sabato, marzo 22, 2014

I SUONATORI CAMBIANO, MA LA MUSICA PARE LA STESSA

Dopo oltre 80 giorni riprendo la penna colpito e frastornato da tutto quel che è accaduto nel frattempo.
Terminavo il mio ultimo post con " Ora il neo segretario Renzi è alla prova dei fatti sin da subito e vedremo che diversa e soddisfacente pressione, riuscirà ad imprimere a questo prosieguo di legislatura." ed effettivamente di fatti ne son accaduti parecchi a cominciare dalla discesa in campo di Matteo Renzi avvenuta in modo brutale con l'intenzione, penso, di creare una netta separazione tra il Governo Letta e il Governo attuale; ovvero di prendere in prima persona le redini della coalizione per darle la propria impronta e non attendere, inerte ed inerme, lo scorrere degli eventi.
Sul fatto che non sia stato eletto alle elezioni come leader del Pd obiettivamente è certamente singolare, ma non mi sembra un anatema, anche perchè il Premier viene nominato dal Parlamento e più d'uno può essere il motivo per cui questo evento si possa verificare.
Certamente sarebbe stato meglio che lo fosse stato, ma anche qui sono ormai saturo degli slogan per cui un Berlusconi viene decantato come eletto da milioni di elettori, come se un Bersani fosse stato eletto solo da quattro elettori.
Nella vita politica non si sa mai che cosa possa capitare: potrebbe anche accadere che un candidato premier diventiper scelta eccentrica del Parlamento  invece il  PdR, ma ciò non vuol dire che per questo si dovrebbe riandare alle elezioni anticipate.
Come peraltro non è assolutamente accettabile nè tolerabile che un condannato alla galera la possa sfangare perchè votato da milioni di elettori ! 
Effettivamente il precedente governo è arrivato ad anno nuovo, dopo aver tenuto botta ai continui attacchi alla sua stabilità da parte di Berlusconi e del Pdl, in disgregazione, acuitisi a partire da inizio agosto fino a fine novembre, decisamente esauto, ma la formula scelta non si sta dimostrando nè efficace nè azzeccata.
Tutti i veti incrociati che son presenti nella vita di ogni nostro Governo, sono ancora tutti li, anzi se ne sono aggiunti di nuovi per cui il Premier Renzi sta toccando con mano che le sue accellerazioni su tanti temi di lavoro governativo incontrano resistenze e muri di gomma vari.
Infatti la prima mossa, faticosamente (ma non poteva essere che così) è andata per la prima parte in porto con l'approvazione di una nuova legge elettorale maggioritaria solo per la Camera del Deputati, che dovrà essere esaminata e votata ora dal Senato della Repubblica.
Sul modo in cui si è giunti al risultato che va comunque migliorato) molti addossano la responsabilità a Renzi di aver resuscitato politicamente Berlusconi, ma obiettivamente occorre ammettere che solo ampliando le convergenze anche ai partiti di opposizione (almeno i più grandi) era possibile creare una nuova legge; diversamene il Pd di Renzi si sarebbe trovato esattamente nella stessa identica situazione di stallo in cui si son trovati dal 2006 in poi i suoi predecessori (accusati ingiustamente di non aver fatto nulla).
Il "consultellum" incombeva e certamente, se la pronta disponibilità ad un accordo l'avesse data per primo il M5S (ma abbiamo visto l'atteggiamento del M5S sin dell'incontro con il Premier incaricato), sarebbe stata tutt'altra storia, probabilmente con una legge elettorale più gradevole, ma questo implicava da parte del M5S un cambiamento di strategia visto che avrebbero dovuto confrontarsi e costruire la nuova legge con "morti che camminano".
Peraltro la legge in questione va a braccetto con le modifiche costituzionali di Senato e Art. V e non s'è ancora capito come la pensi al riguardo il M5S, per cui anche trovato il primo accordo ne occorreva un secondo ed un terzo conseguente per chiudere il cerchio delle riforme isti/costituzionali.
Dopo di questo le iniziative in gestazione sono molte, ma quando si cerca di affondare il colpo ecco che emergono le resistenze da ogni parte, in Patria e in Europa.
Certamente la strategia di darsi un obiettivo chiaro (crescita dei consumi interni) e su questo costruire le coperture è buona cosa, ma il contrasto che emerge deriva spesso dal fatto che si pensi di più a quanto gradiremmo ottenere, da quanto obiettivamente è possibile ottenere.
