sabato, novembre 14, 2009

LA FRETTA (E LA DEMAGOGIA) FA GATTINI CIECHI!

Questo governo dimostra ancora una volta di sviluppare in modo raffazzonato il suo programma mettendo in campo norme, leggi e riforme in modo estemporaneo, senza nessun filo logico, e con contraddizioni che emergono ben presto fino a renderle inutili o dannose.
L'unico tema in cui il Governo ha agito con efficenza e tempestività è stato il suo intervento per il terremoto a l'Aquila!
Infatti trattandosi di un evento straordinario, ma monotematico, ha messo tutto il suo peso concentrandosi adeguatamente per "aggredire" e cercare di risolvere velocemente e bene il dramma in cui sono cadute migliaia di famiglie abruzzesi.
Intendiamoci non è tutto perfetto e qualche difettuccio esiste, ma il tema principale di mettere al coperto e al caldo in pochi mesi i terremotati si sta attuando secondo la tabella di marcia dichiarata.
Resta poi la ricostruzione che non si potrà per forza di cose risolvere come con la bacchetta magica perché rimettere in piedi paesi e città fantasma occorreranno mezzi e tempi adeguati.
Per il resto non ci siamo proprio (l'emergenza rifiuti a Napoli è stata affrontata, ma il problema è ancora li tutto da risolvere e il fenomeno si sta diffondendo in altre grandi città del centro sud).
Il Governo è in piedi da 18 mesi ed ha sfornato tramite il Parlamento qualche decina di leggi e tra queste diverse relative ai trattati bilaterali tra i paesi Ue; quindi di norme o leggi di diretto interesse per attuare il programma molto meno e pure messe li in modo disarticolato a dimostrazione che è più utile fare qualche cosa in fretta (se andate a vedere sul sito del Parlamento, sono quasi tutte "disposizioni urgenti per....") tanto per dare l'impressione di fare, ma in realtà di cambiamenti non se ne veno se non in peggio perchè le situazioni critiche restano li ad incancrenire.
Sul piano economico ci si è riempiti la bocca per avere messo in sicurezza i conti pubblici, ma questo cozza vivacemente con il fatto che il debito dello stato continua a crescere inesorabilmente e che il gettito fiscale invece cala vistosamente a seguito della riduzione del Pil.
In questo ambito si sono fatti interventucci che hanno prodotto poca efficacia (Tremonti card) o non ne hanno prodotte per nulla (tassazione degli utili delle banche e assicurazioni, Tremonti bond, contributi sui tassi sui mutui, ecc).
Lo scudo fiscale poi è stato proposto scimmiottando altri stati con lo scopo di fare un gran regalo agli evasori e per raccattare un po di imposte; in realtà con uno sconto del genere - il 5% - dovrebbero rientrare tutti i capitali in libera uscita - circa 500 miliardi di euro - perché deve essere chiaro a tutti che è "l'ultima chiamata"; invece si continuerà il solito andazzo e ci si accontenterà di molto, ma molto meno perché non è stato fatto capire che questa tassazione è un altissimo incentivo a ritornare, dopo aver beneficiato per decenni di ricchezze nate in Italia, ma godute all'estero!
Sul piano sociale
gli interventi a sostegno dei lavoratori che hanno perso il posto di lavoro o sono passati alla cig sono stati molto modesti per entità e per durata tanto da apparire per tutti i lavoratori tipici in difficoltà dei pannicelli caldi.
L'occupazione si è ridotta, la crisi si è sviluppata in modo articolato per il fatto che il nostro sistema produttivo è assai articolato per cui gli effetti negativi si sento più tardi, ma più tardi avviene il ritorno ad una economia in crescita stabile.
Quel che ci tiene ancora a galla perché gli effetti non si sono ancora visti tutti è il fatto che gli italiani sono gran risparmiatori (in passato) e questa ciambella di salvataggio li tiene ancora a galla, ma non si sa ancora per quanto !
Qualche norma discutibile sul piano umano e di rispetto dei diritti civili è stata fatta sulla immigrazione ben sapendo che i flussi solo solo in piccola parte per mare e che comunque dipendono dalle situazioni in patria dei migranti e dalle possibilità di sopravvivenza nei paesi più industrializzati.
Sulla sicurezza ancora iniziative che non affrontano il problema con il flop che regola le ronde cittadine mai nate.
Sul piano delle riforme la solfa è sempre la stessa perché mentre da un lato di proclamavano riforme ovunque dalla Pa alla giustizia, ma l'unico parto è stato il Lodo Alfano impallinato dalla Corte Costituzionale perchè è obbiettivamente un aborto giuridico, non perché il Presidente della Repubblica ha un suo passato o la Consulta ha un suo scopo politico.

