mercoledì, novembre 16, 2011

BENVENUTO AL GOVERNO MONTI !


Non c'è che dire: nel giro di otto giorni si è evidenziata la crisi del IV Governo Berlusconi che ha rassegnato le dimissioni venerdi' scorso e la abilità ed alto profilo istituzionale del Capo dello Stato ha trovato la soluzione che trova il suo compimento oggi con la nomina del nuovo Capo del Governo Mario Monti e della sua squadra di Ministri che giureranno oggi pomeriggio al Quirinale.
Ciò sta a significare che quando la situazione è critica e quando occorre trovare la migliore soluzione anche in Italia ci sono uomini ed idee utili a queste necessità, per cui tutte le dietrologie, i distinguo o i tentativi di affondamento lasciano il tempo che trova.
Innanzitutto ci si è riempiti spesso la bocca che la caduta del governo dovesse implicare, pena la violazione delle regole democratiche, l'immediato ricorso alle urne invocando regole interpretative della Costituzione;mentre invece se è vero che l'elettorato vota per una coalizione e per un suo leader, è altrettanto vero che  la fiducia se la deve conquistare nel Parlamento e se avvengono degli spostamenti di parti significative dei parlamentari  rispetto all'insediamento vanno verificate, dal Capo dello Stato se esistono alternative possibili, prima di ricorre alla estrema razio del voto anticipato.
Prova ne è che il 14 dicembre 2010 la maggioranza originaria di centrodestra si è sfaldata alla Camera dei Deputati ed è stata sostituita da transfughi provenienti dall'opposizione tanto da consentire il proseguimento della legislatura sino ad oggi, per cui invocare oggi quel che avrebbe dovuto avvenire lo scorso dicembre  mi appare quanto meno una idea ondivaga, legata cioè a ricercare motivi per restare a galla o per avvelenare la situazione politica, ma soprattutto quella finanziaria ed economica.
Queste enunciazioni sono state complessivamente superate da quasi tutti raggruppamenti politici, anche quelli evidentemente più interessati  ad incassare il proprio operato con una vittoria alle elezioni o a trincerarsi dietro ad enunciazioni di principio per non registrare invece il proprio fallimento politico.
Questo si è verificato anche nel tentativo di pressioni al Capo del Governo incaricato durante le consultazioni di rito, ma finalmente, invece l'impegno del Prof Monti e le sue capacità politiche hanno prodotto l'approdo ad un nuovo governo senza vincoli di mandato.
Già non terminano le chiacchiere e i distinguo perchè ora l'attenzione si è trasferita sulla composizione della compagine governativa, quasi a voler significare che la tensione ancora una volta rischia di trasferirsi non già sui contenuti che cominceranno ad esser chiari domani al Senato, quanto sulla attendibilità degli uomini prescelti (squadra sparuta, ma assai qualificata).
Capisco che tanti del centrodestra - politici e sostenitori, giornalisti compresi - sono inviperiti per la scelta di Napolitano, riuscita in pieno, ma suggerisco loro di non arrampicarsi sugli specchi, ma tentare, se ne hanno il cervello, una buona volta un bel mea culpa !
Posso immaginare, ma lo vedremo già nelle linee programmatiche presentate nelle prossime ore, che ci aspettano scelte quanto meno urticanti, ma come sempre quando si perde tempo a chiacchiere, poi i rimedi diventano sempre più complicati e gravosi se non improbi e la responsabilità politica e morale ricade su chi è rimasto a guardare.
Il Governo Berlusconi ha cominciato a vacillare già nella primavera del 2010 sotto le indicazioni di una parte poi uscita dei finiani di aggiustare con decisione la rotta e questa agonia è durata un anno e mezzo, periodo improduttivo ed inutile, mentre fuori tira la bufera e l'Italia in questa bufera è stata ed è una delle componenti più fragili.
Oggi è un altro giorno finalmente con la speranza che i sacrifici che ci possono attendere si splameranno equamente su tutti, ben sapendo che la gran parte di noi ha tutto da perdere da questa situazione finanziaria ed economica parecchio pericolosa.
Occorre infatti ridurre il debito e le spese dello stato per difendere il lavoro, le famiglie, i pensionati, le imprese ed il risparmio perchè nella scelta fatta 20 anni fa di entrata nell'euro, centrata nel 1998, abbiamo abbandonato alle nostra spalle processi inverecondi che oggi con la moneta unica europea non ci possiamo più permettere, come le svalutazioni competitive o le cavalcate sull'inflazione per far crescere artificialmente la ricchezza del nostro paese.
Certo che la crisi finanziaria ed economica è anche internazionale, ma se ogni stato, e quindi anche l'Italia,non farà la sua parte, non attuerà quindi politiche virtuose ed eque, ecco che mancherà l'apporto efficace per superare questa situazione preoccupante.

martedì, novembre 08, 2011

IN CAUDA VENENUM !

