domenica, ottobre 07, 2012

PARTITO DEMOCRATICO: PIANI INCLINATI E...DRUCCIOLEVOLI

E si, i piani inclinati, che siano a salire o a scendere, per effetto della legge di gravità, non son facili e semplici da percorrere; se poi si fa a gara, ta esterni ed interni, a renderli sdrucciolevoli, ecco che l'impresa diventa ancor più ardua.
Innanzi tutto è bene ricordare che il Partito Democratico, dopo lunga gestazione, è nato dalla convegenza dell'area "socialista" e da quella democristiana di sinistra per cui è evidente che se si cede nella nuova creatura occorre tener conto delle possibili diversità, politiche e culturali, e dell'impegno che va profuso per integrarle; altrimenti questo "bimbetto" non comincia mai a crescere e diventare un buon adulto.
Le diversità quindi - che esistevano anche nei bacini d'origine - diventano una opportunità anche se esiste la possibilità di infilare strade poco produttive, ma la soluzione non è assolutamente quella di rinfacciare o colpevolizzare, ma di riesaminare i passi fatti, per poi riprendere il cammino.
Non è buonismo il mio, ma senso logico e pratico, se si crede veramente in quel che si fa e in quel che si vorrebbe fare.
Oggi constatiamo che il Cdx è imploso dapprima politicamente, quando Berlusconi ha duvuto passare la mano ed oggi anche moralmente per gli innumerevoli casi di malaffare e corruzione; in questo senso Centro e Centrosinistra, Pd incluso quindi, non sono esenti da responsabilità, sia per casi - gravi - ben precisi in cui sono stati coinvolti alcuni suoi esponenti, sia soprattutto per il fatto di non esseresi opposti con decisione a tutto questo malgoverno che montava.
Intendo dire che il ceto politico, quindi anche quello di centrosinistra, formalmente ha innescato procedure autoreferenziali che nella migliore delle ipotesi hanno portato all'utilizzo poco oculato delle risorse pubbliche e nella peggiore di aver favorito la malversazione ed altro.
Qui peraltro non si tratta di eventi che riguardano vecchi politici e non i più giovani, ma riguardano, a macchia di leopardo, gli uni e gli altri per cui non è vero che il nuovo sia per assioma i meglio di tutto.
Sui costi della politica sono in primis i partiti che debbono fare mea culpa e tagliare, disboscare senza misericordia, non solo aspettare nuove regole prodotte dal Governo in carica, regole che peraltro possono regolare ma non eliminare, mentre nel caso di politici corrotti, ma non condannati definitivamente, sono nuove regole deontologiche che devono necessariamente mettervi mano.
Ma venendo al Partito Democratico la situazione politica, che vede appunto il Centro fragile e soprattutto il   Centrodestra in stato confusionale, e gli orientamenti dell'elettorato ( almeno di quello che si manifesta palesemente), lo vede in una posizione di forte resistenza, non molto distante dai livelli massimi raggiunti nel 2008, ma il processo di scelta dei leader e della costruzione delle alleanze sembra chiaramente infilare una china assai sdrucciolevole.
Non mi riferisco certamente a chi - anzichè pensare a come risolvere i suoi guai - si compiace di alcuni nostri uomini in emersione, quanto al fatto che per scegliere le formule di partecipazione e di allenza più solide, si inneschi un processo di confronto inutilmente rude e spigoloso, che sta facendo letterlmente arrabbiare e disorientare l'elettorato di riferimento; con il pericolo non poi così recondito che si possa ingrossare il partito dell'astensione insieme ai delusi del centrodestra.
Siamo all'assurdo che per le Primarie gli altri nostri alleati, chi più chi meno, velocemente e senza clamore hanno scelto un loro valido rappresentante (forse non è finita perchè ci sarà forse Di Pietro che entrerebbe di rincorsa), mentre nel Partito Democratico sembra quasi volino gli stracci, con accuse di destrismo e sinistrismo reciproci indecenti.
Intanto come dicevo un grande partito, ed il Pd è un grande partito, ha da sempre le sue ali - che lo bilanciano e lo fanno volare - per cui è proprio la sintesi delle varie componenti che fa emerge la linea maggioritaria (meccanismo che poi si ripete all'interno della coalizione).
Certo è che se invece si vuol metter piombo in queste ali è fuor di dubbio che il volo sarà pesante (ammesso che si decolli o si riprenda il volo).
Bersani ha capito che è con l'ampio coinvolgimento delle varie anime del Pd, che si può costruire una leaderschip, una alleanza e un programma validi ed ecco perchè, viste le disponibilità di tanti (Renzi, Puppato, ecc.) si è inventato di modificare per l'occasione lo statuto al fine di portare alla competizione di coalizione più esponenti del Pd.
Quel che non vuol ripetere è l'errore dell'Unione nel 2006, dove il rassemblement ha consentito di raggiungere maggioranze parlamentari risicate (proprio per l'eccessivo ventaglio di forze politiche che lo componevano), ma troppo fragili anche per effetto dei "fuochi" amici che abbiamo poi visto nel 2008.
La situazione oggi, è bene dirlo con assoluta chiarezza, è fluida perchè si sta costruendo una alleanza su contenuti programmatici, non sapendo, ovviamente, che risultati elettorali potrà portare, ma soprattutto non sapendo la legge elettorale si utilizzerà alle elezioni prossime.
Per assurdo se restasse il porcellum la situazione sarebbe già ora più chiara, ma se dovesse nascere una nuova legge elettorale assai utile a favorire la stabilità della maggioranza che dovesse scaturire, per forza di cose ci potremmo trovare di fronte ad una  mediazione; nonostante gli ottimi risultati che mi auguro conseguira questo centrosinistra, non è detto infatti che il panorama politico ed elettorale non imporrà ulteriori accordi politici.
Quel che rema contro, quasi fosse un gioco a perdere, è tutta questa bagarre che fa corollario alla scelta dei candidati Pd, sul quale, come api sul miele, si gettano sia gli avversari politici (per distrarre il pubblico dalle loro rogne) sia i media che giustamente danno cronaca dei fatti e danno a maggior ragione notizia delle divergenze che riscontrano.
Pensiamo pertanto al fine politico del Pd e della sua allenza che è la meta, evitando tentativi di anteporre aspirazioni del tutto personali: chi si candida si ritiene certamente all'altezza dl ruolo, ma esclusivamente in funzione dell'obbiettivo di vincere e governare.
Queste "baruffe chiozzotte" non fanno bene a chi le favorisce e soprattutto non fanno bene al Pd e alla coalizione in formazione, poichè con la verifica delle primarie, che mi auguro di grande afflusso, si rischia di non addensare le preferenze sui vari candidati per i temi dei programmi (che debbono avere necessariamente avere differenze o ricette comprese però nelle linee guida che partito e coalizione hanno prescelto), sulle capacità che si ritiene abbiano nel saper tenere insieme saldamente coalizione e partiti, e sulla capacità di rappresentanza e autorevolezza sullo scenario internazionale.
Se invece ci si ostina a voler trattare la materia come dei fans, scelgliendo il candidato leader sulla scorta di schematisti antichi, o neanche fossero i capitani delle squadre del cuore, ecco che allora ci saremo mossi, candati ed elettori, in modo improduttivo ed inefficace, minando sin sul nascere questa grande manifestazione di democrazia.

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