lunedì, dicembre 30, 2013

LEGGENDO " GIORNI BUGIARDI"

Mi son letto tutto d'un fiato "Giorni Bugiardi" ricevuto in regalo per Natale.
Si tratta di una cronaca molto dettagliata che riguarda il PD e Bersani dal maggio 2012 all'aprile 2013 che mette in ordine cronologico non solo i fatti ma anche i ragionamenti che spiegano le strade intraprese, le contro mosse e le controtattiche degli interlocutori politici interni ed esterni, nonchè eventi sconosciuti ai più.
In questo periodo molte sono le informazioni che già si son ricevute dai canali mediali, ma ci è spesso mancata la "filosofia" che predeterminava certi orientamenti e certe decisioni, "filosofia" che sostiene, comunque sempre qualsiasi azione politica, anche degli schieramenti concorrenti o opposti.
Occorre rimarcare quindi che la politica è uno strumento complesso che spesso l'opinione pubblica sottovaluta e che considera "sporca" quando si complica per effetto delle problematiche complesse che intende  affrontare; c'è il pericolo, in effetti che si possa avvitare su se stessa, ma questo dipende dalle capacità e dal livello di responsabilità di chi la pratica nonchè degli impegni presi con gli elettori.
Ci sono infine diversi retroscena che spiegano come effettivamente sono andate le cose nell'anno indicato in premessa.
Per esempio è di Bersani la scelta di proporsi - sin dal maggio 2012 - come candidato premier di coalizione e di aprire le primarie anche ad altri esponenti Pd poichè il suo obiettivo è stato quello di tener conto della proposta di rinnovamento avantaza, magari in modo ruvido, da Renzi, ma utile a costruire alleanza per produrre una vera politica di cambiamento.
E sulla sua scelta ha dovuto faticare per convincere il gruppo dirigente che quella era la strada più giusta ed opportuna.
La scelta di Marini a PdR non è assolutamente frutto di un inciucio con il Pdl, come ci fu descritto da qualche opposizione e qualche media, ma una scelta fredda e calcolata di votare un uomo di chiara provenienza politica - il Csx - gradito al Cdx, con caratteristiche di uomo popolare, espressione del mondo del lavoro, abituato alle ondate con la sua esperienza pluridecennale sindacale e non ultimo uomo cattolico, dopo due PdR laici.
Uomo che nonostante l'età avrebbe riservato certamente vivaci comportamenti politici inaspettati, anche e Bersani in cuor suo avrebbe pensato anche a Mattarella, giudice della Corte Costituzionale.
Peraltro è spiegato e documentato che Bersani non ha fatto mai tutto da solo, ma ha ricevuto pieno mandato dalla assemblea dei Grandi elettori di "Italia bene comune" per negoziare con tutti i partiti, quindi anche il Cdx, la scelta di un proprio " uomo di campo" e che questo non doveva assolutamente essere elemento di scambio per sciogliere il problema costituito dalla nascita del nuovo Governo, arenatosi dopo il risultato delle elezioni.
Marini quindi viene accolto favorevolmente dal Pdl, da Sc (Casini addirittura afferma "se eleggiamo Marini avremo un Pertini cattolico")e con qualche perplessità anche da Sel, ma non dal Pd dove scoppiano inprevisti i macchiavellismi di quelle che defisco confraternite.
L'accordo di coalizione di attenersi alle decisioni della maggioranza salta a causa del dissenso espresso dal gruppo di Renzi, di parte dei "giovani turchi" e di altri esponenti di non votare la proposta Marini d è proprio qui che Sel esce dalla coalizione neonata: se non ci credete voi a sostenere un vostro uomo, perchè dovremmo farlo noi ?
Quindi Sel è uscita in questo frangente non dopo, con la nascita delle larghe intese.
