sabato, gennaio 05, 2013

SOVRA ESPOSIZIONE MONTIANA

Ecco che dopo le prove di volo del Centro, in pochi giorni la formula sta prendento corpo e fra pochi giorni conosceremo gli schieramenti degli uomini che si presenteranno alle urne per ottenere consenso sulla loro proposta politica.
La vecchia idea che Casini persegue dal 2006 (ci ha messo ben 12 anni per capire che la precedente allenaza era tarlocca) prende alla fine corpo con un capofila, il Premier dimissionario Monti, che dovrebbe costituire un collante eccellente per costruire una alternativa al Centrodestra che si è dimostrato un coacervo inconcludente e dannoso per l'Italia.
Per certi versi questa è una vera fortuna perchè gli orienamenti di parte dell'elettorato che non sono disposti a traghettare il loro voto sino al Centrosinistra rischierebbero di risolversi nel voto populista di Grillo o peggio ancora nell'astensione di massa, già vista recentemente alla regionali in Sicilia.
Non si può dire comunque che il bipolarismo sia una formula morta e sepolta poichè sono gli orientamenti al voto che determinano di volta in volta, su una pluralità di proposte, la creazione di due o più poli e questa volta è probabile che ne vedremo, tra grandi e piccoli, parecchi (oltre che da una diversa legge elettorale non voluta da Udc che insiste sulle preferenze e il Pdl che insiste nel voler nominare i propri candidati).
Saranno le alleanze, se necessarie, a creare schieramenti più compatti perchè saranno le convergenze di programma che le sosterranno.
Quel che non mi aspettavo però è la salita in campo del Pof. Monti con tale determinazione e irruenza che ci fa scoprire un leader deciso e meno garbato di quello che abbiamo conosciuto e a ben pensare, il suo a plomb,  non noascondeva cretamente incertezze visto l'operato di qusti ultimi 13 mesi (nonostante le manipolazioni imposte dalla strana maggioranza).
Monti afferma in sostanza che si è deciso a salire in campo riproponendo la parte incompiuta del suo programma e, riscontrando un certo consenso e convergenza da parte di alcune forze politiche, ha completato l'opera ieri con la presentazione dei simboli poichè avrebbe il timore che le cose fatte sino ad ora vengano stavolte da altri schieramenti rendendo vani i sacrifici richiesti agli italiani.
Il premier dimissionario - senatore a vita della Repubblica - con  velocità siderale si è trasformato in leader di coalizione usando formule sulle quali certamente l'elettorato rifletterà.
La costruzione è comunque calata dall'alto con la selezione di rappresentanti della società civile e di politici già sperimentati ai quali vengono posti una serie di "tralicci" che porteranno senz'altro a novità non indifferenti; ma questo fatto sarà ancor più importante del progamma stesso perchè sarà la capacità di attrazione dei singoli candidati a contare.
Diversa cosa accade nel Centrosinistra dove la formazione delle candidature nasce sostanzialmente dal basso con l'innesto di alcune deroghe e la selezione di esponenti della società civile che convergano comunque sul programma già scritto.
L'attenzione del ceto politico e dei media è stata mirata sulla formula delle Primarie di Coalizione e quelle di Selezione, più che altro per vedere se questo fatto "rivoluzionario" attuato nonostante il "porcellum" fosse un fallimento o meno.
Con gli ottimi  risultati ottenuti chiaramente leggibili dall'opinione pubblica, invece si glissa preferendo sentire le sparate del vecchio premier Berlusconi ed oggi alla novità del premier Monti.
Quel che fa ancor più specie sono gli attacchi che Monti fa al Centrosinistra evidenziando - a suo dire -  dei difetti politici che sino a ieri non sono mai stati rinfacciati durante il sostegno parlamentare al Governo uscente.
Che Monti sostenga di essere un moderato non mi stupisce; del resto sia  Bersani che  Vendola lo sono.
Quanto alle politiche che intenderebbe attuare Monti sostiene di essere radicale soprattuto nell'affrontare le riforme necessarie a modernizzare e rilanciare l'Italia, mentre parte della Sinistra - che altri accusano d'essere radicale - per lui è invece conservatrice.
Siccome non credo al gioco di parole forse è il caso di approfondire come si vorrebbero attuare le riforme in quanto la Sinistra e il Centrosinistra ha dato dimostrazione con i fatti di sapersi adattare ai cambiamenti pretesi dalle altre forze politiche, ma poi nella realtà i fallimenti evidentemente non dipendono da chi ha accettato le riforme, ma da chi le ha fatte male acconsentendo recuperi di alcune componenti economiche che le hanno vanificate o hanno prodotto risultati deludenti.
