viene da lontano se solo si pensano ad interi fabbricati finiti da anni ma sfitti perchè gli oneri di urbanizzazione sono stati distolti e non utlilizzati per il funzionamento delle abitazioni (rete fognaria, vie, ecc).
Non parliamo poi di altri eventi emersi nello scandalo, anche se non direttamente collegabili (per ora forse) come la gestione delle licenze commerciali degli ambulanti concentratesi nelle mani di pochi gruppi familiari romani, senza che l'ufficio comunale preposto abbia nulla da ridire.
Dico questo non certo perchè son contro ai tanti asiatici che li gestiscono, ma perchè alimentano un giro d'affari sconosciuto al fisco che contribuisce ad alimentare la disgregazione economica del nostro paese.
Ora per primo il PD ha preso l'iniziativa intervenendo sulla sua struttura territoriale commissariata ed il Presidente Matteo Orfini ha una bella gatta da pelare perchè ricostruire dalla fondamenta la struttura politica non è cosa da poco, per la sua ampiezza, per la vicinanza con i poteri centrali.
Occorrerà appunto rigore, decisione e capacità di trovare sostegni politici chiari nella struttura del partito che certasmente ha uomini validi e specchiati.
Da qui potrà nascere un nuovo modello che porti una buona volta alla rifondazione non già e soltanto del partito, ma, per riverbero,  anche per la classe politica tutta, utilizzando tutte quelle forze tecniche costituite da strutture come quella condotta dal Presidente Cantone.
Naturalmente il compito sarà ancora più faticoso in presenza di attacchi esclusivamente o quasi contro il PD anche da parte di facce toste che stranamente hanno ripreso la parola come l'ex senatore Berlusconi che - come fresco giglio bianco - chiede a gra voce pulizia, partendo dall'azzeramento della Ammistrazione Marino a dimostrazione che il cannibalismo stenta o non vuol comprendere che la rifondazione della Politica e del rigore è opera ben più profonda di una semplice anticipazione elettorale. 

martedì, novembre 25, 2014

PATTO DEL NAZARENO AL CAPOLINEA

Riprendo a riscrivere dopo parecchi mesi,non perchè non ci fosse nulla da commentare, anzi, ma perchè ci son stati tanti e tali argomenti trattabili e tanti fatti e conseguenti dibattiti veri o strumentali da creare una gran confusione tali da non riuscire a trovare il bandolo di questa matassa ingarbugliata.
Forse anche stare a vedere come si evolvenano i fatti della scena politica ed analizzarli con un minimo di distacco critico.
Partendo dagli antefatti nella primavera del 2013 il Pd vinse di stretta misura le elezioni politiche che gli hanno dato un premio di vantaggio alla Camera dei Deputati ed una molto più risicata al Senato.
Con il porcellum non poteva essere diversamente al Senato viso che le maggioranze di calcolano su base regionale e usando un vecchio detto, se non si prendono una valanga di voti in più degli altri competiors in tutte le regioni, il risultato è che "poggio e buca farà sempre paro"!
Peraltro non poteva che andar così visto che nella scena politica italiana è apparso il grande fenomeno del M5S e sopratutto è iniziato il progressivo stillicidio dei non votanti, un partito silenzioso - per modo di dire - che vale (nel 2013)un quarto del corpo elettorale.
Ne consegue che l'indicazione collettiva del voto stava a significare: maggioranze chiare non ve ne diamo, arrangiatevi o scornatevi un pò tra di voi ! 
Quel che è successo ce lo ricordiamo tutti: Bersani pagò il risultato modesto alle politiche e gli furono attribuite colpe che nessuno in precedenza gli aveva mai mosso; cominciava insomma la fronda interna, battuta alle primarie del 2012, che già fece saltare le terza grande operazione di Bersani per la scelta e nomina della Presidente della Repubblica (dopo la splendida operazione relativa alla scelta e nomina dei due Presidenti delle Camere).
Fronda che non s'arresta perchè da un lato sosteneva la strategia che Enrico Letta aveva scelto (non resta che trattare con il Centrodestra riprendendo la maggioranza che sorreggeva il Governo Monti) visto che il precedente tentativo di Bersani di trovare accordi con il M5S era fallito, ma dall'altro la risalita della "fronda" proseguiva imperterrita sino alla nomina del nuovo Segretario, Renzi, e successivamente con il cambio spiccio di Letta alla Presidenza del Consiglio (sempre con la medesima maggioranza di Letta).
A distanza di 10 mesi, oggi, di elementi per verificare ciò che si è fatto, cio che non si è fatto ce ne sono a iosa e questo spiega appunto il preoccupante calo di votanti seppur costituito da due esami parziali di Emilia-Romagna e Calabria; se la vasca fa acqua bisogna turare velocemente i buchi se non si vuol restare a secco e già una chiara indicazione è venuta nei mesi scorsi con il crollo degli iscritti .
Peraltro le elezioni europee con risultati inaspettati (compreso l'afflusso alle urne) per il PD dipendono sia dalle aspettative dal cambio di Direzione politica, sia dal fatto che quella legge elettorale è su base proporzionale, laddove gli elettori sanno di poter liberamente scelgliere, ma queste regionali parziali indicano appunto che l'elettorato non è assolutamente soddisfatto di come van le cose; per quel poco che si è fatto, per come lo si è fatto e per quello assai discutibile che si vorrebbe attuare (dal Job act al pagameno del canone TV - tassa di possesso - in bolletta elettrica) e per quel tanto che c'è da fare (il tassametro gira inesorabilmente).
Ora per le "rivoluzioni" che il Premier ha in mente è giunto il momento - se vuol progredire nell'interesse dell' Italia -  di abbandonare la palude nella quale si è infilato, e portare a cottura una buona volta tutti i piatti che ha messo a cuocere ascoltando anche i contributi di tutto l'apparato, se non vuole che diventino dei carboni ardenti.
Innanzitutto leggi istituzionali (elettorale) e costituzionali devono essere riprese senza tentennamenti poichè il progetto di un accordo con FI (Del Nazzareno) si è rivelato inefficace e parziale.