Le confraternite sono a mio modo di vedere quelle organizzazioni che compongono il Partito che dovrebbero riassumere linee, variabili politiche che contribuiscono alla formazione di una linea comune articolata, ma in realtà coltivano i rancori politici di chi arriva secondo (il primo dei battuti) che non aspettano altro che un passo falso o una situazione più critica del previsto per disacionare il primo resoponsabile dell'intera organizzazione politica.
C'è infatti chi sostiene che la proposta Marini abbia un sostegno troppo ampio in Parlamento e sia preferibile la nomina di PdR di area come avvenne nel 2006 con Napolitano, contraddicendo però nel giro di pochi giorni le scelte fatte e il mandato conferito a Bersani.
Dopo il fallimento del tentativo di nomina su Marini, due votazioni andarono a vuoto,  e Bersani si dovette far giustamente carico di rimettere in moto il processo di formazione di una nuova proposta e nella assemblea dei Grandi elettori pretese una "primaria" in cui nella scheda fosse indicato un solo candidato a scelta del votante, ma Bersani aggiunse che per parte sua avrebbe scritto Romano Prodi (spegazioni non ne diede, ma è evidente che questo uomo di stato aveva caratteristiche abbondantemente adeguate per il ruolo proposto).
Inaspettatatamente l'assemblea applaudì con un boato, mentre Bersani insisteva nel chiedere il voto ed anche interventi se voluti; alla fine si accontentò di una alzata di mano all'unanimità.
Cosa è successo lo sappiamo ed io mi rendo conto che questo comportamento che ha fatto veramente vacillare la stabilità del Pd per effetto di acidità, nascoste, emerse nel segredo dell'urna, per calcoli politici successivi alla nomina del PdR e relativi alla nascita e formazione del Governo se non addirittura con lo scopo di ritornare immediatamente alle urne.
La definizione che dò è irresponsabilità politica icomprensibile soprattuto se si tien conto che l'80% del Pd in Parlamento è costituito da neo eletti.
I dissenzienti nel Pd sono probabilmente più di 101, ma comunque sono riconducibili a più di una confraternita, magari coordinate fra di loro.
La leggo così: da Bersani, dopo dopo il colpo magistrale della nomina di Grasso (con il voto di M5S) e della Boldrini, ci si aspettava una nuova genialata per la scelta del candidato alla PdR, ma dopo il fallimento su Marini (che Bersani considerava una inaspettata novità dai fatti successivi)alcune confraternite hanno deciso che era giunto al capolinea, che il suo progetto di Governo di cambiamento, anche con una allenza circoscritta visto il risultato elettorale, non aveva futuro, e che meglio sarabbe stato puntare alla nomina di un PdR d'area che consentisse o nuove elezioni oppure una grosse coalition in tricolore.
E qui ci possiamo sbizzarrire in ipotesi di alleanza interna temporanea anche tra componenti o parti di esse ufficialmente contrapposte (penso a Renzi - D'Alema).
Resta comunque il fatto che dopo la seconda ingiustificata tranvata, Bersani, da uomo politicamente serio e moralmente coerente (non intende insistere su uomini bocciati sperando nell'abbassamento del quorum con il rischio di bruciarli) ha capito di essere giunto al capolinea, che la speranza di costruire un Governo di cambiamento con alleanza adeguata è svanita per cui decide le sue prossime mosse: dimissioni da Segretario in assemlea dei Grandi Elettori per poi salire al Colle, rinunciare all'incarico e far di tutto per convincere il Presidente Napolitano ad accettare la rinomina (proposta verificata e ben accetta a tutto l'arco parlamentare escluso il M5S).
Le prove di questo stanno in una lettera - divenuta circolare - con la quale il PdR esprime le sue considerazioni e condizioni al Gruppo del Pd.

Fa ancora di più: contatta gli esponenti delle principali regioni perchè in delegazione, se d'accordo, salgano al Colle per sostenere la sua richiesta formulata al Pdr.
Non considero questa pubblicazione una agiografia dell'operato di Bersani, perchè traspaiono chiaramente i punti deboli, più che errori,  della azione politica di Bersani.
