martedì, aprile 08, 2014

ANTI EUROPEISMO ANALFABETA E EUROPEISMO NUOVO

Ci stiamo avvicinando alle elezioni europee del 25 maggio a grandi passi e si sentono argomentazioni da parte di partiti politici o movimenti nuovi e vecchi che mettono in discussione le scelte politiche nate a Roma ancora nei primi anni cinquanta e sviluppatesi poi progressivamente sia sul piano politico che su quello monetario sino a giungere alla costituzione dapprima del Parlamento Europeo, seguio dalla nascita della UE allargatasi prigressivamente a 27 siati e all nascita della moneta unica..
La novità politica in queste imminenti elezioni, è l'elezione con sistema proporzionale, non solo dei parlamentari come avvenuti in passato, ma soprattutto del Presidente della Commissione Europea sino ad oggi eletto dai governi, poteri esecutivi, degli stati membri.
Si sente purtroppo parlar poco, ancorchè in modo critico,  di quello che si dovrebbe attuare in modo sistematico per attivare nuove funzioni e linee di governo europeo che ne migliorino l'azione che si possono sotanziare nel principio dell'autonomia che faccia una buona volta decollare una Europa Federale.
Una azione auonoma quindi che si sleghi dai condizionamenti degli stati aderenti che troppo spesso incidono sull'azione politica per difendere interessi particolari dello stato federato e ritardando invece la nascita di processi che pur tenendo conto dei contributi degli stati membri sviluppino nuove iniziative utili alla intera unione.
Si sente invece parlare molto di più di moneta unica, l' Euro, e dei danni che questa in 12 anni avrebbe prodotto e delle intenzioni velleitarie e folli di alcuni partiti e movimenti che vorrebbero portare addirittura o ad un euro a due velocità o ancor peggio alla uscita dall'Euro da parte di alcuni stati membri (invece di pensare a come far rientrare nell'euro gli stati che ancora godono della loro moneta domestica).
L'ultimo passo sul piano monetario è stata la nasciata nel 1999 della nuova moneta, l'Euro, che ha messo in soffitta l'Ecu, l'unità di conto attivata nel 1989, è diventata poi moneta reale nel 2002.
Già allora l'ignoranza voluta e strumentale ha portato a contestare i rapporti di concambio, come avvenne nei primi anni di questo secolo, con Berlusconi di Fi , che contestò il cambio a 1936,27 sostenendo che il rapporto negoziato dal Governo Italiano avrebbe dovuto essere di circa 1500 lire, ovvero una rivalutazione artificiosa che faceva a pungi con i rapporti di cambio vigenti al tempo.
Ricordo che l' 11 settembre 1992,  l'Italia usci dal "serpente monetario" (Sme) perchè la lira si era svalutata pesantemente, tanto che un Ecu era schizzato ad oltre 2200 lire ed un marco a poco meno di mille lire, per cui nel 1999, quando fu fissata la parità a 1936,27, tale rivalutazione fu frutto delle gestioni del Governi susseguitisi dal 1992 ed obiettivamente non era possibile premere per un favore dei partner europei che riconoscessero una ulteriore ed ingiustificata rivalutazione.
Tutto questo breve riassunto  serve per analizzare sia le valutazioni di queste entità politiche che lo denigrano, sia le prospettive che ci attenderebbero se le loro aspettative venissero riconosciute.
Sarebbe una operazione inversa a quella fatta nel 1999, ma i risultati che ne emergerebbero sarebbero catastrofici per tutti gli italiani, nessuno escluso.
Lega (ed in parte M5S) afferma che l'euro è stata la nostra dannazione e come spesso accade si accusa il prossimo per distogliere l'opinione pubblica dai propri ed altrui errori.
L'euro ci ha dato una grande opportunità che i nostri Governi non hanno saputo cogliere appieno perchè dalla sua fondazione l'Italia ha cominciato a godere di parecchi vantaggi: stabilità dei cambi (anche se il Usd er parecchio rivalutato valendo circa 0,88 cent per euro), stabilità di bassi tassi d'interesse accompagnati da una flessibilità dei rappori di lavoro.
Questi vantaggi potenziali non sono stati sfruttati dalle gestioni politiche di questi ultimi 12 anni perchè le politiche economiche e industriali non hanno proseguito il processo avviato già dal 1996; basti pensare che nel quinquennio 1996-2001 il Pil italiano è cresciuto più del doppio della crescita del debito delle Stato, mentre nel quiquennio successivo è avvenuto proprio l'opposto.
