martedì, marzo 31, 2015

CARO SEGRETARIO-PRESIDENTE RENZI: NON CI SIAMO PROPRIO !

           Il risultato nella Direzione PD di ieri non può certamente far correre sonni tranquilli ai sostenitori del Partito nuovi e vecchi che siano.
Infatti l'ostinazione e le argomentazioni vere, che spiegano e dovrebbero convincere che la strada tracciata per l'approvazione della nuova legge elettorale, non sono per nulla emerse nel dibattito diieri.
Il Segretario Renzi ne fa una questione di principio invocando le decisioni a maggioranza (che si dovrebbero riflettere sui voti parlamentari) e rifiutando supposti ricatti interni tesi soltanto ad indebolirlo politicamente (sia come Segretario che come Premier).
           Prima di tutto sgomberiamo il campo dalle definizioni usate tipo essere più di sinistra, o essere più di destra, di centro, o come dice qualche esterno il Governo Renzi sarebbe peggio di quelli a condizione del signor Berlusconi.
Sono definizioni dalle quali mi astengo perchè risultano molto spesso una cortina fumogena per non affrontare e correggere i veri problemi politici che si possono avere di volta in volta sul tavolo.
Il Partito Democratico è il partito di centrosinistra per antonomasia, sia per cultura che per storia, per cui giocare le definizioni per giudicare sommariamente e strumentalmente l'operato del Partito e degli esponenti che via via si avvicendano è un modo semplice per svicolare sui problemi e sulle scelte di linea politica, insabbiando di fatto la sua azione.
           In realtà la situazione non è questa: il Segretario dimentica che nella dialettica interna sia del Pd che nei partiti di origine (Pci, DC, Psi, ecc) le anime critiche ci sono sempre state ed hanno contribuito sia allo sviluppo delle linee politiche programmatiche, sia agli avvicendamenti interni.
Renzi stesso, quando era minoranza, è stato una anima critica, ma ciò non di meno le sue proposte anche ruvide (rottamazione), peraltro già avvenute in passato con altri (ricordo a solo titolo d'esempio l'azione giovanile dei D'Alema e dei Veltroni),  alla fine sono emerse senza che fosse criminalizzato e sono state riconosciute all'interno del Partito e dei Gruppi parlamentari, anche da coloro (neo renziani) che sono stati eletti con la "vecchia" maggioranza.
Dopo le Primarie del 2012, Bersani ebbe a dire che per lui sarebbe stata l'ultima volta e che dopo di lui, a suo modo di vedere, sarebbe toccato a Renzi prendere le redini del Pd !!
Non accetto quindi il concetto più volte espresso da alcune nuove leve del "voi avete fallito, ora zitti che tocca a noi !"
Peraltro in quei tempi del recente passato le anime critiche non necessariamente si uniformavano alle decisioni a maggioranza, ma sovente se ne sono chiamati fuori potendoselo permettere (incarichi amministrativi locali) o rinunciando alle candidature, oppure andandosene anzitempo dalle Direzioni senza aver profferito parola.
Nei fatti attuali quindi non è  assolutamente vero che le anime critiche, ora minoranza, tendano a tagliargli l'erba sotto i piedi, ma intendono far valere i loro suggerimenti per ottenere un risultato migliore, spiegando in modo assai argomentato i forti dubbi, che non possono essere sciolti con una semplice votazione a maggioranza.
Invece, temendo di impantanarsi in presunti sterili dibattiti interni, Renzi ha preferito cercare all'esterno i necessari punti di mediazione contro i quali si era arenato per ultimo Bersani nel novembre 2012, senza tener conto che tra riforma elettorale e riforma costituzionale gli equilibri dovevano essere coerenti.
Senza nemmeno programmare veramente con chiarezza preventivamente, all'interno del PD,  le mosse da portare alla mediazione con gli altri partiti di coalizione e d'opposizione.
Allo stato dei fatti avremmo prossimamente un Senato, ridotto, di eletti di secondo grado e in Parlamento a sola Camera dei Deputati eletto con una legge elettorale che produrrà per lo meno 1/3 di soli prescelti dagli elettori e per 2/3 prescelti dai partiti (rammento che solo il PD userebbe la formula delle "primarie").
L'operazione stride in modo evidente sul piano dei principi democratici e conta poco il fatto che alle prossime elezioni con molta probabilità il Pd farà l'en plain, perchè la legge elettorale deve essere buona per tutte le stagioni, pur volendo garantire - per quanto l'elettorato con il suo voto vorrà esprimere  -  la stabilità e governabilità del Paese.
In realtà l'insistenza del Segretario Renzi non è legata ai timori che denuncia, ma è legata a motivi di pura strategia ed è su questi che dovrebbe dibattere all'interno del Partito, anche con le anime critiche.
Per esser ancor  più chiari il motivo per cui Renzi vuol velocemente approvare la legge elettorale dipende solo dal fatto che lui e il PD non si può permettere la brutta figura di un terzo "giro di valzer" alle Camere: gli avversari politici che lo accusano - e ci accusano - di decisionismo e allo stesso tempo di essere un venditore di promesse e non aspettano altro di scaricare le loro fratture interne, le loro incapacità di aggregazione, nonchè la mancanza di leader credibili.
Ovvero che con un altro giro di valzer si allunghino i tempi, si renda più rischiosa l'approvazione della legge (non si sa mai che può accadere nel prossimo futuro) e ciò influisca sui risultati delle elezioni amministrative di fine maggio!
Il dibattito in questi termini avrebbe dato risultati probabilmente diversi: il Segretario avrebbe riconosciuto alle anime critiche la validità dei loro contributi risconoscendo anche il loro conseguente peso politico.
Mentre ora, lasciando le anime critiche davanti a scelte comunque drammatiche, Renzi dimentica che dietro questi uomini e queste donne ci sono milioni di voti - spesso molto fidelizzati -  e  che  al di là dei risultati sulla Legge ci potranno essere molti insoddisfatti e il PD - e il suo Segretario/Premier - ha la giusta necessità di allargare la base elettorale non di sostituirla per ben governare il Paese.
Peraltro Renzi, superato questo ostacolo, avrà forse un un PD più addomesticato, ma non sarà scevro da prossimi imminenti problemi che lo potranno indebolire.
E' evidente che chi prenderà smacco persisterà comunque nello sciogliere le contraddizioni tra legge elettorale e riforma Costituzionale per cui la battaglia - interna ed anche esterna - si sposterà sul secondo tema, rendendo il percorso della legislatura più erto e sdrucciolevole e probabilmente meno veloce dell'utile e necessario.

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