La recente decisione della Bce di costituire un fondo a sostegno dell'economia e della finanza europea è stata decisamente cosa saggia anche perchè accompagna la decisione della Ue di sostenere, nel prossimo triennio, con il Fmi la finanza disastrata della Grecia con prestiti dedicati al suo risanamento.
Va dato atto che il governo italiano si è prodigato nel sostenere queste iniziative anche se forse era il caso di iniziare prima per evitare i bagni di sangue patiti dall'economia, dalla finanza e dalla moneta europea.
Non va dimenticato infatti che sin dall'autunno scorso il nuovo premier Papandreu aveva detto chiaramente che i conti della Grecia erano in disordine, ma evidentemente i partner Ue pensavano che il nuovo governo greco trovasse la soluzione per rimetter i conti a posto.
Una grossa mano l'ha data pure il Presidente Obama insistendo con la Germania troppo attenta al momento elettorale interno e troppo rigida nel sostenere posizioni draconiane con la Grecia, dimenticando che la situazione di crisi - peraltro responsabilità del governo di cdx degli ultimi 10 anni - si sostanzia sul piano monetario nel Pil e debito greco che è pari a circa 1/6 di quelli italiani.
E ciò nonostante se questa situazione non fosse stata affrontata con decisione si sarebbe innescato un effetto domino incontrollabile anche per la stessa Germania e Francia.
La riprova ? Sta nel fatto che per una situazione debitoria dello stato Greco di poco meno di 300 miliardi di euro è stato necessario approntare un piano di intervento di circa 110 miliardi in tre anni.
Oppure la Merkel, cercando di sbatter fuori la Grecia dall'euro, pensava di fare un gran regalo al turismo tedesco offrendo per le prossime estati una splendida regione a prezzi stracciati ?
Queste iniziative, lo dimostra la caduta già oggi di euforia dei mercati finanziari europei e la rivalutazione del dollaro sull'euro, non bastano; si è tappata la falla ma occorrono da subito politiche di rigore innanzitutto da parte della Grecia, ma anche da parte della Ue perchè la speculazione che si insinua nei punti deboli non si batte in pochi giorni.
Gli amici greci (una faccia una razza si sente ancora dire nelle isole) si sono impegnati il loro futuro con meccanismi di welfare che l'Italia ha eliminato almeno 3o/40 anni fa come le pensioni alle figlie nubili o le pensioni da 14 anni 6 mesi e un giorno (da che pulpito si dirà, ma di sacrifici se ne son fatti per eliminnarle da tempo, anche se si poteva fare di più e meglio).
C'è poi un esercito pletorico spiegato dalla vicinanza della Turchia, dimenicando che questa nazione fa parte della Nato dal 1952 !
Infine la corruzione dilagante grazie ai bizantinismi che non mancano neanche il Italia.
Tralasciando le politiche di rigore che competono a tutti gli stati, Spagna e Portogallo compresi, faccio notare che storicamente il lavoro sporco per attuare le politiche rigore se le sono spesso accollate le coalizioni di governo di centrosinistra.
Tocca ogi alla Grecia, alla Spagna ed al Portogallo, come è toccato in Italia nel 1992 con Amato, nel 1993 con Ciampi, nel 1996-2001 con Prodi, D'Alema, Amato e nel 2006/07 con riProdi, mentre il centrodestra ha sempre fatto il fighetto promettendo mari e monti, concedendo scudi di vario tipo e non gestendo adeguatamente il change over lira euro nel 2002.
In una situazione economica e sociale dove nemmeno il centrosinistra è riuscito a liquidare rendite e monopoli grandi e piccoli (questa è la sua pecca) il centrodestra ha la responsabilità politica e storia, non avendo voluto - per il libero arbitro - gestire il change over, di aver acconsentito la più rande redistribuzione di ricchezza dal dopoguerra, che perdipiù non ha rimpiguato in modo continuativo il gettito fiscale.
Al di là di tutto occorrono oggi le politiche di rigore e bisogna avere il coraggio di farle presto e con decisione senza guardare in faccia nessuno.
