sabato, marzo 29, 2008

ALITALIA: turbative di mercato ?

Dopo molte riflessioni, ho deciso di inoltrare al Procuratore della Repubblica di Milano il seguente esposto verso terzi:

""Illustre PROCURATORE DELLA REPUBBLICA - MILANO
Premesso:
- che da diversi mesi sono in corso analisi e trattative per la acquisizione del Gruppo Alitalia da parte del Gruppo Air France - Klm;
- che da alcuni giorni, Air France - Klm ha formulato una proposta compiuta oggetto di negoziazione per realizzare tale acquisizione;
- che tale acquisizione si potrebbe sostanziare - previa autorizzazione di Consob spa - con un cambio di azioni fra Air France - Klm e Alitalia spa detenute dal socio di maggioranza (ovvero lo Stato Italiano tramite il Ministero dell'Economia) e dal pubblico indistinto;
- che conseguentemente su tutti i media, carta stampata e televisione, sono apparsi dibattiti piuttosto accesi sulla possibile concretizzazione di tale operazione;
- che sono pure apparse incitazioni e sollecitazioni da parte di alcuni fra i principali uomini politici finalizzate alla pubblica creazione di proposte alternative a quelle elaborate e proposte da Air France - Klm;
- che l'andamento del titolo Alitalia, quotato alla Borsa di Milano, ha subito fortissime oscillazioni di prezzo in ogni giorno di borsa aperta sino a subire numerose sospensioni alla negoziazione per eccesso di rialzo o di ribasso,
- che risultano pure inviti pubblici da parte dell' organo di controllo Consob Spa all'uso della dovuta cautela nel trattare l'argomento suesposto e comunque a "borsa chiusa";
Il sottoscritto:
SORGE LUCIO, nato a (omissis) ed ivi residente (omissis)
Espone alla Sua attenzione i predetti fatti affinché voglia verificare se vi siano stati atteggiamenti, atti o fatti - perseguibili penalmente - che possano aver costituito:
- turbativa (aggiotaggio, inside trading, favoreggiamento o altro) sul mercato borsistico alla regolare negoziazione del titolo Alitalia spa;
- sollecitazione impropria al pubblico risparmio.
Le preciso di non essere proprietario, né di esserlo stato in passato, di alcuna azione emessa da Alitalia Spa e di intervenire quindi come semplice, potenziale risparmiatore, eventualmente interessato all'investimento finanziario e disposto solo ad accettare il rischio implicito delle operazioni in specie.
In fede.
Lucio Sorge, (omissis) ""

Come espresso in altro mio articolo sullo stesso tema infatti si manifesta sempre di più la strumentalità del "problema Alitalia" da parte di quasi tutto il ceto politico a due settimane dalle elezioni dove non si ha alcuna reticenza di giocare sulla pelle della società, dei suoi dipendenti e dei suoi clienti pur di avvantaggiarsi con promesse o cercare vantaggi con affermazioni che rasentano l'avanspettacolo.

Alle improbabili cordate per l'acquisizione di Alitalia spa si stanno infatti accodando altre cordate riconducibili ai partiti scesi in campo nell'agone elettorale, al solo scopo di tutelare singoli o ristretti interessi, auspicando pure l'intervento dello Stato pur di mantenere posizioni assai poco difendibili.

Inoltre a voler pensar male occorre aggiungere che viene sollevato un tale polverone con affermazioni, smentite e mezze smentite che sospetto possano aver influenzato ed influenzare il corso del titolo della società quotato alla borsa di Milano, soggetto ad oscillazioni consistenti per cui non è escluso che questo evento possa essere stato utilizzato da qualcuno per avvantaggiarsene economicamente.
Abbiamo nel recente passato visto cose del genere (ricordate i furbetti del quartierino sui titoli Bpi, Antonveneta o Corriere della Sera?) per cui è opportuno che la Magistratura e l'organo i controllo Consob, attraverso Borsa Italia spa, facciano gli opportuni accertamenti ed indagini.
Sarebbe ancora più indecente che ci fosse chi se ne approfitta della situazione penosa e critica in cui si sta trovando la compagnia di bandiera italiana.
A presto.

