La manifestazione del PD a Roma, sabato scorso, rappresenta un fatto decisamente nuovo sullo scenario politico italiano che merita analisi obiettive, ma soprattutto può costituire una premessa per cominciare ad ottenere adesioni crescenti e convincenti da parte dell’opinione pubblica e dell’elettorato.
Il fatto che sia una novità degna di considerazione lo dimostrano sia le reazioni della maggioranza e che le contro repliche degli esponenti PD; quel che non conta assolutamente nulla comunque è il fatto che le battaglie sulle cifre di adesione costituiscono un mero gioco fra le parti che possono rasentare il ridicolo (a seconda dei casi una piazza – che sia Circo Massimo o San Giovanni - può contenere un numero di persone significativo o la sua decima parte).
Quel che conta invece è il fatto politico che rappresenta (come altre nel recente passato hanno rappresentato) un fatto politico di rilievo e soprattutto la conseguenza che questo può avere sul piano pratico e concreto.
Quel che è evidente è l’atteggiamento – irritato ed infastidito – della maggioranza, partendo dal suo leader, che minimizza ed aggredisce reagendo agli attacchi dell’opposizione, rispondendo per le rime con l’intenzione quindi di consolidare l’ampio consenso di cui sembra godere.
Chi governa questa forte novità politica ha una grande opportunità da giocare e sarà bene non si attardi più di tanto in queste schermaglie perché la manifestazione di Roma deve essere un punto di partenza, come lo sono state le Primarie nell’ottobre 2005 per la elezione del leader dell’Unione – Prodi e le Primarie dell’ottobre 2007 per la elezione del segretario – Veltroni – del neonato PD.
Intendo dire che come nel recente passato questi citati eventi hanno costituito la base per la costruzione di un nuovo progetto politico, anche questa volta, con modalità diverse dovrà avvenire qualche cosa di analogo.
Nel 2005 con Prodi si è costruito un progetto – l’Unione - da utilizzare nell’elezioni del 2006, ma il progetto non ha dato i risultati sperati, generando una ampia alleanza, ma non maggioritaria e per di più piuttosto disarticolata; questo ha prodotto la sua implosione.
Nel 2007 la nascita del PD aveva anche l’obbiettivo di semplificare e quindi consolidare la stabilità della maggioranza di governo; in realtà questo ha un po’ spaventato i partiti minori che hanno preferito curare il loro particolare, non capendo il pericolo che stavano correndo: infatti con le elezioni anticipate sono stati sostanzialmente liquefatti dall’elettorato.
Il PD invece ha retto anche se il suo recupero di consensi era un obbiettivo ambizioso, ma per nulla facile.
Quello che ha insegnato il cambio di governo e di maggioranza è che per l’elettorato i programmi contano di più delle alleanze nel senso che le alleanze devono essere al servizio del programma e non viceversa, poiché questo significherebbe (ce lo insegna anche il governo Berlusconi II e III) uno sviluppo del programma di governo in modo ondivago cioè contraddittorio e molto spesso inconcludente.
In effetti è già difficile e complicato governare, ma se poi ogni componente della coalizione pretende di piantare la propria bandierina ecco che il risultato che ne esce può risultare un ectoplasma incomprensibile e inattuabile o inefficace.
Questa è stata la mossa vincente del Centrodestra sul Centrosinistra anche se la sua azione di governo sta dimostrando sempre di più i suoi limiti perché in qualsiasi settore intervenga inserisce cambiamenti estremamente discutibili o inefficaci.
Non c’è settore dove il governo in carica sia intervenuto o intervenga in modo approssimato, contradditorio o chiaramente nell’interesse di pochi, non certo della grande maggioranza (si parla del 70/72% !) di consensi di cui si pavoneggia.
Con l’Ici, invocando un principio di non tassazione sulla proprietà di prima casa, si è fatto un grande regalo – con il suo azzeramento – ai ceti più ricchi; con la robinwood tax si vorrebbe finanziare i ceti più deboli una nuova tessera annonaria, ma per il momento ha prodotto una minor diminuzione dei prezzi dei combustibili (per le banche staremo a vedere quali saranno gli utili – eventuali – del secondo semestre 2008 ).
Su Alitalia, dopo il guazzabuglio iniziato nel periodo elettorale, la storia non è ancora finita: ci sono da sciogliere i nodi sorti con le valutazioni della UE sul prestito ponte e si prefigura una alleanza internazionale con vettori di peso, alleanza che con la scelta dell’italianità si voleva evitare.
Potremmo continuare su tanti altri temi dove le soluzioni – al netto degli slogan lanciati da vari pulpiti (Berlusconi, Brunetta, Maroni, ecc) - mostrano la loro limitatezza e soprattutto il vero reale obiettivo: privatizzare tutto, alleggerire il peso dello stato su tutto, e lasciare al privato l’iniziativa anche nei settori sensibili come l’istruzione.
Qui si innesta, se ben condotta, l’azione politica che esce dalla manifestazione di Roma non certo per sostenere uno stato centralista, ma trovare soluzioni eque per tutti.
Poiché la maggioranza è ben solida - e tenterà di tutto per dimostrare il suo decisionismo –
l’opposizione dovrà reagire non solo denunciando, non solo creando alleanze su ogni singolo punto solide, ma dovrà proporre alternative da divulgare con tutti i mezzi, fra l’opinione pubblica e nelle istituzioni.
E’ e sarà certamente una rincorsa faticosa e difficile, ma è l’unica strada – ricercando minimi comune multipli – per denunciare i veri obbiettivi di questo governo che dietro l’acclamato principio di risparmiare, di razionalizzare, di dare ai poveri togliendo ai ricchi, vuole stravolgere la struttura dello stato favorendo in realtà una elite dove i poveri saranno sempre più poveri ed i ricchi sempre più ricchi, mentre la middle class si sta progressivamente liquefacendo.