Oggi questa fretta del fare, porta sempre a far male(e come si sa se si fa una cosa male si impiega doppio tempo - oltre ai danni prodotti - perché poi bisogna rifarla bene.
Due esempi lampanti di incapacità politica a produrre risultati:
- la norma costitutiva della Banca del Sud inserita in finanziaria è stata rigettata perché inammissibile dal Presidente della Camera Schifani;
- il ddl "processo breve" dopo due giorni dalla presentazione è già oggetto di correzione da parte del Minisro di Giustizia Alfano.

Sulla prima appare appunto evidente che una iniziativa del genere è stata buttata li tanto per fare qualche cosa in fretta e furia quasi a voler creare un concorrente ulteriore al già pletorico sistema bancario italiano.
Inoltre la leva del credito non può essere brandita come una clava perché è uno strumento assai delicato: da un lato infatti occorre tener conto degli interessi dei risparmiatori e dall'altro degli interessi dei creditori e soprattutto della ragionevole certezza del rientro puntuale dei prestiti.
In questa fase recessiva vanno cercati strumenti selettivi e mirati per cercare di rimettere vivacità alla ripresa, non partorire nuovi soggetti con funzioni non ben chiare a tutti, risparmiatori e creditori !

Sulla seconda la fretta per mettere al riparo il Premier dai suoi processi sta producendo un abominio giuridico simile a quello del Lodo Alfano.
Non centra nulla con la riforma della giustizia, ne con il fatto che la Ue ci sanzionerebbe per la durata dei nostri processi: i motivi sono chiari a tutti e con una faccia tosta inaudita assistiamo a teatrini patetici degli esponenti di maggioranza.
Intanto se ci si tiene veramente a comprimere i tempi di giustizia per tutti i cittadini si comincia dai futuri processi, quelli che verranno radicati dopo la promulgazione della legge e conseguentemente si vanno ad analizzare e rimuovere tutte le procedure che possono impedire il rispetto dei tempi.
Se poi si mettono dei termini - ordinatori o perentori che siano - occorre metter sin da subito precise sanzioni, non prevedere che, eventualmente, se un attore vede lungaggini si faccia parte diligente per sollecitare la loro rimozione al fine di precostituirsi la possibilità di citare per danni in caso di superamento del termine.
Come dire: ti do un termine entro cui giudicare, s non ce la fai pazienza: si chiude il processo e si prescrive il reato con buona pace di tutti (si fa per dire).
Per quelli in essere si lasciano le cose come stanno affinche seguano il loro corso ( conclusione media di 8 anni per i riti civili e 10 anni per i riti penali nei tre ordini di giudizio).
Invece no, dovendo salvare il Premier semplicemente dal processo, si cambiano le carte in tavola a partita in corso, e per questo si buttano all'aria altre decine di migliaia di processi creando un decadimento verticale della certezza del diritto non solo in questi casi ma anche -come detto prima -per il futuro.
Ulteriore abominio giuridico è poi la distinzione tra reati che possono beneficiare del "processo breve" e reati che pur essendo del tutto simili non ne beneficieranno; oppure stessi reati che ne possono beneficiare o meno a seconda della nazionalità del processando !
Come finirà ? Sono facile profeta nel prevedere che questa legge "porcata" (un'altra volta) non potrà mai essere promulgata per divisioni interne alla maggioranza o per rifiuto della firma da parte del Presidente della Repubblica!
Se lo sarà invece durerà poco perché la Consulta la renderà incostituzionale, ma nel frattempo il Premier sarà salvo (come qualche decina di migliaia di imputati)!
Ad ogni buon conto per procure al Premier (e ad altri) una bella gabbia protettiva per il prossimo futuro, è stata depositato un disegno di legge costituzionale per ripristinare integralmente l'immunità parlamentare modificata con analoga legge nel 1993: con buona pace di chi predica l'onestà nella Politica !