Oggi alla Camera dei Deputati la coalizione di centrodestra ha riscontrato di non avere più i tanto decantati numeri che le attribuirebbero una maggioranza, utile a governare.
Il dato è emerso durante la votazione della legge sul rendiconto consuntivo del bilancio dello stato e ciò ha contribuito a convincere il Premier Berlusconi a valutare attentamente la situazione politica,  inserita in un contesto economico e finanziario assai preoccupante in cui l'Italia si sta trovando ormai dal mese di maggio (quando lo stred btp/bund era a 141 bp).
Intendo dire che la situazione finanziaria dell' Italia si sta deteriorando sempre di più, tanto che il differenziale tra i nostri btp a 10 anni rispetto ai bund tedeschi ha quasi raggiunto i 500 bp, con un tasso nominale lordo del 6,70% ca, superato addirittura dai tassi nominali  lordi dei btp  2 o 5 anni (rendendo ancora più costosa la strada dei rinnovi dei btp con scadenze più corte).
La situazione politica emersa in parlamento ha portato il Premier a salire al Colle dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano e dalla breve nota divulgata dall' ufficio di presidenza di quest'ultimo, apprendiamo che il Cav. Berlusconi i è impegnato a rassegnare le dimissioni dal suo mandato non appena approvata dal Parlamento la legge di stabilità, al cui interno sarebbero comprese anche quelle iniziative che apparirebbero utili al processo di risanamento della finanza italiana ed al rilancio dell nostra economia, iniziative peraltro sollecitate ed apprezzate dagli organismi Ue.
La legge di stabilità ha tempi certi e molto stretti per la sua approvazione per cui secondo quanto prospettato dal Premier il suo passaggio di mano dovrebbe avvenire nel giro di pochissime settimane, ma quel che mi lascia perplesso è non solo il timing che ci si presenta davanti, ma soprattutto i contenuti dell'intervento legislativo del quale non sappiamo ancora proprio nulla.
Ricordo infatti che dopo la manovra d'agosto fu promesso dal questo Governo un programma di rilancio dell'economia italiana - si parlava di tagliando alla manovra - in pochi giorni, ma è passato quasi un bimestre - ma di argomenti messi neri su bianco non se ne sono ancora visti; anche il sopraggiunto maxi emendamento che dovrebbe soddisfare anche le richieste di Ue e Bce sempre sulla stessa materia (rilancio del pil, diminuzione del debito, pareggio di bilancio) non è stato ancora partorito (forse lo vedremo domani).
E' lecito pensare a questo punto che per cause puntualmente e strategicamente scelte si voglia cercare di tirare in là, per porre poi velocemente e subdolamente fretta al legisalatore per rispettare tempi ed impegni e far sfiammare velocemente la febbre che sta avvolgendo la nostra finanza.
Apparentemente insomma smbrerebbe una mossa di alto lignaggio, simile a quella di Zapatero in Spagna e a quella supersonica di George Papandreu in Grecia, ma in questo caso ci si attende la disponibilità delle opposizioni su un testo ancora in bianco, senza che queste possano veder recepite idee che peraltro hanno più volte espresso e pure depositate in disegni di legge appositi.
E' lecito pensare quindi che queste dovute azioni legislative saranno poste in tutta fretta  e potranno impedire un minimo dibattito con eventuali emendamenti da parte dei parlamentari di maggioranza, figurarsi il contributo - sempre sollecitato, ma mai accettato -  dei parlamentari di opposizione.
E' vero: oggi è accaduto un fatto veramente nuovo e cioè che il Premier Berlusconi si impegna a lasciare il governo perchè non ha più una adeguata ed efficace maggioranza, ma  esiste il reale rischio che nei prossimi giorni, vuoi per il desiderio di legiferare nei termi previsti su materie delicate, vuoi per giungere al momento fatidico rapidamente, non si faccia ancora una volta l'errore di partorite dei mostriciattoli assai costosi, come successo negli ultimi mesi.
In quei frangenti i partiti di opposizione, con responsabilità votarono le varie manovre straordinarie, pur non condividendone i contenuti e sostenendo quindi che non erano le più efficaci, tanto che quanto temuto si è puntualmente verificato, obbligandoci ad ulteriori manovre e sacrifici.
La logica avrebbe voluto che se, oggi, non c'è più maggioranza per la coalizione di governo, oggi, vanno presentate le dimissioni poichè può apparire una presunzione il voler far approvare la legge di stabilità, che può essere approvata anche con un governo dimissionario, lasciando liberi i parlamentari per i più ampi   contributi e lasciando al Capo dello Stato il compito di ricercare, con le consultazioni di rito, eventuali alternative di governo.
Il timore è quindi che nel frattempo la maggioranza che non c'è più si possa nel frangente legislativo della legge di stabilità risorgere dalle sue ceneri, forse pilotata o ricattata dal prossimo futuro; nel senso che più tempo passa più si riducono le opzioni per il proseguimento della legislatura, poichè, come detto chiaramente dal Premier qualche giorno fa, il suo obiettivo è giungere a metà dicembre per scongiurare altri governi che completivo la legislatura sino al 2013 e gestire, anche se da dimissionario, le elezioni anticipate.
Forse perchè sa sin d'ora che una maggioranza di centrodestra intorno ad un nuovo Premier non è praticabile per questione di numeri.
Quanto concordato con il Capo dello Stato è evidentemente l'unica strada praticabile prospettata da lPremier Berlusconi, ma non è detto che sia la più proficua per l'Italia: vedremo domani come i Mercati - che contano eccome visto che finanziano il nostro debito - recepiranno queste novità politiche dell'Italia. 