In questo momento di crisi finanziaria ed economica mondiale la maggioranza in carica sta agendo con nonchalance in difesa delle banche e dei risparmiatori e si prepara a soccorrere le imprese, ancora una volta disinteressandosi di milioni di lavoratori (dipendenti ed autonomi) e di pensionati.
E’ veramente singolare: si vuol privatizzare lo stato e si vuol nazionalizzare – anche se temporaneamente – il privato !
Sulla difesa del risparmio non dobbiamo farci prendere per il naso per l’ennesima volta: in 20 anni di inflazione galoppante a due cifre il risparmio è stato falcidiato, poi è stato – anche se in modo meno generalizzato – eroso dal collocamento di obbligazioni Cirio, Argentina e Parmalat ed oggi con i prodotti “strutturati” scopriamo clausole sorprendenti che rischiano di lasciarci con un pugno di mosche in mano.
Bene quindi gli interventi, ma vanno accompagnati da regole e penalità perché chi ha sbagliato paghi e perché in futuro simili vizietti non debbano più ripetersi.
Sull’andamento dell’economia poi che si sta velocemente avvicinando a tempi di deflazione e stagnazione si preannunciano tempi duri, forieri di forti sacrifici.
Ebbene se si preannunciano tempi grami la cinghia la debbono tirare tutti e chi può deve metter mano al portafoglio: troppo comodo chiedere moderazione salariale (anche qui cercando di scompaginare i rapporti tra le principali centrali sindacali) e dall’altro trovare risorse a sostegno dell’impresa.
Il PD e i suoi – spero – alleati hanno una grande opportunità oggi: quella di incidere da minoritari sulle scelte del governo per evitare derive economiche pericolose per gli italiani (tutti), grazie anche alla disomogeneità del quadro politico europeo ed americano (soprattutto).
Questo non solo e soltanto per creare una futura forza politica di governo, ma per evitare errori e scelte delle quali dovremmo tutti – sostenitori di maggioranza ed opposizione – pentire prossimamente e amaramente (“deregulation” su Kyoto per l’Italia).
Ci si lamenta perché calano i consumi interni, ma i prezzi rimangono ben alti: delle due l’una o si aumenta il redito disponibile dei consumatori o si calano i prezzi (succede così anche per il petrolio dove il profitto rimane anche se il prezzo cala per la flessione della speculazione e dei consumi e nonostante l’apprezzamento del dollaro).
1 commento:
Spread Btp Bund che puzza di "fuga dall'Italia"...si riparte?
~~~~~~~~~~~
Mi sta' colpendo tantissimo il divario tra btp e bund, giunto a 119 punti, ma, per me, potenzialmente raggiungente punti 145, "tra un po'". Ne ho parlato con alcuni dirigenti ( due o tre) di primare banche d'investimento qui a Londra, ( tra l'altro, tra quelle meglio uscite dal'uragano di qs ultimi 15 mesi), che ben conosco perche' miei ex clienti ( e per qs, a me, in qs casi, rispondenti) Tutti mi han dato, piu' o meno la stessa spiegazione della cosa, spiegazione, che trovo, letteralmente da brividi: DEMOCRACY ISSUES. L'Italia e' ormai definita UFFICIALMENTE una "non piu' democrazia". Forse una "dittaturina, per il momento", ma comunque, assolutamente, non piu' una vera democrazia, anzi, non piu' una democrazia. FULL STOP.. Il vaso lo han fatto traboccare di certo le foto eloquenti del Corriere della Sera ( che Berlusconi voleva nazistare nel 2005, never forget, i repeat, never forget, pls) delle "guerrina civile" di Piazza Navona, come di quelle sprangate alle gambe, violentissime, tirate a uno studente inerme, per terra, a Milano, da un poliziotto di certo, per me, "passionated" per il "sudamerica di fine anni 70". Ma ancor piu' le posizioni antiecologiste egoistissime di Silvio Berlusconi, schifate tantissimo anche a un premier, di "non poco leggera" destra ( ma democratica, a differenza che in Italia) come Nikolas Sarkozy, o di destra " mitigata" come nel caso di Angela Merkel. Uno di Merril Lynch mi ha detto che han fatto anche molto scalpore le idee neoXuxluxclaniste proApartheid, "bianchi di qua, neri di la" di Roberto Cota, ma per me, sotto sotto, ancor di piu', di tanti fig.etti ma..f..ascisti Berluscones. Ma per un sales di Goldman Sachs, quello che piu' si trova vomitevole, invece, e' il tentativo di Slvio Berlusconi di annientare completamente la democrazia in Italia, abolendo l'esercizio delle preferenze in vista delle Europee. Io dico che se Silvio Berlusconi non viene tirato giu ( how? grandi obbiettivi necessitano grandissimi sforzi, questo da sempre), nel 2011/2012 avremo i primi casi di "desaparecidos all'Argentina", tra Arcore e Corleone, con lui, il tutto ordinante, dalla sua nuova capitale d'Italia di Arco..r..leone stessa. Fin'ora, in qs tipo di " visions" mai mi errai, spero che cio' potra' accadere ora, ma temo, che con lui a continuare a nazicamorristare cosi', e con l'opposizione alla camomilla di Walter Veltroni e Goffredo Bettini......... Meno male che Massimo D'Alema sta' decidendo di tornare a essere quello del 96, unico, insieme ad Antonio Di Pietro, a parlare di cio' di cui finalmente bisogna iniziare a parlare: "ANTIDEMOCRAZIA E DITTATURA"
Michele Nista
Posta un commento