martedì, novembre 10, 2009

IMMUNITA' PARLAMENTARE

Riemerge ancora una volta il dibattito (e non solo) sul fatto se sia opportuno e necessario reintrodurre l'immunità parlamentare per il Parlamento italiano: Augusto Minzolini, direttore di Rai Uno, ieri, nel suo editoriale ha sostenuto che la sua eliminazione avvenuta con legge costituzionale nel 1993 ha generato un vulnus per cui la Magistratura, ordinamento autonomo dello stato, prevaricherebbe o potrebbe prevaricare l'autonomia di una altra istituzione cioè quella del Parlamento italiano e delle istitutioni collegate.
Occorre premettere che l'articolo 68 della Costituzione è stato soltanto modificato con legge costituzionale e referendum confermativo per cui sono fatti giustamente salvi i diritti di funzione del parlamentare, proprio per continuare ad evitare che vi possano essere pressioni che ne condizionino il suo operato:
"".Art. 68. - I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni.Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento puo' essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, ne' puo' essere arrestato o altrimenti privato della liberta' personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell'atto di commettere un delitto per il quale e' previsto l'arresto obbligatorio in flagranza.
Analoga autorizzazione e' richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza "".

In origine, nel 1947, l'immunità parlamentare, nella giovane nascente repubblica post bellica, aveva anche lo scopo (seppur non dichiarato) di evitare "rigurgiti strani contro i parlamentari di quegli anni che provenivano sia dalle fila della Resisenza sia dalle fila del Fascismo e della Repubblica di Salò; una sorta di protezione, insomma, su eventuali fatti ed atti commessi nel passato, necessari alla giovane repubblica e alla sua nuova classe politica per muovere con serenità in suoi primi passi.
Dell'immunità parlamentare via via però il ceto politico - o parte di esso - non ha fatto tesoro conducendo una attività che sempre si è sempre più deteriorata per cui si è di fatto trasformata in impunità e solo la vicenda "mani pulite" ha scoperchiato l'uso e l'abuso di malgoverno, con collusioni e faccenderie sempre più diffuse, tanto che l'iniziativa di modifica costituzionale trovò concorde sia il Parlamento con maggioranze dei due terzi, che gli elettori referendari.

Insomma, visto il lungo tempo trascorso ed il consolidamento della democrazia le motivazioni originarie non esistevano più, mentre questa opportunità è stata molto spesso utilizzata per iniziare nuove "faccenderie" che hanno alterato la convivenza civile, minato la solidità economica del paese e favorito lo sviluppo delle mafie , complice pure la divisione in blocchi del mondo per cui i partiti di sinistra o meglio il partito comunista non avrebbe mai potuto costituire a livello nazionale una alternativa di alleanze e di governo.

Questi sono i fatti e le conclusioni decise nel 1993 sono del tutto logiche e condivisibili, perchè diversamente il malaffare sarebbe proseguito e la Magistratura sarebbe stata costretta come in precedenza a stare alla finestra, disattendendo le aspirazioni di giustizia da parte dell'opinione pubblica !

Dal 1993 controindicazioni in buona sostanza non ce ne sono state poichè la Magistratura ha fatto il suo dovere nel giudicare, assolvere o condannare e non si può dire che abbia in realtà sovvertito alcun ordine istituzionale costituito nè la si può accusare di aver utilizzato una tecnica di "micro chirurgia" per limitare l'azione politica di un singolo perchè in questo periodo le legislature sono sempre nate, vissute e morte per via politica, poichè anche l'avviso di garanzia che colpì nel 1994 il Presidente Berlusconi non fu la causa della sua caduta, bensì un suo alleato, La Lega, che gli tolse la fiducia per motivi politici specifici.