giovedì, marzo 20, 2008

ALITALIA: BERLUSCONI COMINCIA A VOLARE

Prendo spunto dalla diatriba che sta progressivamente montando sulla possibilità di acquisizione da parte di Air France - Klm (primo vettore mondiale per fatturato) della nostra compagnia di bandiera per fare alcune considerazioni di natura tecnica e soprattutto politica.
In particolare comincio da alcune considerazioni del canditato premier del Pdl, apparse oggi sul quotidiano La Repubblica, che mi lasciano allibito:
""Scontro Berlusconi -Prodi. E i toni si vanno infiammando anche nel confronto tra parti politiche. Il Cavaliere ha attaccato il modo in cui il governo ha condotto la vicenda parlando di "dilettantismo", ha aggiunto di auspicare che "una cordata di imprenditori italiani si impegni per rilevare la compagnia" e su Air France ha detto: "Irricevibile la proposta di Parigi". "Per chi si candida a guidare il Paese sono dichiarazioni irresponsabili" è il commento del ministro Pierluigi Bersani. Prodi attacca: "Di Alitalia si discute da tempo, è inutile dire che la trattativa con Air France non va bene. Berlusconi se non è d'accordo porti un'altra soluzione". "AirOne può essere una soluzione", è la controreplica del leader del Pdl che poi spiega tutto il piano compreso il coinvolgimento della sua famiglia e del suo gruppo. ""

Capisco infatti che lo scontro politico e quello elettorale si fa su temi concreti e non sull'aria fritta, ma l' uscita del leader Pdl, mi sembra veramente una boutade e se non lo è abbiamo veramente la conferma che per lui esiste un stretta connessione tra politica ed e i suoi affari!
Ma andiamo con ordine: Alitalia ha cominciato a soffrire quando è cominciata la liberalizzazione delle rotte aeree che ha utilizzato anche le stutture aero portuali che si sono sviluppate in modo significativo e giustificate dal crescente numero di clienti che utilizzano l'aereo, crescita che continua a ritmo sostenuto tuttora.
Quello che caratterizza molte compagnie aeree è la struttura snella cui si accompagna una adeguata massa critica di scali e clienti, mentre per Alitalia questa operazione di adeguamento è stata effettuata solo in parte e male e vi è il serio pericolo da tempo che possa finire come è successo per Air Swiss e per come stava andando a finire Iberia.
I governi succedutisi da tempo non hanno mai avuto il coraggio di sviluppare una vera ed efficace politica dei trasporti aerei (forti del fatto di detenere ancora la maggioranza) perchè questo poteva comportare dissensi politici e sociali molto forti: solo il Governo Amato con il Ministro Bersani cominciò a cambiare la rotta, ma poi più nulla perchè non c'era il coraggio politico di potersi scontrare duramente con sindacati e maestranze.
Certamente questo è per me un tasto molto doloroso perchè non è facile confrontarsi con una struttura rapprsentativa e con il lavoratori per cercare anche nel loro interesse soluzioni adeguate che certamente comportano dei sacrifici importanti, ma la consapevolezza del proprio ruolo politico doveva convincere chi governava ad affrontare "il toro per le corna".
Così non è stato però, perchè nel periodo 2001-2006 il governo in carica si è limitato soatanzialmente a cambiare timoniere d'oro e nulla più.
Nel frattempo al problema si è accentuato perchè gli aereoporti, soprattutto nel nord Italia si sono sviluppati notevolmente e pretendere di poter raggiungere una massa critica dando la massima copertura con scali Alitalia è una contraddizione in termini perchè i costi connessi al servizio si sono dilatati in modo esponenziale (gli equipaggi che partono da Milano sono in trasferata da Roma).
L'attuale governo dimissionario ha preso in mano il problema con decisione, ma anche con la dovuta cautela: le compagnie che si sono proposte erano numerose (c'era pure Aerflot), ma poi si sono ridotte a due e nel frattempo tutti abbottonati, interessati ma silenziosi ad attendere come dei giocatori do poker: i lavoratori che pensavano giustamente alla loro pelle, i sindacati al loro ruolo, le compagnie aeroportuali ai loro scali e la classe politica a caricare i cannoni per poi poter sparare a palle incatenate per scopi esclusivamente elettorali o di maggioranza.
Sapevavo e sanno tutti che non si può aver tutto dalla vita: l'alternativa ad Air France - Klm era Air One che è una buona compagnia solida, ma troppo piccola per poter reggere sia la l'acquisto che la gestione ed integrazione.
Soprattutto il progetto finanziario di quest'ultima poggia sostanzialmente sulla leva del debito che è sempre inappropriato quando sostiene una operazione di acquisizione in settore ad altissima concorrenza (esempio lampante è quello recente di Pirelli con Telecom !).
Con la caduta del governo nel febbraio scorso sono cominciate le prese di posizione tutte orientate a difendere il proprio orticello, ma sostanzialmente abbottonati in attesa dell'offerta finale ed ora - come volevasi dimostrare - tutti in piedi in difesa appartentemente degli interessi delle maestranze che nel frattempo sono aumentate: sindacati e lavoratori ovviamente cercano di limiare per quanto possibile i danni, Malpensa ricorre in tribunale (non potendo riconoscere i suoi errori: non si gestisce uno scalo internazionale di quelle dimensioni che si appoggi soprattutto sulla compagnia di bandiera) e tutti gli altri utilizzano con assoluta disinvoltura questo problema per scopi esclusivamente elettorali.
Vecchia regola quest'ultima: prendo posizione per cambiare le cose - se ci riesco -così aumento i miei voti; se poi non ci riesco i voti li avrò comunque perchè almeno ci avrò provato !
Ciliegina sulla torta è l'uscita del Cavalier Berlusconi (già una volta ebbe a dire: ghe pensi mi !) che sollecita l'imprenditoria italiana a farsi avanti mettendo in prima fila i propri figli !
Splendido ! Abbiamo un canditato premier che sa far di tutto: edilizia, televisione, calcio, finanza ed ora, oltre al politico, si metterebbe pure a volare !
Questo delirio di onnipotenza fa veramente spavento perchè sa perfettamente che metter mano ad Alitalia qualsiasi imprenditore, per come stanno le cose, sa chedi cose da sistemare e da tagliare ce ne sono parecchie: anche lui, pur con le grandi risorse finanziarie che possiede, non è certo il tipo che investe senza prevedere una accettabile remunerazione del suo capitale.
Il pericolo reale comunque è che si continui con questo tira e molla fino a che Alitalia porterà i libri in tribunale e quindi vi sarà un "sciogliete le righe " generale alla faccia di vuol tutelare i posti di lavoro !
Oppure, non sarà questo lo scopo più recondito ? Per rilevare il marchio con quattro baiocchi ?!

