sabato, febbraio 02, 2008

LE BUGIE RICORRENTI DEL CENTRODESTRA

Anche in questi giorni ricorrono, ripetute, le bugie del centrodestra per cercare in modo evidente di sfilarsi dalle proprie responsabilità, addossando come sport nazionale le colpe esclusivamente alla coalizione di centrosinistra che non ha più maggioranza in parlamento per poter continuare a governare.

Beninteso, queste accuse non intendono minimamente attenuare le responsabilità del centrosinistra nel non aver saputo mantenere coesione politica né una rotta, se pur accidentata, che poteva comunque continuare a produrre risultati positivi.

La prima bugia riguarda l’ offerta di grande coalizione che Berlusconi avrebbe proposto all’ Unione; in realtà la proposta fu fatta subito dopo la chiusura dei seggi ed il riscontro che i risultati elettorati non erano sufficienti per consentire una maggioranza chiara alla coalizione vincente (se pur di poco) sottoforma di lancio pubblicitario che sapeva più di provocazione che proposta credibile.

Soprattutto proposte di questo tipo vanno formalizzate nei dovuti modi soprattutto perché successive ad una campagna elettorale piuttosto velenosa da entrambe le parti, per cui una operazione di questo tipo sarebbe stata poco capita da tutto l’elettorato anche perché non erano per nulla chiari i temi concreti che avrebbero dovuto costituire l’azione di questa formula di governo.

Sarebbe stato quindi difficile sia alla Cdl che all’ Unione spiegare all’opinione pubblica il perché di una simile operazione quando i programmi dei due schieramenti presentavano caratteristiche e ipotesi di soluzione diametralmente opposte.

L’ulteriore riprova è costituita dal fatto che di fronte al rifiuto del centrosinistra la Cdl non ha per nulla insistito e Berlusconi è immediatamente passato ad attaccare accusando di brogli elettorali; tesi assolutamente fantasiosa non solo per il fatto che successivamente l’organo di controllo ha trovato le cose a posto, ma soprattutto perché le elezioni erano state gestite dal ministro Pisanu, ministro degli Interni del governo di centrodestra !

L'accusa di brogli elettorali è stata accompagnata da "drammatiche" enunciazioni sul pericolo dei comunisti al governo e dell'occupazione di questa maggioranza delle più alte cariche dello stato.

Sui comunisti l'affermazione si commenta da sola, mentre sulle cariche dello stato la Cdl ha cominciato con minuetti degni della prima repubblica perchè in cuor suo Berlusconi sperava di poter salire al Colle (come programmato nella campagna elettorale del 2001); alla fine non restava che tagliar corto percè era evidente che su qualsiasi tema anche "istituzionale" tutto era buono per cercare di impedire il decollo della legislatura.

La seconda bugia riguarda la legge elettorale creata e votata a maggioranza in tutta fretta dal governo uscente, la cui modifica rientrava nel programma dell’ Unione, ma non in quello della Cdl.

La decisione di cambiarla è avvenuta su iniziativa del centrosinistra in modo assai faticoso in quanto la bozza di legge è stata portata in commissione parlamentare per la discussione tra i rappresentanti di tutti e due gli schieramenti ed alla fine questa procedura defatigante, ma necessaria (visto che la posizione del centrosinistra era ed è quella di ricercare le più ampie convergenze su questo tema), è giunta finalmente alla discussione in aula.

Da parte del centrodestra in questa fase è uscito sostanzialmente il riconoscimento che la legge in essere non andava per nulla bene (porcellum) e solo l’Udc si è sbilanciata sino a indicare la sua preferenza, mentre Fi è stata per tutto questo tempo alla finestra, fino a che il neo segretario del Pd non ha preso l’iniziativa sollecitando Berlusconi a ricercare un accordo.

Dire quindi ora che in 20 mesi non si è fatto nulla, si dice una mezza verità perché in effetti è proprio il maggior partito a non aver mosso foglia; inoltre i tentativi di Veltroni che non sono iniziati secoli fa, sono nella sostanza, stati snobbati sollevando perplessità sulla convergenza politica dei partiti dell’ Unione.

La cdl si preoccupava – per scopi del tutto evidenti – a cavalcare le eventuali contraddizioni tra i componenti della maggioranza perché in realtà non era interessata al problema ( aspettava da un momento all’altro – da tempo - la caduta del governo Prodi) nè al principio di larga maggioranza parlamentare che implica necessariamente una maggioranza non totalitaria, con possibili dissidenti da una parte o dall’altra.

La riprova è che proprio in questi giorni viene ribadito che non è necessario modificare la legge in questione prima delle elezioni anticipate, perché, appunto è una buona legge (fregandosene pure del referendum e degli effetti che potrà produrre) !

La terza bugia riguarda i sondaggi di gradimento; in questi venti mesi – sin dall’inizio quindi - ne sono usciti di tutti i tipi e di tutte le risme e fra questi il più succoso riguarda quello che accredita il governo ora dimissionario del solo 20% e di converso la coalizione di centrodestra, necessariamente, del restante 80%.

E’ indubbiamente una leva mediatica d’effetto che la Cdl sa perfettamente non essere vera; innanzitutto perché quando si sbandierano simili dati vanno indicate le fonti e le modalità di indagine (ampiezza e tipologia dei campioni usati) e soprattutto perché non viene indicata la risposta alternativa.

