martedì, marzo 30, 2010

ANALISI DEL VOTO DEL 28 E 29 MARZO 2010

A risultati consolidati corre l'obbligo di analizzare quanto è successo e soprattutto che cosa si è verificato in questi ultimi cinque anni per arrivare al risultato che pur con variazioni sul tema pone in posizione di vantaggio elettorale la coalizione di centrodestra.
In questa tornata elettorale il centrosinistra ha perso la possibilità di governo in quattro regioni, Piemonte, Lazio, Campania e Calabria, dopo aver perso in precedenti tornate elettorali parziali la Sardegna, l'Abruzzo, il Friuli e la Val d'Aosta per cui il centrodestra governa ora in 11 regioni su 20.
Per di più si tratta in molti casi di regioni a maggior peso specifico perchè più densamente popolate per cui obbiettivamente la maggioranza dei voti espressi conferma la preferenza per questo schieramento.
Ne esce rafforzato il ruolo del premier in carica anche se l'analisi dei voti espressi dà segnali di apprezzamento diversi dal passato.
Nelle tre regioni più popolose del nord infatti la vittoria - larga in Veneto e Lombardia - è da imputare alla Lega che ha fatto veramente passi da gigante; basti pensare che in Veneto è passata dal 15% del 2005 al 35% di ieri ed è stata determinante per la vittoria in Lombardia e, di stretta misura, in Piemonte.
Nel Lazio è stata invece determinante la componente An del Pdl che ha fatto vincere la Renata Polverini precisando comunque che la mancata presenza della lista Pdl a Roma e provincia è stata ininfluente sulla vittoria; caso mai non sono stati eletti i candidati Pdl prescelti, ma lo sono stati altri delle liste contigue o delle liste Pdl delle altre provincie.
Per la Campania ha fatto premio la diversa coalizione (non solo Udc che già c'era, ma anche l'Udeur molto presente in regione) rispetto alle precedenti elezioni del 2005 e la scelta di un candidato più affidabile di quello prescelto in precedenza (Cosentino).
La stessa cosa è accaduta in Calabria dove il sindaco di Reggio ha aggregato una larga parte dell'elettorato, anche per effetto delle divisioni del centrosinistra per la scelta di un candidato unico altrettanto aggregante.
Che cosa è accaduto in questi ultimi cinque anni per produrre un cambiamento così significativo ?
Che politiche scellerate hanno posto in essere le amministrazioni regionali perse ?
Che politiche roboanti ha mai posto in essere il governo centrale di centrodestra (a parte l'intermezzo del governo Prodi) tanto da dare così tanta fiducia ?
Partendo dall'ultima domanda va riconosciuto che alla forza elettorale non è corrisposta analoga forza di governo poichè - pur con gli slogan del fare - questa maggioranza non sta governando affatto, come è successo nella legilslatura 2001-2006, e l'elettorato quindi non ha premiato il partito pincipale cioè il Pdl.
Quanto alle aministrazioni regionali l'analisi è doverosamente più articolata; sulla Lombardia nulla da dire perchè la coalizione è solida ed ha dimostrato di saper fare il proprio mestiere, ma va riscontrato un passaggio, oltre che un incremento, di voti dal Pdl alla Lega che rappresenta un segnale forte da parte dell'elettorato.
Ancor di più in Veneto dove c'è stato spostamento di voti sia dal Pdl che dalle coalizioni opposte; è un segnale molto forte di fiducia nella politica annunciata dalla Lega il cui primo tema è il federalismo fiscale, tema assai sensibile ai veneti.
Indica peraltro che le politiche mancate del Doge Galan non hanno convinto e che ora la fiducia viene riposta nel nuovo doge che le farà effettivamente.
Sul Piemonte la lettura è parecchio complicata poichè l'amministrazione della Bresso ha funzionato bene; forse il federalismo fiscale della Lega è stato il collante vincente e a questo va aggiunta la posizione pro Tav della governatrice che ha rinforzato non poco la Lista 5 Stelle di Grillo.
Nel Lazio il governo di Marrazzo non mostrava alcun cedimento nell'apprezzamento da parte degli elettori sino al momento delle scandalo che lo ha coinvolto; questo fatto ha certamente spiazzato la coalizione e il suo elettorato per cui non è stato facile trovare un competitore di vaglia come la Bonino; per converso An con la scelta della Polverini ha creato maggior apprezzamento presso l'elettorato di riferimento.
Per la Campania e la Calabria ho già detto.
Quanto all'ultima domanda, il voto espresso sta a dimostrare che non sono le forzature reiterate del premier a portare voti poichè il risultato premia soprattutto la Lega e all'interno del Pdl - che peraltro perde complessivamente consenso - soprattutto la componente An.
La caccia alle streghe come quella della Magistratura al servizio della sinistra, del terrore rosso, degli attacchi personali, dell'uso strumentale e forzato della comunicazione e della informazione, non ha incantato l'elettorato perchè se così fosse stato il risultato del Pdl sarebbe stato plebiscitario.
Certamente una parte degli elettori ha riposto ulteriormente fiducia nel Pdl, primo partito a livello nazionale (che precede di poco il Pd), ma l'elettorato votante ha mandato un segnale inequivocabile di dissociazione provilegiando, anche in termini bulgari, la Lega.
Gli slogan su sicurezza, autonomia locale, immigrazione hanno creato grande aggregazione e fornito ragionevoli speranze di buon governo; inoltre il radicamento del partito nel territorio ha dimostrato che questa formula antica è ancora la più efficace.
Infine la Lega dimostra che pur con l'autonomia che la contraddistingue le alleanze vanno fatte in modo chiaro e questo diventa un elemento di vantaggio e attrazione e non, come accade nelle alleanze variabili tra centro e centrosinistra, un fattore di incertezza.
In sostanza il crescente popolo della Lega dimostra di credere nel progetto del federalismo fiscale ed accetta per questo fine l'alleanza nel Pdl pur differenziandosi.
Il quadro politico pur chiaro non è semplice per il centrosinistra perchè mostra la corda sia nelle regioni dove ha perso questa volta la maggioranza, sia in quelle dov'è minoranza netta, sia nelle regioni dove è tradizionalmente maggioranza.
I programmi di governo devono essere sempre chiari ed attuabili; devono essere ben recepiti dall'elettorato perchè segnali chiari di una certa titubanza e di una disaffezione emergono sia riscontrando il livello di astensione ulteriore e significativa, sia nella nascita di liste nuove che in certi casi devono costituire un segnale d'allarme ed in altri casi hanno proprio sottratto consenso alla coalizione principale (Piemonte).
Le alleanze inoltre devono essere attuate fuori da schemi precostituiti poichè in taluni casi quelle apparenemente "fantasiose" sono state maggiormente apprezzate dall'elettorato(Puglia e Lazio); in altre la scarsa convinzione dell'apparato è stata recepita dall'elettorato che ha pensato bene di cambiar cavallo (Campania e Calabria).
Non ultimo poi è il processo di aggregazione politica possibile perchè la frammentazione esistente nel centrosinistra costituisce un elemento di scarsa affidabilità presso l'elettorato e di difficoltà nella definizione di programi e strategie.
Penso da sempre che l'aggregazione strutturale possa costituire una forza sinergica, fatto ampiamente dimostrato dallo schieramento opposto, laddove con due partiti si raggiungono maggioranze consistenti.
A livello di governo nazionale la situazione appare fluida proprio perchè non vi è stata una crescita generalizzata della coalizione di centrodestra.
Si potranno verificare, nonostante gli accordi presi, delle distonie tra gli obiettivi del premier e quelli del principale alleato, la Lega, che spingerà non poco sullo scambio delle priorità nell'azione di governo; non è quindi preventivabile che effetti potranno avere i risultati di queste elezioni sulla stabilità e sullo sviluppo del programma di governo nazionale; non è comunque sulle supposte difficoltà del governo che occorre far conto, ma sulle capacità politiche di condizionare il suo operato, per poter ricostruire anche in questa fase una futura valida alternativa pr le prossime elezioni del 2013.