martedì, marzo 18, 2008

BOICOTTIAMO LE OLIMPIADI !

Boicottiamo le olimpiadi

ProgbiniNegli anni ‘80, si sono boicottate due edizioni delle Olimpiadi (Mosca 1980 e Los Angeles 1984), è possibile che nel 2008 nessun paese occidentale abbia il coraggio di prendere una posizione? La forza economica della Cina ha davvero tutto questo potere sui paesi che si definiscono democratici? Mi spaventa l’atteggiamento delle federazioni sportive di Belgio, Nuova Zelanda e Inghilterra, che pare faranno firmare un contratto ai loro atleti in cui si vieta di parlare o scrivere di ciò che non sia sport (con particolare riferimento ai diritti umani e alla situazione del Tibet) pena l’esclusione dalle squadre nazionali.

* Repubblica.it, 10/02/2008: “Atleti, niente politica a Pechino: contratto-capestro per gli inglesi“

* Corriere.it, 10/02/2008: “All’Olimpiade non criticate la Cina: un impegno scritto per gli atleti inglesi“

Mi piacerebbe sapere, dai nostri futuri governanti, cosa ne pensano: cos’ha intenzione di fare Veltroni, cosa dice la Sinistra che vorrebbe portare a casa nostra la salma di Stalin. Mi piacerebbe soprattutto sapere cos’ha da dire Berlusconi su un paese, questo si, comunista che il suo amico Bush ha appena riabilitato sul fronte dei diritti umani e sul fatto che la democratica Gran Bretagna metta il bavaglio ai suoi atleti.