Se quindi le oppotunità date non sono state sfruttate, questo non dipende dalla nuova moneta, ma dipende dagli errori commessi dall'Italia nel suo insieme (Imprese, Lavoratori, Governi, Sindacati, Associationi Datoriali, ecc); anzi l'adesione alla moneta unica ha attenuato gli effetti di questi errori e ci ha imposto azioni di rigore per evitare il tracollo.

Ora che con fatica (le recenti espressioni di voto degli italiani indicano che non son chiari e netti i sentieri da percorrere) si stanno tentando azioni di rilancio e riforme strutturali dello Stato nelle sue varie forme (istituzionali, costituzionali, lavoro, fiscale, industriale, ecc) ipotizzare una retromarcia per tornare alla lira significa vanificare in primo luogo i sacrifici (e non son pochi) fatti sino ad ora e soprattutto creare una china ancor più lunga da risalire.
Il M5S forse in modo più lineare sostiene la tesi di tornare implicitamente alla lira svalutanto il debito dello Stato, che tecnicamente non sarebbe più rimborsabile totalmente a scadenza, perchè solo con meno zavorra al collo l'Italia sarebbe in gado di ritornare a navigare in acque tranquille,ma dimentica di dire che una operazione di questo tipo implicherebbe una reazione collaterale a catena per tutti gli altri valori e soggetti economici.
Infatti il debito dello Stato   è detenuto sia da investitori internazionali , sia da investitori interni, privati e finanziari per cui  tutti questi soggetti dovrebbero registrare perdite parecchio negative, con una reazione a catena su tutti coloro che interagiscono con questi soggetti siano essi creditori che debitori.
Un solo esempio: le famiglie che investino in titoli di stato o in fondi monetari (che investono a loro volta in titoli di stato) si vedrebbero tagliare i risparmi e questo inciderebbe sulla economia di milioni di famiglie appunto, sulla loro capacità di spesa, d'invesimento, di rimborso di eventuali debiti .
Non parliamo di una qualsiasi banca italiana che oltre a detenere titoli di stato emette anche strumenti di raccolta come le obbligazioni bancarie il cui corso si deprezzerebbe immediatamente in quanto per effetto delle perdite sui titoli di stato diminuirebbe fortemente la sua affidabilità al rimborso integrale a scadenza.
Non parliamo poi dei tassi di qualsiasi genere, sia a debito che a credito quindi,  perchè schizzerebbo verso l'alto; chi si fiderebbe a tassi bassi come quelli odierni a prestare denaro ad un soggetto come lo Stato Italiano che ha appena  "scontato" il suo debito ?
Peraltro l'aumento dei tassi non sarà mai a compartimenti stagni e questo significa incremento dei prezzi, diminuzione dei consumi (le retribuzioni non hanno forme di rivalutazione automatica) e conseguente calo della produzione e dei posti di lavoro.
La Lega è ancora più rozza nelle sue indicazioni per cercare di ottenere consenso politico; l'ultimo esponente sentito è stato Salvini ieri sera.
Semplicemente sostiene che se si facesse l'operazione inversa al quella del 1999, ogni 100 mila euro avremmo invece 193,627 milioni di lire, guardandosi bene dal dire che sarebbe fortemente probabile (il corso dell'euro è la sintesi delle economie - più o meno buone - degli stati che la compongono) che ne seguirebbe una svalutazione assai consistente della lira rispetto alle altre monete, euro compreso e si innescherebbero dei processi ancora più complicati e terrificanti per la nostra economia di quanto già detto riguardo agli effetti della "ricetta" M5S.
E' vero che la svalutazione massiccia della lira favorirebbe le esportazioni, ma innanzi tutto la Lega dimentica che delle svalutazioni competitive del recente passato non si è fatto alcun tesoro (il debito dello Stato stà li a dimostrarlo); eppoi pur essendo il secondo paese manifatturiero lo siamo con molte materie prime di importazione per cui trasferiremmo il maggior guadagno dall'export al maggior costo dell'import (o viceversa) con vantaggi quindi assai più limitati.
Peraltro l'export non rappresenta la totalità del nostro Pil per cui gli effetti collaterali sull'aumento dei prezzi interni sarebbe evidente, con conseguente riflesso sul calo dei consumi e quindi della produzione e della occupazione; tutti elementi questi di cui non abbiamo assolutamente alcun bisogno!
Quello che manca invece al dibattito sono chiare proposte per migliorare ed efficentare la struttura politica della UE , allagando o modificando i temi di inervento.
Partendo da un tema come quello monetario per esempio non si ha il coraggio di proporre e quindi di affrontare il miglior funzionamento e funzione della Bce.
