mercoledì, aprile 21, 2010

IL TALLONE D'ACHILLE DEL PDL

E' proprio vero che o prima o poi i nodi vengono al pettine.
Ad un anno dalla sua cosituzione il Pdl è investito dalla sua prima e grave crisi nonostante il problema venga minimizzato dal fatto che la contestazione interna promossa dal Presidente Fini accolga una fascia consistente, ma minoritaria rispetto a quella che si potrebbe intendere se si contassero tutti coloro che sono stati eletti in quota ex An.
Certamente in tutti questi anni il Presidente Berlusconi ha saputo, con una sua tecnica del tutto fuori dagli schemi tradizionali, costruire una coalizione consistente con la quale ha vinto per ben tre volte le elezioni nazionali, ma la sua fragilità sta nel fatto che se la personalizzazione del partito e della coalizione ha ottenuto la maggioranza relativa dei consensi è altrettanto vero che questa grande forza non ha prodotto una adeguata politica che, a prescindere dalla sua impostazione, non ha assolutamente soddisfatto gli interessi e le attese della maggior parte degli italiani.
Un gigante insomma con i piedi di argilla che ha vinto tutto quello che c'era da vincere, ma non ha mantenuto nessuna delle promesse fatte sulla libertà, sulla modernizzazione, sulla competitività, sullo sviluppo economico e sociale; anzi ha mantenuto tutte le sacche di monopoli grandi e piccoli, interessi delle lobbies grandi e piccole, favorito le rendite di posizione a tutti i livelli.
Il grande bluff per mantere un partito personale è quello di puntare a cambiamenti istituzionali e costituzionali che apparentemente darebbero maggior potere di governabilità, ma in realtà non servirebbero - ammesso che possano venir attuati - che a spostare in là i problemi, visto che è ormai chiaro che al Premier interessa soltanto il rinoscimento della sua potenza personale.
La scelta infatti di un premier con maggiori poteri o di un presidente della repubblica con poteri maggiori dipende dalla ragionevole possibilità di venir eletto premier o presidente.
Emerge ora che il partito personale non può avere futuro; per prima l'ha sempre capito la Lega che, a parte l'evento del 1994 che fece cadere il primo governo Berlusconi, è stata sempre una fedele alleata, ma ha sempre voluto mantenere la sua indentità (e i suoi obiettivi federalisti) e questo gli ha dato sempre più ragione con i fatti visti i risultati anche alle recenti elezioni regionali, dove invece il Pdl ha segnato il passo, perdendo milioni di voti e favorendo in modo significativo il partito del non voto.
E' vero che squadra che vince non si cambia, ma è altrettanto vero che sono passati 16 anni dalla nascita del fronte di centrodestra, e bisogna cominciare a guardare al futuro affinchè questo patrimonio - inefficacie ed inefficiente - non si disperda (anche la Lega ha generato al suo interno possibili e valide alternative al gran capo Bossi).
Per far questo occorre dibattere lo sviluppo di una politica efficace nel tempo all'interno del Pdl e a questo pensa il Presidente Fini quando interviene su vari temi, sulle tattiche, sulle alleanze per "aiutare" l'uomo solo al comando a governare, ma a creare anche un futuro, una prospettiva.
Si accusa Fini di essere stato accentratore e decisionista quando era alla guida di An, ma - se pur vero - questo non gli ha impedito di favorire continuamente la crescita di una classe dirigente che possiamo riscontrare con la su presenza a tutti i livelli di rappresentanza politica sia nazionale che locale.
Non sono solo i cosiddetti "colonnelli" - che peraltro in buona parte gli hanno voltato le spalle - ma anche molti altri che senza questa semina non sarebbero emersi anche in questi giorni.
Il dibattito sui temi di politica concreta interno al Pdl insomma servirebbe a far crescere i guadri dirigenti e da questi porebbero emergere i futuri leader; al contrario se la tecnica di dibattito interno è governata in modo centralistico e controllato, di futuro prossimo se ne vederà ben poco (e non solo per lo stesso Fini) visto che il Pdl ha svolto da un lato un ruolo quida nella coalizione, ma non sta producendo una classe dirigente che possa dare continuità politica.
Per di più non sta producendo azione politica utile al paese, ma solo una politica della promessa perpetua - politica della annunciazione come quella di Lello Arena negli schetch con Massimo Troisi nella parte della Madonna - che produce vantaggi per la Lega e sempre minor consenso - nonostante le apparenze - per il Pdl.
Si prospetta a questo punto una struttura del partito Pdl in almeno due correnti, struttura che nel passato - ed anche ora in altri partiti, Pd in primis - può creare un eccesso di dialettica con il rischio di creare immobilismo, ma nel caso del Pdl appunto l'immobilismo già c'è e la prospettiva non può essere solo le alleanze di vertice che lo aumenteranno sino ad essicarlo.
Questa situazione peraltro non giova al paese, nemmeno al popolo del Pdl che sembra così compatto, perchè vantaggi diretti non ce ne sono e se continua questa deriva con fatti politici inesistenti o modesti, il conto che si presenterà fra qualche anno al paese e agli italiani sarà parecchio severo (da ormi 10 anni l'Italia cresce meno degli altri stati e di inversioni di tendenza non se ne vedono).
Il problema quindi che il Pdl si avviti progressivamente su se stesso non è solo un problema suo, ma un problema per il futuro dell'Italia.
Tutti questi eventi devono essere di monito per i partiti di opposizione: il tipo di alleanza e i temi politici da trattare che stanno indebolendo politicamente il Pdl sono i chiari esempi che l'opposizione deve assolutamente evitare.
Le componenti o le correnti dei partiti, di taluni partiti come Pd e Idv, vanno utilizzate veramente per generare sinergie ed implementare politiche efficaci che attraggano consensi e sostegno.
Se l'obiettivo è quello di generare maggioranze che pongano in essere politiche utili al paese occorre veramente che avvenga una reale integrazione tra programmi ed alleanze, laddove gli uni dipendono dalle altre e viceversa.
Diversamente c'è veramente il rischio che l'elettorato si distacchi sempre più dalla politica - fenomeno che si sta già manifestando in modo preoccupante - se a questo non si aggiunge anche il rinnovo progressivo della classe dirigente.

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