Occorre poi precisare che nel momento in cui si intendono apportare modifiche a leggi fondamentali siano esse di materia costituzionale che ordinaria, le motivazioni devono scaturire necessariamente da necessità collettive o generaliste sempre nel rispetto del diretto interesse comune o prevedere future novità che debbono essere comunque di interesse pubblico; nel momento in cui si ricerca più o meno affannosamente la creazione di protezioni o paraventi per consentire comunque una azione politica ecco che la cosa comincia a stridere in modo evidente poichè emerge un conflitto di interesse non importa se individuale o collettivo.
Aggiungo poi che l'iniziativa di alcuni legali onorevoli parlamentari, utilizzano con assoluta scioltezza le loro capacità legali non per eliminare storture i ingiustizie, ma per cercare di trarre d'impaccio il Premier da problematiche civilistiche che lo interessano personalmente(Mondadori).

Seppoi la Magistratura interviene su fatti avvenuti addirittura prima della nascita di un ruolo o incarico politico non si può accusarla di preveggenza nè la si può accusandola, sminuendola istituzionalmente, di impedire una azione politica mettendole il bastone tra le ruote.
Prima nascono i fatti, poi si riscontra la rilevanza penale e civile ed infine si va al giudizio e negarlo, ipotizzando strategie mefistofeliche come se i fatti fossero stati costruiti ad arte mi sembra veramente un esercizio spericolato.
Inoltre le azioni legali, civili o penali, intentate al Premier non sono assolutamente correlate alla sua funzione politica di governo o di opposizione (a seconda dei tempi di riferimento), ma sono legate a fatti strettamente personali per cui non edo cosa centri l'introduzione dell'immunità per fatti esterni alla sua funzione !

Nel caso poi di grandi riforme come quella sulla Giustizia le necessità nascono da esigenze collettive perchè la giustizia è veramene tale se oltre che giusta è veloce e da risposte in tempi accettabili agli intervenenti; è una operazione assai complessa per la quale occorre tempo e molta attenzione e soprattutto dedizione alla sua preparazione, mentre invece assistiamo da mesi se non anni a tante enunciazioni di principio divulgate periodicamente e poi si scopre che i lavori languono e quando se ne parla è perchè emergono problematiche "particolari" e si vorrebbe precorrere il programma anticipandone quale tema per mettere la toppa a quale problemuccio emergente e contingente.
La riforma della Giustizia deve essere un tutto organico e ben coerente, per cui precorrere i risultati buttandosi avanti con azioni slegate ed estemporanee si corre il pericolo di generale alla fine un papocchio e ritardare comunque il risultato finale che è quello che interessa alla fine gli italiani.
Usare la leva della prescrizione o ridurre i tempi di un processo ha senso solo se inserito in una riforma organica, la quale ha alla base la creazione di maggior efficenza ed efficacia della Giustizia che ne giustifichiono la riduzione; diversamente significa (come costruire una casa partendo dal tetto) generare ingiustizie alle ingiustizie.

L'editoriale di Minzolini sul reintegro della immunità parlamentare non mi scandalizza in via di principio, ma dal momento che non ci troviamo, come nel 1993, di fronte ad un fenomeno generalizzato e contrario, dove il ceto politico tutto sarebbe condizionato da una Magistratura "impazzita", allora in questo caso l'analisi si riconduce a pochi fatti che riguardano poche persone,
non commessi nell'ambito delle loro funzioni politiche, per le quali è del tutto giusto il giudizio della Magistratura; appare cioè un intervento strumentale, un assist insomma al potente di turno per cui si favorirebbe implicitamente il ritorno delle impunità spazzate via da mani pulite e dalla legge costituizionale del 1993.

In una moderna democrazia governa chi ha il consenso, ma deve essere chiaro a tutti che chi ci rappresenta, di maggioranza o d'opposizione, deve essere assolutamente affidabile sotto tutti i punti di vista, avere insomma una marcia in più sotto il profilo morale ed etico, proprio per rendere la sua azione inattaccabile, nell'interesse sui e degli italiani.

