venerdì, febbraio 15, 2008

CHI SEMINA VENTO…

Nella Legislatura che si sta chiudendo anticipatamente, abbiamo visto una azione di governo che non ha potuto né saputo svolgere a pieno la sua guida per innumerevoli intoppi che hanno rallentato o inceppato un procedere sciolto ed efficace, anche quando, si trattava di progetti e realizzazioni che erano efficienti, ma che non hanno potuto esprimere pienamente i loro effetti.

Alcune sono state frutto di mediazioni estenuanti che hanno perso efficacia (penso ad alcune liberalizzazioni) ed altre, se pur impostate, poi si sono arenate nei decreti attuativi (penso a solo titolo d’esempio l’unificazione degli enti previdenziali).

Quel che è fuori di dubbio sono state le azioni di miglioramento del bilancio dello stato, mentre le azioni di politica economica, che il precedente governo non aveva per nulla toccato, non sono state attuate in modo efficace, per cui la situazione fiscale e reddituale di molti ceti economici, soprattutto quelli dipendenti, di sono inasprite.

La conseguenza è stata un sempre minor apprezzamento da parte dell’opinione pubblica, ingigantito però da una opposizione che non è stata in grado di svolgere il proprio ruolo in quanto si è limitata ad un semplice “fuoco di sbarramento”, auspicando ogni giorno che il governo Prodi cadesse, o affermando che il Presidente Prodi dovesse andare a casa e riempiendosi la bocca delle esigenze del popolo facendo salire oltre che il malcontento, magari perché qualche decisione andava a toccare qualche “casta” ( termine tanto di moda in questi mesi), anche una percezione di disagio che rischierà però di presentare un conto severo (brutto termine la percezione: significa letteralmente “avere l’impressione di …” : povertà, sicurezza, ecc).

Accanto a questo battage pubblicitario si sono aggiunti i risultati di continui sondaggi che davano in affondamento la coalizione di centrosinistra presso l’elettorato, ma hanno, implicitamente, comportato la disaffezione progressiva verso gli eletti, i quali da molti anni si sono ben guardati dal rimediare ad un malcostume non molto difforme, nella sostanza, a quello che emerse nella crisi del 1992.

La crisi di governo è arrivata repentina, senza aver modificato la legge elettorale di comune accordo e, mentre tutto sommato i partiti del Centrosinistra, pur non prevedendolo hanno cominciato un processo di aggregazione in qualche caso iniziato molti anni fa: la nascita del Partito Democratico ad ottobre 2006 e i primi incontri su “Cosa Rossa” nel gennaio 2008.

Ora, capendo che continuare ad utilizzare i criteri che hanno portato ad un bipolarismo ingessato, non può essere la strada per cercare di attuare le proprie politiche nell’interesse dell’ elettorato e del paese, questo processo si sta velocemente concretizzando anche se occorre dire che alcuni partiti sempre del Centrosinistra non sono stati sufficientemente attenti ai venti di cambiamento per cui forze come Radicali e Socialisti, portatori di peculiarità utili ed interessanti, rischiano, visti gli sbarramenti a Camera e Senato, di non ottenere adeguate ed utili rappresentanze.

A meno che non vi siano ripensamenti nei prossimi giorni è un vero peccato: i Radicali, a parte il tentativo fatto con la Cdl nella scorsa legislatura, sono sempre quelli della grandi battaglie civili del nostro paese, del referendum su divorzio e aborto e ( a parte Capezzone ) Emma Bonino si è dimostrata un ottimo ministro; Il Partito Socialista di Borselli, ancor di più, ha uomini e tradizioni incancellabili e non può contare più di tanto il desiderio di mantenere il proprio simbolo.

La proposta del Pd non è certo quella di voler annettere due partiti storici, ma fondere più preziose culture che contribuiscano allo sviluppo del nuovo partito; del resto occorre mettere definitivamente da parte la “sindrome da scissione” che la sinistra si porta dietro dal 1921 ed in questo anche i trangughi che si sono riuniti nella Sinistra Arcobaleno, penso l’abbiano capito.

L’ Italia dei Valori invece si è velocemente alleata al Pd con l’impegno di costituire un gruppo unico alle Camere e non escluderei una prossima fusione, visto che alla nascita del Pd avrebbero gradito far parte del processo di fusione.

