mercoledì, aprile 28, 2010

ABBRACCIO SOPORIFERO O ASFISSIANTE

Quello che mi fa infuriare sempre più è il fatto che qualsiasi cosa accada in Italia o nel mondo, i temi di discussione o di attenzione del pubblico attaverso i media siano del tutto distonici a ciò che di preoccupante o importante appunto sta avvenendo.
Il canovaccio dello spettacolo, guarda caso, è dettato dalla maggioranza parlamentare e di governo attraverso il suo premier insieme ai suoi vari comprimari per cui l'attenzione è calamitata su ciò che questi signori decidono di mettere in onda a prescindere dal fatto che siano le cose più importanti e utili al paese.
Basta vedere gli ultimi mesi (ma anche prima era la stessa solfa) dove in campagna elettorale - per esempio - il tema non erano i programmi e le proposte da offrire all'elettorato, ma per ben due settimane la storia infinita sui problemi o incidenti occorsi al Pdl nella presentazione di alcune sue liste.
Ma non è finita; in questi giorni, successivi alle elezioni regionali, dopo un breve accenno alla grande stagione di riforme che si vorrebbero fare sino al 2013 (mi domando che hanno fatto nei due anni precedenti: nulla o quasi ?), la scena è tenuta invece dalle liti interne al Pdl, liti che innervosiscono non poco la Lega che vede trascorrere il tempo, senza nulla concludere, senza nessun avanzamento degli obiettivi di programma.
Ancora: la situazione finanziaria ed economica della Gracia comincia ha presentare segnali sempre più preoccupanti, segnali che cominciano a riverberarsi su un pò tutti i mercati finanziari, ma l'unica cosa che sentiamo dire sono le battutine del ministro Tremonti, per spiegare l'opportunità che porterebbero al sostegno di questo nostro partner, mentre la Germania punta per bene i piedi perchè il tema dell'intervento significa sborsare un bel pò di denaro in un momento "inopportuno" visto che questo paese è sotto elezioni.
Il nostro Premier si guarda bene da usare la sua tanto sbandierata influenza internazionale e non trova di meglio, per far vedere che non sta con le mani in mano, di siglare accordi futuristici sulle centrali nucleari, quando nel tempo da lui indicato, si e no, si riusce a decidere l'installazione di un rigassificatore.
Anzi, la crisi si fa più aspra, e il Pdl con la sua maggioranza non ha di meglio che pensare alla rielezione dei capigruppo alla Camera dei Deputati, oppure a riproporre,ancora una volta il Lodo Alfano costituzionale, ben sapendo che non è una urgenza se non per uno solo Signore e che comunque i tempi per queste procedure ci porteranno alla fine della legislatura.
Questa maggioranza non sa nemmeno dove stiano di casa le priorità interne ed esterne: la priorità esterna - oggi - è tirare fuori dal guano la Grecia perchè non si sa che effetti a catena si potranno innescare; o meglio già si vedono visto che sta andando sotto scacco il Portogallo e si vede all'orizzonte non tanto lontano l'Irlanda.
Eppoi, chi viene dopo ? La Spagna? O l'Italia con i suoi conti in ordine sbandierati dal Ministro Tremont ? Se così fosse, mi domando che cosa sperano Germania e Francia: di pavoneggiarsi con un mercato finanziario, economico e sociale disastrato, pensando di tener fuori la testa dalla mota?
Con le dovute garanzie qui ci vuole qualcuno con i controfiocchi che si prenda la briga, senza tanti minuetti, di chiamare alla ragione i reticenti perchè la nascita della moneta unica è avvenuta con il sacrificio di milioni di europei e non penso proprio che questi possano accettare passi indietro.
La Merkel prende tempo, Sarkosy traccheggia e a chi tocca se non al "nostro" Berlusconi ?
Oppure molto subdolamente non è problema di questa maggioranza visto che l'entrata nell'euro l'ha gestita il centrosinistra ?
Quanto alle priorità interne anche qui l'abbraccio soporifero della maggioranza porta a ragionare su temi secondari , non valutando nemmeno gli effetti delle priorità esterne, effetti che si potrebbero assummare a quelli già severi imposti dalla nostra stentata ripresa economica.
Si parla di federalismo fiscale come priorità ma non c'è nessuno degli alleati di maggioranza che cominci a mettere in campo uno straccio di proposta per ben vedere quali possano essere le prosettive finali, essendo una operazione assai complessa e lunga.
Si parla come priorità della legge sulla intercettazioni, della riforma della giustizia, ovvero il trasferimento del controllo di parte della Magistratura al potere politico , ma di serie politiche industriali nemmeno l'ombra; la Fiat annuncia investimenti per 20 miliardi di euro nei prossimi 5 anni pretendendo giustamente un accordo politico con le rappresentanze dei lavoratori ed il governo stà li sull'albero a cantare, come se fosse solo problema fra le parti, come se lo Stato, con le sue articolazioni territoriali, non dovesse sentirsi coinvolto in termini di infrastutture, di servizi, di ambiente e di sostegno sociale.
