venerdì, marzo 11, 2011

RIFORMA COSTITUZIONALE DELLE GIUSTIZIA: SENTO PUZZA DI BRUCIATO

Ed ecco arrivata la proposta di legge costituzionale della Giustizia tanto sventolata come uno slogan da stadio di calcio da almeno 15 anni ed ecco che arrivano puntuali le contestazioni ed anche le affermazioni indecenti.
E' infatti indecente che il Premier sostenga (se non ho capito male) che se questa riforma fosse stata fatta 20 fa non avremmo assistito agli effetti di "mani pulite"; come a dire se questa riforma fosse esistita dal 1990 non avremmo saputo nulla di tangentopoli e pertanto non avremmo visto "mani pulite" con le sue condanne ed anche con i suoi drammi.
Nella migliore delle ipotesi - ma è sempre una tesi indecente - questa riforma non avrebbe consentito il presunto strapotere della Magistratura che ha scoperchiato uno dei più gravi scandali della vita pubblica repubblicana; in realtà il potere della Magistratura sino ad allora era ingessato dal sistema immunitario della Politica e solo l'abolizione di questa immunità ha consentito di perseguire i manigoldi.
Implicitamente il Premier, con questa affermazione appunto indecente, ammette che lo scopo di questa riforma è quello di regolamentare diversamente, depotenziare, il potere dell'ordinamento giudiziario, non quello di favorire una migliore erogazione nella gestione della Giustizia nell'interesse di tutti i cittadini, passati, presenti e futuri !
Fatta questa premessa è fuori di dubbio che qualsiasi novità può spaventare, preoccupare tutti, magistrati compresi, che possono ritenere di veder ridimensionato il proprio ruolo professionale, ma questo disegno di legge costituzionale deve sollevare parecchie e regionevoli inquietudini soprattutto nei cittadini che dovrebbero beneficiare di questo diritto inalienabile, che siano possibili future vittime o futuri colpevoli.
La Giustizia è un diritto inalienabile per qualsiasi comunità realmente democratica che deve essere amministrata con certezza, continuità e coerenza, per cui le norme che regolano la sua gestione debbono rispettare questi tre concetti ed il sistema migliore, una volta definito il perimetro operativo della Magistratura che ha la funzione di applicarla, poggia sul principio della autonomia ed indipendenza appunto della Magistratura.
E' per questo che i Padri Costituenti della nostra Costituzione hanno applicato questi due principi nella costruzione e gestione di tutte le istituzioni(poteri dello Stato)e ordinamenti, proprio per creare quella impermeabilità che lascerebbe operare in autonomia ognuna di queste senza ingerenze esterne.
Ci sono poi gli strumenti di controllo ed autocontrollo - pesi e contrappesi - per cui il circuito così costruito ci consente di essere ssolutamente tranquilli sul fatto che non possano nascere devianze o derive pericolose per la democrazia.
La legge costituzionale che tocca ben 12 articoli della Costituzione invece non cerca di migliorare ulteriormente la qualità della gestione della Giustizia da parte della Magistratura, non cerca di rimuovere queli ostacoli di metodo e di merito che producono lunghi tempi per riungere allesente, ma mette a quest'ultima una serie di briglie, perché è troppo focalizzata sul come si devono comportare i magistrati - inquirenti e giudicanti -e molto meno suo come amministrare la Giustizia in modo più efficente (peraltro per questo scopo non occorrerebbe scomodare certo la Costituzione).
Demanda infatti al potere Politico la scelta degli indirizzi d'azione della Magistratura sia con la scelte delle priorità di reati da giudicare (dando quindi al Ministro di Grazia e Giustizia il potere di sconfinare nel ruolo della Magistratura che deve essere autonomo e indipendente), sia nella composizione degli organi di controllo troppo sbilanciati a favore appunto del Parlamento e Governo pro tempore vigente.
L'iniziativa non mi piace in se e per se, a prescindere quindi dal fatto che l'abbia confezionata quel saputello del Ministro Alfano; l'avesse ideata un ministro di una coalizione diversa o addirittura antagonista alla attuale il mio giudizio sarebbe sempre e comunque negativo perchè la Politica ed i politici passano (nel senso di ministri governi e parlamentari), ma la Giustizia resta e deve restare nel tempo con assoluta coerenza.