sabato, novembre 05, 2011

IL CAV. BERLUSCONI DEVE LASCIARE PER IL BENE DELL'ITALIA

Nonostante la situazione economica finanziaria oggettiva dell' Italia il Cav. Berlusconi insiste e persiste nel non voler prendere atto che è politicamente finito e nel voler continuare a ricercare un solo strampalato motivo per non rinunciare al suo mandato.
Anzi persiste ed insiste nel favoleggiare slogan che minimizzano il problemi della realtà o che addirittura li nasconde.
A differenza di George Papandreu, capo del governo greco,  che forse un pò troppo ruvidamente ha messo di fronte alla dura ed amara realtà tutti i greci e tutti i partiti del parlamento, di opposizione e di maggioranza, il nostro Premier continua a traccheggiare   non aggredendo la crisi con politiche convincenti cercando di coinvolgere il più possibile le opposizioni, che a sentir lui, sarebbero le responsabili storiche del disastro che ci troviamo davanti.
Comiciando dalle favole vedo che il Cav. Berlusconi racconta ancora le le enormi bugie di un tempo, quando attacca i responsabili della conversione lira euro (Ciampi e Prodi); se lo metta ben impresso nella mente: nel 1998 i rapporti di cambio erano i seguenti :1 Ecu = 1944,67 lire = 1,97581 marchi = 1,08772 dollari = 6,529 franchi francesi !
In quel tempo si passò al regime dei cambi fissi e si negoziò la conversione con la nuova moneta, l'Euro, che sostituì l'Ecu, raggiungendo il rapporto 1936,27.
Sostenere che si poteva trattare un rapporto a 1500 lire o forse è meno è affermazione demenziale supermegagalattica intanto perchè la matematica non è un'opinione eppoi perchè in nostri partner UE non hanno certo l'anello al naso.
Ricordo infine al premier che con la crisi dell' 11 settembre 1992 che provocò l'uscita dallo SME (si ricorda cos'è?) il rapporto Lira-Ecu volò ad oltre 2200 lire per cui la lunga marcia di avvicinamento ad un miglior rapporto di cambio per poter entrare nell'Euro, nel 1998 si era ormai esaurita (-265 lire ca) e non c'erano più spazi obbiettivi ed oggettivi per migliorarla.
Ma continuando, ieri, il Cav. Berlusconi, che vede sempre il bicchiere mezzo pieno, ha minimizzato sulla nostra gravità della crisi sostenendo che siamo un paese agiato che riempie i ristoranti, gli aerei e gli alberghi sostenendo quindi implicitamente che la nostra può essere solo una crisi finanziaria ( peraltro importata); mi domando quindi perchè se è un problemuccio contingente, e siamo tutti agiati e ben pasciuti, non proporre una bella "una tantum" per pareggiare i conti e proseguire tranquilli come in passato ?
Tra l'altro noi tutti italiani saremmo, se fosse vero, dei veri maghi poiché il Cav. Berluconi sosteneva nella campagna elettorale del 2006 che molti italiani non arrivavano alla quarta settimana e nel 2008 non arrivavano alla terza (ecco perchè non se ne parla più) !
Penose infine (per il momento) le sue considerazioni sugli interventi di Ue e Fmi; quanto alla Ue si è molto spesso trincerato per sue iniziative legislative sosenendo che ce lo chiedeva  propio la Ue, nascondendo poi la lettera ricevuta a firmaUe-Bce, e rispondendole, con colpevole ritardo con promesse effimere; da manuale della satira poi la affermazione che il Fmi sarebbe una sorta di revisore dei conti, di società di rating, pensando che gli italiani non si ricordino di quando il Fmi ci prestò 500 miliardi di dollari nel 1976 per tappare il buco creatosi nel nostro bilancio.
Bene ha fatto non accettare, questa volta l'offerta d'aiuto, perché ci sono le premesse, con opportune azioni, di  riprendere la rotta, ma il problema del crescente costo del nostro debito è un problema che va ridimensionato velocemente (lo spread dei btp sui bund tedeschi si è allargato anche perché è diminuito il tasso tedesco) e se non trova la formula migliore, abbia la compiacenza di lasciarla ricercare ad altri.