La scena è ancor più tenuta dai problemi interni del partito di maggioranza relativa e si parla anche troppo di ipotetiche elezioni anticipate.
Il fronte dell'opposizione, ed il Pd in particolare, non deve cadere in questa trappola mortale innanzitutto perchè il ritmo dettato dalla maggioranza potrebbe portare per qualsiasi strada, anche alle elezioni anticipate, ma questa sarebbe una operazione tutta interna al centrodestra per riequilibrare i rapporti di alleanza e per epurare le voci critiche (l'opposizione rischierebbe di venir snobbata proprio perchè si sente ben poco).
L'alternativa va creata da subito su pochi ma chiari obiettivi ai quali dare la più ampia e dettagliata informazione con tutti i mezzi, partecipando in modo veramente organizzato a tutte le trasmissioni possibili ed immaginabili , su tutti i quotidiani, su tutti i sistemi di informazione.
Va innanzitutto smontato il principio che l'iniziativa spetti alla maggioranza per il semplice fatto che sarebbe un semplice gioco fra le parti che la gente non capirebbe, soprattutto perchè questa maggioranza per ben due legislature, pur con il consenso ottenuto, non ha fatto nulla di importante.
Continuare per questa strada significa da un lato essere corresponsabili morali della inefficenza della maggioranza per non averla sbugiardata adeguatamente e dall'altro per non aver proposto valide alternative ricercando adeguati sostegni politici e consensi.
Le alleanze si fanno sui programmi e non viceversa per cui chi parte per primo ha il vantaggio di aggregare consensi politici; se il Pd ha un suo progetto per affrontare il problema fiscale, il welfare, la giustizia, il federalismo lo presenti e lo illustri per bene senza perder tempo e su questo costringa al confronto chi ci vuol stare.
Rincorrere tra le nuvole le proposte sempre in gestazione di questa maggioranza che, ormai s'è capito, è bravissima a promettere a e alttrettanto a non mantenere, significa farsi strangolare da un abbraccio asfissiante, creando comunque le condizioni affichè il capro espiatorio sia già bello che pronto al sacrificio alla prossima tornata elettorale.
Si faccia tesoro - dove ci son state - delle cause di vittoria del centrosinistra (facendo tesoro pure delle cause di dove s'è perso) perchè i modelli vincenti forse non si possono esportare, ma le modalità di approccio, i temi trattati, le proposte formulate, gli orpelli politicanti liquidati, quelli si possono essere di grande aiuto per riproporsi a livello nazionale.
Si guardi non solo alle vittorie della Liguria, della Toscana, della Emilia-Romagna,dell' Umbria-Marche, ma anche alla Puglia dove per ben due volte la proposta vincente di Vendola è stata sottovalutata a torto; oppure a Firenze dove la sostituzione del "vecchio sindaco" con un autsider come Renzi sembrava un azzardo, mentre invece questa scelta sta facendo scintille come il suo predecessore Dominici.
Sul federalismo fiscale il centrodestra non ha presentato ancora un bel niente, mentre risulta che il Pd l'abbia già fatto; ebbene lo spieghi a chiare lettere, lo sbandieri senza timori, disponibili alle contribuzioni degli altri perchè solo così si può dimostrare la propria capacità di proposta e l'insipienza degli avversari.
Nella semplificazione dell'apparato di governo - nazionale e territoriale - si facciano sin da subito le proposte che si rimuginato da tempo: l'abolizione delle provincie (non solo quelle inutili), la riduzione della metà dei parlamentari, anche del Senato federale, la diminuzione delle prebende parlamentari, regionali e territoriali, l'eliminazione di spese superflue come le consulenze estere (sono 60 miliardi all'anno), una seria e credibile riforma fiscale, la riforma del lavoro mettendo la Confindustria e le altre associazioni imprenditoriali difronte alle proprie responsabilità (anzichè applaudire in modo considerato agli show del Premier), e chi più ne ha più ne metta.
Si vedrà quindi che l'opinione pubblica comincerà a drizzare le orecchie, a farsi qualche conto e si vedrà una buona volta chi è effettivamente il partito (o la coalizione) "del fare".
Anche la Lega si sente il fiato al collo perchè la tanto sbandierata efficenza amministrativa è in realtà molto spesso un grande bluff che si attacca sulle paure o i timori della gente, ma quando questi cominciano a sparire autonomamente, ecco che, per evitare d'essere sbugiardati, ha la necessità di mettere in campo altri temi ed altri obbiettivi per tener desta l'attenzione sul futuro e non sul quotidiano che continua a mordere.
Quanto agli uomini si faccia con ciò che si ha, senza attuare tanto la fronda o andando a cercare elucubrazioni incomprensibili: di uomini preparati ce ne sono ed altri stanno crescendo velocemente per cui il "meglio fico del bigoncio" se c'è uscirà senza tanti sforzi.
L'opposizione sostiene di agire nell'interesse del paese e non per interessi individuali o personali: lo dimostri una buona volta e lasci la maggioranza a crogiolarsi nel suo brodo!