lunedì, marzo 29, 2010

PREPARIAMOCI AL POST ELEZIONI

Quello che non avevo preso in seria considerazione, per effetto degli slogan e delle sceneggiate di questi ultimi trenta giorni, è stata l'astensione degli elettori alle urne.
A ben guardare nell'ultimo mese i primi quindici giorni sono stati occupati dal tira e molla sulle liste elettorali presentate dal centrodestra in modo non conforme alle regole in materia; i quindici giorni successivi sono stati occupati da sceneggiate specifiche del centrodestra sia con le operazioni da guitto del ministro Calderoli, che ha bruciato qualche metro cubo di carta rappresentante le migliaia di leggi inutili eliminate ricorrento al fuoco anzichè alla "raccolta differenziata", sia alle accuse verso il mondo del premier che ha applicato la solita tecnica ormai desueta di passare per discriminato e perseguitato; insomma raglio d'asino non giunge al cielo !
Delle campagne elettorali regionali si è sentito ben poco, se non, sul territorio le numerose iniziative locali delle quali i media nazionali hanno dapo poca informazione, se non quelle a cui ha presenziao in vario modo il premier.
Il fatto è che, comunque venga distribuita questa importante astensione, le neo ideologie del centrodestra inventate da Berlusconi hanno creato una profonda spaccatura nell'elettorato anzichè produrre una nuova polarizzazione della espressione di voto e una rinnovata passione e vicinanza alla politica..
In stati come Francia, Regno Unito, Germania e Spagna l'elettorato in questi anni ha usato tutte le espressioni di voto privilegiando uno schieramento e successivamente privilegiando quello opposto a seconda delle convinzioni formatesi e alle speranze riposte; in questo contesto l'astensione - anche consistente - rappresenta una forma alternativa e chiaramente leggibile
come accaduto recentemente in Francia dove a distanza di pochi anni il blebiscito ottenuto da Sarkosy è stato capovolto da un risultato quasi completamente opposto (la Sinistra ha vinto ovunque tranne in Alsazia e a La Reunion) frutto della combinazione tra una forte astensione ed una concentrazione di voto sui partiti della sinistra.
Lo stesso è avvennuto pochi anni fa in Spagna dove Aznar, che aveva ottenuto ampi consensi mandando all'opposizione la sinistra di Gonzales, è stato risostituito dalla sinistra di Zaparero, senza che questo paese abbia infilato percorsi preoccupanti sotto il profilo democratico.
La stessa cosà è avvenuta nel Regno Unito con la sostituzione del Thatcherismo con il Blairismo ed ora si ipotizza un ulteriore ribaltone a favore dei neoconservatori.
Per la Germania è cosa nota: la socialdemocrazia ha sostituito per anni le coalizioni dei partiti di ispirazione cattolica ed oggi con la Angela Merckel è avvenuto un ulteriore ribaltone che determina certamente politiche interne ed internazionali diverse, ma certamente non vi saranno nè vi son stati anni bui.
Da noi è tutta un'altra storia: un tempo vi erano le ideologie classiche che ingessavano sostanzialmente il voto, ma oggi le neo ideologie berlusconiane, che nel pensiero avrebbero dovuto produrre una vera alternanza tra schieramenti o coalizioni, in realtà hanno contruibuito a creare un solco profondo tra politica e paese; infatti pur non sapendo come potrà risultare distrubuita questa preoccupante astensione, è ragionevole pensare che lo sia proporzionalmente ai livelli elettorali raggiunti nelle elezioni passate.
Ad di là degli effetti finali (quante regioni verrannio confermate e quante cambieranno di segno) preoccupa il fatto che l'elettorato che si astiene non ha molto spesso la libertà di pensiero ed il coraggio di cambiare nuovamente il suo orientamento.
In sostanza questa massa di elettori è enorme: oltre alle astensioni del passato,circa il 30% (pari a 12 milioni di voti), si starebbe aggiungendo un alto 9% (pari a 3,6 milioni di elettori) e questo significa che la tecnica propogandistica e l'azione di governo - nazionale e locale - non convincono oltre 15,6 miolioni di aventi diritto al voto.
Su questo è necessario che riflettano tutti i partiti in lizza; sia chi ha il governo nelle sue mani, sia chi non ce l'ha.
Le sceneggiate che vedremo comunque sono scontate, proprio perchè, nemmeno in camera caritatis, verrà recitato un mea culpa, per come si sono condotte le cose e per i danni che si son provocati.
Ipotizzando che l'astensione punisca gli schieramenti della attuale maggioranza di governo, questa so significherebbe che tutte le regioni verrebbero sostanzialmente riconfermate negli attuali schieramenti per cui si andranno a ricercare cause supposte come, nel caso del Lazio, derivanti dalla lista del Pdl non ammessa.
Nel caso in cui lo schieramento di centrodestra dovesse guadagnare qualche regione in più rispetto al 2005 si griderà alla splendida vittoria perchè un pò come avveniva nella prima repubblica tutti vincono e mai nessuno perde.
Oppure, come già anticipato nei giorni scorsi, si rispolvera il principio che i voti vanno contati nel loro complesso a prescindere quindi dagli effetti diretti che questi avranno prodotto.
Se poi l'astensionismo dovesse punire pesantemente le attuali maggioranze regionali ecco che alla vittoria si aggiungerebbe, a livello nazionale, lo sviluppo assai preoccupante di politiche antidemocratiche a parole sostenute dai consensi ottenuti, facendo finta che 15,6 milioni di elettori astenuti non esistano.
Oppure si rinfrescheranno i recenti slogan per cui la maggioranza di governo è ostaggio di certa magistratura, della sinistra e via discorrendo, mentre proprio il partito dell'astensione si dimostra per nulla preoccupato di questi pericoli, preferendo non dare ad alcuno il proprio voto !
L'astensione quindi è un comportamento elettorale assai preoccupante, soprattutto quando supera livelli fisiologici; non è affatto accettabile che una fascia così grande di elettori preferisca di rifugiarsi in corner, piuttosto che prendersi la responsabilità di cambiare il proprio orientamento di voto.
Del resto coraggio per coraggio, se in passato l'elettorato astenuto ha fatto certe scelte (Berlusconi è nato come politico dalla sera alla mattina ed ha ottenuto voti da elettori italiani, mica da marziani), se ora non è soddisfatto ha un ventaglio di opportunità parecchio ampio a disposizione da percorrere, prima di rinunciare al voto.
Ovviamente le considerazioni corrono identiche per i rinunciatari provenienti dagli altri schieramenti.
Quello su cui, da oggi pomeriggio, dovranno riflettere tutti i partiti, non sarà soltanto sulla lettura dei dati e voti ottenuti - pari temo a 25 milioni - ma anche sui 15 milioni di voti non espressi che appresentano un segnale severo per tutto il ceto politico.
Soprattutto per i più grandi !