Intendo dire che se è corretto individuare la chiave di rilancio dell'economia interna, nella fattispecie l'incremento delle disponibilità  dei lavoratori sino a 25 mila euro di reddito lordo annuo, le altre fasce debbono putroppo attendere un giro poichè è evidente che se le risorse vengono spalmate su una fascia più ampia i risultati attesi non possono essere i medesimi.
Peraltro il Governo Letta ha già deciso e messo a bilancio altri interventi con effetto 2014 che interessano altre fasce di reddito ed altre categorie, per cui non ci si può aspettare che ogni volta che s'apre il portafoglio ce ne sia una briciola per tutti.
Avendo colpi limitati da "sparare" occorre utilizzare quello che ragionevolmente può fare centro.
La nota dolente si apre invece sul fronte delle coperture perchè non mi sembra proprio che i meandri su cui andare a racimolare i mezzi siano i più utili, convincenti e credibili.
Infatti chi si vedere restringere la cinghia trova il modo di reagire rumorosamente; penso alle retribuzioni dei manager di Stato che hanno provocato pronte proteste,  foriere di iniziative anche legali.
In questo caso la soluzione, se si vuole la si trova; non si vuol irresponsabilmente accettare un ridimensionamento dei compensi ? Benissimo ! Allora il Ministero dell'Economia intruduce per l'Irpef una aliquora aggiuntiva del 63% oltre i redditi lordi di 239.181 ed è fatta, con l'avvertenza ovviamente di mettere sotto stetto controllo i relativi contratti di lavoro !
Certamente il risultato non sarà esaustivo per le necessità prodotte dall'obbiettivo dato, ma intanto si comincia ad insinuare nella mentalità di tutti gli italiani che non è sufficiente protestare e auspicare nei sacrifici degli altri, ma bisogna saper anche accettare di fare equamente la propria parte.
Non basta quindi essere ficcanti nelle proposte, ma occorre esserlo altrettanto nei risultati che devono esser certi e non ipotetici.
Sarebbe, questo si, un cambiamento di passo vero che darebbe una buona volta credibilità e si riverberebbe in tutti i tasti che o oggi  o domani si dovessero andare a toccare.
Sarebbe quindi un nuovo modello di comportamento da generalizzare visto che anche i recenti fatti oggetto della Magistratura stanno a dimostare che i disonesti non hanno assolutamente alcun ritegno a perpetrasre il malaffare anche in settori dove l'Italia ci cioca la faccia davanti al mondo intero.
Mi riferisco all' affaire Expo - mancano 400 giorni all'inizio - nel quale emergono, se provati, reati gravissimi che dimostrano l'indecenza e l'impudenza di imprese e politici .
Altri risparmi riguardano la P.A., ma anche qui se l'obiettivo roboante di tagliare ancora il monte dipendenti (85mila) va concretizzato con la ricerca certosina delle possibili economie nelle vaste maglie della P.A., tenendo conto anche della destinazione di questi lavoratori (in pensione, riallocati, ecc), va parimenti affrontato il fenomeno dei lavoratori precari; non è infatti una pinzillachera poichè conosciamo troppi casi di dipendenti precari occupati da decenni, neanche fossero dei fantasmi dimenticati dalle varie  amministrazioni.
L'altro grande tema è il lavoro e la sua liberalizzazione, ma anche qui, in troppi, anche l'Europa, si lasciano confondere dalla forma, ma non guardano alla sostanza.
Sul tema il Governo Berlusconi (se mal non ricordo nel 2001-2006) sosteneva che i contratti di lavoro a tempo fossero solo il 20%, ma che nel giro di due anni si andavano a stabilizzare, mentre oggi vediamo che il precariato è cresciuto a dismisura tanto che sappiamo che il 77% delle nuove assunzioni è a tempo determinato e che  ogni anno avvengono circa 4 milioni di cessazioni di contratti e 3,6 milioni nuovi rapporti di lavoro (alla faccia della stabilità).
Ne deduco quindi che rincorrere l'articolo 18 della legge 300/70 (che si applica ricordo nelle aziende oltre 15 dipendenti) sia rincorrere ormai purtroppo le nuvole o quasi, perchè ormai la quantità di contratti a tempo determinato è ormai "stabilmente" maggioritaria sul totale dei dipendenti occupati.
Ma questo non sarebbe nulla se come sopraconto non ci fossero spesso, tropo spesso, dequalificazione professionale e bassi salari !
Allora la strada è, deve essere, un'altra e riguarda in modo più ampio sia gli inrizzi di politica industriale sia accordi se li vogliamo, "alla tedesca" con una sorta di cogestione (che abbiamo rifiutato moltissimi anni fa) nella quale le parti, tutte le parti, devono essere inchiodate alle proprie responsabilità.