Acuni dicono che non poteva che essere che così, ma quel che conta è il fatto che non hanno prodotto nulla di veramente nuovo, se ci continua a riparlare di modifiche di voti espressi in primavera a giustificazione del fatto che nessuno è contetto del punto di mediazione raggiunto con la conseguenza che l'iniziativa traccheggia in commissione alla Camera.
D'altro canto questa Gente cappeggiata dal Berlusconi non ha in mente leggi più efficaci, ma leggi che attenuino il loro minor peso politico cercando di mantenere il Parlamento di nominati e non di eletti.
Se poi anche il Segretario Renzi ha in mente la stessa idea con i capi lista prescelti - in più collegi -  è bene che se lo faccia passare dalla testa; due brevi conti: se i collegi elettorali sono 100 e al Senato vincessimo 160 seggi vorrebbe significare che solo 60 nuovi senatori  sarebbero scelti senza vincoli dall'elettorato !
Peraltro nessuno mai nel Pd ha deciso che le maggioranze nel partito e nei gruppi parlamentati debbano essere blindate( aggirando in questo secondo caso il principio della libertà di mandato) perchè il bastone del comando bisogna guadagnarselo e saperlo mantenere con i fatti.
Il cambio di maggioranza interna PD, senza tanto scandalizzarsi, è avvenuto senza tante camarille percui deve poter avvenire anche tranquillamente il contrario.
Evidenzio poi che anche questo è uno dei motivi di disaffezione dell'elettorato che non volendo cambiare schieramento  votando partiti opposti, ma scontento del suo,, manda un segnale inequivocabile: così non va per cui sto a casa !
Il voto in Emilia-Romagna ne è la chiara espressione: quei popoli (come quello toscano, umbro, marchigiano, ecc)sono per la grande maggioranza storicamente di sinistra e in questa occasione non ha votato  il 63% degli aventi diritto.
Il Patto del Nazzareno quindi va buttato all'aria, pena la sopravvivenza nella maggioranza del corpo elettorale, e va ripresa la battaglia politica dentro e fuori del Parlamento perchè il grande partito dell'astensione è un corpo indistinto con centomila tensioni e pulsioni che devono essere governati con ragionevoli iniziative, coinvolgendo quindi, riacquisendo consensi per evitare anche le tante  reazioni dell'opinione pubblica su qualsiasi tema chev emergono ovunque in mille rivoli.
Del resto come la conduzione politica del Pd, in collegamento con quella del Governo in carica, viene attuata con decisione all'interno del partito stesso,  non vedo ragione  per cui analoga determinazione non venga usata anche con gli altri interlocutori politici e tutti i corpi intermedi.
Le maggioranze, se necessario,  ce le andremo a cercare e voglio ben vedere se di fronte a proposte ragionevoli non si  trovino sostenitori (Ndc, M5S e Sel)che diversamente verebbero puniti duramente dai propri elettori (M5S docet).
Per essere chiari se da un lato si vuol sostenere la tesi che il Sindacato si muove su schemi antichi (obbiettivamente i Sindacati si muovo oggi ben diversamente da come si muovevano 30,40 o 50 anni fa ricercando non la concertazione ma la contrattazione a tutti i livelli) bisogna anche inchiodare anche le imprese alle loro responsabilità perchè abbiamo ben visto come spesso abbiano mal utilizzato il libero mercato (a cominciare dalla flessibilità dei contratti che hanno raddoppiato l'indice di disoccupazione al primo stormir di fronde).
Del resto il livello di disoccupazione attuale è quello di metà anni '90 sceso progressivamente sino alla metà nel 2007/8, ma evidentemente non era una riduzione"sana" visto che a velocità siderale è riaumentata agli attuali livelli con l'aggravante che la disoccupazione giovanile è inaccettabile come lo è il livello di coloro che il lavoro nemmeno più lo cercano.
Non basta quindi affermare rivolgendosi alle imprese: ora non avete più alibi. 
Si è perso di vista il sano principio (che pur con forti contraddizioni usano i paesi ex-emergenti) che la crescita economica di una collettività deve essere sempre il più possibile armonica, capace di soddisfare tutti i suoi componenti, pena un appassimento e rinsecchimento inarrestabile di tutta la economia; ovvero la stura a reazioni e contestazioni incontrollabili.
In tal senso veniamo da continui errori fatti dai Governi degli ultimi decenni (a parte il bel abbrivio intrapreso dal primo Governo Prodi), dall'insistenza nel voler favorire iniziative imprenditoriali in esaurimento, invece che sollecitare nuove iniziative che producano maggior valore aggiunto a tutte le componenti produttive.
Peraltro su simili iniziative bisogna restare sempre sul pezzo perchè anche queste possono invecchiare velocemente come sta succedendo nella silicon valley italiana di Catania superata da quelle indiane ed asiatiche.
Mi riferisco a tanti sostegni economici dati in passato (dalla Fiat alla Alcoa) laddove si son dati denari, facilitazioni, contributi, ma poi hanno dislocato altrove le proprie attività; troppo comodo: se te ne vai mi ritorni tutti i vantaggi che ti ho dato.
Altre iniziative riguardano la struttura dei servizi e delle commodities come l'elettiricità che costa tanto - soprattutto all'industria -  per effetto del suo uso impoprio di fonte fiscale ed altri ammennicoli(sembra che le bollette aumentino ancora per fornire mezzi pr il rinnovo della rete dell'acqua potabile); si dovrebbero invece sollecitare ancor prima che sostenere la ricerca di altre produzioni o economie per produrre a minor costo (senza andare a pescare altrove le fonti necessarie che gravano sempre sull'economia reale).
Del resto se le risorse, come per il tempo, sono limitiate per  principio, come molta gente economizza su tutto, anche le imprese, pubbliche e private, devono imparare a cercare e trovare forme di risparmio, senza ricorrere al solito ricatto dei licenziamenti e del taglio ai servizi sociali.