Concludendo, reintrodurre l'immunità parlamentare è un tema che non esiste perchè non esistono, nemmeno all'orizzonte, pericoli che la rendano necessaria; quanto ai processi del Premier non gli resta che farsi processare: si tratta di assumersi le sue responsabilità, ben convinto che non vi è nulla di preconfezionato e che siamo comunue al primo grado di giudizio.
Penso che per Lui paghi di più politicamente affrontare il problema di petto che cercare scorciatoie che lascerebbero comunque il sospetto di aver schivato la giustizia, a differenza degli altri italiani.
Seppoi eventuali condanne dovessero avere ripercussioni politiche, la cosa sarebbe del tutto naturale e logica: chi sbaglia paga !

PS: dalle notizie dell'ultima ora sull'incontro del Presidente del Consiglio con il Presidente della Camera emerge un accordo non già sulla Riforma della Giustizia, ma su una modifica di una piccola parte di essa - proprio a spizzichi e bocconi - che introduce modifiche che puzzano di bruciato lontano un miglio !
In sostanza per i processi civili o penali (con pene inferiori ai 10 anni esclusi i reati per mafia, ecc.) si introduce una durata massima di due anni per ogni fase di giudizio; si riduce di un quarto la prescrizione per i reati inferiodi ai dieci anni (esclusi sempre i reati per mafia, ecc).
Tutto si riduce insomma a sei anni e questo servirebbe ad imporre alle procedure giudiciali temi ristretti e pressanti e non è detto che la struttura possa reggere adeguatamente viste le autonomie assegnate alle pati nella determinazione dei tempi di udienza e dibattito; inoltre e qui casca l'asino - la riduzione processuale si applicherebbe non ai futuri processi ma anche a quelli in corso al primo grado di giudizio.
La riduzione della prescrizione si applicherebbe per i reati precedenti al 2 maggio 2006(decorrenza dell'indulto)!
Insomma proprio un bel vestitino fatto su misura per le cause in corso del Premier, alla faccia della non retrodatazione degli effetti di legge !
Effetti collaterali: circa 600 mila attori e relativi legali che si incavoleranno come bisce perchè vedranno sfumare i loro legittimi desideri di veder giudicare l loro istanze e circa 600 mila convenuti che brinderanno, ballando sui tavoli con i loro legali !
Insomma: azioni legali civili e penali a carico del Premier che si scioglieranno come neve al sole, circa 600 mila voti consolidati e quadagnati alla coalizione di cdx e circa 600 mila voti assegnati, forse, all'opposizione !
Proprio una bella morte della Giustizia e un'altra bella picconata alla Repubblica !!

lunedì, novembre 02, 2009

VIZI "PRIVATI" E PUBBLICHE VIRTU'