sabato, marzo 20, 2010

BERLUSCONI: PRESUNZIONE INFINITA

Che negli ultimi giorni di campagna elettorale si usino un po tutti i temi per attrarre voti, soprattutto dal popolo degli indecisi, è cosa del tutto naturale e normale; in particolare è ben noto che il partito dell'astensione è particolarmente ampio poichè raccoglie gli elettori disillusi e dispiaciuti dell'azione politica sia dei partiti di opposizione, sia di quelli di maggioranza, Pdl in primis.
E' altrettanto vero però che i temi costituzionali ed istituzionali, che possono essere usati per attrarre i voti degli indecisi di centrodestra, devono avere un loro fondamento logico e realistico e non essere delle enunciazioni che, pur interessanti, per essere attuate presuppongono un coinvolgimento ben più ampio delle maggioranze esistenti, poichè il ricorso al referendum confermativo, la storia lo insegna, punisce sempre i cambiamenti predisposti con maggioranze semplici.
Berlusconi, nei recenti interventi elettorali,non va per il sottile poichè lo vediamo usare qualsiasi tema come leva di attrazione elettorale per cui lo sentiamo attaccare l'Ordinamento Giudiziario, il ruolo di Istituti di Controllo (Agcom), la funzione dell'informazione televisiva e preannuncia iniziative che rivolterebbero come un guanto ruolo e funzione delle Istituzioni previste dalla nostra Costituzione.
E' fur di dubbio che la maggioranza pro tempore esistente ha il maggior compito di proporre cambiamenti radicali se proprio necessari, ma è altrettanto scontato che le regole nuove per tutti debbono coinvolgere, nel loro confezionamento, tutto il ventaglio parlamentare, nè più nè meno di quanto è accaduto con i padri costituenti la Costituzione Repubblicana, laddove tutti i partiti erano rappresentati e dove tutte le componenti contribuirono ad un risultato che ha fatto ben funzionare la nostra Italia per olte 60 anni.
Quello che deve essere ben chiaro a tutti è che un cambiamento sostanziale non può essere quindi in funzione degli interessi politici di una sola parte, anche se maggioritaria.
La prima presunzione riguarda l'affermazione spudorata che bene avrebbe fatto ad intervenire presso l'Agcom sostenendo quindi che tra istituzioni c'è un primus che sottomette ai suoi interessi politici.
E' una affermazione grave che va denunciata chiaramente perchè la sua azione in realtà deve seguire i limiti imposti dalla Costituzione stessa.
Questa azione giustificherebbe quindi tutti gli altri interventi di attacco ad altri istituzioni come la Consulta, la Presidenza delle Repubblica e la Magistratura che sono i contrappesi previsti dalla Costituzione, ma che il Premier intenderebbe - sempre naturalmente quando costituiscono un impedimento alla sua azione - sottomettere, come intende sottomettere le regole (la pratica val più della grammatica).
La sua presunzione svela il suo obbiettivo finale cioè quello di rafforare il suo ruolo per poter fare qualsiasi cosa intenda fare, obbiettivo che viene svelato quando annuncia promesse irrealizzabili, se non con il convolgimento molto ampio del Parlamento e la conferma referendaria.
La premessa è costituita dal fatto che il Premier mira alla Presidenza della Repubblica (anche se l'ha smentito più volte), ma per prima cosa non sarà questo Parlamento a nominarlo poichè nel caso di scadenza di questo con la carica del Capo dello Stato, quest'ultima viene protratta per 6 mesi in attesa che si insedi il nuovo Parlamento che nominerà il prossimo presidente..
Alle politiche del 2013 non si sa che maggioranze potranno uscire per cui non è certo che il suo obbiettivo possa essere raggiunto (già gli sfuggi nel 2006).
Peraltro, siccome il Premier vuole continuare a regnare, ecco perchè vorrebbe modificare radicalmente la struttura della repubblica Italiana da parlamentare a presidenziale, riducendo al monocameralismo l'attuale bicameralismo perfetto (il Senato diverrebbe quello delle regioni).
Per carità, sono tutti temi affrontabili, ma con il rispetto di opportuni equilibri che consentano il governo democratico; infatti se si vuol dare maggior peso al Presidente della Repubblica ne discende che il Capo del Governo è al suo traino per cui occorre rinforzare il ruolo del Parlamento e non diminuirlo smontandolo.
In quest'ottica la riforma dell' Ordinamento Giudiziario che non si può escludere a priori, va comunque rafforzato nella sua autonomia e non, come è nelle annunciazioni, sottoposto in parte al potere politico, poichè il risultato sarebbe quello di non garantire un servizio adeguato ai cittadini, sminuendo anche il principio di eguaglianza difronte alla Legge.
E proprio il progetto nel suo complesso che fa acqua da tutte le parti, ma la annunciazione per titoli può fare presa sull'elettorato avvinto dagli slogan non facilmente attuabili, carenti e in prospettiva assai pericolosi.
La leva di queste annunciazioni lascerebbero intuire dei notevoli vantaggi per tutta la comunità, mentre in realtà favorirebbero una posizione di potere che peraltro già esiste, rendendo più difficile il ricambio di governo ed indebolendo fortemente la coesione sociale dell'Italia.
La presunzione, state certi, continuerà con altre sortite nei prossimi giorni sino alle elezioni nelle 13 regioni, ma poi, al di là dei risultati, verranno prontamente rimesse nel cssetto per essere rigiocate più avanti; no si è ancora capito perchè come mai le riforme di struttura non siano nemmeno state imbastite in questi primi due anni di governo: forse perchè la minoranza conta poco o perchè al suo interno la maggioranza attuale non ne è per nulla convinta ?

domenica, marzo 14, 2010

TREMONTI: RIFORMA FISCALE IN DUE TRE ANNI!

