domenica, febbraio 27, 2011

BERLUSCONI: DELIRIO D' IMPOTENZA

Anche ieri, come quasi ogni giorno ed ogni fine settimana, il Premier fa le sue comparizioni de visu o intervenendo ai veri convegni riunioni politiche di ogni genere via telefono, per sostenere le sue verità e i suoi pensieri.
E tutto congegnato per le sue missive mediatiche, ma per gli eventi che contano, come il Forex ieri a Verona, sentiamo soltanto le sue considerazioni ed in molti di domanderanno perchè non era presente a sostenere con la sua faccia ciò che pensa.
E pur vero che chi destina al canale mediatico la sua comunicazione sceglie il modo ed i metodo migliori per raggiungere l'obbiettivo, per cui presentarsi ieri a Verona poteva voler dire non volersi confondere con uomini del calibro di Mario Draghi e soprattutto puntare a giocare di rimessa dando le sue motivazioni politiche.
Il Premier non si rende però conto, o forse se ne rende conto perchè sa che l'effetto delle sue parole servono a confortare i suoi sostenitori e non a dimostrare la sua insipienza politica, che le argomentazioni che esprime sono un enorme boomerang.
Infatti quando Draghi analizza la realtà, ne individua le cause e soprattutto indica i rimedi (senza ovviamente scendere su proposte dettagliate ed operative), il Premier se ne esce con spiegazioni e giustificazioni - handicap li chiama - che spiegherebbero la bassa crescita endemica che risale indietro nel tempo; dice che ha ricevuto nel 1994 (sic!), un paese con forte debito pubblico, alto peso degli interessi, l'inefficenza della P.A. e della Giustizia, infrasrutture al 50% di quelle degli altri Paesi europei, le mancate centrali nucleari, ecc.
Continua poi in altra sede - intervenendo qui di persona - sostenendo al convegno del Partito Repubblicano e a quello dei Cristiani Riformisti che la scuola pubblica non va perchè è contro la famiglia, non è d'accordo con la parificazione della famiglia a quelle di fatto, attacca le coppie gay e via discorrendo e ciliegina sulla torta rispolverano i vecchi e cari comunisti che sono il prezzemolo, il sale di molti suoi interventi.
Il boomerang è proprio questo perchè sostiene che tutto ciò l'ha trovato nel 1994, che non è facile superare questi problemi risolvendoli, ammettendo a chiare lettere che è un incapace mega galattico.
Dopo la breve esperienza del primo governo che cosa ha fatto fino al 2001? un bel fico secco, perchè anche dall'opposizione si poteva condizionare i vari governi succedutisi in quel periodo, mentre invece ha pensato bene di mettere il bastone fra le ruote, sostenendo di essere il meglio fico del bigoncio, gettando le basi per una possibile futura maggioranza, come poi si verificato.
I governi di quel periodo , 1994 -2001, hanno sudato lacrime e sangue, mentre lui sosteneva posizioni da puro irresponsabile.
Gli va infatti ricordato che nel 1995 il Governo Dini affrontò le ultime crisi della lira con tassi ufficiali di sconto che ballavano intorno al 9% e che il Governi, successivi, Prodi, D'Alema e Amato seguirono con rigore la lunga marcia di rientro della lira nello Sme per accangiare l'entrata nell'euro sin dal primo momento, con conseguente riduzione progressiva del t.u.s. che scese al 3,25% e riconseguente beneficio per il costo del nostro debito statale.
E' vero che quelle politiche di rigore sarebbero potute essere ancor più efficaci, ma Il Premier non deve dimenticare che oltre alle differenze interne a quelle maggioranze per possibili ulteriori e antipopolari manovre, un bell'aiuto per ingessare la situazione l'ha data anche lui ; ricordo a puro titolo d'esempio quando salito a Palazzo Chigi nel 2001 iniziò quella indecente campagna contro Prodi e Ciampi per la determinazione del concambio lira euro, anzichè vigilare sul change over che ha consentito la più grande redistribuzione della ricchezza dal dopoguerra!
Il Premier non si rende poi conto che negli ultimi 10 anni ha governato e governa da almeno 8 anni (con larghe maggioranze per di più) e quindi non si spiega perchè continui a denunciare problemi e cause spesso innegabili, ma non cominci mai a metterci mano, portanto ogni volta come scusa ulteriori problematiche che ovviamente fanno capo ai tempi contingenti, alle crisi economiche (ben due) a quella finanziaria, ai comunisti e alla opposizione (sulle due oltime si affretta a dire però che non contano nulla perchè non hanno peso autorevolezza politica).
Insomma individua le cause, individua gli effetti e anzichè individuare le soluzioni ed applicarle, ritorna ad individuare altre cause ed altri effetti, senza indicare le soluzioni; e via così all'infinito.
Quanto alla scuola poi, veramente non comprendo, perchè ha sbandierato sino all'altro giorno di aver messo in piedi una serie di riforme "epocali" della scuola pubblica , ma oggi afferma che così non va, ammettendo quindi implicitamente che epocali non erano ; ripropone un'altra causa ed un altro effetto che sarebbe costituito dal sistema didattico che agirebbe contro la famiglia, quasi a dire che i principi educativi della scuola sono in contrasto con quelli che la famiglia vorrebbe.
Bah: ho sempre saputo che i principi educativi della scuola sono complementari ed aggiuntivi a quelli della famiglia quindi non vedo come possano essere in contrasto; caso mai è scaduto - più nella famiglia che nella scuola - il rigore, il metodo e l'applicazione nei comportamenti, ma questo dipende dalla evoluzione della società, non certo dai moduli didattici !
E mischiando le "patate con la cipolla" rispolvera la sua posizione (vera paraculata al congresso dei Critiano riformisti ) contro la parità della famiglia con le coppie di fatto ed è contrario alla adozione di figlioli da parte delle coppie gay.
Anche qui, volutamente, usa la sua parola mediatica per confondere le acque: non esiste nessun partito politico in Italia, nessun parlamentare della Repubblica, che voglia parificare al matrimonio (civile s'intende) alle unioni di fatto che possono riguardare coppie "classiche" e coppie gay; si vuole soltanto regolamentare giuridicamente queste ultime.
La Famiglia è tutt'altra cosa, Presidente, essendo una unione di più persone legate da vincoli di sangue ed affettivi e dove le abitudini sessuali c'entrano come il cavolo a merenda; pensi soltanto a quante famiglie sono costituite da un anziano/a e relativa badante; oppure a nonna, due figlio/a
e nipote, oppure......
Sulla assegnazione di minori a coppie gay è poi una sua subdola ipotesi, perché non siamo nemmeno alla determinazione giuridica delle unioni di fatto, per cui occorre prima questa eppoi modifiare se tutti d'accordo i criteri di assegnazione.
Ma tant'è il Premier usa tutto ed il contrario di tutto per ammannirre la pubblica opinione.
Come nel caso delle sollevazioni popolari negli stati arabi nord africani, dove la scena muta si è susseguita per giorni durante le sollevazioni di Algeria, Tunisia e Egitto (anzi ha avuto il malcostume di tirare in ballo Mubarak per i suoi fatti personali)e quanche balbettio imbarazzato sui fatti di Libia; solo ieri è "esploso" affermando che Gheddafi non avrebbe più il controllo del paese, quando la più grande responsabilità, cioè la causa, di Gheddafi - di fronte alla storia e all'umanità - è quella di aver ordinato a polizia, esercito e mercenari di sparar contro i suoi stessi connazionali per sedare la contestazione popolare; da qui la violenza generalizzata della quale non conosciamo ancora la reale portata, ma che risulta essere decisamente l'effetto da condannare in modo deciso ed inequivocabile.
Non vorrei pensar male, ma intravedo un reale cinismo da parte del Premier Berlusconi che tra qualche giorno porterà in campo, ancora una volta, i riflessi rerivanti dalle problematiche non certo semplici della crisi del nordafricana e della Libia in particolare, per dichiarate la sua assoluta impotenza a svolgere il suo compito istituzionale, ma allo stesso tempo un ulteriore alibi per continuare a galleggiare e a far galleggiare il suo Governo.
Oltre, ovviamente; ai soliti processi a suo carico che cominceranno proprio domani e costuiranno ulteriori alibi per il partito del "non fare"!

