domenica, ottobre 30, 2011

POLEMICHE PRETESTUOSE

L'altro giorno il Premier Berlusconi ha chiaramente detto che "l'euro non ha convinto", che è "una moneta strana ed attaccabile", salvo poi, come succede spesso, affermare che è stato frainteso (le frasi però le abbiamo viste e sentite tutti in una intervista divulgata sui media) e sostenendo che si stanno imbastendo polemiche pretestuose.
Temo ancora una volta che questo argomento "monetario" sfoderato in modo apparentemente incidentale sia la solita tecnica di indicare la solita pagliazza nell'cchio del prossimo di turno per non far vedere la trave che si ha nel proprio occhio (come quando nel 2006 attaccava i governi di centrosinistra rei di aver "sbagliato" a suo tempo la negoziazione del rapportoi di cambio lira-euro).
Il Cav. Berlusconi ha presentato un documento in sede Ue estremamente importate, impegnativo e grave (peraltro discutibile nei contenuti oltre che nelle modalità di attuazione che sono il succo delle intenzioni prospettate) ed evidentemente deve trovare un argomento che distolga l'attenzione dell'opinione pubblica per cercare di prender, come al solito, tempo.
Ma venendo alle considerazioni "illuminanti" del Cav. Berlusconi l'euro non è nè strano ne poco convincente perchè è comparso sulla scena mondiale da 10 anni e non possiamo sostenere che sia una moneta fasulla, magari fragile.
Faccio infatti notare che l' Euro rispetto al 1 gennaio 2002 si è rafforzato nei confronti del dollaro americano (da 0,8973 a 1,4148) e della sterlina (da 0,612 a 0,877) mentre si è deprezzato nei confronti del franco svizzero (da 1,4769 a 1,2214).
Questo vuol dire che che10 anni fa ci volevano 0,89 dollari per acquistare un Euro, mentre oggi ce ne vogliono 1,41; per la sterlina bastava 0,61 centesimi per acquistare un euro, mentre oggi ce ne vogliono 0,87 (per il franco svizzero invece è avvenuto proprio l'inverso).
I miglioramenti dei rapporti di cambio ovviamente non dipendono soltanto dall'andamento della economia europea, ma anche da quella americana e anglosassone, ma non si può certo sostenere la validità degli aggettivi attribuiti dal Cav. Berlusconi.
Peraltro nonstante il deprezzamento del dollaro l'Europa - con Germania e Italia in primis - continua egualmente ad esportare oltre che nella Ue, ampiamente anche fuori Ue, tanto che anche l'euro è diventata una moneta di regolamento interanazionale, pari del dollaro americano.
Il problema dell' Europa - non del''euro - è che nel suo complesso ha una crescita contenuta poichè mentre alcuni stati crescono a livelli accettabili, altri non crescono per nulla o molto poco e questo non dipende da congiunture sfavorevoli,  pertanto  temporanee, ma perchè alcuni stati come l' Italia, che è la terza potenza UE, ha una struttura ingessata da riformare, appesantita non solo dal deficit di bilancio, ma soprattutto dallo stock del debito.


La fragilità che inguaia l'Italia deriva dagli errori  della sua conduzione politica che ha per prima cosa mal interpretato i fenomeni di crisi in quanto i governi succedutisi nell'ultimo decennio si sono preoccupati di tenere sotto controllo il deficit di bilancio, quasi che le crisi susseguitesi fossero congiunturali e non strutturali.
In effetti per superare una crisi economica e rilanciare la crescita di un paese, si parte sempre dalla riduzione o azzeramento del deficit, ma poi se lo stock del debito è enorme occorre proseguire con una politica di rigore (che può anche procurare mal di pancia al proprio elettorato di sostegno), non dovendosi e potendosi accontentare sulla ipotesi di una crescita robusta che consenta anche l'abbattimento del debito.
Con un debito come quello italiano non si può sperare nello stellone ovvero in una crescita annua del 3 o 4%   che possa consentire in 10 anni di abbattere il debito del 40%, ma bisogna trovare formule e ricostruzioni che consentano nello stesso tempo in modo inequivocabile di ridurre progressivamente il debito.
In questi 10 anni tre governi, di cui due molto forti come consenso e sostegno parlamentare, questa operazione non l'hanno fatta; anche se a fine 2005 il Cav. Berlusconi promise che con l'anno successo, tempo d'elezioni politiche, il debito dello stato sarebbe sceso sotto il 100% del Pil.
Ma tornando all'Europa gli altri stati principali hanno "fondamentali" migliori del nostro e i possono permettere tempi di crisi e maggior utilizzo del debito, perchè strutturalmente sono più efficenti e veloci nel ripartire (e con sock di debito ben più contenuti rispetto al nostro).
Per l'Italia non è così e nei momenti di crisi, prima finanziaria e poi economica, la scarsa crescita e l'alto debito provocano maggiori tassi al servizio del debito da pagare.
Quel che preoccupa quindi è il fatto che se i tassi sul debiti tendono a rimanere sempre alti (siamo al 6% sui titoli a 10 anni) è evidente che questo fenomeno farà aumentare lo stock del debito perchè l'economia italiana non ha la capacità e potenzialità di crescere annulamente a questo livello (non ci è riuscita con tassi bassi come può riuscirci ora ?).
L'anno prossimo scadranno 290 miliardi di euro di titoli a 10 anni in Italia e se disgraziatamente i livelli dei tassi richiestici sono quelli di questi giorni è evidente che si possono trovare alchimie ( come quella di rinnovare questi titoli in scadenza a soli 5 anni), ma queste sarebbero utili solo a circoscrivere il danno, non a risolvere il problema, con il pericolo che avvenga un avvitamento dell'economia sempre più preoccupante.
Puntare quindi; da parte del Premier; il dito contro l'euro (pur smentendo prontamente) è una tecnica per trovare un colpevole per l'opinione pubblica italiana (come quando si attaccano gli stranieri che ci "rubano" il lavoro,  peraltro offerto da nostri connazionali), mentre invece occorre avere l'onestà intellettuale di intraprendere iniziative che portino i nostri "fondamentali" economici e finanziari ad essere sempre più omogenei a quelli dei nostri principali partner europei; rammentandosi ogni giorno che le politiche di "lacrime e sangue" dipendono dal ritardo colpevole (decennale)con cui queste verrebbero messe in campo (più si tardi si ripara il tetto, più grande è il danno).
Solo allora sarà possibile procedere alla ulteriore unificazione europea delle politiche economiche, fiscali, del lavoro e del debito tanto agognata dal nostro Premier.
Solo allora, quando le strutture dei debiti sovrani saranno omogenee e contenute e le capacità di spesa virtuose, sarà possibile ricorrere ad una provvista unica con gli Eurobond tanto propugnati dal Ministro Tremonti
Oggi, lo si è visto, la proposta è irricevibile poiché nemmeno noi (se fossimo al posto della Germania) accetteremmo di sopportare un costo del debito attraverso gli eurobond più alto di quello che sosterremmo facendo da soli.
Appare evidente che per la vera unificazione complessiva rigore e virtuosismo devono essere la regola e le furbizie come sempre hanno le gambe corte; un solo esempio: la Grecia è nei guai per aver truccato i conti 10 anni orsono, mentre è di oggi la notizia che la Germania ha rilevato un errore nel suo bilancio per cui lo stock del suo debito cala di 5 milardi di euro !!  

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