La rivoluzione copernicana del Ministro Alfano ha l'evidente scopo di depotenziare il perseguimento della Giustizia innanzitutto depotenziano funzioni e ruolo della Magistratura inquirente la cui azione è sottoposta agli indirizzi politici, è privata dell'uso delle forze di polizia e dulcis in fundo, sottoposta ad un controllo meramente amministrativo da parte di uno specifico Csm, composto per metà da eletti dal Parlamento.
A quest'ultimo riguardo faccio notare che quel che conta operativamente - anche oggi in Csm - è il Vice Presidente, scelto tra i nominati parlamentari, per cui la funzione di autogoverno va a farsi benedire visto che il suo voto vale doppio (se non ci sono assenze la parità è garantita).
Comunque, anche così non fosse, si precostituirebbe una situazione di stallo permanente per cui potrebbero molto spesso venire a mancare le duvute e necessarie decisioni che non renderebbero un buon servizio alla efficenza di quella funzione (giudicante o inquirente che sia).
Ulteriore depotenziamento dei Csm è quello di vietare le comunicazioni di indirizzo giuridico (politico è una invenzione perchè si parla di applicazioni di legge) che possono costituire un utile vademecum ai magistrati.
Cigliegina sulla torta - anche se sembra un beau jeste - riguarda l'ineleggibilità dopo 4 anni di mandato; infatti questa consente il continuo ricambio degli eletti dal Parlamento per cui vi sarà sempre una contiguità, una coerenza tra eletti al Csm e maggioranza parlamentare, oltre che governativa, pro tempore vigente.
Una sorta insomma di spoil systhem costituzionalizzato visto chele nomine di origine magistrale devono riguardare giudici inquirenti di alto livello e pertanto con pochi anni residui d lavoro in Csm.
Questo giochetto è speculare anche nel Csm che dovrebbe autogovernare i magistrati giudicanti per cui, ribadisco, mi si accappona la pelle al solo pensare che vi sia minore autonomia implicita, aggravata dal fatto della contiguità con la maggioranza parlamentare tempo per tempo vigente.
Non sarei tranquillo nemmeno se maggioranza e governo fosse a me gradito perché sparirebbe la certezza che non avverrebbero camarille o indebite pressioni sulla Magistratura.
L'attuale composizione del Csm - 2/3 i togati e 1/3 i parlamentari - garantisce l'autonomia da un lato ed anche il controllo da parte del potere politico dall'altro.
L'altra cosa che non mi va è la separazione delle carriere la cui introduzione sarebbe giustificata dal fatto di voler dare peso identico alla accusa e alla difesa, ma questa è in realtà una grossa baggianata che serve soltanto a giustificare l'operazione analizzata in precedenza.
Mentre la difesa è per principio inalienabile di parte, il magistrato inquirente invece deve tener conto anche delle ragioni della difesa oltre che quelle delle vittime, tant'è che deve seguire procedure che tengano conto dei diritti degli eventuali colpevoli e può proporre al giudice istruttore pure il proscioglimento.
Nel caso di eccessi da parte dei Pubblici Ministeri o dei Gip il Tribunale del riesame può anche annullare decisioni prese qualora le considerasse appunto spropostitate.
Se poi si aggiunge il fatto che non vi possano essere travasi tra Magistratura giudicante e quella inquirente, ecco che lo scopo è ancora più chiaro.
Nei fatti, da tempo immemore, ogni magistrato sceglie la sua via professionale - in coerenza con le proprie capacità e le necessità della amministrazione della Giustizia - per cui non è facile vedere passaggi da una funzione all'altra; fermo restando che la continuità è un moltiplicatore di valore e non il contrario e non si sono mai riscontrate ingerenze tra le due funzioni.
Il fatto poi che i magistrati inquirenti siano semplicemente considerati dei dipendenti della P.A., come - con tutto il rispetto - i Cancellieri o gli impiegati che sono anch'essi pubblici ufficiali (nell'esercizio delle loro funzioni), mi sembra una formula utile per sminuire questa funzione che ha l'ingrato compito di perseguire i colpevoli dei reati per i quali sono stati informati .
