lunedì, marzo 08, 2010

DALLA ARROGANZA ALL'INTOLLERANZA

Due sono i fatti gravissimi - gli ultimi ma non gli unici - per i quali oggi i quotidiani danno ampia informazione.
Il primo è il modo in cui si sono svolte, per la seconda volta dopo la caduta di Sadamm Hussein, le elezioni in Iraq; infatti le elezioni da un lato si sono svolte con ampia affluenza di massa anche sunnita, ma dall'altro sono eccheggiati i colpi degli attentati, tenuti sotto controllo dall'esercito iracheno.
Il fatto che uno questo stato si sia liberato di una dittatura - con l'intervento militare esterno - farebbe supporre che la ricostruzione politica,economica e sociale dovrebbe ampiamente recuperare gli anni bui e pur con il confronto politico implicito - anche aspro - ci si aspetterebbe una situazione interna pacificata; così putroppo non è e le radici di ciò stanno nel fatto che le vittoria sulle oppressioni dei popoli invece di enerare pacificazione, genera ancora violenza.
E' in sostanta l'arroganza del potere dittatoriale, ma ancora prima, quella dell colonizzazioni che hanno seminato il germe della violenza tanto da utilizzarla spesso come modo di lotta all'interno di una comunità che va a cercare le differenze etniche, o religiose, per pertetrare le nefandezze subite nel passato.
Anche in altre realtà si verifica questo come in Akghanistan dove i tentativi di oppressione subiti nel passato dal Regno Unito all'Urss hanno generato e e perpetrato in questi popoli fieri il germe della violenza come unico o quasi sistema per regolare il confronto politico, sociale ed economico al suo interno.
Le oppressioni di un tempo hanno generato violenza quindi ed anche un livello di vita misero che continua ad affamare queste genti.
Il secondo riguarda l'ennesima strage avvenuta in Nigeria.
Altro popolo oppresso dal colonialismo, dalla violenza e dalla fame che, indipendente da anni, continua a perpetrare la violenza come strumento di "organizzazione" politica dello stato sfoderando magari le differenze religiose per continuare a commettere le indegnità patite per effetto di interventi esterni nel passato.
Sarebbe logico pensare che la liberazione dalla arroganza di una dittatura o dal colonialismo dovrebbe produrre una azione di recupero di quanto patito affinchè questo non debba più accadere, mentre invece questi "folli insegnamenti" continuano e si trasformano in intolleranza violenta.
E' vero che ogni libero stato dovrebbe esere l'edificatore del suo futuro, prospero per tutti, ma la grande responsabilità delle potenze economiche europee è quella di aver praticato l'arroganza che si sta sempre più trasformando in intolleranza violenta.
Il passaggio alla libertà non è facile perchè non è facile riorganizzare autunamente uno stato, ma la fase di assestamento dei nuovi stati continua a non arrivare ed ormai sono parecchi decenni che riscontriamo una escaltion spaventosa, tanto che la convivenza è sempre più difficile e pericolosa rispetto al passato post liberazione.
Questo perchè non sono sbocciati gli anticopri della tolleranza e della convivenza civile; anzi questa continua a non esserci per cui ci troviamo di fronte a situazioni politiche,sociali e economiche per nulla stabilizzate.
Occorre dire anche che di casi come questi ce ne sono ovunque sia in Africa che in Asia e Sud America e che soprattutto l' Europa non se ne rende conto, anzi il germe dell'arroganza rimane ancora al suo interno.
Lo possiamo riscontrare negli atteggiamenti non più fra stati europei - sempre più aggregati nella Ue - ma verso le migrazioni che ci stanno facendo diventare stati cosmopoliti e multirazziali.
Ci siamo cioè dimenticati di quando ci siamo integrati in vario modo nelle americhe (abbiamo fatto i colonizzatori, ma anche gli emigranti)per cui non sappiamo trattare adeguatamente questi processi sociali, economici ed anche politici ora che non siamo più gli accolti, ma coloro che accolgono.
Anche nel nostro piccolo, in Italia, l'arroganza aleggia, un pò dovunque sia verso la migrazione che riguarda qualche milione di tranieri, sia tra gli italiani per le loro rifferenze politiche; c'è vivamente da augurarsi che non riemerga l'intolleranza perchè non è assolutamente certo che il senso di auto regolamentazione dei rapporti rimanga esclusivamente all'interno dei confronti dialettici.

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