lunedì, aprile 26, 2010

26 APRILE 2010: LO SHOW CONTINUA

Mi preme evidenziare come a distanza di 65 anni, progressivamente, la commemorazione del 25 Aprile 1945 presenta sempre più caratteristiche di litigiosità legate in particolar modo ad una interpretazione unitilitaristica di quell'evento che tende a stravolgere i fatti che sono inconfutabili e immodificabili.
La realtà storica è che quella data segna la fine della Seconda Guerra Mondiale per effetto congiunto dell'esercito badogliano, delle truppe alleate e della resistenza che decollò dopo l' 8 settembre 1943 e alimentata da formazioni di tutti i tipi: comunisti, socialisti, repubblicali, liberali cattolici, azionisti, ecc.
Le componenti maggiori furono quella socialcomunista e quella cattolica (Mattei) per cui dire oggi che fu solo la componente dei militari alleati a risolvere la questione è una parziale verità, come è una fandonia colossale quella di dire che la componente resistenziale socialcomunista mirava ad instaurare un regime sovietico in Italia.
Infatti la divisione in blocchi era già stata decisa nel febbraio 1944 a Yalta ed i fatti successivi dimostrano che l'intervento socialcomunista fu determinante - insieme alle altre componenti - per la rinascita del paese, per il referendum contro la monarchia e per la fase costituente repubblicana che ancora oggi regola la nostra convivenza.
Certo, come dopo ogni conflitto, vi sono stati parecchi fatti oscuri per i quali molte formazioni non devono certo andare fiere, ma la storia dimostra che pur con situazioni di duro scontro politico, il paese si è evoluto comunque in formula democratica.
Il 25 aprile è quindi la festa della liberazione ed è chiaro chi ha vinto e chi ha perso, per cui appare veramente singolare che più il tempo passa e più si cerca di interpretare la storia, nemmeno per la ricerca di verità storiche, ma più semplicemente per interessi politici attuali del tutto evidenti.
Effetto non secondario è quello che rimettendo o cercando di rimettere tutto in discussione anzichè favorire il ricordo e la pacificazione si rischia di produrre reazioni scomposte da condannare senza condizioni; è già successo negli anni scorsi ed è successo anche ieri.
Forse tutti dovremmo farci un esame di coscienza domandandoci come mai altri popoli come quello tedesco, pur con le gravi responsabilità storiche che incombono su di lui, ormai da molti anni ha trovato la sua pacificazione, senza cercare di reinterpretare i fatti storici e rimettere in discussione il suo passato.
In questo contesto lo schieramento di maggioranza attuale attraverso alcuni suoi esponenti cerca di cavalcare questa festa sparando assurdità interpretative come quelle dette dal neo governatore Zaia.
Oppure con il discorso televisivo del Premier trasmesso ieri su tutte le reti.
Occorre premettere che il Premier ha affermato più volte che non sarebbe sua funzione presenziare a commemorazioni di questo tipo - 25 Aprile, Primo Maggio, 2 Giugno, ecc - perchè sono eventi per il Capo dello Stato, ma questo atteggiamento è mutato repentinamente già l'anno scorso, ad Onna, dove invece presenziò, con tanto di fazzoletto al collo.
E' vero che commemorare un evento come il 25 Aprile significa anche recuperare valori ed ideali per la prosecuzione dell'azione politica, ma in questo caso è smaccatamente evidente che la commemorazione non è funzionale a questi concetti bensì all'interesse specifico di parte che l'utilizzo di questa data può portare.
L'anno scorso ad Onna vi era l'interesse, udilizzando una allocation in uno dei paesi colpiti dal terremoto, di magnificare, di amplificare l'operato del Governo e soprattutto del Premier per la semplice ricerca di sostegno e consenso politico tanto che nelle recenti elezioni la Presidente della Provincia Pezzopane - che tanto si è prodigata in aiuti per quanto possibili a quelli popolazioni - è stata liquidata senza tante discussioni dagli abruzzesi residenti fuori dal cratere.
Questa volta invece l'intervento televisivo di commemorazione del Premier - preceduto dalla partecipazione insieme al Capo dello Stato alla Scala di Milano - cade proprio a fagiolo,
dopo il grave momento di crisi patito dal Pdl giovedì scorso per mano del Presidente Fini.
La commemorazione è una ghiotta occasione per cercare di recuperare la credibilità e soprattutto l'immagine incrinata l'altro giorno presentandosi con un atteggiamento da "capo dello stato" per ricordare i valori che quella data rappresentano e preannunciando - fosse la prima volta - fantasmagoriche riforme istitutuzionali e costituzionali e sollecitando ed auspicandosi la più ampia convergenza parlamentare e politica per la loro attuazione.
Per carità, tutti possono cambiare atteggiamento, pensieri, parole ed opere, ma questo intervento appare del tutto strumentale per rassicurare in primo luogo la sua immagine presso l'elettorato di riferimento; in secondo luogo per tranquillizzare i propri alleati scalpitanti e i suoi contestatori interni ed in terzo luogo per cercare un embrassons nous con i partiti di opposizione.
Per l'immagine è evidente che i recenti fatti l'hanno un po sfregiata riferendomi anche ai risultati elettorali dove vi è stato un ridimensionamento dei voti ed un aumento degli astenuti; l'immagine che tanto gli ha dato ragione è il fulcro della sua politica che ha prodotto una solida alleanza, ma non una altrettanto solida politica.
Nei temi politici esposti da sviluppare in prospettiva ha cercato di rassicurare la Lega inserendo tra le priorità il federalismo fiscale e recuperando anche in parte le contestazioni puntuali fattegli da Fini.
La riforma della Giustizia passerebbe invece per un tema ordinario del quale la maggioranza se ne assumerebbe la responsabilità, dimenticando che il progetto che l'attuale maggioranza ha in mente non sono bazzeccole, visto che con la separazione delle carriere e la riforma del Csm vi è l'obbiettivo di trasferire il controllo da formule di autogoverno a quello dell'esecutivo che in soldoni significa, controllo da parte della maggioranza vigente!
Quanto infine alla dichirazione che è necessaria la più ampia convergenza includendo le opposizioni questa appare strumentale dopo che ha affermato nel recentissimo passato che le proposte di riforme costituzionali sono onere della maggioranza nel presentarle, ma se su queste non vi fossero convergenze ampie, sarebbe tutta colpa della minoranza e queste andrebbero fatte comunque!
Il Premier insomma si è presentato tutto a puntino con il vestino nuovo per rilanciare - con toni pacificatori e pieni di disponibilità - la sua politica per la quale non è ancora del tutto chiaro se serva veramente agli italiani o sia del tutto funzionale alle sue ambizioni personali.
Certo l'ambizione è la leva per agire, per proporre, per coinvolgere, ma il risultato - deve essere chiaro - deve essere utile al paese e non utile al raggiungimento di un obiettivo personale.
Il Premier parla di federalismo fiscale, tema assai sdrucciolevole se non sono ben chiari alla collettività i metodi ed i costi; parla di riforma fiscale, tema altrettanto sdrucciolevole, quando dai primi rumors che emergono dalla ricerca di Tremonti non si prevedono vantaggi fiscali consistent i ed evidenti (il progetto di raggruppare sotto una unica imposta "patrimoniale" tutte le imposte,tasse e tariffe inerenti il patrimonio immobiliare dei contribuenti potrebbe essere il modo per razionalizzare un introito, ma antidemocratico, non rispettando le diversità di possesso e di utilizzo, come antidemocratico sarebbe diminuire la pressione delle imposte dirette a favore delle indirette).
Il Premier non nasconde più la sua ambizione di e avere maggior potere o incidendo sulle prerogative del Premiera o di sostituire a scadenza il Presidente Napolitano e in questo contesto mira a costruire una proposta di riforma costituzionale che rafforzi i poteri del Capo dello Stato (con queste funzione e prerogative si sentirebbe sminuito).
Ed ecco quindi che da "premier scapigliato" si trasforma in premier (ma per quanto tempo ?) moderato poichè con le credenziali di attaccabrighe che ha manifestato in questi anni sarebbe un pochino difficile pensare alla sua nomina alla più alta carica dello Stato.
Insomma ancora una volta ha trovato il modo per tenere la scena, ma non è detto che riesca ad attuare le promesse per troppi anni fatti al suo elettorato, alla sua parte di popolo, infisciandose
delle esigenze e delle aspettative di libertà ed equità della parte di popolo che non l'ha votato.
Ribadisco che le opposizioni hanno l'obbligo di andare a vedere anche con contro poroposte adeguate, ma allo stesso tempo debbono stare attente ad un abbraccio soffocante, progettando sia da subito una alternativa politica da diffondere nell'elettorato, alternativa che non può certo basasi sulla ricerca di un leader simile, ma opposto, perchè gli italiani non lo capirebbero assolutamente.
Lo show continua; vedremo cosa ci riserverà di concreto il prossimo fututo. fatti o chiacchiere ?