E' veramente singolare di come certe notizie e le affermazioni dei politici di maggioranza escano su quotidiani e media televisivi così improvvisamente e con scopi a questo punto smaccatamente elettoralistici, ma vengano passate come alti pensieri sullo sviluppo della politica del fare, mentre nel contempo vengano accusati un pò tutti gli altri, magistrati, quotidiani, politici di minoranza di usare qualsiasi argomento per far campagna elettorale.
Dopo l'uscita di qualche settimana fa del Premier sulla riforma fiscale tanto agognata e sbandierata da decenni e mai sviluppata (e rimessa subito nel limbo dal ministro Tremonti che affermava che non ci son quattrini) ecco che proprio Tremonti sfodera il suo progetto di riforma (sempre lo stesso) che costituisce una forte leva di attrazione di consensi in termini elettoralistici perchè ormai è diventata una leggenda metropolitana che il centrosinistra è quello che affama le genti con le tasse.
In realtà la leva fiscale non è uno strumento asettico che viene poco usato da uno schieramento di centrodestra e molto usato da quello di centrisinistra: sono le situazioni economiche complessive del paese che producono una maggior o pressione fiscale per cui ad esempio si può ricordare la una tantum irpef del primo governo Berlusconi applicata sui redditi oltre, allora, i 150 milioni di lire, oppure quella applicata per entrare nell'euro dal primo governo Prodi (e restituita poi per il 60%).
Così pure, giocare con il livello di pressione fiscale accusando l'altro schieramento di averla alzata e viceversa, non porta alla fine nessun vantaggio agli italiani, nemmeno quando si sbandierano tanto i recuperi dall'evasione fiscale.
Oggi quindi Tremonti parla del suo progetto di riforma, ma è opportuno vedere di che cosa si sta parlando, degli effetti che potrebbe produrre e soprattutto i vantaggi ai quali gli italiani, alla fine, tengono in modo perticolare; diversamente ci faremmo abbagliare da progetti fantasmagorici, ma poi in realtà ci troveremmo dei risultati ben diversi, se non addirittura una solenne bufala.
Nei primi 11 mesi del 2009 l' erario ha incassato (fonte Ministero dell'Economia) in totale 408,2 miliardi di euro di cui:
- Irpef per 147,7 miliardi di euro (36%)
- Ires per 36,8 miliardi di euro ( 9%)
- Addizionali Irpef per 10,1 miliardi di euro (2,5%)
- Iva per 94,7 miliardi di euro (23,2%)
- Irap per 32,4 miliardi di euro (7,9%)
- Imposte di fabbricazione 17,6 miliardi di euro (4,3%)
Per cui i lavoratori - dipendenti o autonomi - hanno prodotto complessivamente il 38,5% dell'intero gettito, le imprese il 16,9% e tutti i consumatori (imprese comprese) hanno contribuito per il 27,5%.
Il progetto di Tremonti vuole cominciare la riforma partendo dall'Irpef ridisegnando le aliquote non tanto modificando la curva, ma riducendole a solo due: il 23% sino a 100 mila euro di imponibile e il 33% per gli imponibili superiori.
Intrudurrebbe poi una serie di detrazioni e deduzioni all'interno della prima fascia per attenuare l'incidenza dell'aliquota per i redditi più bassi e per le famiglie più numerose.
Se andiamo però a vedere i vantaggi che questo nuovo assetto produrrebbe, ecco che cominciano ad emergere i primi dubbi e contraddizioni; infatti su circa 41,7 milioni di contribuenti il 50% con redditi fino a 15mila euro già viene colpito dall'aliquota del 23% e se non sopraggiungono deduzioni o detrazioni l'aliquota quella è e quella resta.
Anzi nel caso di deduzioni e detrazioni ci potremmo trovare di fronte a contribuenti incapienti.
Altri contribuenti, circa 13,8 milioni, otterrebbero una riduzione di 4 punti di irpef (fino a 28mila euro) e 5,2milioni di contribuenti (fino a 55 mila euro) avrebbero uno sconto consistente di irpef di ben 15 punti!
Infine 1 milione di contribuenti (fino a 100 mila euro) otterrebbe uno sconto medio di 19 punti di Irpef, mentre soltanto 384 mila contribuenti (oltre i 100 mila euro) otterrebbe uno sconto di 10 punti Irpef.
Sarebbe molto interessante reperire dati disaggregati dell' Ipef e addizionali incassate dall'erario per fasce di reddito, ma è lecito pensare che tutta questa rivoluzione non porti alcun vantaggio al 50% dei contribuenti, qualcosina a 33% dei contribuenti, circa 70 euro il mese ed al restante 17% dai 200 euro circa in su.
Riconfermando che la progressività delle importe sui redditi è, anche nel nuovo secolo, il sistema più democratico di tassazione, da questa analisi si evince che il vantaggio invece verrebbe progressivamente dato a chi ha redditi sempre più alti (laddove il numero dei contribuenti si riduce sempre di più); inoltre non è ben chiara quanto possa essere la diminuzione del gettito irpef e dove vadano reperite le risorse per sostenere tale diminuzione.
Facendo quanche rapido calcolo però si potrebbe ipotizzare un minor gettito irpef per almeno 20 miliardi di euro per cui è ragionevole pensare che tolgliendo da un lato si aggiunga dall'altro rivolgendosi alle tasse ed imposte sui consumi ch già rappresentano il 27,5% dell'intero gettito !
Questa "grande" riforma quindi produrrebbe un grande polverone innanzitutto perchè sposterebbe il prelievo fiscale sulle tasse e imposte al consumo e queste se non sono ben equilibrate rispetto alle reastanti, risultano le più inique visto che colpiscono indistintamente chi è ricco e chi non lo è (a meno che Tremonti non pensi a reintrodurre un iva più alta sui consumi di beni di lusso, gioielli, ecc ovvero ridisegni tutte le fasce delle aliquote).
Caso mai, una buona volta potrebbe reperire risorse che compenserebbero il minor gettito (senza quindi toccare l'iva) rendendo più "leggero" il bilancio dello stato con iniziative decise e mirate a ridimensionare tante spese delle quali potremmo fare a meno; penso per prima cosa alla drastica diminuzione (del 50% almeno) delle spese sostenute ogni anno per consulenze esterne che ci costano circa 60 miliardi , sulle quali abbiamo tutti la convinzione che siano prebende per sostenere il consenso politico anche perchè nell'apparato dello stato esistono "eccellenze" poco usate e comunque pagate profumatamente.
Penso alla drastica riduzione delle spese di funzionamento - improduttive - di tanti apparati amministrativi locali, troppo sfarzose come quelle delle provincie (si parla di 15 miliardi l'anno) nenache fossero delle regge!
SE poi il Ministro Tremonti vuole veramente fare sul serio e non dare semplicemente sostegno alla pubblicità ingannevole pilotata per scopi esclusivamente elettoralistici dal Premier Berlusconi sarà meglio, che ne introduca tre: la prima del 15% sino 28mila euro, la seconda del 25% sino ai 100mila euro e la terza del 35% oltre 100 mila euro.
Allora si che la riduzione irpef sarebbe ancora più importante ed imporrebbe ulteriori tagli sia alle spese di funzionamento - mai a quelle relative alla erogazione dei servizi ai cittadini - di tutto l'apparato dello stato (nazionale e locale), Parlamento compreso, sia agli investimenti strutturali nel senso che occorrerà, contrariamente a quanto vediamo molto spesso ogni giorno, sviluppare i programmi con assoluta economicità.
Troppo spesso vediamo, anche nelle nostre città e paesi, piccoli investimenti pubblici che costano cifre esagerate, nel senso che se le dovessimo fare sulle nostre abitazioni e dipendenze varie come i giardini, spenderemmo in proporzione molto, ma molto meno.
Anche qui vediamo l'annunciazione di grandi piani infrastrutturali come di recente il piano carceri, ma non si fa assolutamente menzione di carceri già costruiti e pronti, , ma vuoti per mancanza di personale.
Oppure riscontriamo che eccellenti iniziative scelte - o imposte come il terremoto - danno la stura a spese faraoniche che non potranno proprio per questo mai dare un ritorno accettabile dell'investimento.
Nel passato tante sono state le opere costate cifre esagerante eppoi lasciate li inutilizzate, ma questo vizietto non è per nulla sparito grazie anche a quel "bancomat gigantesco" di 50 miliardi chiamato Fondi Fas, utilizzato dalla Presidenza del Consiglio, tramite i suoi incaricati: certo questi investimenti hanno prodotto fatturato presso le aziende incaricare (e quindi hanno contibuito a determinare il Pil), ma poi tutto è rimasto li fermo senza produrre ulteriore ricchezza.
Oltre il danno dei costi anche la beffa insomma per il mancato utilizzo; a livello nazionale solo qualche esempio: Le Olimpiadi di Torino, i Campionati del Mondo di Varese, la scuola dei Carabinieri a Firenze, il G 8 a La Maddelena, il Museo della Musica a Firenze, l'impianto faraonico disegnato da Calatrava a Roma,ma se scendiamo ad analizzare le opere nelle nostre città troveremmo ulteriori esempi a bizzeffe.
Oppure un 'altra strada per reperire risorse potrebbe essere quella di spingere le regioni a razionalizzare una buona volta il servizio sanitario ai cittadini (riunificazioni delle Asl)affinchè questa spesa si fermi e cominci poi a scendere perchè in pochi anni la spesa complessiva è quasi raddoppiata senza indicidere sulla qualità del servizio che peraltro è nel suo conplesso accettabile.
In tal senso il decentramento fiscale tanto sostenuto dalla Lega può diventare una grande opportunità per accellerare il processo di economicità, ma se invece viene interpretato come decentramento di potere (a prescindere da chi lo detiene pro tempore) ecco che tutte le più rosee intenzioni andrebbero a sarsi benedire.
Se questi principi non sono ben chiari in mente e nelle azioni amministrative il decentramento fiscale, per cui il prelievo fiscale e la spesa conseguente verrebbe fatta dagli stessi soggetti amministrativi locali (Comuni, provincie e regioni), diventerebbe una vera maledizione perchè non è assolutamente vero che così i cittadini potrebbbero controllare direttamente la qualità e l'entità soprattutto della spesa.
Intanto perchè in cittadini vedono e criticano, ma poi al voto sono altri i meccanismi che orientano il voto (le chiamo speranze attese!).
Tremonti per fortuna mantiene la barra dritta e non si fa per il momento tirare per la giacca da nessuno, ma talvolta fanno più male le parole e le annunciazioni dei fatti per cui l'invito è quello di sempre: le riforme non si annuciano mai, ma si fanno (con grano salis ovviamente)!

venerdì, marzo 12, 2010

BOOMERANG !

Definizione: il boomerang è uno strumento, solitamente di legno ricurvo, da lancio usato come arma da caccia da aborigeni australiani; mentre è in volo ruota su se stesso e le sue proprietà aerodinamiche fanno si che, se lanciato correttamente, compia una ellisse perfetta tornando alla persona che l'ha lanciato.

Il rischio principale è costituito dal fatto che se il lanciatore, pur preciso, è un pò distratto o viene abbagliato dalla luce, possa essere colpito violentemente dal suo stesso attrezzo.