La Cina è una nazione dove non esiste la libertà di stampa, di opinione e di informazione, ma in nome del business ce ne siamo fregati e abbiamo accettato che questa manifestazione sportiva si svolgesse lo stesso in uno Stato dove i diritti fondamentali dell’uomo vengono regolarmente calpestati. Scandaloso. Potremmo dare un bel segnale al regime cinese boicottando le olimpiadi. I popoli della Terra hanno il sacrosanto diritto all’autodeterminazione e alla piena autonomia e indipendenza. Chi pensa di imporre agli altri il proprio con la forza delle armi deve essere messo al bando della comunità internazionale. Fare le Olimpiadi mentre i cingoli dei tank cinesi schiacciano i pacifici monaci tibetani è un’insulto alla civiltà.

L’Italia non deve partecipare alle Olimpiadi di Pechino. I Giochi Olimpici sono bagnati del sangue dei tibetani. A Lhasa sono morte almeno 100 persone, alcune bruciate vive. Protestavano nell’anniversario della sanguinosa repressione cinese del 1959. Il buddismo non è una religione di conquista, non ha causato stragi secolari come le religioni monoteiste. Il buddista può essere ucciso, ma non uccide.

Il governo cinese minaccia nuove stragi se i tibetani non cesseranno le manifestazioni entro lunedì. Li minaccia a casa loro, in una nazione occupata. Minaccia un popolo costretto in gran parte all’esilio. Di cui ha distrutto i monasteri. Di cui vorrebbe cancellare l’identità con una immigrazione selvaggia. I tibetani sono uno dei popoli più pacifici della terra. Da decine di anni è in atto nei loro confronti un piccolo olocausto dagli occhi a mandorla, ma l’Occidente volta sempre la testa dall’altra parte.

In un momento come quello attuale, in cui sempre di più il mondo s’interroga sul senso della vita e sui valori che dovrebbero essere alla base dell’esistenza, il Dalai Lama e i monaci offrono una preziosa occasione per riflettere su cosa effettivamente siano la ricerca spirituale, la tolleranza, il rispetto per l’altro, la difesa dell’ambiente, l’armonia interiore. Le parole del Dalai Lama rappresentano una delle migliori difese contro i pericoli del fanatismo, della violenza, dell’integralismo politico e religioso. In maniera semplice e chiara l’Oceano di Saggezza, come viene chiamato dal popolo tibetano il Dalai Lama, parla al cuore della nostra umanità e ci indica la via per cambiare positivamente noi stessi e il mondo in cui viviamo…. aiuta tutti noi, al di là delle differenze di sesso, razza, cultura o religione, a essere donne e uomini migliori e a comprendere fino in fondo le ragioni della speranza, della serenità e della convivenza civile…..

E tutto ciò deve continuare ad essere…..

I blog che vogliono aderire al boicottaggio delle Olimpiadi di Pechino possono ricopiare il logo che trovano nel post.

segnalo anche questa importante proposta: "TURN OFF PECHINO 2008"

Un grazie a Caramella Fondente e a Dicolamia hanno segnalato l'iniziativa.

domenica, marzo 09, 2008

CAMPAGNA ELETTORALE: COMINCIANO A VOLAR GLI STRACCI

Manca poco più di un mese alla tornata elettorale generale (più altre numerose ed importanti a livello territoriale) e i buoni propositi enunciati dai vari esponenti politici cominciano ad assumere un carattere barricadiero che può attrarre l’elettorato, ma che può precludere l’obbiettivo principale che è quello di vincere le elezioni politiche e soprattutto cercare di governare bene nell’interesse del paese.

C’è innanzitutto un gran battage pubblicitario che risalta la composizione delle liste elettorali, per forza di cosa scelte dalle segreterie dei partiti, quando va bene, o da pochi accoliti negli altri casi.

Nonostante la legge elettorale in vigore è ragionevole pensare che la corsa elettorale si limiterà a soli quattro partiti o raggruppamenti di partiti per cui sarà molto probabile uno scenario, ad urne chiuse, che presenti alla Camera una maggioranza comunque chiara e netta, mentre al Senato, dove i premi di maggioranza sono attribuiti su base regionale senza quindi recupero dei resti, sarà molto probabile una maggioranza molto esigua se non addirittura opposta a quella generatasi alla Camera.