Certo i magistrati inquirenti devono perseguire il reato e non ricercare notizie su eventuali reati, ma per evitare questo è ufficiente un controllo più stretto appunto da parte del Csm.
A completamento di questa bella "controriforma" vi è l'art. 14 che introduce il principio che è la legge - ordinaria - che decide se sia possibile o meno ricorrere in appello anche per sentenze di proscioglimento.
E' evidente che questa norma costituzionale ha per così dire la "libertà vigilata" in quanto è aggirata con la facoltà attribuita al Parlamento che decide se e quando appellarsi; questo significa anche che ogni legislatura si possono cambiare le regole, se cambia la maggioranza, oppure i cambiamenti possono avvenire per esigenze politiche o di parte: la certezza, la tranquillità che ciò non avvenga non ce la può dare nessuno !
Sempre lo stesso giochino rispunta, oltre che in altri articoli, anche nel successivo art. 15 laddove l'obbligo dell'azione penale non è una regola fissa e predeterminata, ma sarà la legge ordinaria a decidere il come e il quando.
Peraltro anche ora per appellarsi occorrono valide e nuove argomentazioni altrimenti il processo finisce li; quindi la prosecuzione è già consentita, ma non in modo illimitato: sarà il potere politico a deciderlo a suo piacimento!
Il Titolo IV della Costituzione insomma viene stravolto perchè non ci troviamo più di fronte a principi immodificabili, ad una carta impermeabile e stabile, ma ad enunciazioni piene di aleatorietà, enunciazioni aperte ai venti che verrebbero prodotti dal potere politico che come sappiamo è mutato e muterà in futuro chissa quante volte; per cui sotto il profilo della certezza del diritto e quindi della Giustizia si porebbero veriricare in ogni legislatura cambiamenti di indirizzo che non lascerebbero certo tranquilli i cittadini nella difesa dei propri diritti sia di presunti colpevoli che di vittime certe.
Faccio poi notare che l'impianto di questo disegno di legge modifica diversi articoli formulati in maniera chiara e sintetica con altri che introducono distinzioni ed affermazioni sibilline; oppure si introducono nuovi articoli o parti di essi, molto sintetici, ma sibillini che messi li cos' sembrano enunciazioni di principio prescrittive, mentre in realtà non lo sono: l'art.17 afferma che questa legge costituzionale non si applica ai processi in corso alla data della sua entrata in vigore.
Ebbene sembrerebbe che tutti coloro che hanno pendenti dei processi non potranno avvantaggiarsi essere svantaggiati, ma questo cozza con quanto dice l'art. 14: se venissi prosciolto o assolto in prima istanza ed il reato addebitatomi non fosse incluso in quelli per i quali è consentito l'appello, ecco che la nuova legge diventerebbe applicabile anche per il sottoscritto.
Inoltre toccare questo tasto è assai delicato perchè tutela l'eventuale colpevole, ma l'interesse della vittima - privato, società o Stato che sia - chi la difende ?
Nella storia della Giustizia dell'Italia certamente errori ce ne sono stati e questo non è stato certo bello, ma non sono stati una esagerazione; caso mai vi sono state molte più vittime di reati alle quali la Giustizia tramite la Magistratura non ha saputo e potuto obbiettivamente dare risposta: penso ai grandi reati di strage o ad altri reati efferati nei quali i colpevoli non sono stati mai trovati, o quanto meno non sono state trovate prove sufficienti a condannarli.
Certo è che questo non è dipeso dal titolo IV della nostra Costituzione per cui oggi proporre una controriforma di questo tipo non certo farci sperare che in futuro queste cose non accadano più.
La puzza di bruciato che sento leggendo questa legge costituzionale deriva dal fatto che sembra congegnata per attaccare e ridimensionare l'autoreferenzialità di cui è accusata la Magistratura da "mani pulite" in poi; si vorrebbe insomma ridimensionarla per vendicarsi di persecuzioni subite in passato anche recente, mentre la Giustizia resterebbe una affermazione di principio.
Così fosse non è assolutamente una buona strada, perchè è sufficiente evitare assolutamente i reati, e vedrete che persecuzioni non ne verranno!!

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