Ecco, l'azione politica che da anni da sviluppando il centrodestra tramite il suo leader maximo Berlusconi è obbiettivamente costituita da una rete sempre più capillare di contatti che toccano tutto e tutti ,utilizzando come leva principale la comunicazione, ancor prima delle proposte e dei risultati attesi.

Comunicare quindi è applicare l'aurea regola de "la reclame è l'anima del commercio" e va riconosciuta l'estrema abilità nell'usare questo strumento, meglio di chiunque altro.

Qualche volta (o sovente) si esagera pure con la pubblicità comparativa, per cui la comunicazione riguarda più quel che fanno o non fanno gli altri; oppure si esagera in modo sperticato nel magnificare il proprio operato o nello sminuire i propri (e non )punti critici non affrontati adeguatamente.

Ma la reclame, la comunicazione devono avere necessariamente una correlazione con i risultati promessi o attesi, altrimenti si parla di millantazione (ovvvero promesse da marinaio).

La politica del centrodestra e del suo Leader in tutti questi anni, tramite la comunicazione, ha convinto non poco, sino a conseguire più volte solide maggioranze; le promesse ,non sono state quasi mai mantenute, ma ciò non di meno la speranza ( si sà è l'ultima a morire) continua ad essere mal (?) riposta in attesa della sua realizzazione.

Purtroppo questa attuale maggioranza è ben coscente di questo suo limite, ovvero saper ben promettere e saper mal mantenere, per cui ha cominciato a scivolare progressivamente e inesorabilmente verso una proposta politica drogata da giochetti sottobanco che eliminino alla base qualche grillo parlante, qualche opposizione e allo stesso tempo puntellino l'azione mediatica.

Nel commercio quando si fanno i giochetti poco puliti poi il consumatore se ne accorge (magari prima se ne accorgono le Fiamme Gialle o i Nas) e punisce severamente; ma nel nostro caso questo è avvenuto poche volte anche se aspettiamo vivamente che una severa punizione arrivi, o prima o poi.

In politica invece se la rete è ben costruita con pesi e contrappesi, magari togliendo aria a qualche anima critica, ecco che la comunicazione resta in piedi anche se poi i risultati non si vedono.

Insomma se con questa azione tutta la comunicazione anche quella critica,viene addomesticata in un ambiente soporifero, ecco che diventano sempre più importanti gli slogan annunciati, e sempre meno i risultati ottenuti.

Da quanto sta emergendo nelle ultime ore, proprio riguardo alla comunicazione televisiva, che rappresenta, in media, il 70% dell'intera comunicazione, mentre quella dei giornali solo il 30%(fonte Censis), possiamo riscontrare che la "leva pubblicitaria" usata da questa maggioranza sarebbe avvenuta truccando il gioco politico, cercando insomma di imbavagliare l'informazione, al fine di rendere innocui o quasi le voci diverse e far emergere insomma un pensiero unico, eliminando progressivamente qualsiasi cosa potesse infastidire il manovratore.

Si è cominciato cavalcando "l'interpretazione" (già sentito di recente questo termine) della legge sulla par condicio televisiva, mettendo vincoli pesantissimi alle trasmissioni di tolk show, apparentemente per dare pari opportunità di presenza politica a tutti, sui canali televisivi pubblici, ma in realtà addomesticando tutta l'informazione pubblica di modo che la comunicazione risultasse perfettamente sotto controllo.

In barba alle norme restrittive sulla par condicio (che hanno pure in non recondito scopo di essere smantellata per dare vantaggi al partito o alla coalizione - pro tempore - più forte) si è passati ad addomesticare i programmi televisivi rimanenti, dove soprattutto i telegiornali brillano per non rispettarla; si è ristretto insomma lo spettro della comunicazione per gestire meglio al suo interno l'informazione, pilotandola secondo gli interessi dominanti.

La Commissione di Vigilanza ha commesso questo pasticcio (non mi interesa sapere chi l'ha proposto perchè contano i fatti conseguenti), L' Agcom fa finta di nulla apparentemente, mentre il Tar del Lazio, su opposizione delle reti locali minori, butta tutto all'aria per cui la Rai, che ha dovuto subire l'onta imposta dalla Commissione e quella di una parte del suo CdA (funzionale alla coalizione del leader maximo) ora sarà costretta (se non ci saranno cavilli scovati dai legali di maggioranza) a ripristinare le trasmissioni come programmate in precedenza.

Dove stà il boomerang direte ?

Ebbene, a seguito di una inchiesta della Magistratura di Trani tramite intercettazioni telefoniche (che il Premier vede come fumo negli occhi) per l'alto costo di carte di credito revolving, avrebbe pure intercettato telefonate tra Premier e responsabili televisivi Minzolini) o di controllo (Innocenzi di Agcom) nelle quali il primo faceva insistenti pressioni per addomesticare sia l'informazione televisiva, sia spettacoli critici verso i pontenti di turno (è chiaro che è sotto lente di ingrandimento questa maggioranza più delle precedenti visto che è in sella da molti più anni).

Non c'è ovviamente connessione tra le carte di credito e le pressioni se non nel fatto che alcuni intercettati si occupavano anche del problema carte di credito da trasmettere in tv (come poi avvenuto), ma se quanto anticipato dalla stampa dovessere risultare vero in sede giudiziaria ecco che si scoprirebbe un ben singolare modo di far comunicazione.

Insomma in "vizietto" permane perchè non sarebbe la prima volta, ricordando l'editto bulgaro.

Anzichè adeguare la comunicazione alle proposte ed ai risultati, ecco che si è trovato il sistema per sottoporre l'informazione alla comunicazione più utile alla maggioranza esistente, utilizzando i canali informativi più efficaci da un lato e dall'altro tutti i sistemi utili ad addomesticare gli stessi.

Con queste notizie ecco che arriva il boomerang: si è voluto esagerare cercando di controllare tutto e tutti, ma ciò non è matematicamente possibile ed eccolo arrivare in faccia al lanciatore che si è riscoperto un millantatore!

PAR CONDICIO TELEVISIVA

Riporto qui di seguito una denuncia inviata alla Commissioni di Vigilanza Rai che evidenzia come pur in "regime" di par condicio televisiva, questa l'informazione venga utilizzato come strumento di propaganda elettorale, appannaggio di un solo schieramento politico.

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Illustre Presidente,
intendo segnalarLe il mio vivo disappunto su quanto sta accadendo nelle comunicazioni televisive italiane dopo che è stata in modo rigido applicata la "par condicio" sulle trasmissioni di carattere politico che per circa un mese mi vedrà (e ci vedrà) trattato/i come bimbetti dell'asilo; ovvero le informazioni politiche saranno propinate con il contagocce ed in modo strumentale, come se non fossi/mo capaci di scegliere il programma e farmi/ci comunque una nostra idea.
Infatti su tutte le reti televisive (tranne forse La 7) sono sparite - tutte - le trasmissioni a dibattito politico e le notizie di questo genere le possiamo attingere solo dai quotidiani o dai telegiornali.
In alternativa ci vengono propinate delle "bubbole", nemmeno qualche buon film!
Riguardo ai telegiornali il loro confezionamento lascia parecchio a desiderare perché - a prescindere dalle autonomie giornalistiche - vengono estremamente dilatate le informazioni relative alla coalizione dell'attuale maggioranza, mentre quelle di opposizione appaiono come un atto dovuto ridotto a pochi minuti di informazione.
In particolare l'altro giorno l'On. Berlusconi ha organizzato una conferenza stampa - da Palazzo Grazioli sua residenza privata - relativa al pasticcio commesso sulle liste elettorali e non si è assolutamente compreso a che titolo egli parlasse: come Presidenti del Pdl ? Come leader di maggioranza ? Come Presidente del Consiglio ? (vedasi lo sfondo con indicazioni di voto elettorale, sostituite ieri con un dipinto di Camillo Benso Conte di Cavour!) E' fuori di dubbio che egli si può muovere sulla scena politica come meglio crede ed attivare le sceneggiature che meglio crede, ma l'informazione televisiva, proprio per par codicio, deve essere la più asettica possibile, mentre in realtà si presta a preferenze sulla pubblicità elettorale di un solo schieramento, con inquadrature e sfondi sapientemente scelti non a caso.
La realtà è che - a mio modo di vedere - con le ridigità sull'informazione che avete confezionato (cosa che non è mai accaduta nelle precedenti tornate elettorali di qualsiasi tipo), ne esce un vantaggio competitivo, appannaggio di un solo schieramento.
La vostra scelta pertanto si rende complice di un grande sopruso, commesso dalla attuale maggioranza e dalle reti televisive, che divide gli italiani tra figli e figliastri e soprattutto di creare le premesse affinchè la legge sulla par condicio venga buttata alle ortiche.
La conseguenza è ovvia per cui ritornerebbe in auge - e già questo avviene secondo la mia denuncia - il principio che il più forte deve avere più spazio sfruttando una rendita di posizione (i voti avuti alle precedenti elezioni) inaccettabile.
Questo non avviene nemmeno ai campionati mondiali di calcio dove - a prescindere dalle teste di serie assegnate - tutte le squadre hanno le stesse potenzialità teoriche di vittoria.
L'invito pertanto è quello di rimuovere tempestivamente decisioni e comportamenti che nei fatti abbattono il principio della par condicio ed offendono la libertà di informazione di tutto il popolo italiano.
In Fede
Lucio Sorge