mercoledì, aprile 21, 2010

IL TALLONE D'ACHILLE DEL PDL

E' proprio vero che o prima o poi i nodi vengono al pettine.
Ad un anno dalla sua cosituzione il Pdl è investito dalla sua prima e grave crisi nonostante il problema venga minimizzato dal fatto che la contestazione interna promossa dal Presidente Fini accolga una fascia consistente, ma minoritaria rispetto a quella che si potrebbe intendere se si contassero tutti coloro che sono stati eletti in quota ex An.
Certamente in tutti questi anni il Presidente Berlusconi ha saputo, con una sua tecnica del tutto fuori dagli schemi tradizionali, costruire una coalizione consistente con la quale ha vinto per ben tre volte le elezioni nazionali, ma la sua fragilità sta nel fatto che se la personalizzazione del partito e della coalizione ha ottenuto la maggioranza relativa dei consensi è altrettanto vero che questa grande forza non ha prodotto una adeguata politica che, a prescindere dalla sua impostazione, non ha assolutamente soddisfatto gli interessi e le attese della maggior parte degli italiani.
Un gigante insomma con i piedi di argilla che ha vinto tutto quello che c'era da vincere, ma non ha mantenuto nessuna delle promesse fatte sulla libertà, sulla modernizzazione, sulla competitività, sullo sviluppo economico e sociale; anzi ha mantenuto tutte le sacche di monopoli grandi e piccoli, interessi delle lobbies grandi e piccole, favorito le rendite di posizione a tutti i livelli.
Il grande bluff per mantere un partito personale è quello di puntare a cambiamenti istituzionali e costituzionali che apparentemente darebbero maggior potere di governabilità, ma in realtà non servirebbero - ammesso che possano venir attuati - che a spostare in là i problemi, visto che è ormai chiaro che al Premier interessa soltanto il rinoscimento della sua potenza personale.
La scelta infatti di un premier con maggiori poteri o di un presidente della repubblica con poteri maggiori dipende dalla ragionevole possibilità di venir eletto premier o presidente.
Emerge ora che il partito personale non può avere futuro; per prima l'ha sempre capito la Lega che, a parte l'evento del 1994 che fece cadere il primo governo Berlusconi, è stata sempre una fedele alleata, ma ha sempre voluto mantenere la sua indentità (e i suoi obiettivi federalisti) e questo gli ha dato sempre più ragione con i fatti visti i risultati anche alle recenti elezioni regionali, dove invece il Pdl ha segnato il passo, perdendo milioni di voti e favorendo in modo significativo il partito del non voto.
E' vero che squadra che vince non si cambia, ma è altrettanto vero che sono passati 16 anni dalla nascita del fronte di centrodestra, e bisogna cominciare a guardare al futuro affinchè questo patrimonio - inefficacie ed inefficiente - non si disperda (anche la Lega ha generato al suo interno possibili e valide alternative al gran capo Bossi).
Per far questo occorre dibattere lo sviluppo di una politica efficace nel tempo all'interno del Pdl e a questo pensa il Presidente Fini quando interviene su vari temi, sulle tattiche, sulle alleanze per "aiutare" l'uomo solo al comando a governare, ma a creare anche un futuro, una prospettiva.
Si accusa Fini di essere stato accentratore e decisionista quando era alla guida di An, ma - se pur vero - questo non gli ha impedito di favorire continuamente la crescita di una classe dirigente che possiamo riscontrare con la su presenza a tutti i livelli di rappresentanza politica sia nazionale che locale.
Non sono solo i cosiddetti "colonnelli" - che peraltro in buona parte gli hanno voltato le spalle - ma anche molti altri che senza questa semina non sarebbero emersi anche in questi giorni.
Il dibattito sui temi di politica concreta interno al Pdl insomma servirebbe a far crescere i guadri dirigenti e da questi porebbero emergere i futuri leader; al contrario se la tecnica di dibattito interno è governata in modo centralistico e controllato, di futuro prossimo se ne vederà ben poco (e non solo per lo stesso Fini) visto che il Pdl ha svolto da un lato un ruolo quida nella coalizione, ma non sta producendo una classe dirigente che possa dare continuità politica.
Per di più non sta producendo azione politica utile al paese, ma solo una politica della promessa perpetua - politica della annunciazione come quella di Lello Arena negli schetch con Massimo Troisi nella parte della Madonna - che produce vantaggi per la Lega e sempre minor consenso - nonostante le apparenze - per il Pdl.
Si prospetta a questo punto una struttura del partito Pdl in almeno due correnti, struttura che nel passato - ed anche ora in altri partiti, Pd in primis - può creare un eccesso di dialettica con il rischio di creare immobilismo, ma nel caso del Pdl appunto l'immobilismo già c'è e la prospettiva non può essere solo le alleanze di vertice che lo aumenteranno sino ad essicarlo.
Questa situazione peraltro non giova al paese, nemmeno al popolo del Pdl che sembra così compatto, perchè vantaggi diretti non ce ne sono e se continua questa deriva con fatti politici inesistenti o modesti, il conto che si presenterà fra qualche anno al paese e agli italiani sarà parecchio severo (da ormi 10 anni l'Italia cresce meno degli altri stati e di inversioni di tendenza non se ne vedono).
Il problema quindi che il Pdl si avviti progressivamente su se stesso non è solo un problema suo, ma un problema per il futuro dell'Italia.
Tutti questi eventi devono essere di monito per i partiti di opposizione: il tipo di alleanza e i temi politici da trattare che stanno indebolendo politicamente il Pdl sono i chiari esempi che l'opposizione deve assolutamente evitare.
Le componenti o le correnti dei partiti, di taluni partiti come Pd e Idv, vanno utilizzate veramente per generare sinergie ed implementare politiche efficaci che attraggano consensi e sostegno.
Se l'obiettivo è quello di generare maggioranze che pongano in essere politiche utili al paese occorre veramente che avvenga una reale integrazione tra programmi ed alleanze, laddove gli uni dipendono dalle altre e viceversa.
Diversamente c'è veramente il rischio che l'elettorato si distacchi sempre più dalla politica - fenomeno che si sta già manifestando in modo preoccupante - se a questo non si aggiunge anche il rinnovo progressivo della classe dirigente.