Infatti gli auspici della opposizione uscente (e spero tanto, riconfermata ) di vincere a mani basse si sta dimostrando difficilmente realizzabile nonostante i tanto strombazzati sondaggi che hanno sostenuto per venti mesi la tesi che ben l’80% degli italiani era contro il Governo Prodi.

Questa prospettiva non deve certo far abbassare la guardia ai vari contendenti che devono continuare ad agire per cercare di vincere in modo inequivocabile e netto le elezioni, ma imporrebbe per lo meno, la strategia di impostare la campagna elettorale molto più sui temi da affrontare e sulle ricette per affrontarli; questo perché la sfera di cristallo non ce l’ha nessuno ed i giudici alla fine dei conti saranno comunque gli elettori italiani e se esprimeranno il loro voto senza particolari addensamenti sui partiti o coalizioni in lizza, non sarà facile trovare una soluzione di governo che in fin dei conti è quello che interessa all’Italia.

Si parla tanto di abbattere la marea montante di antipolitica, ma le leve di attrazione o di attenzione attivata da quasi tutti i partiti o coalizioni riguardano esclusivamente la solita tecnica che evidenzia “le pagliuzze” degli avversari piuttosto che proporsi di rimuovere le travi che sono davanti a tutti noi.

Sinistra Arcobaleno, Udc e La Destra hanno cominciato il gran battage contro i due presunti big – Pd/Idv e Pdl/ed altri - sostenendo che questi vorrebbero strozzare la lotta elettorale o sostenendo la primogenitura e conseguente diritto di rappresentanza ora degli operai, ora dei cattolici ora della destra.

Di programmi invece se ne vedono pochini e se emergono appaiono molto spesso strumentali, demagogici o antistorici.

Sinistra Arcobaleno si dichiara l’unica di sinistra in rappresentanza della classe operaia: nessuno nega che la classe operaia esista e sia un ceto sociale importante, ma in realtà questa classe vota anche in altri schieramenti, compresi quelli della destra sociale e questo schieramento raccoglierà, come avviene da tempo, voti anche tra insegnanti, impiegati pubblici e privati,tecnici, imprenditori che rappresentano la media e piccola borghesia.

La realtà sociale non è più quella di un tempo dove i ceti sociali erano 4 o 5 per cui impostare oggi la campagna elettorale su questi presupposti può essere un modo per attrarre interesse e voti, ma non certo la possibilità di poter governare in prima persona.

Udc e La Destra cercano di sottrarre consensi al partito principale perché non hanno voluto, giustamente, andar sotto padrone e per controbilanciare accusano oltre che il Pdl anche il Pd di voler fare la parte del leone, ma di poste veramente poche (forse, tra una parola e l’altra, qualche idea originale esce dall’ Udc).

Il Partito Democratico è forse chiaramente impostato sui programmi sulle priorità, ma dovrebbe avere coraggio fino in fondo illustrando per bene anche le ricette, fregandosene altamente di quanto va dicendo il principale avversario: è lapalissiano che i temi principali sono senza discussione quelli enunciati anche dal Pdl; la differenza sta proprio nel modo in cui affrontarli e risolverli !

In questo contesto il rinnovamento di strategia scelto da Veltroni riguarda anche l’approccio con gli avversari (non disdegnando qualche replica quando ci vuole) perché il cambiamento sta proprio qui:
se si imposta la radicalizzazione della campagna elettorale, successivamente, nei casi di comune convergenza su temi istituzionali e costituzionali, le acidità che si sono coltivate diventano come macigni, impedendo di attuare con serenità le modifiche necessarie e tanto sbandierate da tutti.

Il Pdl invece dimostra ancora una volta il suo avventurismo politico non tanto e soltanto perché non spiega il suo programma che intenderebbe sviluppare in caso di vittoria, ma perché punta su coup de theatre – nel 2006 a Vicenza e ieri a Milano con il lancio di carte strappate – per cercare consensi.

