Infatti alcuni partiti pur sostenendo la volontà al cambiamento poi in realtà non disdegnavano il sostegno al referendum modificativo (An), peraltro del tutto legittimo, ma non adeguato a modificare efficacemente la legge in corso.
Altri pur sostenendo a parole la disponibilità a cambiarla, nello stesso tempo sostenevano che comunque è una buona legge (Fi).
Tutte queste chiacchiere nascondevano comunque una verità incontrovertibile: il progetto del bipolarismo è fallito perché, soprattutto per effetto della legge in vigore, si sono venuti a creare, soprattutto nelle due ultime legislature, un guazzabuglio tra i due schieramenti che non consentivano governabilità effettiva, nonostante l’abilità e la determinazione nel governare di uomini come Prodi.
La legge attuale prevede alla Camera un premio di maggioranza che venga attribuito alla coalizione (o al partito) che prenda più voti, superando però comunque il 10% ed i singoli partiti devono superare lo sbarramento del 2% se in coalizione ed il 4% se da soli.
Al Senato, dove l’elezione avviene costituzionalmente in rappresentanza regionale (per cui i resti regionali non possono essere utilizzati insieme agli altri per l’assegnazione dei seggi previsti pari a totali 315) oltre allo sbarramento minimo del 10% di coalizioni e partiti, esiste lo sbarramento del 3% per i partiti coalizzati e l’8% per chi concorre da solo.
Il risultato, con questa premessa, è stato il ricorso in modo spasmodico più sulla ricerca della alleanza più ampia e meno sulla convergenza politica, per cui la limitazione della legge ha mostrato il conto.
In questo ambito vi sono schieramenti come quello di centro sinistra (depurato di alcuni partiti) che ha sostanzialmente lasciato perdere le chiacchiere ed ha puntato con decisione alla stretta aggregazione politica e di programma (restano ancora indecisi in queste prime fasi Socialisti, Radicali e Italia dei Valori), ma è incontrovertibile che non vi è alcun interesse a ricercare le più larghe convergenze possibili per poi non far nulla.
Può sembrare una iniziativa temeraria e autolesionistica, ma in effetti si vuol snobbare in sostanza la legge attuale, dando seguito con i fatti al cambiamento auspicato con le tante discussioni improduttive dei giorni scorsi.
Procedendo per aggregazioni politiche e di programma, saranno i risultati a produrre solide alleanze, aiutati, questo si, dal fatto che vi potranno essere interferenze di piccoli partiti che visto le soglie di sbarramento non avranno (almeno in teoria) rappresentanze.
Sul fronte del centrodestra con le presentazioni ad effetto si continua con le chiacchiere poiché non possiamo considerare nuovi fatti come la nascita del Pdl che non è un partito visto che quello unico tra Fi e An avverrà dopo le elezioni (sic!), non ha un programma politico coeso per effetto di matrici politiche diverse (penso al localismo della Lega, contro lo statalismo di An), ed utilizza la formula degli “indipendenti” in lista, che indipendenti non sono visto che rappresentano veri e propri partiti politici piccoli (penso ai vari
Se si pensa poi ad altri partiti ( come quelli di Storace, Mussolini) che potrebbero confederarsi, la fragilità politica aumenta.
A dimostrazione che è un cartello elettorale, dov le linee politiche si annacquano, aggiungo che altri non hanno ancor deciso sul da farsi perché da un lato corrono seri rischi – a meno che non conseguano exploit imprevedibili - di non raggiungere e superare gli sbarramenti (l’Udc avrebbe problemi al Senato e l’Udeur sia a Senato che Camera), mentre dall’altro dovrebbero accontentarsi di essere inseriti come semplici “indipendenti”, rischiando un abbaccio soffocante che ridimensionerebbe le loro peculiarità poliice..
Quanto alla Rosa Bianca è orientata ad attuare i fatti (in realtà gli esponenti di chiacchiere ne hanno fatte ben poche), ma con gli sbarramenti suddetti dovrebbe “rosicchiare” consensi parecchio alti per ottenere eletti.
Siamo alle prime battute e quindi si parla ancora poco di programmi sui quali i partiti verranno esaminati e giudicati, ma è certo che già ora si delineano in modo chiaro le linee politiche e speriamo programmatiche, di chi vuol innovare e cercare soluzioni di governo più avanzate e chi invece pensa di cavalcare le chiacchiere, ancora una volta, confidando sull’ appeal mediatico, sugli slogan, sulle promesse, su contratti con gli italiani.
Staremo a vedere.
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