Per i partiti del Centrodestra la situazione è molto più complessa perché alla base sta il fatto che le aggregazioni sono state pensate al vertice per molto tempo: già alle primarie del Centrosinistra per la nomina del leader e con la nascita dep Pd poi, si parlava di partito unico, ma è apparso più uno slogan; nel 2006 l’ Udc, visti i risultati con minimo scarto, cominciò a parlare di ricerca di nuovi assetti e nuovi progetti, ma la posizione del “primus inter pares” ha bloccato tutto sino a pochi giorni fa.

Il lancio di un nuovo partito è stato preannunciato tante volte, ma non risulta assolutamente che si siano iniziate trattative e studi per la nascita di un grande soggetto politico; sono queste operazioni assai delicate che devono poggiare certamente sui possibili risultati elettorali, ma la sensibilità sull’apprezzamento va sentita ogni giorno tra iscritti,associazioni, organizzazioni e non esclusivamente sui sondaggi che possono presentare magari risultati inaspettati.

I questo ambito il processo di aggregazione ha generato, come nel centrosinistra poco tempo fa, un processo di disaggregazione, in Fi, An e Ucd rendendo ora difficile il processo di riaggregazione.

Questa operazione è assai più complicata e meno comprensibile da parte dell’elettorato di riferimento e non sono sufficienti gli slogan programmatici del “leader maximo” per tranquillizzarlo.

An ha visto uscire anni fa la componente estrema che fa capo alla Mussolini, pochi mesi fa quella sociale di Storace per l’azione avvicinamento verso Fi (anche se interrotta temporaneamente con le dichiarazioni del predellino); l’Udc ha visto uscire Tabacci-Baccini da un parte e Giovanardi dall’altra sempre per effetto dell’avvicinamento "distanziato" da Fi ed ora è in mezzo al guado, indecisa se sostenere, solitaria, il proprio progetto politico o farsi aggregare in una operazione in cui poco crede.

Chi ha “sparato sul pianista” per tanto tempo si sta incartando con le sue stesse mani e l’ elettorato di riferimento rischia di non capirci più niente, anzi può capire sempre di più che tutte queste sono operazioni di semplice potere, poco fondate su programmi condivisi e convincenti, dove sembra contare sempre di più l’obbiettivo di raggiungere uno scranno che di poter attuare
un programma politico aggregante.

Questo unirsi e disunirsi può (lo spero tanto) presentare soluzioni poco piacevoli nel prossimo futuro: l’elettorato di centrodestra avrà forse il pelo sullo stomaco, ma come faranno Fi e An a giustificare al proprio elettorato una alleanza con la Mussolini; e quanto seguito avrà, a scapito di An, la destra sociale di Storace; nel caso di mancato accordo tra Udc e Pdl, che tipo di accordo potrà cercare con i transfughi della Rosa Bianca o con l’Udeur quando 10 anni fa erano insieme nel Ccd (non parliamo dei Diniani che cercano chiaramente una seggiola o le velleità del neonato partito di Bordon)!

Tutto questo lascia presagire che vi potranno essere risposte elettorali inaspettate, visto che la legge elettorale in essere premia il partito o la coalizione con la maggioranza relativa dei voti;
questo è spiegato dai minuetti che vediamo sul fronte del centrodestra dove questo pericolo viene chiaramente sentito, poiché, al di là dei sondaggi, sappiamo tutti che gli schieramenti in campo,nel loro complesso, si equivalgono sostanzialmente per cui una campagna elettorale sbagliata o alleanze incomprensibili (da parte dell’elettorato) potrebbero decretare vittorie inaspettate.

Se a questo aggiungiamo la creazione di liste smaccatamente pilotate, con seggi protetti per qualche transfuga, o per rappresentanti di piccoli partiti come una parte di repubblicani e socialisti, o per uomini o donne "civetta", ecco che il pericolo di disaffezione rischia di salire sensibilmente perchè l'attività politica sviluppata sulla contrapposizione ha come via i fuga putroppo quella più comoda: il non voto.

La cosa peggior sarebbe quindi, a riprova che non paga “seminar vento”, una ulteriore disaffezione da parte di una parte consistente dell’elettorato, che, diffidando degli schieramenti, non prenda nemmeno in considerazione i programmi (tanto sono tutti uguali, una volta al potere); questo sarebbe un vero dramma perché significherebbe che il partito o coalizione vincente sarebbe ancor più debole, politicamente (sostenuta da meno voti) e non potrebbe sviluppare, pur avendone i numeri parlamentari, alcuna grande riforma utile, non al potere ed ai partiti, beni al paese; si potrebbero innescare reazioni su qualsiasi iniziativa, rendendo ancor più ingovernabile il paese.


3 commenti:

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