sabato, aprile 17, 2010

RUMORS DI MAGGIORANZA

E ancora una volta il premier riesce a tenere la scena aggiungendo alle tematiche delle grandi riforme ora possibili perchè per tre anni non ci saranno elezioni, i grandi risultati della lotta contro la mafia e buon ultimo i "problemucci" tutti interni al suo partito di maggioranza relativa.
Non c'è niente da fare da buon guitto sa tenere la scena minimizzando comunque temi che sono di grande importanza sia per la collettività che per il suo partito che ne è l'espressione di una parte (maggioranza relativa).
I temi sulle riforme istituzionali e costituzionali, il processo breve (parcheggiato) il legittimo impedimento (oggetto di esame alla consulta), la legge elettorale(abbattuta) son già spazzati via da impellenti tematiche sulla lotta alla mafia dove effettivamente il Ministro Maroni ha portato a casa risultati consistenti; i risultati parlano da soli sia per i beni sequestrati sia per i personaggi arrestati e se i processi conseguanti li puniranno il risultato sarà assai importante.
Che centra quindi attaccare chi anche nel recentissimo passato ha denunciato le mafie proseguendo l'opera di tanti scrittori, giornalisti, registi, ecc ?
Attaccare Saviano per la sua Gomorra (peraltro per questo da anni sotto scorta) è come attaccare chi per queste denuncie ci ha rimesso la pelle; oppure significa attaccare tutti quelli che organizzano una "resistenza" contro le mafie, come la Confindustria siciliana, gli studenti calabresi, ed altre singole o collettive azioni di protesta e denuncia.
Forse lo scopo non tanto recondito è semplicemente quello di magnificare l'operato del suo operato e per farlo in modo più ampio possibile si usa l'arma di mettere in cattiva luce tutto quel mondo che comunque contribuisce a lottare contro le mafie.
Buon ultima, ma non certo non meno importante, è la crisi di vertice all'interno del Pdl.
Ancora una volta, dopo numerosi atti e fatti "commessi" dal Presidente Fini nel passato ecco che riemerge ancora più forte il segnale di dissenso sulla conduzione del partito, sul modo di conduzione dei rapporti con gli alleati e sulla costruzione della linea politica e attuazione del programma.
Premetto che sin dalle prime notizie sull'incontro assai critico tra i due leader di centrodestra dell'altro giorno, ho espresso forti perplessità che questa crisi possa assumere connotati di rottura grave sino alla costituzione di un gruppo autonomo degli ex An alle due Camere.
Il motivo sta nel fatto che una scelta del genere non conviene assolutamente a nessuno dei due contendenti e nemmeno alla Lega perchè il punto di forza sta nella robustezza di questa alleanza per cui una scissione indebolirebbero la maggioranza attuale, nonostante le promesse di sostegno preventivate da Fini stesso.
Da buon scafato politico Berlusconi fa apparire dichiarzioni di fuoco contro le ipotesi avanzate da Fini, ma nello stesso tempo con la riunione di ieri e con quella ben più ampia di giovedì prossimo cercherà di avvolgere in un abbraccio soffocante le tendenze scissioniste di Fini.
Ritengo infatti che non accadrà nulla:verranno fatte promesse sulle richieste avanzate, rientrà il dissenso eppoi tutto continuerà come prima dove il deus ex machina continuerà a fare il bello e cattivo tempo, a mano libera sia all'intyerno del partito che nello sviluppo della politica di governo con l'alleata Lega.
Ipotizzando invece che questa mia previsione non venga centrata, i numeri attribuibili alla componente di Fini sarebbero parecchio importanti tanto da togliere la robusta maggioranza di cui questo governo gode sin dalla nascita; è vero che Fini prometterebbe di mantenere la fiducia a questa coalizione, ma standone fuori avrebbe mano libera su quei temi che non lo convincono e sui quali ha già evidenziato più volte il suo dissenso.
E' vero che in realtà il Pdl è sorto dopo le elezioni del 2008, dove Fi e An si sono presentate unite, per cui con questa scissione si ritornerebbe alla situazione di alleanza politica di quel tempo; ne consegue che sarebbe necessario quanto meno un rimpasto perchè non sappiamo se vi saranno Ministri in carica che decideranno da che parte stare (visti i soggetti penso preferiranno seguire il presidente di partito) con la richiesta in Parlamento di una nuova fiducia.
Il fatto che questa scelta prospettata da Fini porti alla creazione di uno nuovo schieramento questo non significa che debba rinunciare alla nomina avuta a presidente della Camera dei Deputati proprio perchè trova origine da uno schieramento che solo dopo è stato semplificato dalla nascita del Pdl; caso mai questa scisione può produrre un riverbero sulle amministrazioni locali dove per forza di cose occorrerà ricostituire adeguate alleanze se non si vuol ritornare nuovamente e velocemente al voto con elezioni amministrative.
Nonostante le dichiarazioni riscontrate non c'è nemmeno interesse a ritornare a elezioni politiche anticipate perchè non è automatico che il risultato sia quello ottenuto di recente con le politiche del 2008 e con le regionali del marzo scorso.
Se si tengono utili i risultati di queste ultime il Pdl ha ottenuto complessivamente il 27% dei voti espressi (un punto in più di quanto ottenuto dal Pd) e non è facile ipotizzare quanti di questi andranno al Pdl "dimagrito" e quanto al Pdl Italia; certo è che non ci troveremmo più difronte al primo partito italiano e questo creerebbe certo problemi nella definizione dell'alleanza di governo oltre che un ulteriore maggior peso specifico da attribuire alla Lega.
Comunque si risolva questa crisi è evidente che emerge un gigante dai piedi d'agilla, forte di maggioranze bulgare e inaffondabili, ma allo stesso tempo incapace di svolgere una politica ficcante.
Questo è già successo nella legislatura 2001-2006 dove alle enunciazioni non hanno fatto seguito fatti adeguati; allora fu messo su un piedistallo -per renderlo inoffensivo - il presidente Casini ed il risultato produsse la sua uscita dalla coalizione, con conseguente azione politica e parlamentare del tutto autonoma nelle legislature successive.
Questa volta è stato messo sullo stesso piedistallo il presidente Fini e se alle sue enunciazioni e pretese dovessero far seguito i fatti si sgretolerebbe questa coalizione a tutto vantaggio della Lega che, unica, ha mantenuto l'alleanza, ma contemporaneamente la sua autonomia tranendone vantaggi sempre più ampi.
Sono del tutto convinto che per questi motivi alla prossima riunione plenaria del Pdl l'ampia partecipazione degli esponenti stempererà gli attriti, verranno confermate le promesse che non saranno mantenute e si prometterà il congresso da tenersi nel 2011/2012.
La componente An insomma non avrà il coraggio di pretendere impegni con effetti anche immediati perchè obiettivamente sarebbe un vero salto nel buio che avvantaggerebbenon solo la Lega, ma anche i partiti di opposizione i quali debbono fare assoluta esperienza da queste crisi interne del centrodestra dove il dominus riuscirà a serrare le fila su aspetti utilitaristici, mentre nel caso del centrosinistra l'eccessiva purezza di ideali ha sovente buttato alle ortiche esperimenti che andavano sostenuti e sviluppati.

