lunedì, settembre 19, 2011

BOSSI E ALFANO: SCENEGGIATE DOMENICALI

La presuzione di onnipotenza degli esponenti della attuale maggioranza (parlamentare) fa veramente inorridire.
In una giornata in cui  Dominique Strauss Kahn confessa le sue debolezze (che fosse un trombino lo si sapeva) che gli sono costate il posto al FMI e la candidatura alle elezioni presidenziali in Francia, l'imprenditore Di Caterina che svela i vari sistemi corruttivi di Sesto San Giovani, ma anche di Segrate, Cinisello Balsamo e Milano (Atm) assai gravi se provati, Bossi e Alfano non trovano di meglio che rilanciare palle impossibili, sottacendo invece la fragilità. l'incostistenza e l'immobilismo di questa coalizione di governo.
Per non tacere poi sul fatto che il Cav. Berlusconi usa a suo piacimento la decisione se presentarsi ai giudici tanto che preferisce andare oggi al processo in cui è imputato dopo aver sostenuto più volte che sarebbe tutta  una farsa, mentre si rifiuta di testimoniare come possibile vittima in un altro prosesso, sfoderando i vari cavilli giuridici costruiti dai suoi iscritti-onorevoli-diensori Ghedini e compagnia.
In realtà ha una fifa blu di presentarsi come testimone ai Giudici di Napoli perchè sin dall'inizio della vicenda si è presentato più volte come un benefattore, mentre dalle intercettazioni emerse potrebbe risultare che non è nemmeno un ricattato per le sue abitudini personali, ma un maneggione nella accezione classica del termine che ricorda tanto "mani pulite".
Ma ritornando a Bossi ancora una volta rilancia insieme al suo popolo i soliti slogan leghisti, che vorrebbero da un lato evidenziare il virtuosismo economico sociale e fiscale delle regioni del Nord, mente in realtà, furbescamente si cerca di cavalcare questa onda da decenni, per nascondere le le proprie debolezze e le proprie malefatte (come le "cartiere" dl Veneto nel settore della concia che costituiscono l'iceberg dell'evasione fiscale generalizzata in Veneto e fuori).
Non ci sono scuse signori: le tasse vanno pagate sempre e comunque, mentre un accordo di non belligeranza tra imprenditoria e maestranze per cercare di appioppare agli altri, magari i più deboli, le malefatte e le indecenze commesse, ha necessità di nuovi obbiettivi e di nuovi slogan per restare a galla.
Intendo dire che tanti imprenditori del nord sostengono che è giusto arrangiarsi con il fisco e i loro dipendenti anzichè metterli alla gogna sostengono che è invece giusto, sperando di poter anch'essi ottenere minor pressione fiscale (che non arriva mai).
Per di più assistiamo in modo genralizzato, ovunque al nord, al centro e al sud, ad un sistema tangentizio che è frutto del malaffare tra politica ed imprese i cui costi peraltro non sono mai ripariti tra corrotti e corruttori, ma trasferiti sui costi delle iniziative intraprese, costi che ripagheremo tutti noi.
Non meno quindi della politica fiscale dei "piccoli passi" cioè quella di toccare tutti i capitoli di gettito per cui il popolo poi ripaga le inefficenze e gli sprechi con l'aumento di qualsiasi cosa vada a toccare, rastrellando quindi silenziosamente, denaro dalle tasche degli italiani.
In realtà la coperta è troppo corta per effetto delle indecenze del passato e del presente per cui l'evasione e la corruzione se non perseguita fortemente continuerà imperterrita e la pressione fiscale continuerà a salire.
Bossi dice che non si poteva far di meglio: non è così; l'incremento dell'iva per esempio fatta in questo modo (meglio una nuova aliquota sui beni più costosi) rischia di diventare un effetto moltiplicatore per la crescita dei prezzi, poichè diventa un alibi più o meno giusificato (l'iva in aumento produce maggiori costi dei carburanti e questi si ribaltano su tutti i prodotti trasportati, dal caffè al bar, ai materiali edili, mobili, ecc).
Conseguenze: da un lato, non essendoci iniziative per il rilancio economico si rischia la stagnazione mentre dall'altro con l'incremento dei prezzi l'inflazione (stagflazione).
