sabato, novembre 05, 2011

IL CAV. BERLUSCONI DEVE LASCIARE PER IL BENE DELL'ITALIA

Nonostante la situazione economica finanziaria oggettiva dell' Italia il Cav. Berlusconi insiste e persiste nel non voler prendere atto che è politicamente finito e nel voler continuare a ricercare un solo strampalato motivo per non rinunciare al suo mandato.
Anzi persiste ed insiste nel favoleggiare slogan che minimizzano il problemi della realtà o che addirittura li nasconde.
A differenza di George Papandreu, capo del governo greco,  che forse un pò troppo ruvidamente ha messo di fronte alla dura ed amara realtà tutti i greci e tutti i partiti del parlamento, di opposizione e di maggioranza, il nostro Premier continua a traccheggiare   non aggredendo la crisi con politiche convincenti cercando di coinvolgere il più possibile le opposizioni, che a sentir lui, sarebbero le responsabili storiche del disastro che ci troviamo davanti.
Comiciando dalle favole vedo che il Cav. Berlusconi racconta ancora le le enormi bugie di un tempo, quando attacca i responsabili della conversione lira euro (Ciampi e Prodi); se lo metta ben impresso nella mente: nel 1998 i rapporti di cambio erano i seguenti :1 Ecu = 1944,67 lire = 1,97581 marchi = 1,08772 dollari = 6,529 franchi francesi !
In quel tempo si passò al regime dei cambi fissi e si negoziò la conversione con la nuova moneta, l'Euro, che sostituì l'Ecu, raggiungendo il rapporto 1936,27.
Sostenere che si poteva trattare un rapporto a 1500 lire o forse è meno è affermazione demenziale supermegagalattica intanto perchè la matematica non è un'opinione eppoi perchè in nostri partner UE non hanno certo l'anello al naso.
Ricordo infine al premier che con la crisi dell' 11 settembre 1992 che provocò l'uscita dallo SME (si ricorda cos'è?) il rapporto Lira-Ecu volò ad oltre 2200 lire per cui la lunga marcia di avvicinamento ad un miglior rapporto di cambio per poter entrare nell'Euro, nel 1998 si era ormai esaurita (-265 lire ca) e non c'erano più spazi obbiettivi ed oggettivi per migliorarla.
Ma continuando, ieri, il Cav. Berlusconi, che vede sempre il bicchiere mezzo pieno, ha minimizzato sulla nostra gravità della crisi sostenendo che siamo un paese agiato che riempie i ristoranti, gli aerei e gli alberghi sostenendo quindi implicitamente che la nostra può essere solo una crisi finanziaria ( peraltro importata); mi domando quindi perchè se è un problemuccio contingente, e siamo tutti agiati e ben pasciuti, non proporre una bella "una tantum" per pareggiare i conti e proseguire tranquilli come in passato ?
Tra l'altro noi tutti italiani saremmo, se fosse vero, dei veri maghi poiché il Cav. Berluconi sosteneva nella campagna elettorale del 2006 che molti italiani non arrivavano alla quarta settimana e nel 2008 non arrivavano alla terza (ecco perchè non se ne parla più) !
Penose infine (per il momento) le sue considerazioni sugli interventi di Ue e Fmi; quanto alla Ue si è molto spesso trincerato per sue iniziative legislative sosenendo che ce lo chiedeva  propio la Ue, nascondendo poi la lettera ricevuta a firmaUe-Bce, e rispondendole, con colpevole ritardo con promesse effimere; da manuale della satira poi la affermazione che il Fmi sarebbe una sorta di revisore dei conti, di società di rating, pensando che gli italiani non si ricordino di quando il Fmi ci prestò 500 miliardi di dollari nel 1976 per tappare il buco creatosi nel nostro bilancio.
Bene ha fatto non accettare, questa volta l'offerta d'aiuto, perché ci sono le premesse, con opportune azioni, di  riprendere la rotta, ma il problema del crescente costo del nostro debito è un problema che va ridimensionato velocemente (lo spread dei btp sui bund tedeschi si è allargato anche perché è diminuito il tasso tedesco) e se non trova la formula migliore, abbia la compiacenza di lasciarla ricercare ad altri.