lunedì, aprile 12, 2010

LE BUBBOLE DEL PRESIDENTE BERLUSCONI

I risultati delle recenti elezioni regionali evidenziano che si allarga in modo preoccupante il partito del non voto, che il Pdl ed il Pd conseguono risultati complessivi analoghi ma non certo confortanti, mentre la Lega consegue risultati consistenti sia in termini di voti che per risultati raggiunti.
Si continua ad aggiungere in questi giorni che, ora, è il tempo di mettere mano alle riforme strutturali del paese, ma a guardar bene i risultati regionali non fanno che confermare sostanzialmente la maggioranza della quale già il centrodestra beneficia dalle elezioni nazionali 2008.
Non si comprende pertanto perchè nei due anni trascorsi non si sia già iniziato ad attuare le eterne promesse che rischiano di diventare perpetue visto come si sta sviluppando l'andazzo.
Il progetto di Berlusconi poggia sia sulla sua grande capacità mediatica di attrarre diretto consenso, sia nella capacità di tenere al guinzaglio i suoi alleati, Lega in primis con la quale, nononstante il maggior peso specifico assegnatole dalla recente tornata elettorale regionale, intenderebbe scambiare le sue ambizioni personali con gli obiettivi dl federalismo ai quali la Lega è appunto particolarmente legata.
Il consenso complessivo comunque deriva anche dalla capacità di collegamento con parte consistente dell'elettorato, cosa che riesce meno bene - nel suo complesso - ai partiti di opposizione.
Mentre gli obiettivi della Lega sul federalismo sono chiari e - con i dovuti modi - comprensibili e condivisibili (senato federale, diminuzione dei componenti la Camaerra dei Deputati, federalismo fiscale, eecc.) quello del Premier appare chiaramente un obiettivo che soddisfi le sue ambizioni personali per cui le riforme di cui tanto parla non sono in funzione di un miglioramento della macchina dello stato e della politica nelle sue varie espressioni, ma sono in funzione del raggiungimento di un suo ruolo ancora più grande sulla scena politica.
Berlusconi ha l'obbiettivo del tutto evidente di diventare il Capo dello Stato, ma con poteri ben più ampi e ben diversi da quelli che l'attuale ruolo gli può dare; non è contento assolutamente di aver concorso per ben cinque volte al ruolo di Presidente del Consiglio, nè si acconteterà di concorrervi una sesta volta (nel 2013) poichè sa benissimo che nell'attuale formazione della nomina a Capo dello Stato, se non si modifiano costituzionalemente i ruoli e le funzioni delle istituzioni, è soggetta a regole di buona convivenza e soprattutto nella scelta di un uomo che, al di là della sua appartenenza originaria, deve saper dimostrare a priori e ragionevolmente di essere in grado di ricoprime il ruolo di garanzia.
Egli punta alla nomina a furor di popolo l'unica che gli darebbe l'autorità e l'autonomia di fare un pò quel che vuole; con l'attuale formazione dell'elezione - che competerebbe comunque al prossimo parlamento - nonostante si ripetessero le maggioranze attuali la sua nomina gli imporrebbe un ruolo da garante ed arbitro, funzioni delle quali non saprebbe che farsene!
Questo è il vero motivo del suo progetto e di questo gli italiani si debbono rendere conto: il suo appeal politico non giustifica assolutamente l' enorme regalo che chiederebbe per se stesso.
Abbiamo avuto Presidenti della Repubblica con caratteristiche del tutto diverse, ma tutti hanno saputo svolgere il ruolo di garante in forma eccellente; nel caso in cui arrivassimo - per soddisfare la sua presunzione infinita - ad una elezione diretta da parte dell'elettorato ecco che questo ruolo non gli sarebbe attribuibile perchè avremmo - e questo tutti gli italiani lo devono sapere assumendosene fino in forno le dirette responsabilità - non un arbitro bensì un primo e più forte contendente!
E le altre funzioni politiche, istituzionali e costituzionali repubblicane li, tutte appecorate !
Per preparare questo terreno - mancano tre anni - ricomincia a sfoderare le sue eterne bubbole sostenendo la tesi che pur con maggioranze bulgare non si può governare per effetto di lacci e lacciuoli che lo impedirebbero.
Cominciano di nuovo gli attacchi a destra e manca incantando pure le platee consenzienti come quelle di Confindustria che non hanno il coraggio di dire a brutto muso che le promesse sono ormai diventate parole al vento.
Troppo comodo attribuire sempre agli altri le proprie incapacità ed inefficienze: questo non avviene mai, in qualsiasi impresa degna di questo nome perchè chi si difende con questi schemi viene sempre considerato un inetto e messo velocemente da parte o alla porta.
Il motivo è semplice: chi accusa il mondo per gli obiettivi che ha mancato, riconosce implicitamente la forza delle cose su di lui e nel contempo la propria inettitudine.
La tecnica del Premier è ormai da tempo chiara: alzare sempre di più il tono ovvero la posta per creare aspettative e speranze nelle quali la gente crede sempre meno visto che anche di recente ha premiato - per il momento - solo la Lega ed ha rinforzato la schiera dei non votanti che non hanno trovato adeguate risposte presso gli altri partiti in competizione.
Ridico bubbole perchè il progetto complessivo di riforma non sta in piedi (andate a vedervi il progetto del Ministro Calderoli e ditemi se non è un porcellum bis!)e vi è il pericolo che passeranno tre anni invano, senza che si muova foglia.
Il progetto, pur discutibile, è assai complesso ed ambizioso per cui occorerebbe il più ampio coinvolgimento del ceto politico parlamentare, istituzionale e sociale per giungere per forza di cose ad un risultato armonico e mediato; invece, come per l'azione ordinaria, si individua la prospettiva di scelte forzate e raffazzonate per cui i referendum confermativi che ne seguiranno, questi faranno piazza pulita di queste bubbole in gestazione.
L'errore del Premier sta proprio qui,nononstante gli accordi di spartizione che trapelano dai comportamenti degli alleati : quello di costruire il cambiamento - come fosse un abito su misura - sulle sue ambizioni di ruolo e non sulle necessità di modernizzazione, di razionalizzazione del funzionamento del paese.
Potrebbe accadergli quanto è occorso a Napoleone Buonaparte che da ufficiale ha ben servito la Francia rivoluzionaria, ma poi da imperatore per ben due volte è stato castigato dal suo popolo (pensate: la Rivoluzione Francese ha decapitato il re, eppoi si è scelta per due volte l'imperatore!).
In questo quadro il Premier pensa di avere alla cavezza i suoi alleati, ma questi sanno quel che vogliono per il loro progetto politico e che cosa non vogliono; mi riferisco non solo alla Lega, ma anche a parte degli ex An, che da politici scafati - checchè ne dicano i vari Bonaiuti, Gasparri e Cicchitto - lavorano per un progetto politico che continui a stare in piedi e non sia appeso al Leader che non può godere dell'immortalità.
Queste quindi sono le bubbole che vanno denunciate all'opinione pubblica non certo come semplice antiberlusconismo, bensì come azione politica non condivisibile, affincandola a proposte alternative o correttive che creino aggragazione nell'elettorato sin da subito perchè diversamente il ritmo, di quel che si parlerà o si dirà in futuro, lo continuerà a dettare il leader di maggioranza.
Va chiarita una cosa innanzitutto: la maggioranza di Governo pensi a governare e a fare le sue proposte (cosa che non ha fatto per anni), ma nel contempo il Parlamento - dove si dovranno formare maggioranze qualificate - si occupi delle riforme strutturali, istituzionali e costituzionali, utili al paese - non all'ego del Premier - poichè diversamente in questo triennio non si raggiungeranno risultati se non quelli pessimi ed inutili al paese.
A ben guardare solo delle bubbole del Presidente del Consiglio si continua a parlare, oppure delle sue esternazioni che offendono le istituzioni a riprova che solo quelle che lui ha in mente sono oggetto di rispetto, nella misura in cui possono essere ricoperte dalla sua persona.
Spero adentemente di sbagliarmi, ma ci aspettano tre anni di fandonie inconcludenti, con leggi avventuristiche - se ci saranno - smontate da referendum o da sentenze inappellabili della Consulta!
Berlusconi avrà perso, ma ancor di più avranno ancora una volta perso gli italiani!