domenica, febbraio 20, 2011

LE FOLLIE GIURIDICHE DEL PREMIER

Non c'è nulla da fare: che si tratti dei risvolti pubblici dei suoi comportamenti privati o si tratti dell'ennesima annunciazione relativa a prossime leggi epocali, siamo ogni giorno costretti ad ascoltare notizie sul nostro Premier, ed ascoltare pure delle affermazioni che rasentano un po' il ridicolo ed un po' la follia.
Intanto è da premettere che qualsiasi cambiamento costituzionale in Italia può essere oggetto di una qualche proposta di cambiamento da parte di qualsiasi cittadino italiano, ma deve essere chiaro a tutti che tra il proporre ed il disporre c'è una bella differenza; infatti la proposta di cambiamento deve seguire un preciso iter per la sua formazione sia in termine di sostegno (voti o raccolta di firme regolarmente autenticate da notaio o similare) sia in termine di contenuto piochè e previsto sempre dalla nostra carta costituzionale la verifica preventiva sulla ammissibilità, alla discussione in Parlamento, alla discussione.
L'eventuale approvazione poi di una modifica costituzionale se avviene con maggioranza semplice, deve obbligatoriamente essere sottoposta a referendum confermativo dove non è previsto alcun quorum; comunque anche nel caso di approvazione con maggioranza qualificata (2/3) è possibile chiedere nelle forme previste ed ottenere un referendum che rafforzi o contesti la decisione presa dal Parlamento.
La Corte Costituzionale si occupa dal 1948 sia di queste tematiche, sia della verifica in via autonoma o se sollecitata da corpi dello Stato, della costituzionalità di leggi o regolamenti emanati dal Parlamento o dalle Regioni.
La Corte insomma verifica che il potere legislativo, pur con il supporto dei tecnici giuridici di Parlamento e Regioni, non emanino leggi contro i principi sanciti dalla Costituzione, evitando così che circolino dei pasticci giuridici.
Ieri il Premier se n'è uscito con una delle sue "annunciazioni" sostenendo che intenderebbe cambiare la struttura e quindi il funzionamento della Corte Costituzionale per evitare come avvenuto in passato che la Consulta abolisca ciò che il Parlamento approva.
Intanto l'affermazione è del tutto semplicistica perchè Lui può annunciare che si ripromettere di proporre al Parlamento una modifica costituzionale che dovrà, come detto in precedenza, seguire il suo iter formativo, compreso il ricorso ed il responso del referendum relativo.
Poi aggiunge due emerite baggiatate; la prima: riguarda una affermazione falsa poichè la Consulta - come previsto dalla Costituzione - è composta da membri (15) che non vengono nominati tutti in un sol giorno, ma trattandosi di magistrati in servizio, vengono nominati volta volta, per un terzo dal Capo dello Stato, per un terzo dal Parlamento in seduta comune ed dell'ultimo terzo,