Per nascondere tutto questo ed altro Bossi non trova di meglio che lanciare l'ennesimo slogan - la secessione per via referendaria - per blandire ed illudere ancora una volta i suoi sostenitori, in parte divenuti critici.
Sostiene infine che per il momento il sostegno alla coalizione rimarrà, per il semplice fatto che non ci sarebbero alternative; invece se si andasse ad un governo di larghe intese le sue promesse si trasformerebbero in quelle che sono, cioè falsità, oppure se si andasse ad elezioni anticipate rischia i venir punito dai suoi stessi elettori.
Quanto ad Alfano, va riconosciuta la sua abilità oratoria, la sua teatralità, ma di ruolo politico quale segretario del Pdl, non se ne vede l'ombra.
Da un lato cerca di stroncare - come se fosse un novello centralismo democratico - le contestazioni o le alternative possibili che emergono sempre più prepotentemente all'interno del suo partito, mentre dall'altro
riconsacra ancora una volta come se fosse un dio in terra il Cav. Berlusconi come leader attuale e futuro, pensando che l'opinione pubblica ed anche il suo elettorato non sia allibito da quel vaso di Pandora che si sta scoperchiando da anni.
L'opinione pubblica si domanda perchè in casi come quello occorso (fosse pure un tranello nel quale non ci doveva assolutamente cadere)a Dominique Stauss Kahn questi abbia dovuto fare un passo in dietro senza che nessuno lo spingesse a farlo, mentre  il Cav. Berlusconi,per  le malefatte ed i comportamenti personali collegati a favori di scambio che starebbero emergendo da tempo, si tratta di semplice persecuzione.
Pure il Presidente Usa Clinton  - per  "l'affare Lewinsky" - rischiò l'impeachement (mentre Nixon non ci riuscì), mentre da noi con il giochetto che tutti son innocenti fino alla fine dei tre gradi di giudizio abbiamo in circolazione personaggi dubbi o discutibili per anni che calcano indisturbati la scena politica italiana.
Le trappole, Segretario Alfano, nascono sempre se se ne da l'occasione, per cui nelle peste un uomo politico ci può andare se i suoi comportamenti, discutibili,  sono attaccabili mentre le menzogne costruire sul nulla (come Telekom Serbia o la commissione Mitrokin) si squagliano in poco tempo come neve al sole.
E' una questione di stile che non tutti hanno, ma non si tartta di dote personale ma di senso di responsabilità che ogni uomo politico deve necessariamente avere.
Annebbiare la mente dell'opinione pubblica con slogan o con sceneggiate può certamente far guadagnare tempo, ma se poi i tappi saltano, i danni, putroppo per tutti, saranno inimmaginabili.
Sostenere a spada tratta il Cav. Berlusconi, anzichè glissare sul problema e puntare su nuove politiche fa balzare agli occhi che i comportamenti non sono politici, ma di semplice difesa personale a tutti i costi.
Infatti in questa situazione critica per il paese il Cav. Berlusconi ha preferito fare la sua comparsata, come al Bagaglino, martedì scorso al Bruxelles, anzichè seguire da vicino gli sviluppi e i contributi del Parlamento sulla manovra (dimenticandosi che si dovrebbe pensare ed attuare una rifondazione dello stato), rinunciando a partecipare insieme a Cameron e Sarkozy all'incontro con i libici a Tripoli di Libia e questa settimana è tutto occupato a seguire o schivare i magistrati, non recandosi a Washington dove si parlerà del futuro e dei sostegni della Libia liberata dal suo amico Gheddafi.
Il fatto che sia impigliato elle reti della Magistratura non è quindi una causa ma un effetto.
Di questo si deve occupare un premier che si rispetti, pur con gli errori di valutazione che potrebbe commettere, mentre invece, sentendosi un dio in terra, grazie anche all'incensamento, ennesimo, di ieri preferisce stare arroccato, sperando in venti migliori.
Queste sceneggiate gli italiani non le dimenticheranno e prima o poi questa maggioranza insipiente ne pagherà dazio.


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