sabato, aprile 03, 2010

LE GRANDI OPPORTUNITA' DOPO LE ELEZIONI

Come sempre dovrebbe essere dopo una partita - che si vinca, si perda o si pareggi - il risultato insegna sempre qualche cosa utile per l'incontro successivo per mantenere il vantaggio, per ribaltare il risultato o per recuperare.
Ebbene queste elezioni regionali hanno chiaramente spiegato le ragioni per cui la Lega ha vinto abbondantemente, perchè il Pdl ha sostanzialmente tenuto e perchè il Pd ha migliorato la emorragia elettorale delle precedenti elezioni del 2008 e del 2009, ma è regredita non poco rispetto alla regionali 2005, perdendo regioni importanti come Piemonte, Lazio, Campania ed anche Calabria e riducendo ulteriormente il suo peso in Veneto e Lombardia, da 15 anni appannaggio di governi di centrodestra.
Il Pdl ha mostrato la corda perchè se da un lato il ruolo del suo presidente ha costituito un formidabile collante per mantenere salda la coalizione, dall'altro la sua caccia alle streghe - che ha incantato l'oponione pubblica e le opposizioni durante la campagna elettorale - non ha, al voto, prodotto alcun riultato plebiscitario a suo favore.
L'unico risultato appunto è stato quello di non aver parlato di cose interessanti ed utili all'elettorato - sulle quali sarebbe stato facilmente sbugiardato per il tempo trascorso a non far nulla - ma di grandi favole e in questo scenario chi ci ha perso sono stati i partiti di opposizione che meno avevano da dimostrare di aver fatto, proprio perchè d'opposizione.
La Lega invece, forte già di un grande, progressivo ed annoso radicamento con il territorio, ha rafforzato la sua posizione raggiungendo livelli inaspettati (dal 15% del 2005 al 35% dell'altro giorno) soprattutto nelle provincie del nord, mentre nelle città capoluogo la sua forza ha dimostrato risultati più contenuti, del tutto speculare ai migliori risultati del Pd.
Inoltre laddove i suoi rappresentanti, per vari motivi, dimostravano maggiori "fragilità" i risultati non sono risultati vincenti (Lodi, Lecco, Venezia, Portogruaro, Cavallino, Montebelluna, ecc).
A parte questo comunque la leva vincente della Lega è stata la politica organizzativa praticata per anni, che ha prodotto uomini giovani e adeguatamente preparati e conosciuti per cui la loro candidatura è stata premiata con ampio consenso di voto.
Dove i candidati erano un pò imposti dall'alto la punizione elettorale è arrivata puntuale con differenziazioni non da poco tra il voto espresso per la regione e quello espresso per il comune.
La Lega infine è stata quella che più di altre è apparsa molto meno in tv e nei tg e più ha spiegato il suo progetto di governo regionale o comunale e per questo ha ampliato i consensi elettorali; al contrario il Pdl ha cavalcato la sua caccia alle streghe mentre l'opposizione o a fatto spallucce oppure - all'ombra delle azioni mediatiche del premier - a cercato di divulgare il suo progetto con scarsi risultati nel suo complesso.
Il Pd ha avuto buon riscontro elettorale a sostegno della vittoria laddove i candidati avevano uno stretto rapporto con il territorio (anche per le politiche già svoltevi), mentre dove, pur in presenza di validi candiati, le alleanze e le politiche non sono state chiare ed apprezzate ecco che sono spuntate liste alternative che hanno attratto voti oppure hanno prodotto un incremento del non voto, fenomeno che ha raggiunto livelli preoccupanti ed ha punito anche il Pdl.
In particolare in Puglia il candidato Vendola, governatore uscente, ha ottenuto addirittuta preferenze maggiori dei voti ottenuti dai partiti a dimostrazione che il suo operato è stato apprezzato, che i contendenti non erano altrettanto credibili, e che eventuali ideologie non contano nulla al momento del voto.
In Toscana, Liguria, Emilia-Romagna,Basilicata, Marche ed Umbria la scelta di nuovi candidati o la riproposta di altri già sperimentati, proprio perchè ben apprezzati dal territorio, i risultati positivi non sono mancati abbondantemente pur in presenza di segnali che non vanno assolutamente sottovalutati (vedasi i voti ottenuti da Lega, Pdl o lista a 5 stelle di Grillo).
Tralasciando quindi il comportamento degli elettori del Pdl, che poggia sulla autoreferenzialità del suo leader e quindi fragile perchè non si intravedono valide alternative, quello che vanno analizzati sono proprio i motivi di vittoria della Lega che sono del tutto simili a quelli che hanno caratterizzato la vittoria del Pd e della sua coalizione, dove c'è stata.
Analogamente i motivi che non hanno prodotto la vittoria della Lega, sono quelli dove il Pd non ha vinto.
La grande opportunità per il Pd è proprio questa: una volta attuata la approfondita analisi delle cause negative, raffrontate con quelle positive, occorre che senza indugio ci si metta progressivamente al lavoro.
Il primo handicap è la formazione, nel suo complesso, di una classe dirigente che possa stare sul territorio perchè in tante riunioni nella campagna elettorale la partecipazione dei giovani era veramente assai contenuta e senza giovani che costituiscano il ricambio, il futuro appare preoccupante.
Non so in che modo si possa formare una classe dirigente, ma certo è che -come oggi fa la Lega - occorra inventare delle nuove "frattocchie" per formare ed appasionare alla politica per poi passare alla pratica partendo da incarichi sul territorio e via crescendo in base all'esperienza ed ai risultati dati.