  • tre sono eletti da un collegio del quale fanno parte il presidente, il procuratore generale, i presidenti di sezione, gli avvocati generali, i consiglieri e i sostituti procuratori generali della Cassazione;
  • uno da un collegio del quale fanno parte il presidente, i presidenti di sezione ed i consiglieri del Consiglio di Stato;
  • uno da un collegio del quale fanno parte il presidente, i presidenti di sezione, i consiglieri, il procuratore generale ed i viceprocuratori generali della Corte dei conti
Tutta questa procedura è stata inventata dei nostri padri costituenti proprio per evitare concentrazioni di potere nella nomina nelle mani di pochi uomini ancorchè servitori dello stato e per dare continuità a questa istituzione.
La riprova la riscontriamo nel fatto che gli attuali 15 membri della Consulta sono stati nominati fra il 2002 e il 2010, un arco di tempo quindi in cui si sono avvicendati diversi magistrati, Capi dello Stato, Presidenti del Consiglio, Ministri, sottosegretari e Parlamentari.
Ne discende che è del tutto gratuito ed offensivo affermare che i componenti della Consulta siano di parte, ovvero che siano di una sola parte.
La seconda baggianata riguarderebbe proprio come vorrebbe modificare il funzionamento della Consulta; il Premier vorrebbe introdurre il principio che le decisioni non dovrebbero essere più prese a maggioranza semplice (in caso di parità il voto del Presidente vale doppio), ma con maggioranza di due terzi.
Questo significherebbe infatti che la Consulta, se non si raggiungesse tale proporzione, non sarebbe in grado di decidere, sarebbe congelata e limitata nelle sue funzioni, non rispettando così appieno il suo dovere di decidere.
Esempio ? Eccolo poniamo che su una legge la Consulta decida la sua costituzionalità e espresso il voto finisca 9 a 6, secondo il Premier dovremmo pensare che la legge sia incostituzionale perchè i voti non sono 10 ?
Niente affatto: in questo caso la Consulta non direbbe proprio un bel niente e lo stesso avverrebbe se la votazione risultasse rovesciata !
Quindi il tentativo del Premier, che non gli riuscirà MAI, è quello di liquidare una funzione di controllo - si chiamano contrappesi Presidente - per tutelare i propri interessi o la sua produzione legislativa.
Per quanto riguarda il Csm, anche qui il Premier, annunciando la riforma della giustizia epocale, vuole cercare di aggirare quanto sancito dalla Costituzione, non già per efficentare la Giustizia, quanto per ridurre l'autonomia dell' Ordinamento Giudiziario o peggio ancora sottometterla al potere esecutivo, quando in qualsiasi democrazia della terra l'autonomia e la separazione fra i vari poteri ed ordinamenti dello stato è la regola fondamentale per il suo funzionamento appunto democratico.
Il Csm è l'istituto - presieduto dal Capo dello Stato e nominato per due terzi dai maistrati e per un terzo dal Parlamento in seduta comune - di autogoverno della Magistratura e si occupa di:
  • assunzione (sempre tramite concorso pubblico);
  • assegnazione ad un incarico;
  • promozione;
  • trasferimento;
  • attribuzione di sussidi ai magistrati e alle loro famiglie;
  • procedimento disciplinare;
  • nomina dei magistrati di Cassazione
  • nomina e revoca i magistrati onorari.
Anche in questo caso proprio per non creare vacazio i componenti non sono nominati tutti in una volta, ma mano mano che per vari motivi i singoli componenti terminano il loro mandato, vengono sostituiti con apposita votazione.
Ecco che con la proposta - vero e proprio cavallo di troia - del Premier e dei suoi ministri/parlamentari/avvocati personali lanciando la grande parola di "separazione delle carriere" e sdoppiamento del Csm, si introduce infatti surrettiziamente un più forte controllo del parte del potere esecutivo sulla parte più delicata della Magistratura.
Cosa voglio dire ?
Che la separazione proposta delle carriere significa separare la Magistratura Giudicante da quella Inquirente, per cui la prima è sottoposta al suo Csm e la seconda ad un nuovo Csm del quale non conosciamo assolutamente il criterio di formazione e di funzionamento.
Non penso proprio però che questo nuovo Csm sia assolutamente speculare all'altro poichè non si capirebbe il perchè di questo dualismo, fermo restando che la Magistratura inquirente, ovvero procuratori ed altro, e proprio quella investita dall'esistenza dei reati,o per notizie avute o per denuncie ricevute ed è proprio quella che nelle indagini preliminari si trova di fronte a eventuali reati ed è la prima che deve decidere se vi sono gli estremi per passare alla prima fase giudicante o meno.
Se il Csm di riferimento non è come quello esistente, ma è sottoposto nella sua formazione al potere esecutivo (Governo) e legislativo (Parlamento) appare chiaro anche ad un ciuco che le maggioranze politiche - a prescindere da quali siano - possono condizionare fortemente l'operato della Magistratura Inquirente, sovvertendo ancora una volta il principio della autonomia ed indipendenza tra poteri ed ordinamenti.
Ciliegine sulla torta della ennesima annunciazione del Capo del Governo riguarda l'introduzione della immunità parlamentare ed il regolamento sulle intercettazioni.
Quanto all'immunità vorrei ricordare al Premier che a suo tempo anche lui fu d'accordo sulla sua abolizione visto i danni che la sua esistenza aveva prodotto ed anche per il fatto che l'immunità non aveva più ragione d'essere visto il lungo tempo trascorso dalla nascita della repubblica; il motivo originario fu proprio quello di dare libertà di movimento a tutti i parlamentari senza alcun vincolo o condizionamento che potesse derivare da quanto accaduto nei precedenti drammatici anni della fine della guerra.
Nel nostro caso l'immunità si è trasformata in impunità e visto che il vizietto della corruzione persiste alla grande è evidente che reintrodurla sarebbe come legalizzarla (come il falso in bilancio insomma)!
Per quando riguarda le intercettazioni infine è vero che le notizie girano un troppo speditamente, ma qui non si tratta qui di sancire migliori regolamenti di divulgazione e relative sanzioni, ma come sempre affrontare alla radice il problema limitandone l'uso per tempi e casi, per cui anche qui nascerebbe implicitamente l'autorizzazione a commettere reati, certi o quasi dell'impunità.
Si vede quindi lontano un miglio che tutte queste iniziative non sono finalizzate ad abbattere uno stato di polizia (milioni di persone come il sottoscritto vivono tranquillamente senza temere di essere controllati), ma a creare un sistema di protezione della "casta" e fra questa i suoi componenti più alti a partire dal Premier che non riesce nonostante i pluriennali tentativi, a togliersi di dosso le infamie di cui è da tempo accusato.
E non conta assolutamente il fatto di avere dalla sua parte la maggioranza parlamentare, perchè se una cosa è sbagliata lo rimanente anche con il consenso parlamentare totalitario.
Quanto alla formazione della maggioranza parlamentare assistiamo in questi tempi ad una giravolta di passaggi da uno schieramento all'altro e non ci crede più nessuno che diversi parlamentari abbiano lasciato un raggruppamento per ritornarci dopo vari passaggi seguendo il puro istinto e responsabilità politica per cui questi signori cambiano perchè non si riconoscono più nel nuovo raggruppamento e ritornano al vecchio.
Qualcuno dice che ciò dipende da una certa potenza finanziaria e mediatica: può darsi, ma se così fosse non mi fiderei poi molto di coloro che fanno il giro delle sette chiese.
I fuori usciti dal centrodestra ci ritornano perchè il nuovo partito non da certezze di rielezione oppure si tratta forse di persone ricattabili per uno e cento motivi, proprio perchè non scelte dagli elettori, ma nominate dai segretari di partito; oppure ancon più prosaicamente questi parlamentari hanno come obiettivo di restare il più possibile in Parlamento, per accantonare quante legislature possibile.
Non tutti forse sanno che per avere a 60 anni il vitalizio di parlamentare occorre avere accantonato almeno 5 anni, o multipli di 5, di attività parlamentare per cui se si dovesse interrompere oggi la legislatura in parecchi si troverebbero sulle spalle tre o quattro legislature, ma solo 10 o 15 anni di attività parlamentare effettiva.
In sostanza quando avvenne lo scorporo di Fli in parecchi pensavano di proseguire la legislatura con un governo istituzionale, di centrodestra o di larghe intese che portasse a compimento la legislatura, ma quando la spallata non riusci e cominciò a presentarsi l'ipotesi di interruzione di legislatura, nascondendosi dietro al senso di responsabilità o a poco convincenti ipotesi di alleanze future, diversi fecero marcia indietro preferendo rinforzare le fila della maggioranza originaria !
Come risultato la maggioranza parlamenare di cds si sta rafforzando, il Premier si crede ancora una volta onnipotente, e noi tutti assistiamo impotenti a questi balletti d'avanspettacolo che affrontano i problemi di maggioranza e del Premier, ma mai i problemi della nostra patria!