Ha sempre sostenuto che per governare bene bisogna pensare al cambiamento, non solo prospettato, ma anche quello vissuto giorno per giorno, cercando quindi di sorprendere  l'opinione pubblica con fatti concreti, di stupire una nano secondo prima degli altri (effetto Keith Richard) con atti concreti e non con le parole tipiche dei venditori di fumo .
Per Bersani la comunicazione è al servizio dell'azione, ovvero conta molto di più quel che si fa che quel che si dice, oppure vale molto di più quel che si dice rispetto a come lo si dice.
La sua storia recente ce lo dimostra: da ministro delle sue lenzuolate se ne sapeva poco, ma quando usciavo queste sorprendevano per la novità, l'efficacia e molto spesso non costanano all'erario nemmeno un centesimo.
Ecco, in un mondo divenuto sempre più apparenza, con il grande cerimoniere Berlusconi che dietro l'apparenza nascondeva i fatti propri, la formula di Bersani aveva minori possibilità di appeal soprattutto se non replicata da tutto il quadro dirigente del Pd, il quale spesso coglieva l'occasione di differenziarsi su temi sia marginali che fondamentali dando (senza rendersene conto ?) la sensazione di forte scollamento.
L'idea era certamente giusta, ma se si vuol proporre non solo una nuova soluzione di governo, ma un progetto chiaro di nuova società, occorre farlo con convinzione ed in modo coordinato, perchè solo così potrebbero essere accolti cambiamenti anche radicali che possano anche comportare sacrifici mirati e convincenti.
Ricordo infatti che nel  1996 Prodi e l'Ulivo non vinse le elezioni sulla bandiera che rappresentava la nuova coalizione, ma proponendo un progetto di entrata nell'euro, seguendo una politica temporanea di sacrifici in parti rimborsati  e che poi perse le successive elezioni del 2001 non perchè la lira era entrata nell'euro, ma per l'incertezza politica che la coalizione aveva dimostrato cambiando tre PdC in 5 anni !
Evidentemente non è bastato il percorso e il taglio di comizi fatti da Bersani per spiegare bene la sua proposta politica assai articolata, perchè ne usciva minor spessore ed efficacia, rispetto a chi cavalcava malcontento e populismo, anche con la traversata dello Stretto di Messina.
Spiegare i propri intenti politici per slogan non è nelle sue corde perchè se lo facesse sembrerebbe stonato in un mondo in cui contano gli  slogans e boutades (che magari vengono realizzate, ma non producono effetti di cambiamento radicale in una Italia da riformare.
Peraltro Bersani percepiva nei comizi chiaramente la repulsione verso il Pd (incapaci ? Irresponsabili? Infantili ?) ed il sommivimento che cresceva in netta contrapposizione con le indagini demoscopiche dei soliti istituti di ricerca, ma non è riuscito a convincere adeguatamente la dirigenza del Pd del pericolo incombente.
La pubblicazione non lo dice perchè si limita a registrare i fatti, ma l'errore più grosso (che mi rode sin d'allora pir non avendolo votato)è stato quello di permettere a Renzi di usare il Pd come un tram: partecipo alle primarie (con qualche azione spregiudicata e discutibile come l'avviso a pagamento su i primi quotidiani nazionali il giorno prima del ballottaggio alle primarie), ma se perdo resto a fare il Sindaco !
Per carità è stato coerente si sente dire, ma un concorrente che "perde" con il 40% dei voti, scusatemi, ma non può chiamarsi fuori dai giochi; si candida alle elezioni, anche se scomodo per il suo seguito,  e fa molto di più del contributo che ha dato come promesso alla campagna elettorale.
Magari il risultato in termini di voti sarebbe stato lo stesso, ma il film poteva essere un altro per effetto di una maggior corresponsabilità in tutta la campagna elettorale e negli eventi successivi.
Ora il neo segretario Renzi è alla prova dei fatti sin da subito e vedremo che diversa e soddisfacente pressione, riuscirà ad imprimere a questo prosieguo di legislatura.