domenica, febbraio 17, 2008

LE “ELUCUBRAZIONI” DI GIULIANO FERRARA

Pur convinto che mantenere la stessa idea politica in un mondo che cambia, che si evolve, che si trasforma, possa essere una “comodità” che nessuno si può permettere, non ho compreso quali siano, realmente (non quelli dichiarate pubblicamente con pacatezza e candore) i motivi e gli obiettivi che Giuliano Ferrara ogni tanto sforna, quasi fosse un nuovo vaso di Pandora.

Certamente può lasciar sorpresi per questa “lunga marcia” chi lo ha visto attivista sin da giovincello nelle file del Pci a Torino (ed anche un po’ invidiato da molti che non avevano alle spalle una famiglia importante nella nomenclatura comunista non solo italiana), passare nel Psi craxiano e quindi, al suo disfacimento, nelle file del neonato partito di Berlusconi.

Pur ricordando che è sempre stato una mente fervida (si dice che al liceo i suoi quesiti a qualche docente facessero sorgere patemi più di quelli che venivano avanzati da qualche maoista) non penso possa spiegare questa evoluzione se non nel voler continuare ricercare un tema, una proposta, un quesito che scompagini la situazione e, necessariamente, lo mettano nuovamente sotto i riflettori.

Non condanno per principio, se è questo il caso, il protagonismo o il suo eccesso perché proporsi come protagonisti non è di per sé un grave peccato o difetto, solo nel caso in cui questo comportamento sia necessario per sviluppare e coinvolgere sulle proprie idee nuove, da porre necessariamente al servizio della comunità di cui si fa parte.

In questo senso soprattutto su La 7 mette al servizio della comunicazione e dell’informazione (anche se si comprende in poche parole come la pensa e quali sono i suoi obiettivi) questa sua estroversione, per cui anche non condividendo le sue posizioni appare utile ed interessante seguirlo.

Nell’ipotesi che si presentasse, come sembra, quale competitore per ottenere la poltrona di Sindaco di Roma, nulla da dire: sappiamo perfettamente come la pensa, sappiamo chi può rappresentare e sappiamo anche, qualora purtroppo vincesse, che la sua amministrazione non si potrà occupare del sesso degli angeli, ma di amministrare nel miglior modo possibile, nell’interesse di tutti, una metropoli che è la capitale d’Italia.

Quello che invece trovo in modo inequivocabile fuori luogo è la sua proposta di “moratoria sull’aborto” perché in questo caso non si tratta di una idea da sviluppare, complicata, ma reale, nell’interesse della comunità o di una parte di essa, nemmeno se lo facesse in nome e per conto dei bimbi mai nati.

Appare invece una elucubrazione estemporanea che, poggiando su un fenomeno che comunque socialmente ha una sua consistenza, sembra affrontare con eccessiva leggerezza un tema affrontato oltre 30 anni or sono e che ha prodotto dibattiti, anche duri e sofferti, ma anche una soluzione che a tutt’oggi appare del tutto accettabile (e certamente migliorabile come tutte le cose).

Sembrerebbe quasi volesse sollevare un polverone del quale non so dire assolutamente gli sviluppi poiché inserito in un contesto politico in cui i giochi sul tappeto sono ancor più ampi, compresi i rapporti religiosi che, solo in Italia, hanno un peso su tutta la società, politica compresa, ben più determinanti che altrove.

Inoltre il tema principale non è il miglioramento della legge 194 in vigore, ma butta il tema oltre lo steccato poiché propone la sospensione (come quella sulla pena di morte) della pratica dell’aborto, compreso ovviamente quello terapeutico !

La proposta è forte perché si sostiene implicitamente e conseguentemente che qualsiasi
concepimento non può nè deve essere interrotto, sino alla sua naturale fine, cioè la morte.

E allo stesso tempo una proposta velleitaria e nello stesso tempo speudo rivoluzionaria perché sembra voler saltare a piè pari tutte le problematiche, sociali ed operative con le quali occorre fare i conti.

Enunciare che la vita nasce al momento del concepimento, che è un momento anche d’amore fra la coppia, dice, e questo lui lo sa, una parziale verità ed appare una enorme forzatura, al pari di quelle messe in atto durante la” rivoluzione culturale” di Mao Tze Tung, quando, poiché le cinesi erano molte di più dei maschi e particolarmente prolifiche, avrebbe voluto esportarne 10 milioni negli Usa.

La questione della vita non può essere affrontata con questa superficialità con il sillogismo sulla moratoria della pena di morte: non centra proprio nulla !