sabato, febbraio 19, 2011

MONDO ARABO IN SUBBUGLIO

Anche se qualcuno l'aveva preannunciato al Presidente degli Stati Uniti, nell'autunno scorso, tra l'incredulità di molti si sta verificando proprio un sommovimento di popolo, una contestazione generalizzata che sta interessando un po' tutti gli stati Arabi del nordafrica, come un filo rosso, da ovest ad est e poi giù verso gli emirati arabi.
Questo fenomeno politico ha avuto le prime avvisaglie con gli attentati contro la comunità cattolica in Egitto e la contestazione sul prezzo del pane (sempre lui: ne sa qualche cosa Maria Antonietta) in Algeria.
Poi in Algeria la contestazione è cresciuta non poco anche se ora pare sopita semplicemente con l'abolizione del coprifuoco che durava da parecchio tempo, frutto della politica di una maggioranza confessionale che sta da anni ingessando questo paese e che non riesce, evidentemente, a tutelare e proteggere la sua economia, dalle indubbie crisi che hanno investito tutto il mondo.
Non è quindi colpa della crisi prima finanziaria e poi economica mondiale se nasce la contestazione, ma dipende evidentemente dall'assetto politico che questo stato si è dato, assetto che non trova partecipazione e condivisione, ma contestazione assai dura, visto che non è in grado di assicurare l esigente primarie a quella popolazione.
Peraltro l'Algeria, che nella sua storia è stata sottoposta al potere ottomano, che l'ha utilizzata per l'arabizzazione della penisola iberica, con la Battaglia di Algeri, si è liberata dal neo colonialismo
francese (1962), ma solo nei primi decenni di libertà ha visto la sua rinascita e la sua indipendenza compiuta, ma poi si è avvitata su se stessa ed evidentemente, viste le recenti reazioni popolari, la dittatura della maggioranza si è progressivamente trasformata in dittatura pura e semplice; con tutte le controindicazioni che sono oggi sotto gli occhi di tutti.
Subito dopo, come una serie di cerini accesi, è toccata una sorte ben più veloce, ma non certo immune da incertezze politiche, economiche e sociali, alla dittatura della Tunisia, poiché quando un Presidente, Ben Ali, che aveva scalzato il precedente Presidente Bourguiba, resta in carica tutti quegli anni significa che le cose non possono funzionare per bene; significa che nascono le partigianeria, i familismi e le corruzioni, per cui basta un niente ed il potere viene liquidato, come puntualmente è avvenuto, a velocità stratosferica.
Certo la Tunisia si è liberata di un peso, ma sembra non avere una struttura politica solida che possa subentrare, quasi fosse impreparata e che soprattutto sia in grado di evitare gli errori dei predecessori.
Dopo di che è toccato all'Egitto ed anche qui la storia si ripete poiché dopo la deposizione di Re Faruk da parte dell'esercito cappeggiato dal Colonnello Nasser il vento è si cambiato, ma non ha evidentemente tenuto conto della evoluzione dei tempi, sino ad arrivare alla situazione che è sotto gli occhi di tutti.
La "rivoluzione " nasseriana fu doverosa perchè la storia ha condannato tutti i regni imbelli alla loro liquidazione; guardate il recente passato e l'attualità: solo i regni illuminati ed al passo con i tempi sono rimasti in piedi (Regno Unito, Olanda, Belgio, Spagna, Svezia, Norvegia, Danimarca, Iran) mentre quelli legati alla chiamata divina o gravi errori politici imperdonabili, sono stati spazzati via senza pentimento (Russo, Austroungarico, Ottomano, Italiano, Greco).
Quel che è mancato all'Egitto è stato un meccanismo di avvicendamento che consentisse un miglior ricambio ed evitasse conseguentemente il solito refrain di corruzione, favoritismi, familismi.
Ai tempi di Nasser (1056-1070)le esigenze primarie e generalizzate erano le più importanti da ricercare e da difendere (dopo una colonizzazione prima ottomana, poi inglese ed un regno imbelle) e per di più faceva da forte collante la lotta economica e politica sia per la proprietà del Canale, che quella contro Israele ed in sostegno dei Palestinesi.
Al suo successore, Sadat (1070-1981) restò la guerra guerreggiata contro Israele con il raggiungimento della Pace con gli accordi di Camp David, Pace che costò la vita a lui e al Premier israeliano Rabin.
A Mubarak non sarebbe rimasto che raccogliere i frutti dei suoi predecessori per spingere molto di più di quanto non sia avvenuto lo sviluppo di questo grande paese arabo, evitando però questa monarchia repubblicana durata 30 anni, monarchia repubblicana che, pur moderata, ha mostrato tutti i suoi limiti e difetti e in solo 18 giorni di dura contestazione è stata liquidata.
La contestazione pacifica, ma contrastata con estrema violenza, ha toccato poi anche il Bahrain
che ha una struttura politica monarchica, ma forse per la poca conoscenza che abbiamo di questo stato non comprendiamo bene che cosa vi stia accadendo.
Certo è che quando le popolazioni si sollevano in modo così spontaneo è evidente che gli equilibri interni sono completamente saltati e che tutti i livelli di accettabilità e sopportazione sono stati abbondantemente superati.
Questo sottile filo rosso si collega anche alla situazione della Libia, dove però la contestazione sembra ammantarsi di situazioni assai più pericolose e sanguinose, vista la situazione dei primi giorni.
Sembrerebbe che il pur solido potere detenuto da Gheddafi, la grande "rivoluzione verde" nata dopo la liquidazione del Re Idris e la cacciata e confisca degli insediamenti italiani, non avesse alcun problema, mentre invece la contestazione soprattutto a Benghasi rischi di spaccare il paese, anche se la reazione sempre più violenta di quelle apparse negli altri paesi arabi del nordafrica.
Il Presidente Gheddafi, che è al potere dal oltre 40 anni, sembrava inaffondabile ed inattaccabile, sembrava che la sua politica internazionale ed interna fosse patrimonio della popolazione, ma evidentemente i meccanismi interni di governo hanno fortemente limitato le libertà individuali (confermate dal modo deciso e violento della sua reazione).
Non dobbiamo dimenticare che la Libia ha sviluppato una politica internazionale che ha provocato embarghi rigidi anto che molta della ricchezza prodotta dalla vendita di petrolio è stata obbligatoriamente allocata all'estero ed ora che gli embarghi si stanno via via diluendo, questa motagna di risorse deve essere riallocata nel paese.
In sostanza stati come Libia ed Algeria siedono su una montagna di denaro (250 miliardi di dollari di riserve per la sola Algeria) che rimangono inutilizzate, mentre le popolazioni hanno non pochi problemi di sopravvivenza.
E' evidente che questa enorme contraddizione alla lunga provoca reazioni e contestazioni che non è proprio facile addomesticare, soprattutto se la situazione interna è accompagnata pure da corruzione e larghi favoritismi.
In tutti questi stati comunque il sottile filo rosso non è assolutamente, almeno sino ad ora, costituito da una linea riconducibile alle componenti integraliste del mondo arabo (come avvenne ed avviene in Iran), ma ad una contestazione ad ampio spettro popolare, del tutto simile a quello che portò all'indipendenza questi stessi stati.
Intendo dire che i movimeni indipendentisti sorti in Algeria, Tunisia, Libia e Egitto e che hanno portato alla liquidazione delle rispettive monarchie e colonialismi, hanno nella realtà tradito il loro spirito originario, tendendo a trasformarsi in buona sostanza in monarchie assolute "repubblicane" ed ora la sollevazione popolare presenta il conto.
Complesso e difficile addentrarsi nelle singole realtà, ma è certo che il solo fatto che per tanti decenni il potere sia stato governato non tanto da un partito o da una coalizione, ma nella maggior parte dei casi da un solo uomo, che non abbia tenuto conto della evoluzione delle comunità e delle esigenze e necessità sempre più crescenti, questo basta ed avanza a spiegare le reazioni e le contestazioni generalizzate.
Si pensi che il modo più semplice per comunicare, organizzare, documentare è costituito dal telefonini portatili e da internet, per cui tutte queste popolazioni giustamente insoddisatte si trovano in mano da un lato la tecnologia più avanzata, ma dall'altra una situazione sociale, economica, alimentare vecchia almeno di mezzo secolo.
In questo contesto assai burrascoso e pieno di incognite, l'Italia, insieme a pochi altri paesi europei mediterranei, dovrebbe porsi per prima parecchie domande, poichè l'instabilità influenza gli stati confinanti, soprattutto i più ricchi, sia per i rapporti economici reciproci e diretti sia per gli approvigionamenti di utilities che sono l'ossatura delle economie industriali come la nostra.
Eppure appare sostanzialmente assordante il silenzio del nostro governo (a parte le problematiche delle prime migrazioni bloccate, per il momento, dal maltempo).
Timidi l'accenno del Ministro degli Esteri, preoccupato per la tenuta dei recenti accordi italo libici, ma nemmeno una parola sulle cause di questa contestazione generalizzata che ha investito il mondo arabo nordafricano.
Certo è delicato andare a trinciar giudizi sul modus operandi sin qui seguito da questi governi, ma è altrettanto vero che le valutazioni politiche obbiettive devono spiegare e spiegarci che cosa non ha funzionato, che cosa non poteva funzionare ed anche che comportamenti politici dovremmo tenere per evitare gli effetti che possano avere analogia con quanto stiamo riscontrando.
Insomma nel nostro paese repubblicano, come in molti altri, le cariche politiche hanno tutte scadenza, chi 7, chi 5 anni e sono reiterabili solo e soltanto concorrendo nuovamente in libere elezioni, dove la composizione dei partiti dell'arco costituzionale, si compone, si scompone e si ricompone seguito del "gioco" politico, ma non è mai capitato, almeno sino ad ora, che un uomo politico restasse al potere ininterrotto per decenni.
Non abbiamo mai avuto monarchi repubblicani ( soltanto partiti con stabile maggioranza relativa) e per questo abbiamo evitato tutto gli errori che ora vengono invece imputati ai governi arabi sotto contestazione.

