sabato, dicembre 29, 2007

L'ITALIA DEI PIAGNONI

In queste ore salgono sempre più forti le proteste del tutto prevedibili sia sui risultati espressi dal Governo in carica sia sulla decisione del Consiglio dei Ministri di dar corso alle trattative per cedere (o fondere) Alitalia in Air France - Klm.
Sul primo tema, ai soliti ragli espressi in più toni dagli esponenti dei partiti di opposizione (è il loro mestiere) si sono aggiunti i reiterati tentativi del gruppo cappeggiato dal Senatore Dini tendenti a dimostrare che la maggioranza che sostiene il Governo non c'è più (al Senato).
Ebbene il Senatore Dini sostiene di aver predisposto un suo documento che indicherebbe i punti di un nuovo (?) programma sul quale vi dovrebbe essere la totale convergenza pena il ritiro del suo appoggio (per fortuna che Prodi è ostaggio delle sinistre!).
Nel contempo starebbe cercando di creare un suo gruppo parlamentare ed in tal senso (almeno 10 senatori) sarebbero in corso trattative per attrarre aderenti nei gruppi parlamentari (soprattutto di Forza Italia ) per dar maggior forza alla sua proposta.
Nel frattempo non si tira certo indietro nell'attaccare, come tanti dell'opposione, il Presidente Prodi usando termini da buon toscanaccio che nel resto d'Italia hanno un significato molto più pesante.
Cerca in buona sostanza, o dice di voler cercare, un accordo che consenta alla coalizione di maggioranza di ritrovare maggio forza, consenso ed efficacia (abbiamo perso le precedenti elezioni del 2001, rischiamo di perdere la maggioranza e richieremo di perdere pure le prossime)
ma nel contemo assesta certe picconate attendendosi che il Predisente Prodi porga l'altra guancia.
La sua posizione non è per nulla chiara agli italiani; in taluni casi sembra quasi che tra lui ed il premier ci sia qualche cosa di personale, in altri sembra invece che, non si sa bene per che recondito scopo, faccia di tutto per creare le condizioni per una caduta del Governo.
Infatti non si è capito come il Senatore Dini intenda presentare il suo programma: al Consiglio dei Ministri ? Al vertice dei partiti di maggioranza ? O al Senato contando nel voto favorevole dei senatori dell'opposizione (o sfavorevole di qualche senatore di maggioranza)?
Ed in aggiunta, nel caso lo presenti, possiamo sperare che indichi precise scelte o nonrappresenti invece semplici enunciazioni di principio ?
Sul secondo tema i ragli continuano (a proposito non sento voce da parte del Senatore Dini) ed appaiono in larghe schiere, insospettate, come coloro che tengono all'italianità, quelli che tengono ai lavoratori che potrebbero essere soggetti a riduzioni occupazionali, quelli che si interessano degli effetti economici sugli aereporti, quelli che si riferiscono alla legittimità delle decisioni prese dal Consiglii dei Ministri e dal Ministro dell'economia; a questi si aggiungono ovviamente le reazioni di chi è stato escluso.
Ebbene tutto questo puzza di bruciato da almeno un miglio !
Alitalia che è stata il nostro fiore all'occhiello non può più andare avanti così anche se tutti gli italiani lo volessero, poichè la commissione Ue ce lo proibirebbe; non resta quindi che ricercare la migliore soluzione posibile affinchè da un lato riacquisti solidità e dall'altro continui a prestare servizi di qualità a prezzi concorrenziali (oggi pur con quasi 50 milioni di passeggerri l'anno, più vola più perde ed i biglietti non sono certo leggeri) ulilizzando gli impianti aereoportuali che sono cetamente validi.
Per l'occupazione, purtroppo, già secondo i piani concordati da Alitalia e Sindacati, si prevede un alleggerimento non di poco conto (cica 1700 esuberi da attuare gradulamente).
Conseguentemente l'evenuale acquirente sapeva sin da subito quali erano i vincoli ed obiettivi che la vendita comunque presupponeva.
Questi sono i valori e gli obbiettivi in campo ed in tal senso è stata aperta la gara al mercato ed in quanto tale i pretendenti potevano apparire da qualsiasi angolo della terra per cui chi oggi sostiene l'ialianità è perlomeno in malafede perchè ciò presupporrebbe che sin dall'inizio già si sapeva chi avebbe dovuto vincere la gara.
Di competitori stranieri se ne sono visti molti, ma altrettanto velocemente si sono ritirati e se ben ricordate il Governo, questa estate, fu accusato di aver posto troppi vincoli al negoziato, quasi a voler significare che la messa in vendita era solo una mossa,ma che in realtà non aveva il coraggio per procedere alla vendita.