L'abbiamo visto sin troppo bene: in oltre 10 anni di contratti flessibili la nostra economia, la nostra manifattura (che resta la seconda in Europa grazie all' export) si è bloccata e nessun governo, per egoismi elettoralistici, ha avuto il coraggio di affrontare con rigore il problema.
Peralto ve l'immaginate voi la resa di un rapporto di lavoro con una simile velocità di ricambio ? Un neo assunto non fa a tempo ad ambientarsi che già deve cominciare a pensare di cercarsi un altro posto di lavoro nel caso non venga riconfermato e il datore di lavoro che utilizzo efficace nel processo produttivo ne potrà mai fare ? Non saranno mica tutti potatori di vigne ?
E evidente quindi che se radicalità ci deve essere nella azione generale del Governo attuale questa deve essere profonda e tagliente poichè diversamente i risultati stenterebbero ad arrivare e quando quindi ci presentiamo in Europa mi sembra evidente che tutti possono restare parecchio perplessi e dubbiosi.
Anche in questa iniziativa le soluzioni prospettate mancano di nerbo, di rigore per cui nel necessario e dovuto dibattito parlamentare si apriranno le cateratte degli emendamenti che mireranno a edulcorare ora un articolo, ora un comma.
I pilastri su cui poggiare l'azione nel comparto lavoro sono due dicevo: la politica di indirizzo industriale che va sviluppata anche con il confronto con le associazioni di categoria e su queste innestare eventuali sostegni temporanei non a fondo perduto;troppo spesso assistiamo a contributi di settore (che pagano spesso i consumatori/contribuenti come per le energie rinnovabili) quando finiscono o si riducono le imprese chiudono o si trasferiscono a dimostrazione quindi che spesso l'aiuto non è sevito per facilitare la fase di start up, ma per fare semplicemente e comodamente quattrini.
Sulla burocrazia occorre intendersi bene perchè questa è frutto principalmente dalla pletora di leggi e regolamenti introdotti per diffidenza, favorendo da un lato la rendita di posizione dell'appatato statale che sguazza nella montagna di regolamenti, ordinamenti, leggi e leggine e ingessando il sistema sino a bloccarlo dall'altro.
Occorre quindi girare la frittata: poche regole chiare e punizioni esemplari e veloci in caso di illeciti o reati.
Secondo pilastro i rapporti di lavoro dove deve vigere assolutamente la reciprocità di diritti e doveri, per evitare le furbizie che endono spesso le parti diffidenti tra di loro.
E' evidente che tutto questo richiede un arco temporale un pò più ampio dei temi stretti che il Governo Renzi si da, ma è evidente che non è solo la velocità con cui si può puntare, ma soprattutto un'alta qualità del risultato.
Ecco perchè sul piano internazionale, in sede Ue, questi primi atti del Governo vengono letti con attenzione, ma con altrettanta diffidenza; come non capirli ?
Nel giro di niente si son visti sparire il Governo Letta e non possono certo essere impressionati e pronti ad abboccare a quanto dice il suo nuovo Sostituto, chiunque esso sia!
Peraltro, se la fase dei sacrifici è passata, ora nella fase del rilancio dobbiamo dimostrare di saper mettere  mano ad un serie di iniziative che si dimostrino nell'immediato futuro veramente efficaci.
Rinegoziare le regole può certamente contribuire,ma occorrerà tempo e soprattutto occorrerà far vedere che l'inversione di tendenza è veramente stata imboccata per poter avere veramente voce in capitolo per proporre ed ottenere modifiche .
Tutto quel si sente dire sull'Unione Europea (con elezioni guarda caso imminenti) sono temi e slogan che mirano più a cercar falso consenso che molto spesso non si riuscirà a soddifare, che toccate temi e tasti che veramente portino ad uno sviluppo della Ue.
Son dodici anni che abbiamo fatto l'unione monetaria, ma abbiamo proseguito gran poco sul piano dell'integrazione effettiva sia politica che economica (se non con un pò di trattati ed accordi che regolano, ma al tempo stesso ingessano soprattutto i paesi più fragili); basti pensare che la Ue è a 27 stati, ma solo 18 stati hanno adotatto l'euro e questo è un vulnus non da poco ; è come se negli Usa su 51 sati solo 33 utilizzassero l'usd!
Quel che dobbiamo fare, dice il Premier Renzi, lo sappiamo: ecco è veramente da qui che occorre cominciare a "cambiare verso" prendendo il coraggio per abbattere veramente piccole e grandi rendite di posizione e forti di questo potremmo il semestre prossimo condurre più autorevolmente l'Unione Europea rinnovata con nuove elezioni.