150° DELL'UNITA' D'ITALIA: LA INDECENTE POLEMICA CONTINUA

L'altra sera in tv ho assistito come molti allo spettacolo di Roberto Benigni sulla "lettura" dell'Inno di Mameli, l'inno provvisorio della nostra cara patria.
Non mi aspettavo nulla di diverso: ovvero qualche battuta, qualche accenna ilare alla nostra attualità, ma soprattutto una spiegazione del contesto in cui l'inno fu scritto e musicato, l'esegesi del testo e soprattutto i riferimenti storici sia del tempo in cui fu scritto sia per i richiami storici dell'Italia che con Roma fu definita caput mundi.
La leggerezza da un lato ed i riferimenti storici dall'altro hanno evidenziato la grande cultura di Benigni, facendomi affiorare tante cose e fatti studiati in gioventù ed anche fatti nuovi che pur noti in passato non avevo mai collegato.
Mi riferisco alla descrizione ripetuta da Benigni di Dante nella Divina Commedia, nel Paradiso, quando descrive le vesti - ed i colori - di Beatrice, sostenendo appunto che i colori furono presi per identificare il vessillo sbandierato nella Repubblica Cispadana.
Ma quel che più importa nello spettacolo di Benigni è il concetto di unità d'Italia che cominciò a concretizzarsi a meta dell' 800 ed ebbe la prima formazione proprio 150 fa, con l'identificazione del Regno d'Italia e quindi dello Stato Italiano i cui contorni geografici si completarono poi con la caduta del potere temporale del Papato e la Vittoria dell'Italia nella Grande Guerra.
Oggi invece, per le posizioni autolesionistiche della Lega ci troviamo a vivere una polemica indecente e incomprensibile, quasi a voler disconoscere il passato della nostra patria che si ricreò smontando letteralmente con moti e contestazioni drammatiche l'ingerenza di tanti stati, regni, imperi o casati che avevano affettato letteralmente la nostra penisola, quasi a volersi vendicare della potenza e del condizionamento politico che nel passato aveva avuto l'Impero Romano.
La posizione della Lega è una posizione meschina ed estremamente strumentale perché sostiene un secessionismo, antistorico e controproducente, per cercare di concretizzare i propri slogan, che pur portatori di evoluzioni politiche ed amministrative, vengono sviluppati in modo traballante ed inefficente oltre che innefficace.
Intendo dire che è buona, assai buona, l'idea di spingere sul decentramento politico ed amministrativo, ma le cose vanno fatte con razionalità e soprattutto cercando, perché si tratta di cambiamenti strutturali e quindi costituzionali, maggioranze "bulgare" che impongono quindi tempi e mediazioni necessarie ed utili per raggiungere l'obbiettivo.
Un fabbricato va prima progettato e poi costruito partendo dalle fondamenta, mentre invece la Lega sta facendo l'inverso e per questo sta perdendo inutilmente un sacco di tempo, insistendo a sostenere per i suoi fini, un Premier insostenibile eticamente e politicamente parlando.
La nostra Costituzione sin dalla nascita ha previsto il decentramento politico ed amministrativo tanto che la "terza gamba", le Regioni Ordinarie nacquero nel 1970, frutto del pensiero ottocentesco di Rosmini, Cattaneo, Gioberti e Mazzini !
La Lega, nata circa 20 anni fa, si fece paladina dell'ulteriore decentramento politico amministrativo sbagliando però spartito perché quando si parla di secessione questa parola spaventa un po' tutti, anche tutti quei italiani del Nord che epidermicamente si dichiarano entusiasi, perché secessione può significare anche iper autonomia, ma può anche lasciar intuire che vi possa essere minor circolarità di idee, capitali, uomini ed imprese proprio nel momento in cui nasce l'Europa Unita con la libera circolazione di tutto il possibile, secondo il Trattato di Scengen.
Ma tornando al decentramento o federalismo che dir si voglia (rammento che il primo passo lo fece proprio il Centrosinistra più di 10 anni fa), non si è proseguito con logica perché per attuare il Federalismo occorre mettere mano a tutta la struttura politico amministrativa dell'Italia.
La nostra è una Repubblica Parlamentare "perfetta" con due Camere, per cui per fare il Federalismo occorre modificare la struttura il Repubblica Parlamentare "monocamerale" con la costituzione del Senato Regionale, ma questo non può non produrre effetti sul perimetro operativo e politico delle assemblee regionali, domandandoci anche se avrebbe ancora senso il mantenimento delle Regioni a Statuto Speciale.
Ciò significa anche, la Lega lo sa ma non lo vuol dire, che il ruolo maggiore viene assegnato ai Comuni (vi è forse la necessità se possibile di accentare tanti piccoli comuni sotto i 5 mila abitanti) e alle Città Metropolitane, per cui il perimetro amministrativo delle Provincie viene ristretto - appunto tra Comuni e Regioni - per cui c'è da domandarsi se l'efficenza a cui si dice di voler mirare non imponga la loro soppressione ripartendo uomini, mezzi e funzioni .
Tutto questa operazione non si può fare dalla sera alla mattina e necessita, proprio perché è in sostanza una nuova fase Costituente, un consenso molto ampio che impone chiarezza di idee e la volontà di saper e voler mediare tra tutte le forse politiche parlamentari (sentite anche le associazioni, le organizzasioni, i sindacati, ecc).
Asciugarsela invece come fa la Lega inneggiando al secessionismo invece rischia di restare uno slogan che diventa sempre più logoro con il passar del tempo e non è nemmeno sostenibile il concetto che tutto quanto da me indicato sia una perdita di tempo o un modo per non fa nulla.
Le motivazioni sono logiche invece perché se non si aggiunge una adeguata efficenza nelle strutture decentrate, non si raggiungerebbero risultati di risparmio evidenti e significativi, utili per sostenere una politica fedealista; per come sta andando invece si rischia di mantenere una struttura pachidermica e assai costosa che non può che imporre una maggior tassazione, nascosta o predigerita come si vuole, ma certamente non accettata dalle collettività quando ci dovesse capitare tra capo e collo.
Il Federalismo deve servire a spendere meglio e bene mentre qui si rischia di spendere sempre di più per avere sostanzialmente quanto si aveva in precedenza.
Rammento ai cari Leghisti che il primo guadagno è il risparmio!
Ma tornando alla Lega - che peraltro ieri in Cdm ha fatto un clamoroso autogol votando contro il Decreto che indicava come festa il prossimo 17 Marzo perché sancisce la sua volontà secessionista - questi tasti non li vuol toccare perché infilarsi in questi processi di cambiamento logici, significa non avere risultati immediati, significa andare a toccare nervi scoperti come l'abolizione delle Province, significa mettere mano alla struttura e funzione delle Camere, significa anche toccare per forza di logica la legge elettorale (tanto cara al Premier) e si trovano costretti per ottenere "una vittoria di Pirro" un federalismo fiscale rabberciato e costoso, sostenendo un Premier che francamente è sempre più insostenibile.
Significa anche non voler ammettere che i cambiamenti, qualsiasi cambiamento non vuol dire che tutto quanto fatto i precedenza sia sbagliato e da buttare: ogni cosa va bene per il suo tempo ed è la capacità politica (come quella personale che utilizziamo tutti per tenere curare le nostre cose
o i nostri affetti) che torna utile per migliorare ed adattare ai tempi.
Non fu un errore per esempio costituire l'Iri perché in quel momento servita un istituto statale utile a ricostruire l'Italia del dopoguerra; caso mai, per scopi clientelari, passarono troppi anni per la sua liquidazione.
La nazionalizzazione dell'energia elettrica smontò monopoli borbonici e fu assai utile al rilancio industriale dell'Italia; fu utile altrettanto privatizzarla (si fa per dire) perché l'Italia non era più in calzoni corti.
L'immunità parlamentare fu introdotta per tutelare la libertà dei parlamentari da possibili condizionamenti prodotti da 20 di dittatura, 5 di guerra mondiale, 3 di guerra civile ed il passaggio da Regno a Repubblica; fu poi tolta perchè era divenuta una impunità parlamentare che stava mandando in rovina il paese.
Oggi la Lega, anche mistificando e tirando come un chewingum la nostra storia, non può uscirsenene con considerazioni antistoriche sostenendo che i moti dell'800 hanno avuto lati oscuri, oltre a luci anche le ombre: ma chi non ne ha ?
E evidente che in tutti i sommovimenti - anche in quelli che a catena riscontriamo avvenire negli stati arabi e mediterranei - non ci sono solo belle pagine, ma anche pagine grondanti di sangue tanto che posso affermare con tutta sicurezza che non esistono rivoluzioni al mondo che trovino tutti felici e contenti.
Certo è che utilizzare i cosiddetti "lati deboli" o "punti oscuri" della storia per confutarla e contestare i suoi riultati, mi sempra la madre di tutte le strumentalità.
Tornando a Begnini rammenterei ai tanti cari leghisti - compresi i ministri che gridano oggi alla follia incostituzionale per la decisione sulla Festa d'Italia - le pochissime parole, ma chiare e mirate, da lui formulate per spiegare la differenza tra patriottismo, nazionalismo e razzimo !
Non saluto quindi come Borghezio "buona Padania", ma da buon repubblicano un "Viva Verdi"!!

