Gli ultimi governi succedutisi alla guda pel paese si sono occupati e
sono rudemente stati sollecitati a farlo, delle politiche di rigore, ma
in realtà se non avviene in modo concomitante il rigore nella politica
tutti gli sforzi saranno vani.
Infatti lo scandalo scoppiato in
questi giorni a Roma sempra risultare ancora più eclatante di quello di
"mani pulite" avvenuto nei primi anni '90, come nulla fosse accaduto
quindi.
Si rende ancora più calzante la battuta che girava allora a
Milano: il malaffare non è sparito, ma è ben vivo, soltanto che costa
molto di più !
E infatti di scandali successivi ne abbiamo visti parecchi, sino ad arrivare all'ultimo sperando non sia l'ennesimo.
Questo
spiega innanzitutto, a pensarci bene, del come l'Italia riesca a stare a
galla, nonostante i suoi conti deficitari e le politiche di rigore che
non ci fanno risalire la china.
Il malaffare produce ed ha
prodotto, non solo a Roma, costantemente una tale montagna di denaro
che questo, anche per gli ignari semplici evasori, costituisce il
carburante per il sostentamento di tante attività legali ancorchè
elusive ed evasive.
In sostanza, citando il solo ultimo caso di
Roma, la cupola mafiosa ha prodotto tali e tante risorse che proprio
perchè non dichiarabili, si sono sparse in mille rivoli alimentando
l'economia sommersa, distante magari chilimetri dal punto dove si sono
creati i reati principali.
Gli italiani che non son toccati
nemmeno di striscio nè inconsapevolmente da questa dannata ricchezza si
trovano invece a lottare contro la crisi economica e a reclamare e
protestare per veder riconosciuti i propri diritti.
E nel contempo
quando si tratta di sintetizzare con il voto le proprie giuste
aspettative o lo si fa dando preferenza a novelli o vecchi tribuni
oppure molto più semplicemente ci si rifiuta di votare, frammischiando
responsabilità e scelte politiche con attività di corruttela, in un
groviglio quindi inestricabile da parte poi di chi si trova a governare.
E'
a questo punto più che evidente che la Politica deve ritrovare al suo
interno la moralità pubblica, il rigore calvinista (anche per gli atei)
che spezzi rapporti poco chiari che rischiano di scivolare nella
collusione.
Rigore è il concetto che va perseguito senza tregua,
perchè il malaffare, lo dimostrano i fatti, trova opportunità anche
nelle situazioni più critiche e drammatiche, alla stessa stregua dello
scassintore che si aggiorna immediatamente alla uscita di una nuova
serratura!
L'abbiamo sentito per il terremoto dell' Aquila e lo
riscontriamo ora con la gestione dei profughi migranti da parte delle
cooperative che si fregiano di appartenere alla gloriosa Unione delle
Coop. Rosse.
Persino nella gestione delle manifestazioni politiche
come le "primarie" dove talora non sorgono comitati di sostegno per un
candidato perchè lo si ritiene il più valido a sostenere programmi
politiche di progresso, ma si preferisce magari quello più fragile
ritenendolo più manovrabile e gestibile per proseguire il malaffare,
fascendocelo apparire magari come incapace ed inetto.
Oppure per
generare un rappresentante di interessi particolari, che non sono altro
che privilegi mascherati e non difese di interessi di categoria o di
territorio.
E' un meccanismo mafioso, proprio perchè la mafia
ed similia nei momenti elettorali non predilige solo e sempre una parte
o partito politico, ma la cambia a seconda delle sue convenienze, per
poi mollarla alla prima contrarietà o ricorrendo a sistemi violenti .
E
evidente a questo punto che il rigore va reimpiantato dalle fondamenta
utilizzando tutte quelle risorse sane, che pure esistono e son le più,
per far piazza pulita ed attuando una analisi rigorosa e preventiva
perchè la gestione politica della res pubblica in tutte le sue forme non
può attendere che eventuali giudizi vengano espressi dalla
Magistratura.
Nella stessa PA vanno ripensate e rifondate le sue
regole di funzionamento perchè la separazione dei ruoli non è più
garanzia di buon funzionamento tant'è che ci lamentiamo da una vita che
questa spesso produce cattiva burocrazia; ed ora produce ben di peggio.
Nella
PA troppo spesso ci sono responsabili ed irresponsabili, mentre invece
ognuno, piccolo o grande sia il suo ruolo, deve essere responsabile del
suo lavoro nei confronti della colletività.
In fabbrica e nelle
aziende c'è il padrone ovvero l'imprenditore ed il cliente e nella PA il
"padrone" e al tempo stesso cliente è il cittadino italiano.
Può
sembrare una grossa forzatura, ma quando sentiamo che il responsabile
del verde pubblico di Roma era a busta paga della mafia capitolina è
evidente che i cittadini e i collaboratori insoddisfatti dei risultati
hanno ben poco da reclamare, in una situazione in cui conta la busta e
non certo fare presto e bene il proprio dovere.
E' del tutto
evidente anche che se un dirigente infedele (spesso pagato molto di più
del Sindaco o del PdR) pensa a far denaro, il lassismo impera
nell'intera struttura, sia essa un ufficio, una divisione o una
municipalizzata.
