domenica, marzo 14, 2010

TREMONTI: RIFORMA FISCALE IN DUE TRE ANNI!

E' veramente singolare di come certe notizie e le affermazioni dei politici di maggioranza escano su quotidiani e media televisivi così improvvisamente e con scopi a questo punto smaccatamente elettoralistici, ma vengano passate come alti pensieri sullo sviluppo della politica del fare, mentre nel contempo vengano accusati un pò tutti gli altri, magistrati, quotidiani, politici di minoranza di usare qualsiasi argomento per far campagna elettorale.
Dopo l'uscita di qualche settimana fa del Premier sulla riforma fiscale tanto agognata e sbandierata da decenni e mai sviluppata (e rimessa subito nel limbo dal ministro Tremonti che affermava che non ci son quattrini) ecco che proprio Tremonti sfodera il suo progetto di riforma (sempre lo stesso) che costituisce una forte leva di attrazione di consensi in termini elettoralistici perchè ormai è diventata una leggenda metropolitana che il centrosinistra è quello che affama le genti con le tasse.
In realtà la leva fiscale non è uno strumento asettico che viene poco usato da uno schieramento di centrodestra e molto usato da quello di centrisinistra: sono le situazioni economiche complessive del paese che producono una maggior o pressione fiscale per cui ad esempio si può ricordare la una tantum irpef del primo governo Berlusconi applicata sui redditi oltre, allora, i 150 milioni di lire, oppure quella applicata per entrare nell'euro dal primo governo Prodi (e restituita poi per il 60%).
Così pure, giocare con il livello di pressione fiscale accusando l'altro schieramento di averla alzata e viceversa, non porta alla fine nessun vantaggio agli italiani, nemmeno quando si sbandierano tanto i recuperi dall'evasione fiscale.
Oggi quindi Tremonti parla del suo progetto di riforma, ma è opportuno vedere di che cosa si sta parlando, degli effetti che potrebbe produrre e soprattutto i vantaggi ai quali gli italiani, alla fine, tengono in modo perticolare; diversamente ci faremmo abbagliare da progetti fantasmagorici, ma poi in realtà ci troveremmo dei risultati ben diversi, se non addirittura una solenne bufala.
Nei primi 11 mesi del 2009 l' erario ha incassato (fonte Ministero dell'Economia) in totale 408,2 miliardi di euro di cui:
- Irpef per 147,7 miliardi di euro (36%)
- Ires per 36,8 miliardi di euro ( 9%)
- Addizionali Irpef per 10,1 miliardi di euro (2,5%)
- Iva per 94,7 miliardi di euro (23,2%)
- Irap per 32,4 miliardi di euro (7,9%)
- Imposte di fabbricazione 17,6 miliardi di euro (4,3%)
Per cui i lavoratori - dipendenti o autonomi - hanno prodotto complessivamente il 38,5% dell'intero gettito, le imprese il 16,9% e tutti i consumatori (imprese comprese) hanno contribuito per il 27,5%.
Il progetto di Tremonti vuole cominciare la riforma partendo dall'Irpef ridisegnando le aliquote non tanto modificando la curva, ma riducendole a solo due: il 23% sino a 100 mila euro di imponibile e il 33% per gli imponibili superiori.
Intrudurrebbe poi una serie di detrazioni e deduzioni all'interno della prima fascia per attenuare l'incidenza dell'aliquota per i redditi più bassi e per le famiglie più numerose.
Se andiamo però a vedere i vantaggi che questo nuovo assetto produrrebbe, ecco che cominciano ad emergere i primi dubbi e contraddizioni; infatti su circa 41,7 milioni di contribuenti il 50% con redditi fino a 15mila euro già viene colpito dall'aliquota del 23% e se non sopraggiungono deduzioni o detrazioni l'aliquota quella è e quella resta.
Anzi nel caso di deduzioni e detrazioni ci potremmo trovare di fronte a contribuenti incapienti.
Altri contribuenti, circa 13,8 milioni, otterrebbero una riduzione di 4 punti di irpef (fino a 28mila euro) e 5,2milioni di contribuenti (fino a 55 mila euro) avrebbero uno sconto consistente di irpef di ben 15 punti!
Infine 1 milione di contribuenti (fino a 100 mila euro) otterrebbe uno sconto medio di 19 punti di Irpef, mentre soltanto 384 mila contribuenti (oltre i 100 mila euro) otterrebbe uno sconto di 10 punti Irpef.
Sarebbe molto interessante reperire dati disaggregati dell' Ipef e addizionali incassate dall'erario per fasce di reddito, ma è lecito pensare che tutta questa rivoluzione non porti alcun vantaggio al 50% dei contribuenti, qualcosina a 33% dei contribuenti, circa 70 euro il mese ed al restante 17% dai 200 euro circa in su.
Riconfermando che la progressività delle importe sui redditi è, anche nel nuovo secolo, il sistema più democratico di tassazione, da questa analisi si evince che il vantaggio invece verrebbe progressivamente dato a chi ha redditi sempre più alti (laddove il numero dei contribuenti si riduce sempre di più); inoltre non è ben chiara quanto possa essere la diminuzione del gettito irpef e dove vadano reperite le risorse per sostenere tale diminuzione.
Facendo quanche rapido calcolo però si potrebbe ipotizzare un minor gettito irpef per almeno 20 miliardi di euro per cui è ragionevole pensare che tolgliendo da un lato si aggiunga dall'altro rivolgendosi alle tasse ed imposte sui consumi ch già rappresentano il 27,5% dell'intero gettito !