Il rilancio dell'economia (Pil)in modo marcato (non quell'1% programmato che non sa di nulla) passa solo attraverso una riforma fiscale importante che ci possiamo permettere sono con politiche di rigore nella spesa pubblica,destinando una parte alla diminuzione dello stock del debito ed una parte alla diminuzione della pressione fiscale sulle fasce medio basse, dando così maggior corpo alla disponibilità delle famiglie e quindi a consumi ed investimenti.
Vogliamo cominciare ?
Bene; si può cominciare con la riduzione ad 1/3 delle auto blu (comprese quelle nascoste con i contratti di NCC): sono 600 mila (anche se il Ministro Brunetta afferma che non lo sa nessuno)e ci costano, pare, 15 miliardi l'anno per cui risparmio per 10 miliardi.
Eliminazione delle rovincie (non solo quelle inutili comne dice la Lega) che fanno altri 17 miliardi l'anno.
Riduzione del 50% del numero dei parlamentari - Senato e Camera dei Deputati; qui il calcolo è molto più complesso perchè conosciamo le retribuzioni dei parlamentari, ma non conosciamo i costi che sono altra cosa.
Comunque anche fosse un solo miliardo l'anno si innesterebbe un circolo virtuoso con effetto di riasparmio a cascata.
Faccio notare che , bene o male, l'Italia riesce ancora a galleggiare perchè se da un lato lo stock del debito è circa 1800 miliardi di euro ed il Pil circa 1550 miliardi, il debiti personali degli italiani sono circa il 50% del Pil, ma soprattutto perchè lo stock del risparmio delle famiglie è circa 7,5 volte il debito dello stato.
Non si può comunque continuare a confidare su questa nostra grande virtù perchè la capacità di risparmio ulteriore sta diminuendo e di questo passo la nostra fragilità aumenterebbe e bruceremmo sempre di più il futuro dei nostri figli.
Un capitolo a parte riguarda la lotta alla corruzione visto che si stenta a sfornare una legge seria ed incisiva che punisca severamente i corrotti; anzi ci si preoccupa molto di più della legge sulle intercettazioni che ha la parvenza di un sudario che copra preventivamente le malefatte degli apparati pubblici ed anche privati (corrotto e corruttore pari sono).
Come la lotta alle mafie questa ha risvolti sulla spesa pubblica enormi perchè significa spender di meno liberandosi degli immensi "sopraconto" che ci appesantiscono, ovvero ci consentirebbero di fare molte più cose a parità di spesa.
E' chiaro che toccare questi nervi scoperti non è cosa semplice, ma è necessaria; non bisogna poi aver alcun timore di economizzare pensando che alla lunga non si riesca a dare un lavoro - lecito o illecito - a molti (un pò come nella amministrazione pubblica dove si creano posti di lavoro fittizi sfamare la gente ed avere voti).
Si potrebbe dire infatti che ridurre la spesa e gli sprechi, battere corruzione e mafie riduca la ricchezza prodotta dal paese (si riduca insomma il Pil), ma sappiamo bene che questo non è vero assolutamente poichè le disponibilità dello stato e dei cittadini si orienterebbero su maggiori investimenti e consumi a costi unitari più bassi, favorendo inoltre la nascita e la crescita di altre e/o nuove attività professionali o lavorative.
Poi tocca - contemporaneamente s'intende - alla concorrenza che nel nostro paese sta diventando una barzelletta con tutte le rendite d i monopoli grandi e piccoli che vivono incontrastate.
Basti un solo esempio: i prezzi dei carburanti sono chiaramente trattati a livello territoriale con modeste escursioni tra una marca e l'altra; la riprova ? Se - per esempio - fate gasolio nell'alta Toscana (Aulla?) lo pagate 1,277 euro, scendendo in Valditaro 1,235 e nel Mantovano 1,219 !!