domenica, febbraio 13, 2011

BERLUSCONI: GIOCO AL MASSACRO

Appare sempre più chiara la strategia avventuristica che il Premier vuole perseguire, nel momento in cui, come avviene oggi, si strappa le vesti per le dichiarazioni e precisazioni formulate dal Colle sull'incontro di venerdì scorso.
La premessa è che il Premier per la seconda volta gode di una solida maggioranza parlamentare, m non è in grado assolutamente di mettere in campo iniziative a sostegno della sua tanto decantata rivoluzione liberare che scandisce al popolo italiano da oltre 16 anni.
E' evidente che il fatto che non sia in grado di mantenere le promesse elettorali fatte dipendende solo e soltanto da lui e dal fatto che, in fondo, pur con tutta questa forza parlamentare, non riesce per esclusivi motivi interni ad utilizzarla compiuta mente, se non con dei contentini e prebende che distribuisce tra il suo entourage e la società civile (scudi fiscali ).
Poiché sa perfettamente che questa mancanza di promesse attuate dipende da lui ha da anni imbastito un teorema folle per cui La Magistratura, certa Magistratura, l'ha preso di mira per estrometterlo dalla scena politica secondo un disegno che non si capisce bene come e da chi sia messo in atto,
Sostenere la tesi che ci sia una macchina condotta da non chi sa chi ci pare assai cervellotica perché non ci ha mai detto di che cosa si sta parlando.
Secondo il Premier esisterebbe qualche giudice, o qualche gruppetto di giudici (staremmo parlando forse di un manipolo al massimo di una dozzina di persone)che si è orgnizzato per fargli la forca, ma non ci dice chi ne sia o ne possa essere il regista; un solo giudice ? Un partito politico ? O una coalizione di partiti ?
Bah ! Mi sembra una cosa parecchio campata in aria ipotizzare che vi sia un giudice o dei giudici che hanno deciso di fargliela pagare non si sa bene per quale motivo.
Per convinzione politica ? Per collegamenti a partiti ? A quale partito ? Al Pd ? All' Idv ? alla Sinistra ?
Stiamo parlando di partiti che, anche a suo dire, navigano in cattive acque o perché continuano a cambiare il loro segretario e perdono consensi, o perché più i tanto non riescono a crescere oppure perché sono addirittura spariti dalle rappresentanze parlamentari.
E secondo il Premier, pur con queste problematiche che sono innegabili, questi partiti avrebbero il buon tempo e la capacità di scavargli la fossa per altre vie, mentre sono in grado soltanto di riuscire a galleggiare e faticosamente cercare di risalire la china ?
Ma tant'è: la strategia di recitare da attore consumato la parte del perseguitato gli riesce bene (grazie ai tanti supporter non ultimi Giuliano Ferrara e Lanfranco Pace) visto che convince ancora il 30% degli elettori, ma per tener calda la piazza occorre rincarare la dose ogni giorno di più, per tener viva l'attenzione e la tensione.
Sparare sempre più alto come da tempo fa contro qualsiasi struttura di Giustizia come giudici, pubblici ministeri, Procuratori della repubblica, Consulta, Presidente della Repubblica e Csm che manifestino posizioni a lui non gradite si sta rivelando un gioco assai pericoloso del quale ne è comunque convinto.
Intendo dire che sa perfettamente - non fa mai una mossa non sapendo quale sarà la successiva - che sta cercando lo scontro istituzionale e non gliene frega assolutamente nulla dei segnali che provengono dal Colle.
Infatti i termini e i temi dell'incontro con il Presidente Napolitano di venerdì sono come d'incanto apparsi sulla stampa e sui media in modo assai esaustivo ed è evidente che la loro divulgazione apocrifa è stata decisa dal suo entourage poiché La Presidenza della Repubblica ha dovuto rettificare alcuni termini dell'incontro perché non veri !
Soprattutto quando si parla di minacce formulate dal Premier al Presidente: invitato a difendersi nel processo e non dal processo ha pensato, ma non detto, se mi ritiro accadrà una sollevazione popolare (forse si, ma per la gioia, come è avvenuto sempre venerdì a Il Cairo!).
In sostanza le informazioni date ai media riguardavano sia cose dette sia soprattutto cose pensate nelle segrete stanze (o nei cervelli) della delegazione governativa.
Tutto questo non è comunque frutto di una svista o di un errore, ma rientra invece in una precisa strategia di attacco e di scontro.
La riprova sta nel fatto che il Capo dello Stato ha precisamente affermato che devono cadere le liti e con questi il Presidente si riferisce esclusivamente a Berlusconi che le monta, non già ai Giudici che fanno il loro dovere.
Il rischio è evidente: nel caso in cui lo scontro istituzionale aumenti sempre di più il Capo dello Stato, maggioranza o non maggioranza, dovrà prendere qualche iniziativa forte (peraltro prevista dalla costituzione repubblicana) perché non potrà permettere la paralisi delle istituzioni (soprattutto Governo e Parlamento) a causa dei progetti folli del Premier.
Quest'ultimo comunque - conscio del pericolo - già mette le mani avanti per propinare all'opinione pubblica di essere un perseguitato da tutti e su queste tesi costruirci la prossima campagna elettorale !
La gente, l'opinione pubblica e i suoi incomprensibili sostenitori non si rendono conto che sta approntando un vero e proprio gioco al massacro, un gioco irresponsabile finalizzato solo al mantenimento fino all'ultimo del suo potere inconcludente!