La bustarella insomma non si limita a far
prediligere l'uno anzichè l'altro, ma ad impiantare un malcostume che
produce poco o nulla.
Il politico che l'ha poi scelto, se non
colluso, deve pagare politicamente e senza indugi il suo errore come
avviene in qualsiasi posto di lavoro (persino nel calcio se la squadra
non gira il primo che salta è l'allenatore!)
E questo si può
estendere a qualsiasi settore della amministrazione comunale romana
visto che questa mafia ha assoldato fior di politici, ma anche dirigenti
e responsabili della Amministrazione, comprese le grandi partecipate.
Infatti, fino alla prova del contrario, l'unica che funziona efficacemente l'Acea perchè è società quotata!
Gli
attuali fatti ci fanno pensare che l'attuale aministrazione Marino,
data per inetta sino all'altro ieri (ma non sappiamo quale sarà il suo
futuro), in realtà sia stata accerchiata e resa innocua, anestetizzata
dalla mafia locale; ovvero il giochetto non sia riuscito e quale
pertugio per scoperchiare questa pentola l'abbia invece trovata, con
l'aiuto della Magistratura locale di recente rinnovata.
E questo spiega perchè al Sindaco Marino sia stata appioppata immediatamente la scorta !
La
situazione è veramente drammatica perchè il malaffare ed anche il mal
governo ha deteriorato il tessuto sociale sino al limite, tant'è che
oggi appaiono spiegabili ampiamente i comportamenti di ribellioni di
tanti romani che hanno trovato al fine in queste reazioni il modo per
segnalare che le cose così non vanno.
La sommossa contro i
migranti profughi guarda caso non è contro di loro in realtà, ma contro
chi gestiva questi centri (ed il politico /dirigente collegato)oggi
trovati con le mani nel sacco.
Lo stesso vale con il popolo Rom,
che ancorchè cresciuto, è radicato a Roma dagli anni ' 50, dove i centri
dati in gestione a coop rivelatesi colluse spiegano il degrado in cui
si trovano e spiegano le reazioni dei romani, popolo certamente
caciarone, ma del tutto non violento ed accogliente.
Per parte sua
certi partiti politici cavalcano queste situazioni critiche per
raccattar consensi, invece di cercare le vere ragioni e le soluzioni
accettabili.
Matteo Salvini bercia contro rom e migranti per
mandarli a casa loro, ma si è ben guardato di verificare le cause vere
del disagio denunciando e cercando valide soluzioni.
In sostanza:
dice "chiudiamo i campi", non accorgendosi che pur chiudendoli il
malaffare non muore ma si trasferisce in altri lidi.
Altro evento
riguarda l'occupazione degli appartamenti sfitti da una vita (a cui
aggiungo la mafia delle occupazioni di quelli già occupati) di proprieta
pubblica, vuoti, ma fuori norma o e quindi non riaffittabili; comunque
gli occupanti son talmente certi della impunibilità, che in molti casi
addirittura se li risistemano a spese loro.
Il che significa che
l'andazzo viene da lontano se solo si pensano ad interi fabbricati
finiti da anni ma sfitti perchè gli oneri di urbanizzazione sono stati
distolti e non utlilizzati per il funzionamento delle abitazioni (rete fognaria, vie, ecc).
Non
parliamo poi di altri eventi emersi nello scandalo, anche se non
direttamente collegabili (per ora forse) come la gestione delle licenze
commerciali degli ambulanti concentratesi nelle mani di pochi gruppi
familiari romani, senza che l'ufficio comunale preposto abbia nulla da
ridire.
Dico questo non certo perchè son contro ai tanti asiatici
che li gestiscono, ma perchè alimentano un giro d'affari sconosciuto al
fisco che contribuisce ad alimentare la disgregazione economica del
nostro paese.
Ora per primo il PD ha preso l'iniziativa
intervenendo sulla sua struttura territoriale commissariata ed il
Presidente Matteo Orfini ha una bella gatta da pelare perchè ricostruire
dalla fondamenta la struttura politica non è cosa da poco, per la sua
ampiezza, per la vicinanza con i poteri centrali.
Occorrerà
appunto rigore, decisione e capacità di trovare sostegni politici chiari
nella struttura del partito che certasmente ha uomini validi e
specchiati.
Da qui potrà nascere un nuovo modello che porti una
buona volta alla rifondazione non già e soltanto del partito, ma, per
riverbero, anche per la classe politica tutta, utilizzando tutte quelle
forze tecniche costituite da strutture come quella condotta dal
Presidente Cantone.
Naturalmente il compito sarà ancora più
faticoso in presenza di attacchi esclusivamente o quasi contro il PD
anche da parte di facce toste che stranamente hanno ripreso la parola
come l'ex senatore Berlusconi che - come fresco giglio bianco - chiede a
gra voce pulizia, partendo dall'azzeramento della Ammistrazione Marino a
dimostrazione che il cannibalismo stenta o non vuol comprendere che la
rifondazione della Politica e del rigore è opera ben più profonda di una
semplice anticipazione elettorale.
venerdì, dicembre 05, 2014
RIGORE NELLA POLITICA !
alle 2:14 PM
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