E non è tutto qui perché questo atteggiamento è comune anche agli altri esponenti o portavoce che sparano analisi veramente impervie (come Tremonti quando mette sotto accusa l’allargamento a Wto dei paesi emergenti) e singolari che spostano comunque le responsabilità sempre al di fuori del perimetro in cui hanno operato o intendono operare; le contraddizioni poi si sprecano come quando si afferma che una situazione economico sociale come la recessione è stata un attenuante al suo operato, mentre diventa una aggravante quanto governa un altro schieramento.

Oppure quando si attaccano le istituzioni finanziarie, interessate all’evasione fiscale, perché hanno patteggiato con gli evasori, mentre si è stati in passato i sostenitori di condoni fiscali generalizzati (tra le due azioni il risultato potrà ance essere analogo – soldi subito -, ma il messaggio morale è ovviamente diametralmente opposto).

Tornando al fatto di Milano è evidente che il confronto politico in campagna elettorale stà cominciando a scadere drammaticamente perché la platealità dimostrata dal candidato premier è soprattutto di cattivo gusto, indegna cioè di un possibile futuro Presidente del Consiglio.

Non si tratta quindi di sostenere comportamenti paludati, ma evidenziare la mancanza di bon ton, nascondendo in modo evidente l’assenza di un progetto politico, una analisi sul da farsi e soprattutto sulle ricette da attuare.

Denigrare “il nemico” può avere il suo peso immediato, ma può risultare molto spesso come un boomerang che affievolisce la propria credibilità politica; si è mai domandato il Capo del Pld che cosa ne pensa il suo elettorato di riferimento degli apprezzamenti reciproci scambiati pochi mesi fa fra gli esponenti del Centrodestra ?

Capirà il suo elettorato perché l’ectoplasma Fini/An contribuirà alla nascita del partito unico (che non è più una comica finale), mentre l’altro, Casini/Udc, se ne va per la sua strada, mentre in Sicilia - ritorna sui suoi passi - rialleandosi, con l’aiuto degli Autonomisti di Lombardo ?

L’avventurismo politico sta proprio qui: non nelle singolarità o nelle originalità che si possono esprimere in campagna elettorale, bensì nel cattivo segnale di coltivare un modo di far politica che solo a parole si dichiara di voler abbattere, mentre in realtà è la prosecuzione di quello che gli italiani non sopportano più.


giovedì, marzo 06, 2008

..ANCORA SULLA "SAPIENZA" e RATZINGER...

Progbpost (Su iniziativa di "Caramella Fondente" )

L'autore è CARLO DI CASTRO uno dei fisici più influenti dell'Università della SAPIENZA di Roma….lo pubblico perchè ne condivido il contenuto

Si può davvero pensare che una lettera di metà novembre 2007 di un gruppo di docenti al Rettore che riteneva incongruo l’invito al Pontefice ad intervenire durante l’apertura dell’anno accademico alla Sapienza per tenere, come allora prospettato, la lectio magistralis, ne abbia impedito la presenza il 17 gennaio 2008? La lettera rimasta inascoltata dal Rettore era stata da me archiviata da tempo, tanto che quando è riapparsa sulla stampa ne sono rimasto sorpreso. Ci si deve domandare perché è stato creato questo caso con una pressione mediatica al di là di ogni immaginazione. Considerare inopportuno un invito è ben diverso dall’impedire a qualcuno di esprimere le proprie idee. Come è stato dunque possibile che la nostra critica all’iniziativa del Rettore sia stata trasformata agli occhi dell’opinione pubblica in una violazione della libertà di parola e condannata come tale, nel coro unanime dei novelli difensori di libertà che arrivano a chiedere l’allontanamento dei reprobi dall’università? La scelta del Pontefice di annullare la propria visita può veramente essere attribuita alla nostra vecchia lettera e al nostro legittimo dissenso dal Rettore?