Sul sistema previdenziale la prima grande riforma risale al Governo Dini - 1994 - accettata e sostenuta guarda caso dal Centrosinistra; a questa ha fatto seguito la riforma Maroni e poi da quella Prodi sino a giungere a quella Fornero, ma nel frattempo gli effetti sono stati vanificati dal saccheggio perpetrato dalle imprese con tutte quelle formule di "accompagnamento" alla pensione il cui iceberg è rappresentato dal problema mastodontico degli esodati.
La necessità di lavorare per più anni e con una nuova formula di determinazione delle pensioni future si è scontrata con  l'esigenza opposta del mondo delle imprese che considera vecchi i lavoratori cinquantenni, ma questa pretesa non è stata bloccata costringendo le imprese a investire nella riconversione e riqualificazione delle manodopere.
Sul piano contrattuale i rapporti si sono sempre più "evoluti" partendo dalla marcia dei 40 mila di Torino nel 1980,  seguita dall' Accordo Amato/Ciampi del 1992/1994, proseguita con l'intoduzione dei contratti flessibili del Governo D'Alema nel 1998 e per proseguire in quelli del Governo Berlusconi del 2004 e 2010;
 ma anche qui i perimetri di rappresentanza e di riforma non hanno sortito gli effetti sperati e duraturi, perchè le novità riformiste introdotte non sono state viste come una oppourtunità di crescita decisa del Pil, ma come uno strumento di riequilibrio dei rapporti di forza e soprattutto come formidabile leva per redistribuire la ricchezza prodotta nel paese.
Per dire: i contratti flessibili hanno dato subito un impulso alla diminuzione della disoccupazione, ma non ha prodotto un allargamento della base produttiva  (il Pil è cresciuto dello zero virgola all'anno)ed ecco che ora , alla prima crisi finanziaria seguita da quella economica (è una regola aurea che anche Sindacati e Sinistra conoscono alla perfezione) l'onda di ritorno presenta il conto salatissimo anche in regioni come il Veneto dove la disoccupazione è passata dal 4% al 7% (che beninteso è quasi il doppio) rispetto all' 11/12% a livello nazionale.
Altra occasione persa, e avallata dai governi di Cdx, è l'entrata nell'euro che ha messo a disposizione una grande opportunità costituita dai bassi tassi di interesse, utili sia al minor costo del nostro debito, sia a finanziare la crescita della ricchezza; nella finanza pubblica infatti il risparmio non è stato utilizzato nè per diminuire lo stock di debito nè per investimenti stutturali veramente produttivi di risparmi futuri.
Nella finanza privata invece si è favorita una grande redistribuzione della ricchezza, tant'è che oggi ci si lamenta per la diminuzione dei consumi interni e della crescita della pressione fiscale.
Altri esempi ? La Fiat dal 1980 ha goduto di vantaggi progressivi dissipandoli, ma ogni volta il problema da affrontare era quello dei rapporti con i propri dipendenti: chiedere, ottenere, richiedere, riottenere e così molte volte.
Ebbene oggi il problema di Fiat in Italia - a suo dire - sono ancora una volta le maestranze e le loro forme di aggregazione del tutto legittime, mentre in altri siti evidentemente il problema non si pone non tanto perchè altove i Sondacati siano della mammole, quanto per il fatto che evidentemente l'approccio commerciale e produttivo è diverso a prescindere dai mercati in cui opera: il Brasile non è certo il Canada o gli Usa  eppure là la produzione cresce con percentuali significative!
Nel frattempo altra imprenditoria - mi riferisco a quei 60 imprenditori veneti - pensa di espatriare in Austria (non in Australia, in Austria proprio li dietro l'angolo del nostro confine) non già perchè non ne possono più dei sindacati brutti e cattivi, quanto per il costo complessivo della manodopera locale: per uno stipendio lordo di 1500 euro ne spendono 3400 conro i poco più di 2000 in Austria!
Ecco penso proprio che se Monti vuol radicalmente cambiare queste cose, sulla scorta degli errori commessi, è evidente che se crea nuove formule devono nascere nuove forme di accordi che non consentano furbizie reciproche come si è visto sino ad ora.
Del resto anche eventi di questi giorni che riguadano Alcoa o l'Ilva le parti lese sono i dipendenti e   queste propestano con buona ragione, ma non sono certo espressione di conservatorismo: caso mai sostengono la conservazione del posto di lavoro che è ben altra cosa !!
Se Monti invece pensa ad una germanizzazione dei rapporti di lavoro, ma non in salsa italiana ovviamente, sempre che l'imprenditoria italiana accetti, vedrà che non troverà ostacoli di sorta, passano ovviamente per il compimento degli articoli della Costituzione sinoda inattuati in materia di lavoro.