Resta il fatto che acquisire la compagnia di bandiera presupponeva progetti industriali credibili ed una dotazione finanziaria decisamente solida per rispettare gli interessi del paese.
Sostenere oggi che si va verso una svendita è quindi decisamente strumentale perchè a suo tempo i tentativi di matrimonio furono tentati anche con Klm che ricercava sinergie per potenziare ed apmliare il suo raggio operativo (poi si accasò con Air Frnce) sapendo perfettamente che non avrebbe, anch'essa, avuto futuro se non travalicava i confini nazionali
(ne sa qualche cosa Swiss Air,falllita, ora di proprietà di Lufthansa, mentre per Sabena è stato più facile risollevarsi grazie al traffico passeggeri con i paesi di lingua ispanica).
Per questo avvenne l'incontro con Air France la quale tentò pure l'approccio con la nostra compagnia di bandiera; oggi, visto che purtroppo di validi competitori nazionali non ce ne sono, si ripresenta l'opportunità di entrae nel primo network aereo mondiale, ma escono le "lacrime di coccodrillo" da parte di chi nel recente passato nulla ha fatto e si strappa oggi le vesti temendo che Air France possa considerare un mercato da 50 milioni di clienti come semplice provincia.
E' evidente che i motivi sono altri perchè non è ragionevole pensare che con sano masochismo la compagnia franco olandese ridimensioni questo mercato riducendo i voli intercontinentali da Malpensa solo per il gusto di razionalizzare o ricercare economie di scala che le riducano a sua volta la clientela.
Se anche così fosse esiste sempre la sana concorrenza per cui i clienti del nord italia non resteranno certamente a piedi visto che a Malpensa ci sono scali di altre compagnie per voli transcontinentali.
Conseguentemente non è assolutamente prevedibile che il traffico nei nostri aereoporti possa diminuire anzi, se le politiche dei vettori saranno attente, potrà continuare la sua crescita.
Sono quindi veramente singolari le reazioni e le perplessità anche di amministratori locali ed anche qualche ministro.
Quanto al problema occupazionale è veramente curioso che una parte sia stata bene accolta l'apertura delle trattative (Uil e piloti) mentre altri reagiscono in maniera opposta; che ci sta sotto ?
E' una questione di rappresentanza, o un mettere le mani avanti per evitare che gli accordi presi possano saltare ?
Certo è che più tempo passa e più aumenta il pericolo che il problema occupazionale si acutizzi; quindi se si tratta di contribuire ad un accordo conveniente per le maestranze, nulla da dire, ma se lo scopo invece è quello di far fallire il negoziato ecco che la cosa si potrebbe trasformare in un boomerang perchè poi nessun altro pretendente si sentirebbe tranquillo nel riprendere l' eventuale futura trattativa.
Sulla legittimità, per finire, emerge ancora una volta la strumentalità degli interventi perchè per prima cosa se la tesi che oggi si sostiene e di pura prassi (deve decidere il Parlamento) questo andava detto sin da subito, non solo oggi poichè appare del tutto funzionale al tipo di scelta fatta(se la scelta cadeva su Air One sentivamo la stessa solfa ?).
Quanto alla sostanza (caro On. Maroni) da che pulpito: quando si trattò di Telecom (il sistema fu giusto l'opposto applicato dal governo di centrosinistra) non andava bene come fu fatto , ma quando si è trattato di sistemare il bilancio dello stato con la vendita (e riaffitto) di centinaia di palazzi occupati da ministeri, enti, e strutture locali, come la mettiamo ?
Bastò una indicazione in finanziaria votata dalla vostra maggioranza e il gioco fu fatto(solo che oggi quegli stessi venditori, oggi affittuari, pagano locazioni da capogiro a tal punto che qualche ente ha pensato di ricomprarsi il palazzo dove risiedono i suoi uffici).
Quindi come sempre in italia il macchiavellismo impera e riuscire ad individuare i reali motivi che sostengono la posizione ora dell'uno ora dell'altro rischia di diventare un'impresa ciclopica.
Non resta a questo punto che stare a vedere per quel che conta sono sempre e comunque le decisioni prese e mai quelle che avremmo voluto, se potuto, eventualmente prendere, qualora noi fossimo stati al posto di chi oggi decide (nel bene e nel male)!

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