Molti possono essere stati poco propensi ad accordare ancora fiducia al governo in carica, ma il gradimento, potrebbe aumentare con una azione diversa del governo stesso senza perciò implicare un cambio di schieramento.

Prova ne è che la Cdl vuole andare il più presto possibile ad elezioni per non perdere quel piccolo vantaggio che sa di avere e che potrebbe rischiare di perdere (a meno che il partito dell’astensione non aumenti esponenzialmente) in quanto sa perfettamente che le adesioni elettorali sono sostanzialmente radicalizzate e solo poche centinaia di migliaia di voti possono spostare il vantaggio per poter governare.

La quanta bugia riguarda la supposta governabilità che si otterrebbe con una maggioranza di centrodestra.

La legge elettorale in essere (ma anche quella precedente) facilita i bipolarismo, ma favorisce necessariamente le aggregazioni eterogenee con evidenti ripercussioni sull’azione di governo; si è visto in questa legislatura, ma lo si è visto anche e soprattutto in tutta quella precedente (nonostante la larga maggioranza) a tal punto che sono riuscite alcune operazioni come quelle relative ai condoni fiscali, alle depenalizzazioni, mentre quelle costituzionali (pervicacemente costruite a larga maggioranza) sono state abbattute dal referendum e quelle relative al decentramento amministrativo e fiscale sono stati spesso enunciate, ma mai attuate per divergenze strutturali tra i principali partiti della coalizione.

Altri temi come la pressione fiscale sono stati affrontati solo modestamente ed altri ancora per nulla presi in considerazione (prezzi, salari e costo della vita).

Auspicare la vittoria del centrodestra quale simbolo di governabilità appare quindi per lo meno bizzarro visto che occorrerà presentare, per vincere, una coalizione ancor più eterogenea di quella del quinquennio precedente.

La quinta bugia riguarda, come una sorta di battage pubblicitario, il minor potere d’acquisto degli italiani, che non sarebbe stato evitato dal governo uscente.

Non si vuole certamente affermare che il fenomeno non esista, anzi, ma cavalcare questa realtà rischia di trasformarsi in un colossale boomerang in quanto dati alla mano si evidenzia che i redditi reali, dei lavoratori dipendenti non crescono dal 2000 (mentre gli altri crescono in termini reali del 18%), anzi nei primi anni del secolo sono diminuiti e solo nell’ultimo biennio sono aumentati sempre in termini reali del 4%.

Certamente il problema è sempre li sul piatto ed occorre insistere, contemporaneamente, su tre leve fondamentali: la diminuzione della pressione fiscale, l’incremento del Pil ed il controllo dei prezzi e tariffe.

Infatti il precedente governo ha solo enunciato azioni sul primo fattore, mentre sul Pil a semplicemente sostenuto che tutta l’economia era in ristagno e che l’Italia non poteva andare in contro tendenza (la Spagna invece si); sul fronte prezzi – da buon governo liberista – non ha voluto metter becco nemmeno nella fase del change over mentre su quello delle tariffe si è voltato dall’altra parte non avendo il coraggio di effettuare tagli strutturali alla spesa.

Risulta quindi del tutto singolare che un simile comportamento dimostrato in passato sia l’approccio migliore per affrontare il problema in futuro; infatti riguardo al Pil ci stiamo dirigendo verso un calo strutturale a causa della recessione che sembrerebbe investire gli Stati Uniti ed i colossi centro asiatici e non traspaiono assolutamente idee per cercare di andar in contro tendenza.

Per quanto riguarda fisco, tariffe e prezzi invece occorre correggere con decisione e coraggio la destinazione delle risorse verso queste tre allocazioni per favorire la crescita delle retribuzioni in termini reali abbandonando quindi quell’ assistenzialismo che non può produrre effetti per chi è già in “no tax area”.

La sesta bugia riguarda la modernizzazione del paese che nel precedente quinquennio è stata solo enunciata (ricordate le tre “i” ?), mentre in realtà solo questo governo uscente ha iniziato ad affrontare.

E’ curioso, un governo di centrosinistra che cerca di scardinare le rendite di posizione, di semplificare gli strumenti dell’apparato statale, ma viene attaccato, con il beneplacito dell’opposizione, dalle tante caste che animano il nostro paese.

Certamente si potrà dire che si doveva cominciare dalle caste più grandi, o che il modo di affrontare quelle numerose e più piccole doveva essere diverso; ma tant’è il centro sinistra ha avuto il coraggio di prendere il toro per le corna e ne ha pagato lo scotto, perché naturalmente in questo quadro politico la maggioranza di turno è autorizzata ad andare a pescare esclusivamente nel proprio bacino elettorale e giammai dove è necessario intervenire senza, giustamente, interessarsi dei particolarismi di settore.

Se queste sono le premesse suonare la grancassa ora per non far nulla poi (a parte il ponte sullo stretto di Messina) risulterà un esercizio meramente dialettico, ma certamente improduttivo.

Concludendo di bugie ve ne saranno anche altre e ben presto le vedremo, forse, emergere, ma quel che è tragico che i danni continueranno ad essere prodotti (implicitamente l’opposizione al centrodestra si deve comunque misurare anche contro le bugie), alimentando individualismo e soprattutto disaffezione verso il ceto politico al quale accordiamo la nostra fiducia e dal quale abbiamo il diritto di pretendere una azione che sia obbiettivamente efficace.

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