Il tutto va ripetuto per le iniziative costituzionali perchè se è un primo passo l'eliminazione delle Provincie come istituzione ad elezione diretta, bisogna cominciare a progettare il passaggio delle competenze e delle risorse a Comuni e Regioni con conseguente modifica costituzionale e in quella occasione, ricercando economie di scala, eliminare un pò di tassazione specifica.
Alche per il Senato poi non si può trovare una soluzione rabberciata che non sa nè di carne nè di pesce: se si punta ad un sistema monocameale occorre aver il coraggio o di eliminare il Senato ovvero, riducendo il perimetro delle competenze, ridurne il numero con una elezione diretta centralizzata in occasione delle elezioni politiche (con riduzione dei componenti legge elettorale permettendo).
Ricordurlo alla nomima in sede regionale, mi sembra una baggianata intanto perchè il Senato se resta deve essere elettivo visto che le funzioni cdhe gli resterebbero sarebbero comunque "pesanti" e poi perchè gravare le Regioni di ulteriori funzioni quando ne hanno già a sufficienza con quelle attuali dia la scusa di farle male.
Inoltre le Regioni sono regolate da regolamenti diversi per cui rischia di uscirne un pateracchio.
Auspico pertanto che Renzi riprenda la retta via, che mediti bene sulle mosse politiche da fare, e le intraprenda senza deflettere; diversamente rischia di auto affondarsi in poco tempo...

 

lunedì, maggio 26, 2014

QUESTA VOLTA NON FACCIAMO I ... BISCHERI !

A spoglio avvenuto delle elezioni europee, i risultati definitivi evidenziano in Italia un exploit inaspettato del Partito Democratico che sfiora il 41% e seguito dal Sel/Tsipras con il 4% che completa le preferenze di Csx
dell'elettorato italiano.
Questo mi fa pensare che anche nelle elezioni amministrative parziali concominanti i risultati non saranno particolarmente difformi, se a quelle Europee il Pd è il primo patito nel nord ovest con il 41%, nel nordest con il 42%, al centro con il 50% e al Sud ed isole con il 35%.
Segue il M5S, ridotto di un quinto dei voti, al 21%, FI al 17%, Lega al 6% e Ncd-Udc al 4%.
La prima impressione che ho è che finalmente l'elettorato si è tolto dalla testa e dagli occhi orpelli  e refrain, urlati dai palchi o sbattuti in faccia nei talk show,  che nelle ultime tornate elettorali l'hanno fatto scegliere inopinatamente e contribuire a risultati inattesi e allo stesso tempo in parte ingiustificati.
Intendo dire che questa volta i votanti non sono stati attratti più di tanto dagli slogan che tendevano a delegittimare gli avversari politici, bensì gli slogan e le dichiarazioni che richiedevano fiducia per poter risolvere i tanti problemi che abbiamo davanti.
Ad onor del vero il Pd questi slogan e queste dichiarazioni le ha fatte pure la volta scorsa per cui il risultato di oggi avrebbe potuto avvenire benissimo alle elezioni dell'anno scorso poichè lo stallo che ne è uscito, conseguenza del voto popolare,  ha prodotto una gestione ordinaria ed ordinata del paese, ma non una accellerazione fantasmagorica tale da giustificare la maggior attrazione politica del Pd di oggi rispetto a ieri.
Va riconosciuto pertanto al Segretario Presidente del Consiglio Matteo Renzi di averci visto giusto, di aver avuto coraggio a strappare lo stallo politico scaturito dalle elezioni politiche, di aver cominciato ad accellerare sul piano delle riforme, programma sul quale ha chiesto sostegno e fiducia, programma che va mantenuto sviluppato e soprattutto attuato in temi ragionevoli.
Certamente si dirà che siano stati usati da Renzi anche modi piuttosto ruvidi, ma in campagna elettorale ho visto tutti - maggioranza e minoranza - prodursi in sforzi per la causa del Pd e pur essendo vicino ha chi si è o è stato messo da una parte, tale comportamento, gli va riconosciuto, ha veramente prodotto qualche cosa di veramente nuovo che ha attratto i voti che oggi riscontriamo.
Sarebbe preoccupante invece che il risultato fosse esclusivo merito del "cambio di cavallo", della personalizzazione quindi del Partito e del voto, non tanto perchè non ci debba essere un leader riconosciuto ed apprezzato, quanto nel fatto che il voto sia collegato più alla persona e a come si presenta, , che a quel che dice e si impegna a fare e che poi farà.
Abbiamo visto che risultati hanno ottenuto due grandi calcatori di palcoscenico, laddove a Berlusconi che continua a far trasparire la peste rossa, il partito delle tasse, gli impianti dentari per anziani bisognosi e le pensioni minime a mille euro (che centrà con i progammi della Ue?) credono sempre in meno; a Grillo che urla a destra a manca come un forsennato, con il rischio di un colpo apoplettico, promesse fantasmagoriche di estirpare anche le erbacce sotto i piedi, ridotto bruscamente di taglia (da XXL a XL).
Giustamente l'elettorato non pu limitarsi a premiare sempre e soltanto le buone intenzioni come fatto in passato (peraltro il Csx è stato premiato per quel che proponeva e punito per quel che non ha fatto a diffeenza di chi ilconto non l'ha mai pagato) ma i risultati obbiettivamente ottenuti, senza giustifcazioni di sorta, per cui il Pd faccia tesoro di questa larga apertura di credito e concretizzi una buona volta quello che propone di fare, anche se implica cambiamenti radicali (il nuovo spesso spaventa).
Naturalmente gli inerpreti attenti ed esperti dei voti espressi cercheranno di sminuire il risultato ottenuto, sostenendo che il Pd si è spostato a dx perchè ha imbarcato i voti usciti dal Centro e da Fi del Cdx, ma in realtà se così fosse non ci sarebbe ragione di aver votato il Pd e questi elettori avrebbero rivotato Fi.
Il Pd, ad di la della sua collocazione geografica (un Gps potrà andar bene ?) ha pescato voti nell'elettorato tutto sia in quello che gli ha riconfermato la fiducia, sia in chi, in precedenza ha prefrito il M5S, i partiti di Centro ed anche nel Centrodestra;  quindi, caso mai, è chi ha votato a destra che oggi ha votato in parte a sinistra.