Quanto allo stock di debito, qualsiasi esso sia, trova la responsabilità del suo essere sia nella classe politica che l'ha governato sia in tutti gli italiani che ha eletto i governanti (anche gli oppositori che non son diventati maggioranza); ne consegue, che per quanto ha governato, anche il Governo del Cav. Berlusconi ha la sua responsabilità; sostenere il contrario significa ammettere in modo netto e chiaro la propria incapacità a governare e l'ininfluenza a saper governare le situazioni critiche.
Quanto al paragone con la Grecia, George Papandreu, ha vinto le elezioni dopo  un governo di centrodestra durato oltre un decennio e si è trovato difronte una situazione economica e finanziaria disastrata che non poteva certo nascondere, nè alla Grecia nè alla Ue; ha quindi  cominciato il suo lungo calvario con contestazioni forti sia in Parlamento che nelle piazze in risposta alle sue politiche di lacrime e sangue che è stato costretto a porre in essere.
Ebbene il risultato che si stava prospettando non era soltanto il disfacimento della sua maggioranza, ma il reale pericolo che le sue scelte fossero sconfessate politicamente, tanto da far uscire la Grecia dall'euro.
Ha minacciato un pò incautamente un referendum sul tema che ha spaventato un pò tutti, ma ha inchiodato alle rispettive responsabilità tutti i Greci e tutti i partiti di governo e di opposizione.
Come contropartita ha proposto , a sua guida, un governo di salute pubblica per governare questa fase veramente critica.
Ricordo che il Grecia, tanto per evidenziare che i brutti vizietti non sono solo dell'Italia, moltissimi  cittadini con grandi patrimoni sono talmente attaccati alla loro patria che  hanno pensato bene, da tempo, di trasferire le rispettive residenze altrove per cui qui si è reale il fatto che paghino il dissesto finanziario dello stato solo i ceti medio bassi, visto che gli altri son scappati.
Il nostro Premier al contrario è così tronfio del proprio potere, cosi' presuntuoso del consenso attribuitogli tre anni fa (consenso che si sta progressivamente sfaldando con il trasferimento ad altri gruppi dei suoi parlamentari) che si guarda bene dal ricercare, senza guardare in faccia nessuno, la formula e le soluzioni più utili alla sistemazione economica e finanziaria dell'Italia; imbastisce invece una serie di iniziative, soltanto enunciate senza far comprendere come e quando le tratterà, che non convincono (come le sue promesse delle campagne elettorali) più nessuno.
Non solo i suoi sostenitori lo credono più, ma non ci  redono più anche i nostri interlocutori internazionali del cui consesso dovremmo fare parte anche noi relegando la settima potenza mondiale sullo strapuntino.
Anche i più fidati collaboratori stanno cercando di convincerlo a lasciare, ma il Cav. Berlusconi chiede ancora tempo, 72 ore, per cercare di ricostruire una maggioranza che non lo sfiduci perchè questo è il suo obbittivo, non quello di approntare politiche efficaci per tirarci fuori dalle sabbie mobili.
Cosa dovrebbe fare invece ?
Innanzitutto convincersi, proprio perché l'ha tirata troppo per le lunghe, che non può essere più il timoniere pro tempore dell'Italia dimettendosi in queste ore senza indugio e patrocinare - o far patricinare dai partiti di maggioranza (?) -  un governo di larghe intese che metta mano alle iniziative più utili, anche se impopolari.
Il voto di martedi sul bilancio consuntivo 2010 non sarebbe quindi un problema, mentre nel frattempo si formerebbe velocemente un nuovo ampio governo che modifichi efficacemente la proposta di legge di stabilità da votare secondo il calendario prestabilito (per non finire in esercizio provvisorio).
Il tempo è poco ed il Cav. Berlusconi non si può permettere il lusso di andare a ricercare maggioranze raffazzonate che potrebbe non trovare già da martedì prossimo.
La politica ed il governo dell'Italia non è un gioco alla roulette russa sia per i danni, ulteriori, che si potrebbero provocare sia per i danni che si potrebbero provodare all'area Ue.
E questo il consesso internazionale non ce lo perdonerebbe tanto facilmente.
Occorre aver coraggio anche a lasciare, ma è questo che ci vuole oggi per l'Italia !!