E sui prezzi al consumo se ne potrebbero scrivere dei libri come sul pane che in Veneto costa il doppio che in Toscana o sulla frutta e verdura locale alla quale fa concorrenza quella che viene dalla Spagna a prezzi bassissimi.
Si dirà: è la concorrenza! Ma perpiacere... sui mercati si vedono cose lunari come l'aglio dall'Argentina !
Libero mercato e libera concorrenza significa anche controlli perchè non è assoltamente vero che il Mercato si auto regolamenti (vedasi gli scandali Erron, Subprime, ecc) e trovi il su equilibrio riconoscendo libertà a chi produce a chi consuma.
Non parliamo poi delle Municipalizzate: privatizzarle (come l'acqua magari) sarebbe l'ennesima truffa dove il capitale privato farebbe le sue porcherie perchè non è il suo mestiere.
Le amministrazioni locali - questa deve essere la loro politica - invece cerchino soluzioni di economicità di scala, aggregazioni, e badget imperniati sulla aura regola "con meno si fa di più " (le tariffe e tasse devono scendere migliorando sempre più il servizio), perchè non ci possiamo più permettere il concetto di soddisfazione del proprio operato quando la crescita dei costi sta sotto il livello di inflazione.
Una buona azione amministrativa invece significa che alle comunità si forniscono sempre maggiori servizi a costi sempre più ridotti perchè il compito dell'amministratore non è gestire lo status quo come troppo spesso ancorra avviene.
Sempre sulla concorrenza poi vanno eliminate progressivamentema con decisione, tutte quelle attività, servizi, prodotti, professioni che vivono in stato di monopolio o di rendita di posizione che erodono, fin quasi a strangolala, tutti quelli che ne sono fuori e che non possono assolutamente diferndersi.
Liberalizzare, creare concorrenza in questi termini quindi significa ampliare l'offerta, operazione che è la più alta espressione di democrazia.
Le politiche di rigore quindi sono necessarie edurgenti, ma sempre con una accortezza: che si evitino le furbizie che ogni innovazione può comportare.
Un solo esempio che riguarda l'occupazione e i suoi livelli retributivi: si parla tanto del fatto che andrebbero alzati i livelli pensionistici, ma si riscontra che l'impresa fa poca formazione per cui i lavoratori di 50 anni pur avendo davanti ancora 12/15 di lavoro sono considerati come palle al piede; per contro alle nuove generazioni abbiamo fornito dei modelli contrattuali flessibili che hanno prodotto, proprio perchè non c'è sufficente e continua formazione, instabilità e livelli retributivi molto spesso modesti.
Ne consegue che se prima i rapporti potevano essere forse troppo rigidi, ma retribuiti tutto sommato in modo adeguato, ora i rapporti di lavoro sono discontinui e sul piano retributivo esistono situazioni in prospettiva assai preoccupanti.
A ben guardare questa è una grande contraddizione perchè se da un lato la strada è la crescita,è la specializzazione, l'efficenza e l'efficacia, dall'altro chi lavora deve essere messo in grado di consumare, altrimenti non si capisce dove la maggior ricchezza prodotta possa trovare collocamento.
Il timore in sostanza è quello che si crei ricchezza "inutile" o superflua non perseguendo politiche economiche virtuose; troppo spesso vediamo anche nella nostra Italia la creazione di investimenti che non si capisce bene a chi possano servire, come l'Autodromo di Trevenzuolo, il Polo di Mestre-Padova, il Campo di pale eoliche in Sicilia scollegate da Terna,ecc.
L'attuale governo ha più volte sbandierato che è l'ora delle grandi riforme da porre in essere nei prossimi tre anni; ebbene, a parte che dall'abbrivio non emergerebbero grandi novità, sarà meglio lasciare perdere le chiacchiere e passare ai fatti concreti, senza tante furbizie ben inteso, perchè la crescita deve essere alloccata democraticamente fra tutte le componenti economiche e sociali: qui si farà la vostra nobiltade !!
martedì, maggio 11, 2010
POLITICHE DI RIGORE
alle 4:00 PM
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