Siamo comunque alle Elezioni Europee e l'exploit del Centro Sinistra  in Italia che in Grecia non fa il paio con risultati deludenti della Sinstra in Spagna e Francia, mentre si conferma al primo posto il PPE e crescono i vari partiti anti qualche cosa che sommati insieme (anche se è difficile perchè disomogenei) rappresentano il 40-45% dei voti espressi.
Questo è un bel busillis per le cose che Ue dovrebbe fare e correggere, per se e per il ruolo che l'Europa deve avere nel mondo, perchè mai come ora anche qui saranno necessarie - ci piaccia o meno -  larghe intese tra Ppe e P&D poichè alternative diverse se questi sono i risultati non ne vedo proprio.
Ne consegue che gli sviluppi della politica europea saranno per forza di cose complicati e lenti e non sarà facile sostenere gli interessi di uno stato rispetto ad un altro se non sarà chiaramente dimostrabile che quel cambiamento potrà giovare alla linea dell' Unine e soddisfare soprattutto principi di ragionevolezza.
Tornando al Governo Renzi penso che non ci si deve assolutamente ubriacare con una vittoria così scintillante ed ampia, ma concretizzare in modo ficcante il programma sin qui inbastito e in parte avviato, lasciandosi alle spalle la, ritengo, folle idea di far saltare il banco ad andare subito ad incassa il vantaggio con elezioni anticipate.
I partiti presenti in Parlamento sanno perfettamente quali sono i rapporti di forza elettorali oggi potenziali, per cui in questa ipotesi di nuove elezioni politiche si sancirebbe una maggioranza ancora più ampia; ne consegue che nelle cose da fare subito il Pd ha il coltello dalla parte del manico e può dettare le sue preferenze su tutte le iniziative - con chi ci vuol stare - a cominciare dalla correzione della proposta di legge elettorale (slegata nei meccanismi dalle ipotesi di vittoria elettorale), a quella della trasformazione del Senato, alla legge anticorruzione, al falso in bilancio, alla riforma della legilazione in materia i processi civili e penali, alla riforma del lavoro, delle politiche industriali (dove imprese e lavoratori devono reciprocamente fidarsi con precisi impegni l'uno dell'altro), e via discorrendo.
Grave errore sarebbe tentare il colpo grosso subito perchè ancora una volta resterebbero ferme le iniziative che servono subito al nostro Paese in attesa di una maggioranza costruita su una legge elettorale (se votata l'attuale bozza) che porterebbe favori di cui il Csx tutto non ha bisogno.
E soprattutto passerebbe parecchio tempo per riavviare la macchina di Governo, tempo prezioso che l'Italia non si può permettere di sprecare.

martedì, aprile 08, 2014

ANTI EUROPEISMO ANALFABETA E EUROPEISMO NUOVO

Ci stiamo avvicinando alle elezioni europee del 25 maggio a grandi passi e si sentono argomentazioni da parte di partiti politici o movimenti nuovi e vecchi che mettono in discussione le scelte politiche nate a Roma ancora nei primi anni cinquanta e sviluppatesi poi progressivamente sia sul piano politico che su quello monetario sino a giungere alla costituzione dapprima del Parlamento Europeo, seguio dalla nascita della UE allargatasi prigressivamente a 27 siati e all nascita della moneta unica..
La novità politica in queste imminenti elezioni, è l'elezione con sistema proporzionale, non solo dei parlamentari come avvenuti in passato, ma soprattutto del Presidente della Commissione Europea sino ad oggi eletto dai governi, poteri esecutivi, degli stati membri.
Si sente purtroppo parlar poco, ancorchè in modo critico,  di quello che si dovrebbe attuare in modo sistematico per attivare nuove funzioni e linee di governo europeo che ne migliorino l'azione che si possono sotanziare nel principio dell'autonomia che faccia una buona volta decollare una Europa Federale.
Una azione auonoma quindi che si sleghi dai condizionamenti degli stati aderenti che troppo spesso incidono sull'azione politica per difendere interessi particolari dello stato federato e ritardando invece la nascita di processi che pur tenendo conto dei contributi degli stati membri sviluppino nuove iniziative utili alla intera unione.
Si sente invece parlare molto di più di moneta unica, l' Euro, e dei danni che questa in 12 anni avrebbe prodotto e delle intenzioni velleitarie e folli di alcuni partiti e movimenti che vorrebbero portare addirittura o ad un euro a due velocità o ancor peggio alla uscita dall'Euro da parte di alcuni stati membri (invece di pensare a come far rientrare nell'euro gli stati che ancora godono della loro moneta domestica).
L'ultimo passo sul piano monetario è stata la nasciata nel 1999 della nuova moneta, l'Euro, che ha messo in soffitta l'Ecu, l'unità di conto attivata nel 1989, è diventata poi moneta reale nel 2002.
Già allora l'ignoranza voluta e strumentale ha portato a contestare i rapporti di concambio, come avvenne nei primi anni di questo secolo, con Berlusconi di Fi , che contestò il cambio a 1936,27 sostenendo che il rapporto negoziato dal Governo Italiano avrebbe dovuto essere di circa 1500 lire, ovvero una rivalutazione artificiosa che faceva a pungi con i rapporti di cambio vigenti al tempo.
Ricordo che l' 11 settembre 1992,  l'Italia usci dal "serpente monetario" (Sme) perchè la lira si era svalutata pesantemente, tanto che un Ecu era schizzato ad oltre 2200 lire ed un marco a poco meno di mille lire, per cui nel 1999, quando fu fissata la parità a 1936,27, tale rivalutazione fu frutto delle gestioni del Governi susseguitisi dal 1992 ed obiettivamente non era possibile premere per un favore dei partner europei che riconoscessero una ulteriore ed ingiustificata rivalutazione.
Tutto questo breve riassunto  serve per analizzare sia le valutazioni di queste entità politiche che lo denigrano, sia le prospettive che ci attenderebbero se le loro aspettative venissero riconosciute.