Quanto allo stock di debito, qualsiasi esso sia, trova la responsabilità del suo essere sia nella classe politica che l'ha governato sia in tutti gli italiani che ha eletto i governanti (anche gli oppositori che non son diventati maggioranza); ne consegue, che per quanto ha governato, anche il Governo del Cav. Berlusconi ha la sua responsabilità; sostenere il contrario significa ammettere in modo netto e chiaro la propria incapacità a governare e l'ininfluenza a saper governare le situazioni critiche.
Quanto al paragone con la Grecia, George Papandreu, ha vinto le elezioni dopo  un governo di centrodestra durato oltre un decennio e si è trovato difronte una situazione economica e finanziaria disastrata che non poteva certo nascondere, nè alla Grecia nè alla Ue; ha quindi  cominciato il suo lungo calvario con contestazioni forti sia in Parlamento che nelle piazze in risposta alle sue politiche di lacrime e sangue che è stato costretto a porre in essere.
Ebbene il risultato che si stava prospettando non era soltanto il disfacimento della sua maggioranza, ma il reale pericolo che le sue scelte fossero sconfessate politicamente, tanto da far uscire la Grecia dall'euro.
Ha minacciato un pò incautamente un referendum sul tema che ha spaventato un pò tutti, ma ha inchiodato alle rispettive responsabilità tutti i Greci e tutti i partiti di governo e di opposizione.
Come contropartita ha proposto , a sua guida, un governo di salute pubblica per governare questa fase veramente critica.
Ricordo che il Grecia, tanto per evidenziare che i brutti vizietti non sono solo dell'Italia, moltissimi  cittadini con grandi patrimoni sono talmente attaccati alla loro patria che  hanno pensato bene, da tempo, di trasferire le rispettive residenze altrove per cui qui si è reale il fatto che paghino il dissesto finanziario dello stato solo i ceti medio bassi, visto che gli altri son scappati.
Il nostro Premier al contrario è così tronfio del proprio potere, cosi' presuntuoso del consenso attribuitogli tre anni fa (consenso che si sta progressivamente sfaldando con il trasferimento ad altri gruppi dei suoi parlamentari) che si guarda bene dal ricercare, senza guardare in faccia nessuno, la formula e le soluzioni più utili alla sistemazione economica e finanziaria dell'Italia; imbastisce invece una serie di iniziative, soltanto enunciate senza far comprendere come e quando le tratterà, che non convincono (come le sue promesse delle campagne elettorali) più nessuno.
Non solo i suoi sostenitori lo credono più, ma non ci  redono più anche i nostri interlocutori internazionali del cui consesso dovremmo fare parte anche noi relegando la settima potenza mondiale sullo strapuntino.
Anche i più fidati collaboratori stanno cercando di convincerlo a lasciare, ma il Cav. Berlusconi chiede ancora tempo, 72 ore, per cercare di ricostruire una maggioranza che non lo sfiduci perchè questo è il suo obbittivo, non quello di approntare politiche efficaci per tirarci fuori dalle sabbie mobili.
Cosa dovrebbe fare invece ?
Innanzitutto convincersi, proprio perché l'ha tirata troppo per le lunghe, che non può essere più il timoniere pro tempore dell'Italia dimettendosi in queste ore senza indugio e patrocinare - o far patricinare dai partiti di maggioranza (?) -  un governo di larghe intese che metta mano alle iniziative più utili, anche se impopolari.
Il voto di martedi sul bilancio consuntivo 2010 non sarebbe quindi un problema, mentre nel frattempo si formerebbe velocemente un nuovo ampio governo che modifichi efficacemente la proposta di legge di stabilità da votare secondo il calendario prestabilito (per non finire in esercizio provvisorio).
Il tempo è poco ed il Cav. Berlusconi non si può permettere il lusso di andare a ricercare maggioranze raffazzonate che potrebbe non trovare già da martedì prossimo.
La politica ed il governo dell'Italia non è un gioco alla roulette russa sia per i danni, ulteriori, che si potrebbero provocare sia per i danni che si potrebbero provodare all'area Ue.
E questo il consesso internazionale non ce lo perdonerebbe tanto facilmente.
Occorre aver coraggio anche a lasciare, ma è questo che ci vuole oggi per l'Italia !!

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