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lunedì, marzo 08, 2010

DALLA ARROGANZA ALL'INTOLLERANZA

Due sono i fatti gravissimi - gli ultimi ma non gli unici - per i quali oggi i quotidiani danno ampia informazione.
Il primo è il modo in cui si sono svolte, per la seconda volta dopo la caduta di Sadamm Hussein, le elezioni in Iraq; infatti le elezioni da un lato si sono svolte con ampia affluenza di massa anche sunnita, ma dall'altro sono eccheggiati i colpi degli attentati, tenuti sotto controllo dall'esercito iracheno.
Il fatto che uno questo stato si sia liberato di una dittatura - con l'intervento militare esterno - farebbe supporre che la ricostruzione politica,economica e sociale dovrebbe ampiamente recuperare gli anni bui e pur con il confronto politico implicito - anche aspro - ci si aspetterebbe una situazione interna pacificata; così putroppo non è e le radici di ciò stanno nel fatto che le vittoria sulle oppressioni dei popoli invece di enerare pacificazione, genera ancora violenza.
E' in sostanta l'arroganza del potere dittatoriale, ma ancora prima, quella dell colonizzazioni che hanno seminato il germe della violenza tanto da utilizzarla spesso come modo di lotta all'interno di una comunità che va a cercare le differenze etniche, o religiose, per pertetrare le nefandezze subite nel passato.
Anche in altre realtà si verifica questo come in Akghanistan dove i tentativi di oppressione subiti nel passato dal Regno Unito all'Urss hanno generato e e perpetrato in questi popoli fieri il germe della violenza come unico o quasi sistema per regolare il confronto politico, sociale ed economico al suo interno.
Le oppressioni di un tempo hanno generato violenza quindi ed anche un livello di vita misero che continua ad affamare queste genti.
Il secondo riguarda l'ennesima strage avvenuta in Nigeria.
Altro popolo oppresso dal colonialismo, dalla violenza e dalla fame che, indipendente da anni, continua a perpetrare la violenza come strumento di "organizzazione" politica dello stato sfoderando magari le differenze religiose per continuare a commettere le indegnità patite per effetto di interventi esterni nel passato.
Sarebbe logico pensare che la liberazione dalla arroganza di una dittatura o dal colonialismo dovrebbe produrre una azione di recupero di quanto patito affinchè questo non debba più accadere, mentre invece questi "folli insegnamenti" continuano e si trasformano in intolleranza violenta.
E' vero che ogni libero stato dovrebbe esere l'edificatore del suo futuro, prospero per tutti, ma la grande responsabilità delle potenze economiche europee è quella di aver praticato l'arroganza che si sta sempre più trasformando in intolleranza violenta.
Il passaggio alla libertà non è facile perchè non è facile riorganizzare autunamente uno stato, ma la fase di assestamento dei nuovi stati continua a non arrivare ed ormai sono parecchi decenni che riscontriamo una escaltion spaventosa, tanto che la convivenza è sempre più difficile e pericolosa rispetto al passato post liberazione.
Questo perchè non sono sbocciati gli anticopri della tolleranza e della convivenza civile; anzi questa continua a non esserci per cui ci troviamo di fronte a situazioni politiche,sociali e economiche per nulla stabilizzate.
Occorre dire anche che di casi come questi ce ne sono ovunque sia in Africa che in Asia e Sud America e che soprattutto l' Europa non se ne rende conto, anzi il germe dell'arroganza rimane ancora al suo interno.
Lo possiamo riscontrare negli atteggiamenti non più fra stati europei - sempre più aggregati nella Ue - ma verso le migrazioni che ci stanno facendo diventare stati cosmopoliti e multirazziali.
Ci siamo cioè dimenticati di quando ci siamo integrati in vario modo nelle americhe (abbiamo fatto i colonizzatori, ma anche gli emigranti)per cui non sappiamo trattare adeguatamente questi processi sociali, economici ed anche politici ora che non siamo più gli accolti, ma coloro che accolgono.
Anche nel nostro piccolo, in Italia, l'arroganza aleggia, un pò dovunque sia verso la migrazione che riguarda qualche milione di tranieri, sia tra gli italiani per le loro rifferenze politiche; c'è vivamente da augurarsi che non riemerga l'intolleranza perchè non è assolutamente certo che il senso di auto regolamentazione dei rapporti rimanga esclusivamente all'interno dei confronti dialettici.