Sarebbe una operazione inversa a quella fatta nel 1999, ma i risultati che ne emergerebbero sarebbero catastrofici per tutti gli italiani, nessuno escluso.
Lega (ed in parte M5S) afferma che l'euro è stata la nostra dannazione e come spesso accade si accusa il prossimo per distogliere l'opinione pubblica dai propri ed altrui errori.
L'euro ci ha dato una grande opportunità che i nostri Governi non hanno saputo cogliere appieno perchè dalla sua fondazione l'Italia ha cominciato a godere di parecchi vantaggi: stabilità dei cambi (anche se il Usd er parecchio rivalutato valendo circa 0,88 cent per euro), stabilità di bassi tassi d'interesse accompagnati da una flessibilità dei rappori di lavoro.
Questi vantaggi potenziali non sono stati sfruttati dalle gestioni politiche di questi ultimi 12 anni perchè le politiche economiche e industriali non hanno proseguito il processo avviato già dal 1996; basti pensare che nel quinquennio 1996-2001 il Pil italiano è cresciuto più del doppio della crescita del debito delle Stato, mentre nel quiquennio successivo è avvenuto proprio l'opposto.
Se quindi le oppotunità date non sono state sfruttate, questo non dipende dalla nuova moneta, ma dipende dagli errori commessi dall'Italia nel suo insieme (Imprese, Lavoratori, Governi, Sindacati, Associationi Datoriali, ecc); anzi l'adesione alla moneta unica ha attenuato gli effetti di questi errori e ci ha imposto azioni di rigore per evitare il tracollo.

Ora che con fatica (le recenti espressioni di voto degli italiani indicano che non son chiari e netti i sentieri da percorrere) si stanno tentando azioni di rilancio e riforme strutturali dello Stato nelle sue varie forme (istituzionali, costituzionali, lavoro, fiscale, industriale, ecc) ipotizzare una retromarcia per tornare alla lira significa vanificare in primo luogo i sacrifici (e non son pochi) fatti sino ad ora e soprattutto creare una china ancor più lunga da risalire.
Il M5S forse in modo più lineare sostiene la tesi di tornare implicitamente alla lira svalutanto il debito dello Stato, che tecnicamente non sarebbe più rimborsabile totalmente a scadenza, perchè solo con meno zavorra al collo l'Italia sarebbe in gado di ritornare a navigare in acque tranquille,ma dimentica di dire che una operazione di questo tipo implicherebbe una reazione collaterale a catena per tutti gli altri valori e soggetti economici.
Infatti il debito dello Stato   è detenuto sia da investitori internazionali , sia da investitori interni, privati e finanziari per cui  tutti questi soggetti dovrebbero registrare perdite parecchio negative, con una reazione a catena su tutti coloro che interagiscono con questi soggetti siano essi creditori che debitori.
Un solo esempio: le famiglie che investino in titoli di stato o in fondi monetari (che investono a loro volta in titoli di stato) si vedrebbero tagliare i risparmi e questo inciderebbe sulla economia di milioni di famiglie appunto, sulla loro capacità di spesa, d'invesimento, di rimborso di eventuali debiti .
Non parliamo di una qualsiasi banca italiana che oltre a detenere titoli di stato emette anche strumenti di raccolta come le obbligazioni bancarie il cui corso si deprezzerebbe immediatamente in quanto per effetto delle perdite sui titoli di stato diminuirebbe fortemente la sua affidabilità al rimborso integrale a scadenza.
Non parliamo poi dei tassi di qualsiasi genere, sia a debito che a credito quindi,  perchè schizzerebbo verso l'alto; chi si fiderebbe a tassi bassi come quelli odierni a prestare denaro ad un soggetto come lo Stato Italiano che ha appena  "scontato" il suo debito ?
Peraltro l'aumento dei tassi non sarà mai a compartimenti stagni e questo significa incremento dei prezzi, diminuzione dei consumi (le retribuzioni non hanno forme di rivalutazione automatica) e conseguente calo della produzione e dei posti di lavoro.
La Lega è ancora più rozza nelle sue indicazioni per cercare di ottenere consenso politico; l'ultimo esponente sentito è stato Salvini ieri sera.
Semplicemente sostiene che se si facesse l'operazione inversa al quella del 1999, ogni 100 mila euro avremmo invece 193,627 milioni di lire, guardandosi bene dal dire che sarebbe fortemente probabile (il corso dell'euro è la sintesi delle economie - più o meno buone - degli stati che la compongono) che ne seguirebbe una svalutazione assai consistente della lira rispetto alle altre monete, euro compreso e si innescherebbero dei processi ancora più complicati e terrificanti per la nostra economia di quanto già detto riguardo agli effetti della "ricetta" M5S.
E' vero che la svalutazione massiccia della lira favorirebbe le esportazioni, ma innanzi tutto la Lega dimentica che delle svalutazioni competitive del recente passato non si è fatto alcun tesoro (il debito dello Stato stà li a dimostrarlo); eppoi pur essendo il secondo paese manifatturiero lo siamo con molte materie prime di importazione per cui trasferiremmo il maggior guadagno dall'export al maggior costo dell'import (o viceversa) con vantaggi quindi assai più limitati.
Peraltro l'export non rappresenta la totalità del nostro Pil per cui gli effetti collaterali sull'aumento dei prezzi interni sarebbe evidente, con conseguente riflesso sul calo dei consumi e quindi della produzione e della occupazione; tutti elementi questi di cui non abbiamo assolutamente alcun bisogno!
Quello che manca invece al dibattito sono chiare proposte per migliorare ed efficentare la struttura politica della UE , allagando o modificando i temi di inervento.
Partendo da un tema come quello monetario per esempio non si ha il coraggio di proporre e quindi di affrontare il miglior funzionamento e funzione della Bce.
La Bce si occupa per mandato ricevuto dalla UE del controllo dell'inflazione e quindi dei prezzi (agendo sul tasso di riferimento), ma in un vero stato federale dovrebbe avere funzioni monetarie simili a quelle della Fed americana, mentre nel nostro caso questa assenza ne limita l'azione se si escludono interventi che strardinariamente ha attuato nel recente passato quando finanziò per mille miliardi il sistema bancario europeo, a corto di liquidità.
