mercoledì, marzo 21, 2012

RIFORMA DEL LAVORO: PEGGIO LA TOPPA DEL BUCO !

Si è concluso ieri il confronto tra Governo e le Parti Sociali sulla riforma del lavoro, ma il risultato che si preannuncia non può essere per nulla soddifstacente non per il fatto che la Cgil dissente su i punti più "urticanti", ma perchè non si vuole ancora una volta affrontare la cruda realtà e prendere tutte le contromisure possibili per le quali occorre il contributo di tutti senza alcuna riserva mentale.
Il punto di partenza riguarda il fatto che l'Italia non cresce da decenni e se non vi fossero i quasi 5 milioni di lavoratori stranieri che controbuiscono non poco al Pil e ai consumi interni, saremmo uno stato in appassimento progressivo ed inarrestabile.
Quando si parla di riforme sembra quasi che si vada a cercare una formula nuova per rivitalizzare e dare potenza ad un comparto specifico, ma nella realtà, parlando di mondo del lavoro in questo caso (ma riguarda anche altri comparti come la Giustizia dove si pensa di più al "sistema" delle pene che a quello delle procedure di indagine, di dibattimento e di giudizio) , questo è da sempre in continuo sommovimento ed evoluzione, ma i risultati non sono di crescita della economia, ma il mantenimento du una linea di galleggiamento che ci evita di affogare, per il momento.
Da più di 10 anni l'introduzione dei contratti "flessibili" ha prodotto rapporti di lavoro in entrata per oltre il 70% contratti a tempo determinato, ma questo non ha dato assolutamente i risultati che ci si aspettava; dapprima si è vista una progressiva discesa della disoccupazione, ma poi ci siamo accorti tutti che era una maggior occupazione fasulla, che produceva poca ricchezza, poco reddito, poca crescita, poca stabilità,  sotto il grande ombrello della evasione fiscale che ha favorito pure rapporti di lavoro in nero o da sotto occupazione.
Per inciso, quando si parla di Mercato, tutti i fattori produttivi concorrono alla formazione del mercato per cui c'è l'impresa, ci sono le materie prime, c'è il lavoro autonomo e dipendente, ci sono le infrastrutture, l'amministrazione pubblica, le organizzazioni sociali tanto che tutti devono essere in gioco con il proprio peso specifico.
In questo fenomeno si è inserito recentemente la riforma della previdenza sociale che ha imposto - giustamente - di lavorare più anni, ma se questa norma va applicata ob torto collo, per il sistema delle imprese resta sempre il libero mercato che di questa esigenza collettiva se ne può fare un largo baffo.
Il Premier Monti è, insieme ai suoi collaboratori, animato dalle migliori intenzioni per rattoppare l'insipienza del governo precedente, ma forse non sa, o fa finta di non sapere, che l'Italia è la patria dei furbetti.
Non siamo cioè alla UE dove si può "mazziare" - senza che nessuno possa opporsi - le grandi corporation mondiali  perchè cercano di raggiungere posizioni dominanti che impediscono la libera concorrenza; nei casi rilevati da Monti queste corporation hanno pagato le loro multe milionarie senza fiatare.
Peraltro quel che spaventa parte dell'opinione pubblica è che se Monti può essere una garanzia per correggere eventuali errori o cattive inerpretazioni degli accordi presi, non è assolutamente detto che i suoi successori abbiano l'onestà intellettuale di ammetterli e di corregerli.
E' successo giustappunto con i contratti flessibili introdotti dal centrosinistra che hanno portato al'incertezza, senza che i governi di centrodestra muovessero foglia.
Con questa riforma invece si consegna al mondo delle imprese -  che nella loro entità non hanno saputo approfittare della grande opportunità data loro con i contratti flessibili,  ma hanno cercato di vivacchiare alla bellemeglio - la facoltà di liberarsi dei dipendenti più datati e costosi scambiandoli in parte con i giovani sfruttando l'opportunità dei licenziamenti individuali per motivi economici.
Il risultato rischia quindi di non essere raggiunto poichè se vogliamo crescere occorre aumentare la produzione per quantità ma soprattutto qualità, anche con l'aumento complessivo degli occupati, investendo sulla formazione e sulla ricerca, mentre in questo caso continueremmo - temo - ad avere una produzione (Pil) statica ed uno scambio tra lavoratori nuovi e vecchi; per di più - come sopra conto - visto che l'età pensionabile è stata allungata dovrà intervenire lo "stato sociale" per sostenere i possibili disoccupati con conseguente appesantimento del bilancio dello stato, non finanziato dalla crescita economica che resterebbe così al palo.
Non è certo il momento dei "veti incrociati", ma la politica con la P maiuscola, se tiene veramente al suo ruolo istituzionale deve avere il coraggio di correggere - in tutta onestà ed obiettività - sin da subito i casi che si potranno prestare ad interpretazioni di comodo, anche istituendo sistemi di controllo che facciano evitare i "cattivi pensieri".
Se siamo tutti ben intenzionati a sostenere il rilancio della nostra economia e della nostra Italia è evidente che se ci sono stati errori o storture nel passato, è cosa giusta evitare di ricommetterne altre ancora.
Nella riforma infatti viene semplificata la pletora di contratti atipici in primis quelli a "falsa" partita iva che andranno trasformati in contratti a tempo indeterminato; questo dovrebbe significare che le retribuzioni lorde (per le imprese) di questi lavoratori andranno allineate a quelli già a tempo indeterminato; il che significa una crescita del costo del lavoro poichè diversamente, sia per effetto del prelievo fiscale che di quello contributivo, avremmo di fatto un forte ridimensionamento dei redditi disponibili con effetti diretti e conseguenti sui consumi interni.
Ci potrebbero essere contromisure da parte delle imprese per selezionare in modo certosino, con le motivazioni di carattere economico concesse, i dipendenti, innescando così la spirale perversa che ho paventato in precedenza.
L'art. 18 della L.300/70 è stato in sostanza liquidato, ma a mio modo di vedere c'è veramente il rischio che ad errori (passati) si sostituiscano errori (futuri) che non facciano ripartire decisamente la nostra economia.
Attenzione quindi, molta attenzione: la storia si è già invertita quando riscontriamo che il genitori tendono a mantenere sempre più i propri figli: se continuiamo a lanciare male i giovani e a stroncare gli anziani che futuro ci potremo aspettare ?