Detto questo ritenevamo allora e ritengo ancora che l’intervento di un Pontefice all’inaugurazione dell’anno accademico avrebbe avuto un alto valore simbolico di orientamento del sapere, in particolare con il presente Pontefice che non perde occasione per proporre valori non negoziabili e annunciare verità. L’insegnamento, la scienza, la ricerca, elementi fondanti dell’università, non sono compatibili con una verità precostituita. Tale separazione si pensava acquisita dopo un lungo e travagliato percorso storico. Già nel Medioevo Maimonide affermò che se le osservazioni naturali contraddicono testi religiosi, questi devono essere reinterpretati in accordo con i fatti. Si dice da più parti, non so quanto in buona fede, ma erroneamente, che i docenti avrebbero avuto la possibilità di interloquire, di dialogare. Certo se ciò fosse stato possibile, a nessuno di noi sarebbe venuto in mente di chiedere al Rettore di rinunciare all’invito e tanto meno di sottrarci al dialogo. Insegnare ai giovani ha sempre richiesto da parte nostra una grande attenzione al dibattito delle idee, prescindendo in ogni occasione dalle proprie convinzioni, in una faticosa costruzione di nuove conoscenze costantemente soggette a revisione all’apparire di nuove analisi e scoperte. Ben venga all’università, dunque, un confronto diretto con il Professor Ratzinger. Non è accettabile invece nell’università, all’apertura dell’anno accademico, l’intervento ex cathedra del Pontefice Ratzinger. Per lui parlano le sue encicliche ed i continui interventi del suo magistero (esaltati in continuazione dai media).

La conoscenza della natura non può essere condizionata dalla conoscenza di Dio. L’uomo è libero di investigare la natura fuori dal dogma. Scienza e religione non entrano in conflitto purché lette in modo corretto. Compito della religione è individuare gli scopi e le aspirazioni umane, ma essa non deve intervenire sul piano della conoscenza con tentativi di spiegazioni dell’incognito, né subordinandola alla concezione di un Dio salvifico, distributore di premi e di castighi presenti o futuri. Lo sforzo continuo della scienza, di tutte le scienze, è proprio di sottrarre la conoscenza alle illusioni. Il costante tentativo di ricomposizione razionale dei diversi aspetti della natura da parte degli uomini, liberi da dogmi, è alla base della ricerca scientifica. La paura dell’incognito è superabile attraverso la conoscenza delle leggi naturali e non certamente attraverso l’affrancamento dall’universo e dalle sue leggi con la “conoscenza” del Divino. L’incontro tra fede e ragione non può avvenire subordinando le scienze ad una conoscenza razionale più vasta e generale. Viceversa il Papa nel pur cauto discorso inviato alla Sapienza afferma che se “la ragione - sollecita della sua presunta purezza - diventa sorda al grande messaggio che le viene dalla fede cristiana e dalla sua sapienza, inaridisce come un albero le cui radici non raggiungono più le acque che gli danno vita” Ciascuno di noi individualmente non è, e forse non deve essere, sordo al messaggio della fede ma questa dimensione della trascendenza non può essere appannaggio esclusivo di una struttura ecclesiale anche se maggioritaria e tanto meno può essere il verbo su cui basare l’inaugurazione dell’anno accademico di un’università dove la scienza e il sapere devono essere trasmessi senza aggettivi che li limitino e condizionino. Afferma Giancarlo Bosetti nell’introduzione a “Ragione e fede in dialogo” di Joseph Ratzinger e Jurgen Habermas (Marsilio editore 2005): “…il laico deve prendere atto che questa più ampia presenza del discorso religioso nella sfera pubblica corrisponde a un fenomeno sociale che ha profondità e motivazioni forti, non arbitrarie, il religioso deve prendere atto che questa espansione dei suoi progetti di uso pubblico della ragione lo costringe inevitabilmente a misurarsi con le regole laiche della democrazia e con i problemi di tolleranza e convivenza posti dalla pluralità delle religioni e delle culture”.La prova di forza a cui sono stati chiamati i fedeli ed i romani a Piazza San Pietro domenica 20 gennaio, la gogna mediatica riservata ai docenti dissenzienti dal loro Rettore, la corsa affannosa alla condanna e all’ingiuria per non incorrere nel pericolo di essere contaminati, indicano dove è la vera intolleranza, quella che non ammette idee discordanti. Altro che pluralismo di religioni e culture.

Carlo Di Castro