Peraltro si appresta ad operazioni "non convenzionali" per difendere l'economia europea che sembra aggredita dalla recessione imminente e dalla caduta dei prezzi, ma si tratterebbe ancora una volta di una operazione straordinaria, mentre quel che serve è un nuovo mandato organico che le consenta anche di influire anche sui rapporti di cambio con le altre monete immettendo moneta che per esempio possa contenere la rivalutazione dell'Euro che continua sin dalla sua nascita.
Basti pensare che il rapporto con l'Usd nel 1999 era di circa 0,88 cents mentre ora è intorno ai ,137 cents!
Per giungere a questo occorre un diverso atteggiamento verso la sua funzione da parte degli stati aderenti alla moneta che vedono queste nuove possibili funzioni traslate sulgli interessi della propria economia interna che come sappiamo diverge non poco tra stato e stato; basti pensare alla Germania alla quale una svalutazione controllata dell'euro interessa poco, ma vi si oppone fortemente perchè vuol evitare che stati spreconi invece ne approfittino per non risolvere le loro diseconomie interne.
Manca una filosofia generalizzata degli stati UE  che mettano al centro il principio di stretegie per il bene comune dell'Europa, perchè non va dimenticato che i vantaggi degli stati più virtuosi sono comunque connessi  allo stato dei paesi in situazioni meno floride; basti pensare che parte consistente dell'export tedesco è rivolto a paesi dell'unione come Francia, Italia, Spagna, ma se le economie di questi dovessero aggravarsi, ne soffrirebbe anche la Germania stessa, costretta a sostituire la contrazione di questa fetta di mercato, con altri emergenti, sempre che siano economicamente ricettivi.
Altro aspetto riguarda la differenza tra stati aderenti alla UE e gli stati aderenti all'Euro; basti pensare che il "socio" di maggioranza della Bce è il Regno Unito nel quale però circola ancora la sterlina.
Qui il lavoro da compiere è ancor più complesso e delicato, ma ciò non di meno è uno sviluppo politico che va perseguito con decisione.
Altro tema connesso riguarda i trattati fondamentali che vanno forse aggiustati perchè hanno dimostrato in taluni casi la loro fragilità; mi riferisco alle regole che organizzano il sistema bancario europeo che è misto, mentre varrebbe la pena valutare la possibilità di passare al sistema che separa la banca commerciale da quella d'investimento (funzionato egregiamente in Europa sino a metà degòli anni 90) , visto che i trattati di "Basilea" non si sono rivelati efficaci nei momenti economici critici.
Infatti molte sono le banche europee che impiegano, oggi, oltre la raccolta fatta, connettendo tali impieghi, nelle varie forme erogate, ai rapporti patrimoniali previsti, ma la crisi finanziaria sorta nel 2007 e la susseguente crisi economica non ancora terminata, hanno evienziato che in molti casi i parametri sono saltati e le inegrazioni di capitale proprio per la fase attuale, sono più complesse da attivare.
Temi da accentrare a livello UE ce ne sono parecchi altri che possono creare crescite armoniche di temi comuni o strumenti di sostegno di altri temi comuni.
Penso per esempio al tema della difesa, al tema della gestione dei confini, al sostegno generalizzato e qualificato dell'occupazione, dell'ambiente, i rapporti internazionali extra europei, ecc.
Certamente in un Europa di circa 500 milioni di abitanti i contributi e gli apporti per creare ed affrontare temi di interesse comune non possono che essere assai numerosi, tenendo ovviamente in conto anche la molteplicità delle famiglie politiche sia storiche che nuove espresse dall'elettorato.
Si è creato e si creerà un brainstorming certamente perfetta, ma del tutto utile all'interesse dell'Europa stessa che non dimentichiamolo è valido interlocutore di analoghe grandi democrazie come gli Usa e grandi stati ad economia crescente come la Cina, India, Basile, Russia, ecc.
Questi sono i temi, ed altri analoghi che potrebbero essere il vero tema di discussione e dibattito per il futuro della UE, mentre le proposte revansciste (anche in altri stati come la Francia) rischiano di creare illusioni che non avranno, nonostante i singoli eventuali risultati, alcun tangibile respiro.
Un pò come la Lega che cavalca disagi reali proponendo da un lato non l' autonomia delle Regioni , ma l'indipendenza del Veneto,  dall'altro l'uscita dalla UE, portanto l'Italia ad un agglomerato di stati regionali, come se il 1861 non ci fosse mai stato !

sabato, marzo 22, 2014

I SUONATORI CAMBIANO, MA LA MUSICA PARE LA STESSA

Dopo oltre 80 giorni riprendo la penna colpito e frastornato da tutto quel che è accaduto nel frattempo.
Terminavo il mio ultimo post con " Ora il neo segretario Renzi è alla prova dei fatti sin da subito e vedremo che diversa e soddisfacente pressione, riuscirà ad imprimere a questo prosieguo di legislatura." ed effettivamente di fatti ne son accaduti parecchi a cominciare dalla discesa in campo di Matteo Renzi avvenuta in modo brutale con l'intenzione, penso, di creare una netta separazione tra il Governo Letta e il Governo attuale; ovvero di prendere in prima persona le redini della coalizione per darle la propria impronta e non attendere, inerte ed inerme, lo scorrere degli eventi.
Sul fatto che non sia stato eletto alle elezioni come leader del Pd obiettivamente è certamente singolare, ma non mi sembra un anatema, anche perchè il Premier viene nominato dal Parlamento e più d'uno può essere il motivo per cui questo evento si possa verificare.
Certamente sarebbe stato meglio che lo fosse stato, ma anche qui sono ormai saturo degli slogan per cui un Berlusconi viene decantato come eletto da milioni di elettori, come se un Bersani fosse stato eletto solo da quattro elettori.
Nella vita politica non si sa mai che cosa possa capitare: potrebbe anche accadere che un candidato premier diventiper scelta eccentrica del Parlamento  invece il  PdR, ma ciò non vuol dire che per questo si dovrebbe riandare alle elezioni anticipate.