venerdì, marzo 05, 2010

I COMPLOTTI DEI... MARCHESI DEL GRILLO

Ricordo che quando molti anni or sono feci l'esame nella mia azienda per passare alla carriera direttiva, nei vari corsi di formazione propedeutici alla assegnazione degli incarichi operativi, due erano le principali cose che ci venivano insegnate:
- la prima che non esiste delega senza controllo
- la seconda che la carica non fa automaticamente "potere" perchè quello te lo devi guadagnare ogni ogni giorno che il Padreterno mette in terra.
Sulla prima questa maggioranza sta dimostrando ogni giorno di non saper confezionare per bene nessuna iniziativa perchè o viene ripresa alla promulgazione delle leggi o viene ripresa successivamente dalla Consulta; oppure le attese su qualche iniziativa si rivelano ben poca cosa (robin hood tax ?).
Non parliamo poi delle iniziative operative dove le pur egregie cose attivate si sono rivelate un dispendio inaccettabile di risorse con l'intromissione del malaffare senza che nessuno se ne sia accorto, ovvero con la chiara compiacenza che prosegue speditamente il malgoverno dei decenni passati.
Certo errare è umano, ma è pure umano rispondere assumendosi le proprie resposabilità, ma ecco che invece si attiva lo sport nazionale cioè quello di trovare ovunque e comunque una scusante o attribuire la responsabilità agli altri: una volta il Presidente della Repubblica, poi la Magistratura, poi la Consulta e via discorrendo (non sono stati ancora tirato in ballo il terremoto o le pioggie insistenti).
Si parla tanto poi di modernizzazione del paese ma al malaffare si aggiungono le malefatte (nel senso di far male le cose) come può avvenire con le iniziative di l'Expo 2015 oppure rimpinguare il numero delle provincie (altre 20 pronte da sfornare)con relative amministrazioni che nel loro complesso costano agli italiani - con grande dispendio di risorse -nel complesso circa 14 milardi l'anno (l' 1% del Pil !).
Sulla seconda poi la chiave di volta è il consenso elettorale ottenuto che dovrebbe giustificare qualsiasi azione politica, mentre invece è proprio l'ampio consenso popolare che deve imporre una azione politica efficace; quando questo non avviene, come possiamo riscontrare molte volte, sia in questa legislatura che anche in quella 2001-2006 ecco la discesa in campo del complotto che si aggirerebbe a tutti i livelli e in qualsiasi occasione.
Insomma, nei posti di lavoro (il capo) e nelle squadre di calcio (l'allenatore) vige la logica regola che se non portano risultati vengono sostituiti, mentre in campo politico a questa maggioranza basta invocare il complotto ( come tirare in ballo l'arbitro cornuto ) ed ecco che tutto come per incanto viene giustificato e motivato.
La vicenda delle liste elettorali - con errori formali o sostanziali lo deciderà la magistratura - che rischiano di non far presentare candidati di spicco dei principali partiti (per fortuna circoscritti alla provincia di Roma e alla regione Lombardia), viene cavalcata ancora una volta inneggiando al complotto, all'attaco alla democrazia, all'impedimento del voto a milioni di elettori di Centrodestra e Lega.
I ragli del Centrodestra e Lega sono ancora più alti perchè questa volta la frittata fatta è parecchio grossa perchè se le funzioni giudicanti i ricorsi (Tar, Consiglio di Stato, Cassazione) non sciogliessero le sospensioni, non c'è purtroppo nessun rimedio possibile (nonostante il premier o la Polverini "non molli") ed obbiettivamente il fatto che in alcune zone importanti partiti non si misurino con le elezioni non è un bel vedere.
Non è un bel vedere per gli elettori - potenziali - che una buona volta debbono aprire gli occhi, lasciando da parte le ideologie che solo i partiti del centrodestra e Lega coltivano, e presentare una buona volta il conto.
Non è un bel vedere soprattutto per questi partiti stessi che si vantano delle loro maggioranze, della loro abilità del fare, dell'essere i partiti dell'amore, ma poi non son capaci di confezionare le cose più semplici, squagliandosi come neve al sole.
Dell'umiltà di ammettere i propri errori naturalmente non se ne parla nemmeno; anzi nelle segrete stanze sia ammettono gli errori accusandosi a vicenda sino scorticarsi, ma poi in pubblico tutti uniti questi Marchesi del Grillo a gridare al cielo cercando di coinvolgere pure il Presidente Napolitano.
Se ricordate Alberto Sordi ne "il marchese del Grillo" questi sosteneva la sua forza economica e di potere politico gettando al popolino monete arroventate, facendo il bello ed il cattivo tempo per cui i suoi servi soggiacevano ai suoi orari di sonno o alle sue voglie, oziava e sbevazzava a destra e a manca e si metteva in bella mostra tra la nobiltà papalina sgangherata.
Era pieno di sè; si considerava er mejo fico del bigoncio con quel suo "....io soh io e voi un siete un cazzo", ma poi fu proprio lui la causa della caduta del Papa catturato dalle truppe napoleoniche!
Ecco di machesi del grillo nella maggioranza di centrodestra e Lega ne stanno emergendo a bizzeffe (tra premier, governatori e ministri) sempre più tronfi della loro forza elettorale: speriamo che non provochino danni maggiori di quelli che stanno già causando !!

mercoledì, marzo 03, 2010

DITTATURA DI MAGGIORANZA

Non penso assolutamente che la politica di questo secolo debba seguire criteri paludati e manierosi che possono aver interessato quella dei secoli scorsi, ma mi diventa sempre più inaccettabile quella che da qualche lustro possiamo riscontrare ogni giorno.
Ritengo infatti che la lotta, lo scontro o il confronto politico debba essere il più chiaro possibile, libero da orpelli di maniera, ma allo stesso tempo debba seguire un logica di coerenza e di rispetto reciproco, principi che, appunto, vengono sempre meno rispettati.
Innanitutto la maggioranza - pro tempore vigente - ha il diritto e dovere di governare, ma non è un vantaggio politico che possa ingessare i rapporti di forza per cui, una legislazione, sia essa nazionale o locale, non può essere cristallizzata per cinque anni senza ch l'opposizione del momento quindi non possa confrontarsi o scontrarsi sulle cose da fare, poihè la maggioranza passa ma il paese e i suoi cittadini restano.
In tal senso le maggioranze di centrosinistra, peraltro non certo solide (sia a livello nazionale che locale), sono state messe molto spesso sulla graticola anche in modo strumentale poichè gli spessi temi sono stati poi rispolverati dal centrodestra trovando delle soluzioni del tutto simili; penso al caso Alitalia risolto comunque con l'entrata di Airfrance/Klm nella sua compagine sociale e al progetto di scorporo della rete telefonica da Telecom alla quale si sta lavorando in questi giorni.
Di questo comunque non mi scandalizzo perchè questa è l'agone politica con tutti i suoi rapporti di forza.
Quel che non mi piace invece è che quando il ruolo istituzionale di "fustigatore" passa al centrosinistra ecco che il centrodestra si strappa le vesti inneggiando al diritto di agire politicamente in forza del consenso ottenuto anzichè delle idee di azione politica che si vogliono mettere in campo.
Inneggiare quindi al fatto che l'opposizione non faccia governare perchè in buona sostanza esercita il suo ruolo è una ammissione di colpa e di debolezza, l'ammissione di non avere idee ed azione politica da trasformare in opere concrete.
Quel che è più grave comunque è che questi atteggiamenti anticipano e giustificano le dichiarazioni della attuale maggioranza, formulate sia dal Premier che da numerosissimi esponenti di governo sia nazionale che locale, che minano alla base le regole principali di una moderna politica entrata ormai dell'uso comune.
Un Premier che per scopi esclusivamente di immagine ed elettorali, continua ad attaccare chiunque possa costituire un intralcio al suo ruolo e alla sua funzione, lascia veramente perplessi ed attoniti; esagerare nei termini come la politica fosse la reclame di un dentifricio significa certamente dissacrarla, ma allo stesso tempo demonizzarla e questo alla lung non porterà giovamento nemmeno a chi pratica queso comportamento.
E' ormai 15 anni che sentiamo sempre gli stessi slogan tanto che questi appaiono sempre più logori da un lato e sempre più cristallizzati dall'altro, ma vantaggi per chi li pratica, alla fine non se ne vedono, se questa maggioranza, pur ampia, prosegue con un certo affanno.
Lo slogan sui comunisti che costuirebbero un gravissimo pericolo, per esempio a ben vedere dovrebbe far sorridere e non preoccupare, intanto perchè con la caduta del muro di Berlino i partiti comunisti si sono squagliati un po dovunque eppoi, con la maggioranza così importante del Centrodestra (Lega inclusa), dovremmo pensare che i tanti elettori del Pci, DC e Psi siano ormai stabilmente migrati proprio al suo interno.
Insomma se il pericolo esiste è principalmente al suo interno !
Stessa cosa si potrebbe dire sullo slogan relativo al brogli elettorali quando il Ministro dell'Interno apparteneva alla maggioranza di Centrodestra, sperano che l'alter ego di Centrosinistra non venga perseguitato per non aver evitato il voto mafioso su un candidato al seggio estero!
Quel che è più grave comunque sono gli attacchi al - nell'ordine - Pesidente della Repubblica, Consulta, Magistratura e via a scendere colpevoli di mettersi di traverso su qualsiasi incidente potesse occorre alla maggioranza in carica, al suo Premier o a suoi Ministri, Sottosegretari, Parlamentari, Commissari, ecc.
Sostenere che contro una maggioranza regolarmente eletta vi sia una "cupola" eversiva che la condiziona e le impedisce di agire appare francamente puerile e soprattutto controproducente.
Infatti sarebbe l'ammissione della propria incapacità (come dire in un incontro di box perso che la colpa è del più forte e non del più debole) perchè se, per paradosso così fosse, queste cose si denunciano, assumendosene la responsabilità, con un bel impeachment contro il Presidente della Repubblica piuttosto che contro la Consulta e via dicendo.
Se invece questo è uno strumento per attrarre consenso o mantenerlo ecco che il gioco veramente sporco rischia di incancrenire la convenza civile e politica sostituendo alle vecchie ideologie ormai morte e sepolte una neo ideologia che potremmo definire la "dittatura di maggioranza".
Non è poi vivamente accettabile - in una repubblica parlamentare perfetta - che una istituzione attacchi - senza cognizione di causa - u'altra istituzione poichè deteriorerebbe ed indebolirebbe tutta la struttura istituzionale costituzionalmente prevista.
Le parole poi sono pietre per cui non è accettabile - nemmeno nella dialettica politica - accusare un'altra istituzione di essere di parte come accaduto troppo ormai troppe volte, quasi a stuzzicare queste istituzioni per farle scendere al livello di scontro appunto istituzionale.
Sarebbe quindi definibile come una azione di destabilizzazione dello stato del quale tutta l'opinione pubblica - anche quella che vota per il centrodestra - si deve rendere conto e trarne le conclusioni e le dovute attenzioni.
Nella realtà poi questo atteggiamento si sta generalizzando anche a ministri della repubblica i quali sempre più seguono il "canovaccio" steso dal Premier, come sta avvenendo anche in queste ore relativamente ai problemi di regolarità sulla presentazione di qualche lista in duev regioni.
Anche qui non esistono errori giustificabili ed errori non giustificabili: esistono errori rimediabili ed errori irrimediabili e questi dipende da li ha commessi, non da chi li ha riscontrati.
Nella sostanza quindi se gli errori commessi sono rimediabili (come una firma mancante purchè non sia di un deceduto, o di un simbolo troppo simile ad altro che va modificato anche nell'interesse di chi lo presenta, ecc) bene se invece gli errori irrimediabili non si può ragliare al cielo - o contro la solita Magistratura divenuta il polo magnetico di tutte le disgrazie del centrodestra - invocando il diritto degli elettori al voto; non è così perchè il diritto al voto nessuno lo tocca, mentre il diritto a presentare la lista dipende dal fatto se questa è stata presentata regolarmente o meno!
Attenzione quindi agli atti ed alle parole: un Premier o un Ministro della Repubblica che parlano di attacco alla democrazia da parte di una istituzione della nostra repubblica che svolge il ruolo datole è un esercizio assai pericoloso che si può trasformare in un sonoro boomerang .
Oppure si può infatti innescare una deregulation generalizzata dove tutti son contro tutti tanto da minare alle fondamenta la convivenza civile ed arrivare, pur di aver potere, a situazioni drammatiche che il nostro paese ha purtroppo già vissuto amaramente in passato.