Le notizie che appaiono in questi giorni sullo "scandalo trans" in cui è caduto - come uomo e come politico - Marrazzo evidenziano che i contorni di questa vicenda sono molto più complessi di quanto poteva apparire all'inizio poichè le "abitudini" del Governatore del Lazio sembrano venire da molto lontano (dove molti sapevano, ma nessuno diceva), in particolare il fatto che altre foto e filmini girassero da molto prima del 3 luglio 2009.
Probabilmente con il passare dei giorni questa vicenda presenterà contorni ancora più ampi e questo ci deve far riflettere sul fatto che "abitudini" di questo tipo oltre che sollevare perplessità sul piano morale (sempre di utilizzo di prostituzione si tratta) hanno un impatto notevole sul piano pubblico .
L'aspetto morale ha la sua importanza perchè l'impatto con la coerenza e la rispettabilità è importante: l'opinione pubblica non si può lamentare da un lato per l'esistenza così ampia e variegata della prostituzione eppoi una parte di essa ne sia fruitrice in forza del diritto individuale di fare nel privato quel che più le aggrada.
Le notizie progressive sulla vicenda indeboliscono la posizione dell' ex Governatore che non si è trovato solo il 3 luglio a dover subire una aggressione imprevedibile, ma il ricatto sembrerebbe essere iniziato molto prima (inizio 2009) e a questo non ha frapposto una denuncia alla Magistratura; intendo dire che il fatto di luglio doveva essere la goccia che faceva traboccare il vaso e proprio quello era il momento per stroncare il ricatto.
D'altro canto che è entrato in possesso del materiale scottante a partire da luglio non poteva non sapere che si era consumato un reato (violazione di privacy) e pertanto anch'egli doveva affrettarsi a denunciare il fatto all'autorità giudiziaria.
Proprio perchè tutti sapevano ma nessun diceva, si è preferito ed è convenuto fare il pesce in barile attendendo eventi futuri, che avrebbero portato ben più ampi vantaggi.
Inoltre, denunciare significava pubblicizzare tramite la Maistratura e quello non era certo il momento - visti gli scandati "Naomi", "escort" e "festini" che investivano il Premier tamite diversi media nazionali e stranieri.
Insomma i comportamenti moralmente discutibili interessano più parti e proprio per questo - non perchè si tratta di fatti strettamente personali - gli uni annullano gli altri, nascondendo quindi la polvere sotto il tappeto.
La denuncia della "questione morale" di berlingueriana memoria è stata snobbata completamente tanto che si è dilatata a dismisura sia sul piano economico (Tangentopoli non è finita, ma continua imperterrita forse peggio di prima) che su quello "comportamentale" sino a diventare un elemento di fragilità del sistema politico, di diversi politici in servizio perchè viene usata come leva, forse principale, nell'agone politico.
La pubblicità dei fatti è comunque doverosa e saranno i politici quindi a dover modificare i propri comportamenti, non l'opinione pubblica a doversene fare una ragione o, quel che è peggio, a dover accettarli per amor di schieramento, per non rinnegare, insomma, la fiducia riposta.
Ci si rifugia poi, quando i fatti traboccano, nel classico corner invocando il logico principio che sono altri i temi che interessano l'opinione pubblica, temi dei quali il ceto politico stenta comunque ad occuparsi.
In realtà, purtroppo, sta avvenendo prorprio il contrario: dove interessa parte dell'opinione pubblica minimizza, oppure dilata a dismisura strappandosi le vesti, tanto che vediamo che a comportamenti analoghi o contigui le reazioni sono diametralmente opposte, dimenticando che i politici che ci rappresentano dovrebbero invece fare della moralità personale e pubblica una unica virtù.
I fatti occorsi al Premier, anche per la sua resistenza, sono scivolati via come neve al sole trasformandoli, pur non essendolo, in gossip, come si trattasse della pubblicizzazione di foto innocenti di qualche uomo pubblico ripreso con la famiglia al mare !
La missione è quindi compiuta, ma quel che è peggio è che questo fatto permette comportamenti ed atteggiamenti su temi ancor più delicati, con impatto decisivo sulla attività politica del Premier che così si può permettere di commentare pesantemente le decisioni della Corte Costituzionale, accusare il Presidente della Repubblica di essere uomo di parte, accusare parte della stampa di ruoli politici per lomeno azzardati, di tacciare parte della Magistratura di non rispettare l'eguaglianza dei cittadini, di denunciare una persecuzione pianificata da 15 anni.
Il suo giudizio avrebbe senso è utilità se riguardasse terze persone diverse da lui, per cui le denunce ed i commenti avrebbero il loro peso politico, ma nel momento in cui riguardano i suoi affari personali - privati e politici - ecco che questi dovrebbero apparire come armi spuntate visto che i difensori dovrebbero essere casomai altri.
Invece no: una parte dell'opinione pubblica, quella di riferimento, non recrimina, anzi non avrebbe nulla da eccepire, sposando la tesi del proponente.
Da qui fa seguito la produzione di ulteriori leggi ad personam che sarebbero in fase di febbrile confezionamento per difenderlo con il placet della sua maggioranza e - cigliegina sulla torta - le recenti dichiarazioni che in caso di condanna il Premier si rifiuterebbe di dimettersi!
Anche qui l'opinione pubblica appare in gran parte assuefatta, anche difronte ad una affermazione estremamente grave: in caso di condanna per corruzione vi è l'interdizione dai pubblici uffici e da questa non si può mai derogare in forza dei voti ottenuti.
I voti ottenuti sono infatti una dimostrazione di fiducia e di consenso, ma nel momento in cui un processo sancisce una condanna non è questa che esautora la volontà elettorale, ma è la volontà popolare tramite la Magistratura che esautora chi ha ottenuto il mandato a governare: "in nome del popolo italiano,.................""