venerdì, novembre 02, 2012

POVINCE ITALIANE IN RIDUZIONE

Si continua a parlare di riduzione delle province italiane da molto tempo, anche quando si parla e si legifera sul decentramento amministrativo alle regioni, ma mai che si sia fatto, sino ad oggi, almeno un primo passo.
Le ragioni del rimensionamento del numero delle province, in contro tendenza alle nuove province nate negli ultimi 20 anni, sono spiegate dal fatto che le necessità dei territori possono essere meglio soddisfatte attuando economie di scala che producano efficenza e riduzione dei costi sia amministrativi e di gestione che di quelli connessi alle strutture rappresentative.
E assolutamente falso infatti che più la provincia è piccola più riesce a rispondere alle necessità delle popolazioni perchè in realtà i sistemi di comunicazione sia fisici che mediatici sono cresciuti in modo esponenziale per cui risultà in realtà che le distanze si sono accorciate.
Peraltro il decentramento di certe competenze (come possiamo riscontrare anche nel comparto delle regioni) non ha prodotto risultati migliori; anzi ne ha prodotti meno e per di più con dispendio di risorse maggiore.
La gestione delle strade era un tempo tutta dell'Anas (escluse quelle di singoli comuni); mentre oggi si occupa di statali e in parte di tangenziali e superstrade; alle province sono state assegnate quelle provinciali, ma non possiamo certo dire che la loro manutenzione sia migliorata in termini esponenziali, anzi !
Le materie di interesse esclusivo poi possono essere espletate in modo più efficace ed economico raggiungendo masse critiche che consentirebbero di offrire servizi migliori e meno costosi per i contribuenti che non dobbiamo dimelticarlo sono coloro che forniscono i mezzi finanziari per farle.
In materia di viabilità, costruzione e manutenzione, e trasporti è evidente che affrontare il tema con uno spettro più ampio può consentire senz'altro risultati migliori; cos' pure la cura del territorio (acque reflue ed altro), anche dal punto di vista della miglior tutela dell'ambiente potrà consentire una buona volta miglioramenti significativi, visto che con il passar del tempo e le modifiche climatiche ad ogni acquazzone ci si ritrova in imbarazzi anche molto gravi per la perdita di vite umane.
In materia scolastica la solfa non cambia per cui la concetrazione della gestione, anche se con strutture decentrate, potrà meglio servire la crescita scolastica della popolazione giovanile che peraltro in tutti questi anni è diminuita (ne fanno testo le molte scuole chiuse e destinate ad altri scopi).
Ne beneficierà anche la gestione di materie assai delicate e non certo di secondo piano, come la gestione dei rifiuti,  l'edilizia e servizi scolastici, la formazione professionale; per non parlare della promozione e coordinamento dello sviluppo economico del territorio.
Le reazioni, era prevedibile, non sono delle più invitanti anche se il senso di responsabilità di molti vede anche accantonare argomentazioni del tutto pretestuose.
In realtà penso che queste servano più a mantenere presunti vangaggi territoriali, come i campanilismi fuori dal tempo; una per tutte: penso alla vecchia - di secoli - diatriba sui porti tra Livorno e Pisa (già repubblica marinara ora interrata) che ancora oggi provoca campanilismi (meglio Galileo che il caciucco) !
Oppure si vedono differenze sulle attività territoriali tra province contigue (Prato e Pistoia piuttosto che Padova e Treviso), mentre proprio l'integrazione di queste peculiarità possono contribuire a produrre sinegie interessanti.
I campanilsmi sono poi una foglia di fico che nasconde anche i diversi orientamenti politici e quindi amministrativi; è vero che la somma di due province, una a conduzione csx e l'altra a conduzione cdx, creano qualche perplessità anche a me, ma caso mai questo potrebbe produrre un maggior attaccamento alla scelta delle future amministrazioni selezionandole sempre di più su programmi e capacità che su vantaggi che si spererebbe d'ottenere a prescindere dalla utilità collettiva.
Anche qui, si parla tanto di mala politica e di spese folli, ma anche questo è un sistema per costruire amministrazioni più snelle e quindi meno costose per cui questo è un sistema che andrebbe certamente a soddifare ciò di cui ci lamentiamo spesso.
Non si tratta certamente di lasciare per strada gli addetti ai lavori (dipendenti) caso mai di rinunciare a molte cadeghe e a razionalizzare le varie amministrazioni e i loro interventi sul territorio.
Intendo dire che non può assolutamente verificarsi la furbata del beau geste della nuova provincia eppoi raddoppiare il numero dei consiglieri oppure creare uffici erritoriali più numerosi delle provincie precedenti perchè allora significa che la volontà, a questo punto politica soffragata magari dal sostegno elettorale, sarà quella di continuare nella inefficenza e negli sperperi inammissibili.
C'è chi poi afferma che che 110 province andrebbero tutte chiuse ripaetendo le competenze a comuni e regioni, ma tutti sappiamo che questo, forse il massimo coseguibile, è un percorso assai impervio innanzitutto perchè una modifica alla Costituzione non è una passeggiata e poi perchè in questo tempo gli appettiti di eletti ed elettori possono emergere sino a rendere fatuo questo intervento.
Inoltre abbiamo riscontrato il fallimento delle maggiori autonomie concesse a questi enti locali per cui c'è altra materia su cui riflettere per ridurre i costi della macchina amministrativa che costa ai contribuenti una pressione fiscale molto forte ed inefficace.
Inoltre ci sono le Regioni a statuto speciale che per loro autonomia debbono fare scelte autonome ed analoghe; la Sardegna se non erro ci sta già lavorando e mi auguro che con la nuova amministrazione Crocetta anche la Sicilia si muova velocemente in tal senso.
C'è poi da dire che questo processo non si limeterà all materie tipiche delle provincie,ma produrrà anche effetti speculari sulle strutture dello stato nel territorio.
Mi riferisco per esempio alla Prefetture, ai Tribunali, alle Questure, alle Asl (anche se materia regionale)ecc. che consentiranno anch'essi economie di scala pur apparendo articolate nel territorio, ma accentrate sul nuovi capoluoghi di provincia.
Questo processo avviato dal Governo Monti è veramente interessante e per questo mi incuriosisce non poco; penso infatti ad alcune aggregazioni fra provincie che conosco meglio di altre.
Penso alla Romagna che finalmente dal Reno sino a Gabicce diventerà una unica entità pur con le diversità e peculiarita di tanti comuni gandi e piccoli, pieni di storia e molteplici attività; o allo sbocco al mare di Siena con Grosseto, o di Verona e Rovigo (da sempre unite dall'Adige); oppure alla provinci di "bat" troppo piccole su un territorio del tutto omogeneo.
Dopo le decisioni e i relativi prevedibili rimbotti e aggiustamenti, il lavoro più grosso sarà quello di attuarlo con un lavoro di "change over" certosino, non dimenticando che questo potrebbe essere l'avvio di altre interessanti operazioni, compresi alcuni accorpamenti di regioni che si sovrappongono alle neo nate provincie extra large !!
Certo è che deve essere assolutamente messo da parte quello che deteriora la qualità degli enti locali: la ricerca del consenso per ottenere il potere fine a se stesso.

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