lunedì, marzo 01, 2010

RIFLESSIONI SUL VOTO DI FINE MARZO 2010

Il Premier Berlusconi in questi giorni ha affermato che il voto nelle 13 regioni costituisce un elemento di carattere politico che va letto in seguenza ai risultati delle passate elezioni politiche dl 2008 e delle Europee del 2009.
E' la scoperta dell'acqua calda poichè tutte le elezioni hanno valenza politica anche se, se i risultati dovessero apparire divergenti, non significa che la maggioranza di governo nazionale ne debba risentire politicamente; anzi questo è già successo nel 2005 ed il segnale politico è stato utile al Centrodestra e Lega per correggere l'azione sino a rasentare nuovamente la vittoria nelle politiche del 2006.
Caso mai ci potrebbero essere riposizionamenti dei partiti di coalizione del cdx e questi si, potrebbero cambiare i rapporti di forza all'interno della maggioranza di governo.
Da sondaggi apparsi sulla stampa oggi, casomai, altre sono le riflessioni da fare poichè sembrerebbe che le intenzioni di voto esprimano una sostanziale cristallizzazione della volontà elettorale.
Ecco perchè il Premier mette le mani avanti sostenendo che ha maggior importanza la quantità di voti che si raccoglieranno a fine marzo piuttosto che le vittorie regionali più o meno ampie.
Vorrebbe in sostanza dire che se su 13 regioni il cdx/Lega vincensse nuovamente solo in due iol rusultato sarebbe meno bruciante poichè si da per scontato che le regioni vincenti sarebbero Veneto e Lombardia, quelle cioè con maggior fetta elettorale (relativa).
Sarebbe una vittoria di Pirro perchè non si può barattare la supervittoria in due regioni contro la perdita (nuovamente) del governo delle restanti 11.
Scorrendo i dati percentuali comunque emergono doverosamente diverse considerazioni.
Innanzitutto il sistema delle alleanze non è identico nelle varie regioni e questo può dare maggiore o minore effetto ai risultati; penso all'Udc per esempio che in alcune corre da sola, in altre si allea con il centrosinistra ed altre con il centrodestra (non scordiamoci che per le regionali non occorrono ballottaggi).
Il fronte del centrodestra e Lega dalle attese di voto riscontrate, sostanzialmente stabili con possibili variazioni al suo interno, ci fanno capire che i numerosi scandali di ogni tipo avvenuti nell'ultimo anno non sono sufficienti per cambiare in modo signoficativo l'orientamento dell'elettorato di riferimento poichè esistono almeno tre vie di fuga o alternative.
La prima, viste le preferenze possibili nel voto privilegiare i candidati dell' ex An a scapito degli Azzurri; la seconda spostare il voto sulla Lega ed il terzo, non intendendo ritornare sui propri passi, passare alla astensione.
Stando ai sondaggi che cosa impedisce di tornare sui propri passi?
A mio modo di vedere la risposta si trova nella composizione assai articolata dei partiti di opposizione.
Il loro numero può spaventare sia chi già li vota e ancor di più spaventa chi potrebbe tornare teoricamente a rivotarli dopo parecchi anni.
Quello che attrae nel centrodestra/Lega è la coesione ancorchè apparente per cui riposizionarsi sui "vecchi" partiti si può temere ragionevolmente di favorire coalizioni poco coese ed inconcludenti come dimostrato nel recente passato.
Il progetto dell'Ulivo prima e dell'Unione poi non erano di per se negativi, ma la loro maturazione giorno dopo giorno non ha creato consolidamento anzi ha prodotto uno sgretolamento finito come sappiamo nel 2008 e questa fragilità una parte dell'elettorato che ha voltato le spalle non l'ha perdonato.
E anche vero però che le intenzioni di voto sono assai aggregate, mentre le coalizioni nelle varie regioni sono più articolate per cui la disarticolazione del fronte della attuale opposizione potrà apparire meno ampia e i risultati molto più soddisfacenti.
Anche su questo fronte comunque può serpeggiare il partito dell'astensione soprattutto perchè l'elettorato che non intende cambiare schieramento, può non trovare soddisfazione in alleanze che hanno fallito in passato e che sono inermi difronte allo strapotere della attuale maggioranza.
Questa campagna elettorale comunque costituisce una grande occasione per amplificare le contraddizioni della maggioranza, per mettere a nodo la sua vera e reale inconcludenza.
Costituisce soprattutto una grande opportunità di proporre programmi credibili e convincenti sulle cose da fare veramente nell'interessi della collettività tutta, nella creazione di allenze stabili, nella creazione di meccanismi utili per favorire una nuova classe dirigente.
L'amministrazione di una regione è infatti utile per creare nuovi modelli, nuovi programmi politici che seguano le pecuiliarità delle regioni appunto, ma allo stesso tempo una sorta di prova generale da riproporre a livello nazionale.
Temi come l'energia per esempio possono essere proposti a livello regionale (già avvenuto in Puglia) ed essere di esempio utile per politiche analoghe a livello nazionale; seguono i tempi della viabilità, della riqualificazione delle aree urbane, dell'ambiente, dei distretti industriali, delle riqualificazioni professionali, ecc.
Penso quindi che la rimonta in queste poche settimane che mancano al voto sia possibile, ma che occorra un grande sforzo per stare in mezzo alle comunità, per recepire le istanze e per comunicare i programmi.
PD per primo, ma anche gli altri partiti della coalizione, dovono saper contrapporre alle politiche delle annunciazioni, politiche concrete e soddisfacenti che hanno comunque saputo dimostrare di saper fare nel passato.
Sarà una lotta dura contro chi usa una politica di marketing politico assai ben oliata ed efficente, ma l'inconcludenza manifestata in tanti fatti, dimostra che la si può battere.