Come peraltro non è assolutamente accettabile nè tolerabile che un condannato alla galera la possa sfangare perchè votato da milioni di elettori ! 
Effettivamente il precedente governo è arrivato ad anno nuovo, dopo aver tenuto botta ai continui attacchi alla sua stabilità da parte di Berlusconi e del Pdl, in disgregazione, acuitisi a partire da inizio agosto fino a fine novembre, decisamente esauto, ma la formula scelta non si sta dimostrando nè efficace nè azzeccata.
Tutti i veti incrociati che son presenti nella vita di ogni nostro Governo, sono ancora tutti li, anzi se ne sono aggiunti di nuovi per cui il Premier Renzi sta toccando con mano che le sue accellerazioni su tanti temi di lavoro governativo incontrano resistenze e muri di gomma vari.
Infatti la prima mossa, faticosamente (ma non poteva essere che così) è andata per la prima parte in porto con l'approvazione di una nuova legge elettorale maggioritaria solo per la Camera del Deputati, che dovrà essere esaminata e votata ora dal Senato della Repubblica.
Sul modo in cui si è giunti al risultato che va comunque migliorato) molti addossano la responsabilità a Renzi di aver resuscitato politicamente Berlusconi, ma obiettivamente occorre ammettere che solo ampliando le convergenze anche ai partiti di opposizione (almeno i più grandi) era possibile creare una nuova legge; diversamene il Pd di Renzi si sarebbe trovato esattamente nella stessa identica situazione di stallo in cui si son trovati dal 2006 in poi i suoi predecessori (accusati ingiustamente di non aver fatto nulla).
Il "consultellum" incombeva e certamente, se la pronta disponibilità ad un accordo l'avesse data per primo il M5S (ma abbiamo visto l'atteggiamento del M5S sin dell'incontro con il Premier incaricato), sarebbe stata tutt'altra storia, probabilmente con una legge elettorale più gradevole, ma questo implicava da parte del M5S un cambiamento di strategia visto che avrebbero dovuto confrontarsi e costruire la nuova legge con "morti che camminano".
Peraltro la legge in questione va a braccetto con le modifiche costituzionali di Senato e Art. V e non s'è ancora capito come la pensi al riguardo il M5S, per cui anche trovato il primo accordo ne occorreva un secondo ed un terzo conseguente per chiudere il cerchio delle riforme isti/costituzionali.
Dopo di questo le iniziative in gestazione sono molte, ma quando si cerca di affondare il colpo ecco che emergono le resistenze da ogni parte, in Patria e in Europa.
Certamente la strategia di darsi un obiettivo chiaro (crescita dei consumi interni) e su questo costruire le coperture è buona cosa, ma il contrasto che emerge deriva spesso dal fatto che si pensi di più a quanto gradiremmo ottenere, da quanto obiettivamente è possibile ottenere.
Intendo dire che se è corretto individuare la chiave di rilancio dell'economia interna, nella fattispecie l'incremento delle disponibilità  dei lavoratori sino a 25 mila euro di reddito lordo annuo, le altre fasce debbono putroppo attendere un giro poichè è evidente che se le risorse vengono spalmate su una fascia più ampia i risultati attesi non possono essere i medesimi.
Peraltro il Governo Letta ha già deciso e messo a bilancio altri interventi con effetto 2014 che interessano altre fasce di reddito ed altre categorie, per cui non ci si può aspettare che ogni volta che s'apre il portafoglio ce ne sia una briciola per tutti.
Avendo colpi limitati da "sparare" occorre utilizzare quello che ragionevolmente può fare centro.
La nota dolente si apre invece sul fronte delle coperture perchè non mi sembra proprio che i meandri su cui andare a racimolare i mezzi siano i più utili, convincenti e credibili.
Infatti chi si vedere restringere la cinghia trova il modo di reagire rumorosamente; penso alle retribuzioni dei manager di Stato che hanno provocato pronte proteste,  foriere di iniziative anche legali.
In questo caso la soluzione, se si vuole la si trova; non si vuol irresponsabilmente accettare un ridimensionamento dei compensi ? Benissimo ! Allora il Ministero dell'Economia intruduce per l'Irpef una aliquora aggiuntiva del 63% oltre i redditi lordi di 239.181 ed è fatta, con l'avvertenza ovviamente di mettere sotto stetto controllo i relativi contratti di lavoro !
Certamente il risultato non sarà esaustivo per le necessità prodotte dall'obbiettivo dato, ma intanto si comincia ad insinuare nella mentalità di tutti gli italiani che non è sufficiente protestare e auspicare nei sacrifici degli altri, ma bisogna saper anche accettare di fare equamente la propria parte.
Non basta quindi essere ficcanti nelle proposte, ma occorre esserlo altrettanto nei risultati che devono esser certi e non ipotetici.
Sarebbe, questo si, un cambiamento di passo vero che darebbe una buona volta credibilità e si riverberebbe in tutti i tasti che o oggi  o domani si dovessero andare a toccare.
Sarebbe quindi un nuovo modello di comportamento da generalizzare visto che anche i recenti fatti oggetto della Magistratura stanno a dimostare che i disonesti non hanno assolutamente alcun ritegno a perpetrasre il malaffare anche in settori dove l'Italia ci cioca la faccia davanti al mondo intero.
Mi riferisco all' affaire Expo - mancano 400 giorni all'inizio - nel quale emergono, se provati, reati gravissimi che dimostrano l'indecenza e l'impudenza di imprese e politici .
Altri risparmi riguardano la P.A., ma anche qui se l'obiettivo roboante di tagliare ancora il monte dipendenti (85mila) va concretizzato con la ricerca certosina delle possibili economie nelle vaste maglie della P.A., tenendo conto anche della destinazione di questi lavoratori (in pensione, riallocati, ecc), va parimenti affrontato il fenomeno dei lavoratori precari; non è infatti una pinzillachera poichè conosciamo troppi casi di dipendenti precari occupati da decenni, neanche fossero dei fantasmi dimenticati dalle varie  amministrazioni.