sabato, febbraio 12, 2011

MACCHE' PURITANESIMO

Non c'è che dire: il Premier da buon calcatore di scene ci sta preparando un bel canovaccio di uno spettacolo, di uno spartito che verrà recitato e cantano dai suoi più stretti collaboratori per nascondere le sue vergogne.
Le sue vergogne non sono certo rappresentate dai fatti che lo avvolgono in questi giorni (a parte, eventualmente, se avrà - bontà sua - il piacere e l'onore di farsi processare per eventuali reati commessi), bensì dal fatto che questa legislatura si sta sviluppando - ne più ne meno - come quella del 2001-2006 quando governò, ma non produsse un ben nulla, accampando le solite scuse.
Infatti se non è colpa degli altri che non lascian fare (ricordate ? Dobbiamo per essere autonomi raggiungere il 51%?), è colpa della crisi internazionale, della bolla speculativa, della new economy,della crisi finanziaria, della Costituzione che è vecchia, di certa Magistratura, della sua persecuzione giudiziaria e via discorrendo.
Questa è la sua una grande vergogna: non aver combinato proprio un bel fico secco !!
E' il suo comportamento puerile che cerca di attribuire a tutti gli altri le sue mancanze, anzichè pensare di aggiustarlo, senza necessariamente fare pubblicamente il mea culpa.
Invece no: nonostante i suggerimenti pressanti e riservati del Capo dello Stato non guarda in faccia a nessuno, non ha ritegno di abbatte e tutto e tutti come fosse un novello Attila che brucia tutto al suo passaggio, ma presentandosi al cospetto dell'opinione pubblica come un novello Re Sole!
Come controcanto si avvale degli onorevoli e ministri a doppio incarico che cercano di confezionargli leggi su misura per coprire atti che ha continuato a mettere in atto anche molto dopo la sua discesa in campo (si parla da anni di riforma della Giustizia, ma da anni stiamo a giocherellare con il processo breve, le intercettazioni,il legittomo impedimento, lodi vari, ma non come combattere la coruzione).
Si avvale delle sue testate giornalistiche e televisive per fare contro informazione, non nel senso di far sentire la sua posizione rispetto ai fatti, ma per divulgare bugie tutte utili a nascondere le sue malefatte (un po come la precostituzione delle testimonianze delle persone implicate nei suoi eventuali e recenti reati, utili a scolorire o a smacchiare le sue responsabilità).
Per contro cerca di mettere il bavaglio ai media di stato e privati per cercare di rendere più credibili le sue esternazioni, affinché la verità sia la sua verità e non altre.
Ed ora si avvale di "collaboratori" come la Santanchè e Giuliano Ferrara per inscenare contestazioni contro le istituzioni visto che non sarebbe plausibile che le conducesse in prima persona, se non con il rischio di creare un vero e proprio incidente istituzionale.
La Santanchè che ha recentemente fatto il salto della quaglia, anticipando quello dell'On. Storace, da buona avanguardista si nasconde sotto il mantello libertario per difendere il suo capo.
Con sussiego e piena di proposoponea attacca tutto quel che si muove se ravvede il pericolo che possano sorgere difficoltà per il Premier poiché l'obbiettivo non è quello di scoprire eventuali soprusi o partigianerie, quanto quello di farlo intendere, quasi a voler educare le masse, il fatto che l'eletto dal popolo è divenuto un perseguitato politico.
Intanto, ribadisco è stato eletto dal Parlamento e la sua maggioranza è una maggioranza relativa che è divenuta assoluta (quasi)in forza della legge elettorale; è bene questo sia chiaro perchè esprimere questi fatti in modo sintetico - come avviene ogni giorno - passa il concetto che questo signore sia stato eletto per acclamazione.
Gli unici politici infatti eletti direttamente dagli elettori (il popolo è una entità importante, ma assai complessa, perché è rappresenta una sfera indistinta e ben più ampia degli elettori) sono i Sindaci e Governatori delle Regioni, tant' è che quando si ritirano per qualsiasi motivo prima della scadenza del mandato si ritorna alle urne (Veltroni e Cuffaro).
Peraltro insistere sulle elezioni "coram populo" da parte del Premier con questi chiari di luna, non vorrei gli portassero un filino di sfortuna; infatti due Signori, sostanzialmente moderati hanno governato per 30 anni circa i loro paesi, in virtù di elezioni plebiscitarie e reiterate, ma nel giro di pochi giorni per i malanni commessi se ne sono dovuti scappare a gambe levate.
Inoltre appare di cattivo gusto ribadire proprio in questi giorni la bugia sulla nipote del Presidente - deposto - dell'Egitto invocando l'intenzione di voler evitare l'incidente diplomatico; preceduto da dichiarazioni di apprezzamento formulate dal Premier sempre sul deposto Presidente nella recente riunione EU 27, nell'imbarazzo generale dei presenti.
Per finire oggi Giuliano Ferrara - ex segretario Fgci di Torino - inscena uno spettacolino - siamo liberi di stare in mutande - accusando di pruderie l'opposizione, come se fosse un esercito di suffragette.
Macchè puritanesimo: un po tutti accettiamo e sosteniamo la libertà di costumi tanto che, a differenza della maggioranza, sosteniamo il diritto alle cosiddette "coppie di fatto" anche omosessuali di vederlo sancito da apposita legge.
Come sempre però le libertà individuali non devono mai intralciare la convivenza civile e i ruoli ricoperti - siano essi privati che pubblici -per cui quando scoppiano i casi scottanti - ancorchè non rilevanti penalmente - non si può assolutamente accusare gli altri di puritanesimo, bensì accusare se stessi di dabbenaggine e di imprudenza.
Ferrara questo lo sa perfettamente, ma poiché ha portato il cervello all'ammasso (nemmeno nel Pci di un tempo lo faceva) tiene bordone al suo gran capo, dimenticando che altri politici scoperti e ricattati per situazioni scabrose, hanno levato le tende e i loro partiti sono stati puniti duramente!
Forse è di questo che si preoccupa il "leader maximo" visto che le opposizioni sostanzialmente chiedono un suo avvicendamento per poter cominciare ad occuparsi delle cose che sono utili ed urgenti per l'Italia (non le ennesime annunciazioni risentite anche di recente che restano già lettera morta visto che si vuol occupare il tempo del Parlamento per la dormiente "legge sul processo breve").
Accusare poi la Magistratura di persecuzione è come espresso mille volte una contraddizione in termini: la causa sono i comportamenti del Premier (Mills, Mediaset,Mediatrade, ecc) e la Magistratura che indaga - tutti lo devono sapere - per suo obbligo istituzionale e costituzionale, sono l'effetto; non viceversa.
Intendo che nei casini ci si è messo il Premier e non può venire a piangere il morto se poi viene messo sotto processo; risulta poi assai puerile sostenere di essere sotto scacco perché la dimostrazione che non lo è sta nel fatto che è in sella ormai da molti anni per cui il lupo in realtà non è mai esistito.
Di tutta questa farsa berlusconiana inscenata ormai da tanti anni e ne sono accorti già in molti e molto correttamente hanno progressivamente preso le distanze riconoscendo anche pubblicamente i propri errori di valutazione (Casini e Fini); sono stati illusi dal Premier che sarebbe nata una nuova stagione liberale per l'Italia che avrebbe portato ricchezza e felicità, mentre invece non avvenuto nulla di tutto questo.
Occorre ora una nuova fase costituente in cui tutte le forze con un vero senso dello stato debbono contribuire a rifondare il paese, che è uno ed uno solo.
Occorrono nuove regole, nuove politiche di largo respiro che travalichino le maggioranze pro tempore vigenti, anche con azioni impopolari, poichè occorre rifondare la Repubblica e l'Unità d'Italia che proprio in questi giorni è sottoposta ad una diatriba indecente.
Corre il 150° dell' Unità d'Italia ed emergono posizioni revansciste tra Lega ed esponenti della Svp che non lasciano presagire nulla di buono se non bloccate sul nascere !

