lunedì, marzo 01, 2010

RIFLESSIONI SUL VOTO DI FINE MARZO 2010

Il Premier Berlusconi in questi giorni ha affermato che il voto nelle 13 regioni costituisce un elemento di carattere politico che va letto in seguenza ai risultati delle passate elezioni politiche dl 2008 e delle Europee del 2009.
E' la scoperta dell'acqua calda poichè tutte le elezioni hanno valenza politica anche se, se i risultati dovessero apparire divergenti, non significa che la maggioranza di governo nazionale ne debba risentire politicamente; anzi questo è già successo nel 2005 ed il segnale politico è stato utile al Centrodestra e Lega per correggere l'azione sino a rasentare nuovamente la vittoria nelle politiche del 2006.
Caso mai ci potrebbero essere riposizionamenti dei partiti di coalizione del cdx e questi si, potrebbero cambiare i rapporti di forza all'interno della maggioranza di governo.
Da sondaggi apparsi sulla stampa oggi, casomai, altre sono le riflessioni da fare poichè sembrerebbe che le intenzioni di voto esprimano una sostanziale cristallizzazione della volontà elettorale.
Ecco perchè il Premier mette le mani avanti sostenendo che ha maggior importanza la quantità di voti che si raccoglieranno a fine marzo piuttosto che le vittorie regionali più o meno ampie.
Vorrebbe in sostanza dire che se su 13 regioni il cdx/Lega vincensse nuovamente solo in due iol rusultato sarebbe meno bruciante poichè si da per scontato che le regioni vincenti sarebbero Veneto e Lombardia, quelle cioè con maggior fetta elettorale (relativa).
Sarebbe una vittoria di Pirro perchè non si può barattare la supervittoria in due regioni contro la perdita (nuovamente) del governo delle restanti 11.
Scorrendo i dati percentuali comunque emergono doverosamente diverse considerazioni.
Innanzitutto il sistema delle alleanze non è identico nelle varie regioni e questo può dare maggiore o minore effetto ai risultati; penso all'Udc per esempio che in alcune corre da sola, in altre si allea con il centrosinistra ed altre con il centrodestra (non scordiamoci che per le regionali non occorrono ballottaggi).
Il fronte del centrodestra e Lega dalle attese di voto riscontrate, sostanzialmente stabili con possibili variazioni al suo interno, ci fanno capire che i numerosi scandali di ogni tipo avvenuti nell'ultimo anno non sono sufficienti per cambiare in modo signoficativo l'orientamento dell'elettorato di riferimento poichè esistono almeno tre vie di fuga o alternative.
La prima, viste le preferenze possibili nel voto privilegiare i candidati dell' ex An a scapito degli Azzurri; la seconda spostare il voto sulla Lega ed il terzo, non intendendo ritornare sui propri passi, passare alla astensione.
Stando ai sondaggi che cosa impedisce di tornare sui propri passi?
A mio modo di vedere la risposta si trova nella composizione assai articolata dei partiti di opposizione.
Il loro numero può spaventare sia chi già li vota e ancor di più spaventa chi potrebbe tornare teoricamente a rivotarli dopo parecchi anni.
Quello che attrae nel centrodestra/Lega è la coesione ancorchè apparente per cui riposizionarsi sui "vecchi" partiti si può temere ragionevolmente di favorire coalizioni poco coese ed inconcludenti come dimostrato nel recente passato.
Il progetto dell'Ulivo prima e dell'Unione poi non erano di per se negativi, ma la loro maturazione giorno dopo giorno non ha creato consolidamento anzi ha prodotto uno sgretolamento finito come sappiamo nel 2008 e questa fragilità una parte dell'elettorato che ha voltato le spalle non l'ha perdonato.
E anche vero però che le intenzioni di voto sono assai aggregate, mentre le coalizioni nelle varie regioni sono più articolate per cui la disarticolazione del fronte della attuale opposizione potrà apparire meno ampia e i risultati molto più soddisfacenti.
Anche su questo fronte comunque può serpeggiare il partito dell'astensione soprattutto perchè l'elettorato che non intende cambiare schieramento, può non trovare soddisfazione in alleanze che hanno fallito in passato e che sono inermi difronte allo strapotere della attuale maggioranza.
Questa campagna elettorale comunque costituisce una grande occasione per amplificare le contraddizioni della maggioranza, per mettere a nodo la sua vera e reale inconcludenza.
Costituisce soprattutto una grande opportunità di proporre programmi credibili e convincenti sulle cose da fare veramente nell'interessi della collettività tutta, nella creazione di allenze stabili, nella creazione di meccanismi utili per favorire una nuova classe dirigente.
L'amministrazione di una regione è infatti utile per creare nuovi modelli, nuovi programmi politici che seguano le pecuiliarità delle regioni appunto, ma allo stesso tempo una sorta di prova generale da riproporre a livello nazionale.
Temi come l'energia per esempio possono essere proposti a livello regionale (già avvenuto in Puglia) ed essere di esempio utile per politiche analoghe a livello nazionale; seguono i tempi della viabilità, della riqualificazione delle aree urbane, dell'ambiente, dei distretti industriali, delle riqualificazioni professionali, ecc.
Penso quindi che la rimonta in queste poche settimane che mancano al voto sia possibile, ma che occorra un grande sforzo per stare in mezzo alle comunità, per recepire le istanze e per comunicare i programmi.
PD per primo, ma anche gli altri partiti della coalizione, dovono saper contrapporre alle politiche delle annunciazioni, politiche concrete e soddisfacenti che hanno comunque saputo dimostrare di saper fare nel passato.
Sarà una lotta dura contro chi usa una politica di marketing politico assai ben oliata ed efficente, ma l'inconcludenza manifestata in tanti fatti, dimostra che la si può battere.

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