Agli stati che praticano quest’ ultima non si chiede di annullare le sentenze, bensì di trasformarle in carcere a vita, più che sufficiente per punire, al giorno d’oggi, qualsiasi misfatto anche il più efferato (è un atto di civiltà, mentre l'interruzione della maternità non lo è).

Nel caso sollevato con tale “candore” da Giuliano Ferrara, non s’è capito se la proposta è per il momento, del tutto relativa al nostro paese o intendente estenderla sul resto del pianeta, perché in questo caso il velleitarismo aumenterebbe a dismisura, dovendo coinvolgere tutti gli stati, con culture, usi, costumi, tradizioni, religioni e regolamenti estremamente difformi.

Ma tornando alla questione di base, la scelta della maternità, vi è stato a suo tempo una lotta infinita su chi avesse titolo per decidere l’interruzione o la prosecuzione della maternità ed ora vorremmo introdurre una moratoria che farebbe decidere a terzi che la maternità deve comunque continuare ?

Per carità, nulla è immobile per cui tutto può essere ripreso in esame, ma alcuni principi, come quello non secondario, dei diritti (e doveri) individuali, non può essere in questo modo eliminato, sostituendolo con una entità, anch’essa giuridica che, immanente, lo sovrasti o lo annulli.

Ma tornando al tema, partendo dalla sua base, la vita, le dottrine delle principali religioni monoteiste coincidono o recepiscono quelle mediche, dove viene riconosciuto che la fase embrionale nella formazione di un essere umano termina con quella fetale (12ma, 13ma settimana) dove la formazione del corpo è completata, compreso il cervello, nel quale entrerebbe l’anima che attribuisce la qualità di soggetto, di individuo; ecco per cui viene posto questo limite per l’uso dell’aborto anche dalle principali religioni(a parte quello terapeutico che, per evidenti malformazioni, può essere praticato anche successivamente).

Le recenti divulgazioni della medicina riguardo alla possibilità di assistere i feti intorno alla 22ma, 26ma settimana sono stati presi inopportunamente (e strumentalmente) come base di discussione per l’aborto che può avvenire invece di norma almeno 10 mesi prima.

Il limite quindi è spiegato con motivazioni oltre che religiose anche giuridiche riconosciute dalla legge vigente (mi riferisco al codice civile in materia) per cui la legge specifica è del tutto coerente nel regolare l’uso dell’ aborto.

Voler imbrigliare invece in nuove norme si corre il pericolo di disattendere le dottrine suddette e scivolare su piani che vorrebbero passare per spirituali, ma che invece contengono inscindibile una materialità evidente, che anche nel passato remoto, nelle storia, è stata affrontata con usi e leggi che sbrigativamente affrontassero, con l’eliminazione sistematica, sia la nascita di figli non voluti, storpi o semplicemente discendenti di dinastie scomode o appartenenti ad etnie da combattere ed eliminare.

Intendo dire che se si salta a piè pari il diritto individuale di scelta e decisione (che non è certamente facile sia per gli aspetti fisici che psicologici) e se ne impone uno “collettivo” che va nel senso della moratoria, questo principio può in futuro essere usato, tranquillamente, con temi ed obiettivi diametralmente opposti, senza l’opposizione o la discussione di alcuno (una volta si sono date le fedi alla patria, poi il ferro ed infine…una guerra mondiale con milioni di morti civili e militari !).

La proposta appare singolare anche se invece ci si vuol comunque farsi carico del risultato derivante dalla sospensione dell’aborto: perché deve essere chiaro al Giuliano Ferrara che la collettività dovrà farsi carico di figli non voluti per innumerevoli motivi materiali (dagli “errori” agli stupri) o quelli, per fortuna limitati, fisici tenendo presente che in questo secondo caso già ora la struttura assistenziale pubblica mostra di non essere all’altezza del problema.

Mi si dirà: quanto a strutture e risorse si troverà il modo di trovarle e non può essere quindi un buon motivo per non creare ed applicare una nuova legge, ma mi sembra un po’ irresponsabile voler applicare regole di principio, per il solo gusto di costruirle senza considerare razionalmente il problema.

Ricordo soprattutto che il tema della maternità è un fatto troppo intimo e personale per poterlo imbrigliare con norme troppo grandi di quella in essere, che già cerca di regolare un problema con molta fatica (non vorrei essere nei panni e quindi decidere di chi si trovasse per i vari motivi suddetti nel dilemma di scegliere).

Se non vi sono quindi velleitarismi nascosti faccio un grosso invito a Giuliano Ferrara: usi la sua intelligenza ed il suo acume per altre cose, per altre battaglie (condivisibili o meno) che possano esser utili per la nostra comunità!

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