150 ANNI DELL'UNITA' D'ITALIA: POLEMICA INDECENTE

Il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, già l'anno scorso sembrava ipotizzare e temere la situazione in cui ci saremmo trovati oggi riguardo alla Festa dei 150° anniversario dell'Unità d'Italia.
Rammentò infatti al ceto politico che il 17 marzo 2011 si avvicinava a grandi passi e che non ci si doveva trovare impreparati per il festeggiamento di questo grande evento.
Tutto questo tempo è passato sotto silenzio ed ora, a circa un mese dalla Festa sta scoppiando una polemica indecente del tutto strumentale ed utile a mantenere viva in parte del'opinione pubblica le proprie convinzioni politiche e calpestando quanto di bello rappresenta appunto l'Unità d'Italia.
Calderoli, a nome della Lega, cavalca l'antagonismo contro lo Stato Italiano in maniera sconveniente, aggravata dal fatto che è un ministro della Repubblica Italiana (contraddizione in termini).
Federalismo non significa secessione, bensì decentramento ed maggior autonomia politica, amministrativa e fiscale, per cui non esiste assolutamente alcuna contraddizione tra federalismo e stato unitario.
L' Unità d'Italia, piaccia o no, ha tirato fuori la penisola da un lungo periodo di oscurantismo politico, economico e sociale in cui l'aveva ficcata la divisione in sette stati autonomi, completamente slegati fra di loro, in continua lotta, grazie anche all'intervento stumentale ed interessato degli stati confinanti.
Pezzo dopo pezzo l'aggregazione si è conpletata con la rinuncia nel 1871 del potere temporale da parte del Papato.
Da allora l'Italia unita ne ha fatta di strada, passando due Grandi Guerre, un regime totalitario come il fascismo, ma continuando nella sua evoluzione sociale, politica ed economica tanto da assurgere - pur piccolina com'è - alla assise delle poche, ma grandi potenze della terra.
E la storia continua perché l'evoluzione sociale, politica ed economica si evolve e, pur con i momenti critici che anche ora stiamo vivendo, non avrà mai fine.
Peraltro proprio nei momenti di crisi occorre la massima coesione e coerenza, perché è proprio l'unione che fa la forza.
Peraltro molti stati che sono già struttuati in forma federale (come Spagna, Germania e Svizzera e unionista (Usa) non disconoscono assolutamente il valore dello stato di appartenenza tanto che alla data prevista si fanno tutti la loro bella e grande festa; fare oggi la fronda per una grande festa, che peraltro scade per convenzione ogni 50 anni, da parte della Lega risulta una operazione indecente tutta tesa ad ammannire il proprio elettorato e sopratutto per insinuare nell'unità dello Stato italiano, come un cancro, la convinzione che ognuno deve far da se e fregarsene altamente del prossimo, dimenticando però che senza il prossimo nessuno di noi ha ragione e spazio di esistere.
E' una operazione assai pericolosa perchè insegnerebbe a rinchiudere ognuno di noi sempre di più nel proprio ristretto particulare, promuovendo così il più eccessivo individualismo e buttando a mare qualsiasi principio di aggregazione sociale ed umana.
Inoltre se ognuno festeggia il suo, come se la caveranno coloro che - pur italiani - provengono da regioni o privincie diverse, ma sono per lavoro insediati altrove ?
Peraltro fa da contro canto pure la Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia e il Ministro Gelmini invocando termini veramente insipienti: non ci possiamo permettere la festa perché dobbiamo lavorare e studiare.
Se è una festa,mi domando, ma si lavora e si studia chi accidenti parteciperà a questa festa appunto ? Pensionati, neonati, casalinghe e disoccupati, nulla facenti, ereditieri ?
Bah: intanto proprio quest'anno due grandi feste civili cadono di festa (il 25 Aprile ed il I Maggio) per cui anche tenuto conto di un eventuale "ponte" si farebbe un pari; inoltre se proprio vogliamo seguire questa logica perchè lorsignori non propongono di portare al sabato o alla domenica le varie feste civili e religiose?
Visto che ci siamo mettiamo sotto giogo un di gente visto che i momenti di aggregazione costituiti dalle feste sono dei fatti irrilevanti !
Come dire ci s'ha da lavorare e studiare, mi s'ha tempo di perder tempo !!
La prova della pericolosità di quanto dico riguardo alle posizioni della Lega è espressa dalle posizioni folli del Presidente della Provincia di Bolzano il quale sostiene che l'autonomia dell' Altoadige-Sudtirolo non implica assolutamente che si tratti di suolo italiano.
E' veramente curioso: la struttura amministrativa è quella italiana, le leggi sono quelle italiane la lingua tiene conto, come in altre regioni, della minoranza linguistica, ma sostenere che non è Italia è un paradosso assurdo.
I confini dell'Italia sono quelli naturali e le particolarità e peculiarità dei territori di confine e delle isole sono sanciti da una "specialita" maggiormente utile per poterli governare.
Non c'è stata assolutamente nessuna operazione di scambio - statuto speciale contro non italianità - quando furono nel dopoguerra istituite le Regioni o Provincia a statuto speciale perchè occorreva seguire amministrativamente le minoranze linguistiche e le zone economicamente svantaggiate.
La Lega proprio con le sue posizioni oltranziste rinfocola vecchi revanscismi che pensavo sopiti dopo le fasi cruente manifestatesi negli anni 60 !
Emergono addirittura posizioni assurde come quella di dire che le popolazioni di lingua tedesca non hanno votato quanto, finita la Grande Guerra, il trattato relativo sancì la definizione dei confini, visto che l'Impero Austroungarico si era liquefatto.
Per questo fatto si sostiene (ma non è proprio così generalizzato) che pur nati e residenti in Italia non ci si sente italiani (proprio come la Lega con la sua Padania), nemmeno fossero popolazioni extra comunitarie insediatesi in Italia perché scappate dai loro posti d'origine.
In questo contesto come si sentono i residenti di Piana degli Albanesi ?
Certamente, come tutti, si sentiranno particolarmente legati al proprio territorio e alle proprie tradizioni, ma non penso proprio che non si debbano sentire italiani.
Lo stesso vale per il Sud Tirolo (faccio notare che i Tirolesi considerano gli abitanti del Sud Tirolo un come terroni, pure un tontarelli) dove le popolazioni - compresa quella italiana e ladina) sono legate al loro territorio, alle loro tradizioni, alle loro manifestazioni (che anche noi tanto apprezziamo) e alle loro lingue, ma nessuno è autorizzato a considerarla come un enclave appartenente ad un altro stato (Austria o Germania ?).
In realtà penso proprio che il Presidente Dornwalder con la sua posizione voglia in realtà precostituirsi vantaggi o alibi politici relativi alla sua azione; è troppo chiacchierato per le contiguità con imprenditori della zona come Senfer che in forza della libertà d'impresa sta progettando un vero scempio naturalistico e paessaggistico nelle Alpi di Sesto o con Riffeser patron del super hotel a 7 stelle da costruire sul Champinoi in Val Gardena.
Si nasconde insomma dieto le origini austroungariche sollevando il classico polverone (ma da chi avrà imparato?)per cercare consensi a buon mercato e spadroneggiare come un novello vicerè di Carlo I d' Austria.
Naturalmente tutto questa indecenza raccontata avviene sotto il silenzio assordante del nostro Presidente del Consiglio, che ha tempo di occuparsi di tutti i suoi affari, tempo libero compreso, piuttosto di questa inverecondia che rimarrà impressa nella nostra storia.