Questa "grande" riforma quindi produrrebbe un grande polverone innanzitutto perchè sposterebbe il prelievo fiscale sulle tasse e imposte al consumo e queste se non sono ben equilibrate rispetto alle reastanti, risultano le più inique visto che colpiscono indistintamente chi è ricco e chi non lo è (a meno che Tremonti non pensi a reintrodurre un iva più alta sui consumi di beni di lusso, gioielli, ecc ovvero ridisegni tutte le fasce delle aliquote).
Caso mai, una buona volta potrebbe reperire risorse che compenserebbero il minor gettito (senza quindi toccare l'iva) rendendo più "leggero" il bilancio dello stato con iniziative decise e mirate a ridimensionare tante spese delle quali potremmo fare a meno; penso per prima cosa alla drastica diminuzione (del 50% almeno) delle spese sostenute ogni anno per consulenze esterne che ci costano circa 60 miliardi , sulle quali abbiamo tutti la convinzione che siano prebende per sostenere il consenso politico anche perchè nell'apparato dello stato esistono "eccellenze" poco usate e comunque pagate profumatamente.
Penso alla drastica riduzione delle spese di funzionamento - improduttive - di tanti apparati amministrativi locali, troppo sfarzose come quelle delle provincie (si parla di 15 miliardi l'anno) nenache fossero delle regge!
SE poi il Ministro Tremonti vuole veramente fare sul serio e non dare semplicemente sostegno alla pubblicità ingannevole pilotata per scopi esclusivamente elettoralistici dal Premier Berlusconi sarà meglio, che ne introduca tre: la prima del 15% sino 28mila euro, la seconda del 25% sino ai 100mila euro e la terza del 35% oltre 100 mila euro.
Allora si che la riduzione irpef sarebbe ancora più importante ed imporrebbe ulteriori tagli sia alle spese di funzionamento - mai a quelle relative alla erogazione dei servizi ai cittadini - di tutto l'apparato dello stato (nazionale e locale), Parlamento compreso, sia agli investimenti strutturali nel senso che occorrerà, contrariamente a quanto vediamo molto spesso ogni giorno, sviluppare i programmi con assoluta economicità.
Troppo spesso vediamo, anche nelle nostre città e paesi, piccoli investimenti pubblici che costano cifre esagerate, nel senso che se le dovessimo fare sulle nostre abitazioni e dipendenze varie come i giardini, spenderemmo in proporzione molto, ma molto meno.
Anche qui vediamo l'annunciazione di grandi piani infrastrutturali come di recente il piano carceri, ma non si fa assolutamente menzione di carceri già costruiti e pronti, , ma vuoti per mancanza di personale.
Oppure riscontriamo che eccellenti iniziative scelte - o imposte come il terremoto - danno la stura a spese faraoniche che non potranno proprio per questo mai dare un ritorno accettabile dell'investimento.
Nel passato tante sono state le opere costate cifre esagerante eppoi lasciate li inutilizzate, ma questo vizietto non è per nulla sparito grazie anche a quel "bancomat gigantesco" di 50 miliardi chiamato Fondi Fas, utilizzato dalla Presidenza del Consiglio, tramite i suoi incaricati: certo questi investimenti hanno prodotto fatturato presso le aziende incaricare (e quindi hanno contibuito a determinare il Pil), ma poi tutto è rimasto li fermo senza produrre ulteriore ricchezza.
Oltre il danno dei costi anche la beffa insomma per il mancato utilizzo; a livello nazionale solo qualche esempio: Le Olimpiadi di Torino, i Campionati del Mondo di Varese, la scuola dei Carabinieri a Firenze, il G 8 a La Maddelena, il Museo della Musica a Firenze, l'impianto faraonico disegnato da Calatrava a Roma,ma se scendiamo ad analizzare le opere nelle nostre città troveremmo ulteriori esempi a bizzeffe.
Oppure un 'altra strada per reperire risorse potrebbe essere quella di spingere le regioni a razionalizzare una buona volta il servizio sanitario ai cittadini (riunificazioni delle Asl)affinchè questa spesa si fermi e cominci poi a scendere perchè in pochi anni la spesa complessiva è quasi raddoppiata senza indicidere sulla qualità del servizio che peraltro è nel suo conplesso accettabile.
In tal senso il decentramento fiscale tanto sostenuto dalla Lega può diventare una grande opportunità per accellerare il processo di economicità, ma se invece viene interpretato come decentramento di potere (a prescindere da chi lo detiene pro tempore) ecco che tutte le più rosee intenzioni andrebbero a sarsi benedire.
Se questi principi non sono ben chiari in mente e nelle azioni amministrative il decentramento fiscale, per cui il prelievo fiscale e la spesa conseguente verrebbe fatta dagli stessi soggetti amministrativi locali (Comuni, provincie e regioni), diventerebbe una vera maledizione perchè non è assolutamente vero che così i cittadini potrebbbero controllare direttamente la qualità e l'entità soprattutto della spesa.
Intanto perchè in cittadini vedono e criticano, ma poi al voto sono altri i meccanismi che orientano il voto (le chiamo speranze attese!).
Tremonti per fortuna mantiene la barra dritta e non si fa per il momento tirare per la giacca da nessuno, ma talvolta fanno più male le parole e le annunciazioni dei fatti per cui l'invito è quello di sempre: le riforme non si annuciano mai, ma si fanno (con grano salis ovviamente)!

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