Di esempi di validi e rappresentativi giovani politici/che ne abbiamo diversi, ma non bastano perchè non possiamo assolutamente "giocare" gli stessi uomini/donne in più partite: l'elettorato, come già dimostrato non ce lo perdonerebbe; è per questo che occorre aumentarne le fila favorendone la formazione e sollecitandone l'impegno sul territorio, proprio usando, come una nave scuola, coloro che per ultimi hanno beneficiato delle scuole di formazione politica e sindacale.
Il secondo handicap è la definizione dei temi di azione che non possono essere che quelli sui quali le varie collettività sono sensibili e su questi misurarsi e proporre senza alcun timore soluzioni alternative.
Un esempio per tutti può essere la sicurezza o l'immigrazione irregolare: questi sono fenomeni che non posso essere certamente negati, ma vanno trattati con obiettività e soprattutto saranno i rimedi proposti che faranno la differenza rispetto a quelli avanzati dall'attuale maggioranza.
La lega ha proposto le ronde o gli accordi con la Libia, ma di contro proposte altrettanto avvincenti se ne son sentite gran poche.
Quanto ai temi ve v'è una prateria infinita, in parte affrontati maldestramente ed in parte enunciati soltanto dalla maggioranza; qui deve nascere la nostra proposta credibile ed adeguatamente pubblicizzata.
Questo vale sia per le tematiche locali che per quelle nazionali; infatti questa maggioranza continua ad appoggiare su una valanga di promesse solo marginalmente attuate e si preannuncia una prossimo triennio di ulteriori "annunciazioni" con il serio pericolo che non vengano nemmeno varate o se attuate rischino di sortire risultati deludenti se non pessimi.
Se non parte na nostra contropoposta sulla quale aggregare pure valide allenze, fra tre anni ci troveremo allo stesso punto d'oggi, con il pericolo di risultare ulteriormente puniti perchè non avremmo offerto una valida e credibile alternativa.
Sulla riforma fiscale per esempio la attuale maggioranza ne parla da 16 anni, ma a parte i numerosi condoni fatti, non ha mai fatto nulla perchè le condizioni finanziarie non ce lo permettevano; non è mai stato il momento, ma per di più il debito dello stato continua a crescere senza che nessuno degli elettori osi pesentare il conto.
L'opposione prenda coraggio e faccia una sua proposta "rivoluzionaria", la spieghi al mondo e vediamo che cosa sapra contro proporre la maggioranza; è vero che la regola dice che è la maggioranza a proporre, mentre l'opposizione vigila, ma questa regola ci penalizza perchè nessuno sa che alle promesse mancate della maggioranza esiste una alternativa accettabile.
Sul federalismo fiscale non dobbiamo attendere che la legge quadro venga riempita dalla maggioranza perchè poi intervenire di rincorsa non è per nulla facile.
I pericoli al riguardo non sono pochi per gli italiani perchè se la riforma fiscale si concretizzasse come ha in mente il ministro Tremonti (riduzione delle aliquote, incremento dell' Iva e trasferimento ad Inps e Regioni del sistema detrazioni-deduzioni) non è detto assolutamente che ne sortirebbero vantaggi; anzi se non si mette mano alla riduzione della spesa il risultato non cambierebbe perchè produrrebbe la semplice sostituzione delle regioni alle funzioni dello stato ed ancora una volta l'opposizione verrebbe punita perchè, pur sapendo i pericoli, nulla avrebbe fatto.
La Riforma costuzionale va proposta con decisione scgliendo la soluzione più efficente anche facendo scoppiare le contraddizioni nell'attuale maggioranza; penso alla riduzione del numero di parlamentari(della metà), la riduzione delle sue retribuzioni, alla formazione del senato regionale con la ripartizioni delle funzioni tra Camera e assemblee regionali; alla eliminazione delle provincie ed alla ridefinizione del ruolo del premier con la definizione di nuovi contrappesi.
Sulla riforma della giustizia non basta affrontare la regolamentazione delle intercettazioni telefoniche (laddove il vero problema è la divulgazione dei testi prima che siano concluse le fasi istruttorie e le eventuali incriminazioni), perchè il nocciolo vero e ben pù delicato è quello della separazione delle carriere che, detto così, sembra un problemuccio da poco.
Un accidenti invece: separazione significa che una parte della magistratura, quella giudicante, resta all'interno del Csm con la sua più ampia - piaccia o non piaccia - autonomia, mentre quella inquisitoria (Gip, Procuratori, ecc) rientrerebbero sotto il controllo del Ministero se non del Premier di turno; questo significa che l'autonomia di questa parte della magistratura verrebbe fortemente condizionata dagli obiettivi politici della maggioranza pro tempore esistente.
Le indagini insomma sarebbero al servizio della politica, mentre anche la politica è uno dei soggetti che possono essere oggetto d'indagine !!
Chiarezza quindi e coraggio nelle idee del Pd e dei suoi alleati che a livello complessivo vengono appunto accusati proprio di non averne o di averne troppo poche.
Di materia ce n'è parecchia come quella che ho tralasciano, ma non per questo non meno importante.
Tutti i ruoli politici a tutti i livelli vanno coordinati in un quadro chiaro e di confronto anche con tutte le organizzazioni, non ultima con la imminente grande organizzazione degli artigiani che nascerebbe dalle cinque già esistenti.
Comincia la rimonta dice Bersani: ebbene la rimonta va fatta su strategie nuove, sostituendole a tutte quelle che si sono dimostrate ormai inefficaci o inutili; tre anni per la ripartenza sono sufficienti per presentarci insieme al centrosinistra una buona volta come valida alternativa a questo centrodestra, ben convinti che il tempo passa per tutti, anche per gli affabulatori che per 16 anni hanno incantato l'Italia, senza però averla fatta crescere !