L'altro grande tema è il lavoro e la sua liberalizzazione, ma anche qui, in troppi, anche l'Europa, si lasciano confondere dalla forma, ma non guardano alla sostanza.
Sul tema il Governo Berlusconi (se mal non ricordo nel 2001-2006) sosteneva che i contratti di lavoro a tempo fossero solo il 20%, ma che nel giro di due anni si andavano a stabilizzare, mentre oggi vediamo che il precariato è cresciuto a dismisura tanto che sappiamo che il 77% delle nuove assunzioni è a tempo determinato e che  ogni anno avvengono circa 4 milioni di cessazioni di contratti e 3,6 milioni nuovi rapporti di lavoro (alla faccia della stabilità).
Ne deduco quindi che rincorrere l'articolo 18 della legge 300/70 (che si applica ricordo nelle aziende oltre 15 dipendenti) sia rincorrere ormai purtroppo le nuvole o quasi, perchè ormai la quantità di contratti a tempo determinato è ormai "stabilmente" maggioritaria sul totale dei dipendenti occupati.
Ma questo non sarebbe nulla se come sopraconto non ci fossero spesso, tropo spesso, dequalificazione professionale e bassi salari !
Allora la strada è, deve essere, un'altra e riguarda in modo più ampio sia gli inrizzi di politica industriale sia accordi se li vogliamo, "alla tedesca" con una sorta di cogestione (che abbiamo rifiutato moltissimi anni fa) nella quale le parti, tutte le parti, devono essere inchiodate alle proprie responsabilità.
L'abbiamo visto sin troppo bene: in oltre 10 anni di contratti flessibili la nostra economia, la nostra manifattura (che resta la seconda in Europa grazie all' export) si è bloccata e nessun governo, per egoismi elettoralistici, ha avuto il coraggio di affrontare con rigore il problema.
Peralto ve l'immaginate voi la resa di un rapporto di lavoro con una simile velocità di ricambio ? Un neo assunto non fa a tempo ad ambientarsi che già deve cominciare a pensare di cercarsi un altro posto di lavoro nel caso non venga riconfermato e il datore di lavoro che utilizzo efficace nel processo produttivo ne potrà mai fare ? Non saranno mica tutti potatori di vigne ?
E evidente quindi che se radicalità ci deve essere nella azione generale del Governo attuale questa deve essere profonda e tagliente poichè diversamente i risultati stenterebbero ad arrivare e quando quindi ci presentiamo in Europa mi sembra evidente che tutti possono restare parecchio perplessi e dubbiosi.
Anche in questa iniziativa le soluzioni prospettate mancano di nerbo, di rigore per cui nel necessario e dovuto dibattito parlamentare si apriranno le cateratte degli emendamenti che mireranno a edulcorare ora un articolo, ora un comma.
I pilastri su cui poggiare l'azione nel comparto lavoro sono due dicevo: la politica di indirizzo industriale che va sviluppata anche con il confronto con le associazioni di categoria e su queste innestare eventuali sostegni temporanei non a fondo perduto;troppo spesso assistiamo a contributi di settore (che pagano spesso i consumatori/contribuenti come per le energie rinnovabili) quando finiscono o si riducono le imprese chiudono o si trasferiscono a dimostrazione quindi che spesso l'aiuto non è sevito per facilitare la fase di start up, ma per fare semplicemente e comodamente quattrini.
Sulla burocrazia occorre intendersi bene perchè questa è frutto principalmente dalla pletora di leggi e regolamenti introdotti per diffidenza, favorendo da un lato la rendita di posizione dell'appatato statale che sguazza nella montagna di regolamenti, ordinamenti, leggi e leggine e ingessando il sistema sino a bloccarlo dall'altro.
Occorre quindi girare la frittata: poche regole chiare e punizioni esemplari e veloci in caso di illeciti o reati.
Secondo pilastro i rapporti di lavoro dove deve vigere assolutamente la reciprocità di diritti e doveri, per evitare le furbizie che endono spesso le parti diffidenti tra di loro.
E' evidente che tutto questo richiede un arco temporale un pò più ampio dei temi stretti che il Governo Renzi si da, ma è evidente che non è solo la velocità con cui si può puntare, ma soprattutto un'alta qualità del risultato.
Ecco perchè sul piano internazionale, in sede Ue, questi primi atti del Governo vengono letti con attenzione, ma con altrettanta diffidenza; come non capirli ?
Nel giro di niente si son visti sparire il Governo Letta e non possono certo essere impressionati e pronti ad abboccare a quanto dice il suo nuovo Sostituto, chiunque esso sia!
Peraltro, se la fase dei sacrifici è passata, ora nella fase del rilancio dobbiamo dimostrare di saper mettere  mano ad un serie di iniziative che si dimostrino nell'immediato futuro veramente efficaci.
Rinegoziare le regole può certamente contribuire,ma occorrerà tempo e soprattutto occorrerà far vedere che l'inversione di tendenza è veramente stata imboccata per poter avere veramente voce in capitolo per proporre ed ottenere modifiche .
Tutto quel si sente dire sull'Unione Europea (con elezioni guarda caso imminenti) sono temi e slogan che mirano più a cercar falso consenso che molto spesso non si riuscirà a soddifare, che toccate temi e tasti che veramente portino ad uno sviluppo della Ue.
Son dodici anni che abbiamo fatto l'unione monetaria, ma abbiamo proseguito gran poco sul piano dell'integrazione effettiva sia politica che economica (se non con un pò di trattati ed accordi che regolano, ma al tempo stesso ingessano soprattutto i paesi più fragili); basti pensare che la Ue è a 27 stati, ma solo 18 stati hanno adotatto l'euro e questo è un vulnus non da poco ; è come se negli Usa su 51 sati solo 33 utilizzassero l'usd!
Quel che dobbiamo fare, dice il Premier Renzi, lo sappiamo: ecco è veramente da qui che occorre cominciare a "cambiare verso" prendendo il coraggio per abbattere veramente piccole e grandi rendite di posizione e forti di questo potremmo il semestre prossimo condurre più autorevolmente l'Unione Europea rinnovata con nuove elezioni.