La Bce si occupa per mandato ricevuto dalla UE del controllo dell'inflazione e quindi dei prezzi (agendo sul tasso di riferimento), ma in un vero stato federale dovrebbe avere funzioni monetarie simili a quelle della Fed americana, mentre nel nostro caso questa assenza ne limita l'azione se si escludono interventi che strardinariamente ha attuato nel recente passato quando finanziò per mille miliardi il sistema bancario europeo, a corto di liquidità.
Peraltro si appresta ad operazioni "non convenzionali" per difendere l'economia europea che sembra aggredita dalla recessione imminente e dalla caduta dei prezzi, ma si tratterebbe ancora una volta di una operazione straordinaria, mentre quel che serve è un nuovo mandato organico che le consenta anche di influire anche sui rapporti di cambio con le altre monete immettendo moneta che per esempio possa contenere la rivalutazione dell'Euro che continua sin dalla sua nascita.
Basti pensare che il rapporto con l'Usd nel 1999 era di circa 0,88 cents mentre ora è intorno ai ,137 cents!
Per giungere a questo occorre un diverso atteggiamento verso la sua funzione da parte degli stati aderenti alla moneta che vedono queste nuove possibili funzioni traslate sulgli interessi della propria economia interna che come sappiamo diverge non poco tra stato e stato; basti pensare alla Germania alla quale una svalutazione controllata dell'euro interessa poco, ma vi si oppone fortemente perchè vuol evitare che stati spreconi invece ne approfittino per non risolvere le loro diseconomie interne.
Manca una filosofia generalizzata degli stati UE  che mettano al centro il principio di stretegie per il bene comune dell'Europa, perchè non va dimenticato che i vantaggi degli stati più virtuosi sono comunque connessi  allo stato dei paesi in situazioni meno floride; basti pensare che parte consistente dell'export tedesco è rivolto a paesi dell'unione come Francia, Italia, Spagna, ma se le economie di questi dovessero aggravarsi, ne soffrirebbe anche la Germania stessa, costretta a sostituire la contrazione di questa fetta di mercato, con altri emergenti, sempre che siano economicamente ricettivi.
Altro aspetto riguarda la differenza tra stati aderenti alla UE e gli stati aderenti all'Euro; basti pensare che il "socio" di maggioranza della Bce è il Regno Unito nel quale però circola ancora la sterlina.
Qui il lavoro da compiere è ancor più complesso e delicato, ma ciò non di meno è uno sviluppo politico che va perseguito con decisione.
Altro tema connesso riguarda i trattati fondamentali che vanno forse aggiustati perchè hanno dimostrato in taluni casi la loro fragilità; mi riferisco alle regole che organizzano il sistema bancario europeo che è misto, mentre varrebbe la pena valutare la possibilità di passare al sistema che separa la banca commerciale da quella d'investimento (funzionato egregiamente in Europa sino a metà degòli anni 90) , visto che i trattati di "Basilea" non si sono rivelati efficaci nei momenti economici critici.
Infatti molte sono le banche europee che impiegano, oggi, oltre la raccolta fatta, connettendo tali impieghi, nelle varie forme erogate, ai rapporti patrimoniali previsti, ma la crisi finanziaria sorta nel 2007 e la susseguente crisi economica non ancora terminata, hanno evienziato che in molti casi i parametri sono saltati e le inegrazioni di capitale proprio per la fase attuale, sono più complesse da attivare.
Temi da accentrare a livello UE ce ne sono parecchi altri che possono creare crescite armoniche di temi comuni o strumenti di sostegno di altri temi comuni.
Penso per esempio al tema della difesa, al tema della gestione dei confini, al sostegno generalizzato e qualificato dell'occupazione, dell'ambiente, i rapporti internazionali extra europei, ecc.
Certamente in un Europa di circa 500 milioni di abitanti i contributi e gli apporti per creare ed affrontare temi di interesse comune non possono che essere assai numerosi, tenendo ovviamente in conto anche la molteplicità delle famiglie politiche sia storiche che nuove espresse dall'elettorato.
Si è creato e si creerà un brainstorming certamente perfetta, ma del tutto utile all'interesse dell'Europa stessa che non dimentichiamolo è valido interlocutore di analoghe grandi democrazie come gli Usa e grandi stati ad economia crescente come la Cina, India, Basile, Russia, ecc.
Questi sono i temi, ed altri analoghi che potrebbero essere il vero tema di discussione e dibattito per il futuro della UE, mentre le proposte revansciste (anche in altri stati come la Francia) rischiano di creare illusioni che non avranno, nonostante i singoli eventuali risultati, alcun tangibile respiro.
Un pò come la Lega che cavalca disagi reali proponendo da un lato non l' autonomia delle Regioni , ma l'indipendenza del Veneto,  dall'altro l'uscita dalla UE, portanto l'Italia ad un agglomerato di stati regionali, come se il 1861 non ci fosse mai stato !