martedì, maggio 16, 2006

Nuova Legislatura e nuovo Presidente della Repubblica

Già all'inizio della legislatura recentemente conclusa era ben chiaro che, se i mandati parlamentare e presidenziale avessero avuto la loro durata naturale, ci saremo ora trovati in una situazione in cui il risultato elettorale, qualsiasi fosse, avrebbe influenzato, più che nel passato, la scelta del nuovo presidente della Repubblica.
Sarebbe stato, com'è stato, diritto/dovere della nuova maggioranza proporre un candidato che raccogliesse i più ampi consensi per la nomina delle tre più alte cariche dello stato, ma nella realtà questo scopo non è stato raggiunto nemmeno per la nomina del Presidente del Senato, nè per quella del Capo dello Stato.
In primo luogo, infatti, il Centrodestra, nel quinquennio, non ha assolutamente curato il coinvolgimento dell'opposizione nelle scelte fondamentali che travalicano la maggioranza pro tempore vigente, utili al miglior funzionamento della macchina statale (Riforma Costituzionale), delle regole rappresentative (Legge elettorale) e delle prospettive economiche (Dpf e leggi Finanziarie).
Le modifiche costituzionali sono state approvate a maggioranza per cui si rende ora necessario il referendum confermativo; nel caso in cui queste non trovassero conferma occorrerebbe ricominciare d'accapo e il lavoro ed il tempo svolto risulterebbe sprecato.
La legge elettorale proporzionale con premio di maggioranza (che peraltro sostituisce le indicazioni referendarie che a suo tempo indicarono il sistema maggioritario) ha dimostrato nei fatti che non consente una solida maggioranza al Senato ed occorrerà quindi che venga ripresa in esame perchè in futuro questa distonia venga eliminata.
I Dpf e le Leggi Finanziarie, prerogativa esclusiva della maggioranza, si sono concretizzate con azioni che presuppponevano una siatuazione critica congiunturale, mentre il Centrosinistra sosteneva che la crisi era strutturale e che pertanto altre erano le scelte che si imponevano.
Per questi tre aspetti la maggioranza che si appresta a governare dovrà ricercare adeguato coinvolgimento anche con l'opposizione proprio perchè si tratta di cambiamenti di lungo periodo che debbono essre studiati in funzione dell'utilità che ne può trarre tutto il paese a prescindere dalle maggioranze che via via nel tempo si andranno a formare (la Costituzione vigente viene "modernizzata" a 60 anni dalla sua nascita).
In secondo luogo la campagna elettorale, per sua natura sempre vivace e aspra, è stata impostata dal Centrodestra molto poco sui programmi e su chiari modelli socio-economici e molto di più sulle ideologie populistiche per cercare consensi.
Il Centrosinistra ha sviluppato e pubblicizzato il suo programma in alternativa a quello attuato dal Governo uscente, criticandone conseguentemente le azioni e risultati relativi, mentre il Centrodestra ha cercato di delegittimare essenzialmente il fronte opposto, quasi fosse un confronto referendario.
Certo, questa azione ha prodotto i suoi risultati riducendo al minimo il vantaggio del Centrosinistra, ma ha nel contempo imbigliato la propria azione e contributo futuri, sin dalle prime azioni necessarie per mettere in moto la macchina parlamentare.
Una campagna elettorale meno barricadiera avrebbe consentito di avere rapporti negoziali a partire dalla elezione del Presidente del Senato, ma la proposta di uno uomo super partes come Giulio Andeotti, in realtà aveva essenzialmente lo scopo di creare una divisione nella coalizione di Centrosinistra per cui questo non ha potuto che scelgliere un proprio uomo, per evitare questo pericolo.
Ancor di più è emersa la difficoltà a negoziare con il Centrosinistra la scelta del nuovo Capo dello Stato, dopo aver paventato pericoli anacronistici che non sono creduti nemmeno dall'elettorato che ha dato il suo consenso al Centrodestra; anche in questo caso si è preferito creare le premesse per una opposizione rigida, piuttosto che raggiungere un'intesa che potrebbe essere considerata contraddittoria alle grandi linee della recente campagna elettorale.
Le cose comunque dovevano proseguire non essendo possibile attendere intese che, con queste premesse, non ci arebbero mai state; gli uomini sono stati scelti e l'iter dovrà comunque continuare.
Già dai primi monenti possiamo riscontrare che le prime tre alte cariche dello stato impongono il ruolo di pertinenza: i Predisenti Bertinotti e Marini si muovono già con forte carattere istituzionale e lo stesso Presidente Napolitano comincia ad agire con tale scioltezza che sembrerebbe aver da sempre ricoperto quel ruolo.
Occorrerà ora vedere, dopo la designazione dell'incarico all' On. Prodi, se i rapporti tra Governo, maggioranza e Parlamento nel suo complesso, pur nei doverosi rapporti dialettici, andranno velocemente a normalizzarsi.
Sarebbe un vero peccato, per l'Italia e gli Italiani, se prevalesse la strategia attuale del Centrodestra di cercare, più che l'opposizione, un vero e proprio boicottaggio.