sabato, febbraio 19, 2011

150° DELL'UNITA' D'ITALIA: LA INDECENTE POLEMICA CONTINUA

L'altra sera in tv ho assistito come molti allo spettacolo di Roberto Benigni sulla "lettura" dell'Inno di Mameli, l'inno provvisorio della nostra cara patria.
Non mi aspettavo nulla di diverso: ovvero qualche battuta, qualche accenna ilare alla nostra attualità, ma soprattutto una spiegazione del contesto in cui l'inno fu scritto e musicato, l'esegesi del testo e soprattutto i riferimenti storici sia del tempo in cui fu scritto sia per i richiami storici dell'Italia che con Roma fu definita caput mundi.
La leggerezza da un lato ed i riferimenti storici dall'altro hanno evidenziato la grande cultura di Benigni, facendomi affiorare tante cose e fatti studiati in gioventù ed anche fatti nuovi che pur noti in passato non avevo mai collegato.
Mi riferisco alla descrizione ripetuta da Benigni di Dante nella Divina Commedia, nel Paradiso, quando descrive le vesti - ed i colori - di Beatrice, sostenendo appunto che i colori furono presi per identificare il vessillo sbandierato nella Repubblica Cispadana.
Ma quel che più importa nello spettacolo di Benigni è il concetto di unità d'Italia che cominciò a concretizzarsi a meta dell' 800 ed ebbe la prima formazione proprio 150 fa, con l'identificazione del Regno d'Italia e quindi dello Stato Italiano i cui contorni geografici si completarono poi con la caduta del potere temporale del Papato e la Vittoria dell'Italia nella Grande Guerra.
Oggi invece, per le posizioni autolesionistiche della Lega ci troviamo a vivere una polemica indecente e incomprensibile, quasi a voler disconoscere il passato della nostra patria che si ricreò smontando letteralmente con moti e contestazioni drammatiche l'ingerenza di tanti stati, regni, imperi o casati che avevano affettato letteralmente la nostra penisola, quasi a volersi vendicare della potenza e del condizionamento politico che nel passato aveva avuto l'Impero Romano.
La posizione della Lega è una posizione meschina ed estremamente strumentale perché sostiene un secessionismo, antistorico e controproducente, per cercare di concretizzare i propri slogan, che pur portatori di evoluzioni politiche ed amministrative, vengono sviluppati in modo traballante ed inefficente oltre che innefficace.
Intendo dire che è buona, assai buona, l'idea di spingere sul decentramento politico ed amministrativo, ma le cose vanno fatte con razionalità e soprattutto cercando, perché si tratta di cambiamenti strutturali e quindi costituzionali, maggioranze "bulgare" che impongono quindi tempi e mediazioni necessarie ed utili per raggiungere l'obbiettivo.
Un fabbricato va prima progettato e poi costruito partendo dalle fondamenta, mentre invece la Lega sta facendo l'inverso e per questo sta perdendo inutilmente un sacco di tempo, insistendo a sostenere per i suoi fini, un Premier insostenibile eticamente e politicamente parlando.
La nostra Costituzione sin dalla nascita ha previsto il decentramento politico ed amministrativo tanto che la "terza gamba", le Regioni Ordinarie nacquero nel 1970, frutto del pensiero ottocentesco di Rosmini, Cattaneo, Gioberti e Mazzini !
La Lega, nata circa 20 anni fa, si fece paladina dell'ulteriore decentramento politico amministrativo sbagliando però spartito perché quando si parla di secessione questa parola spaventa un po' tutti, anche tutti quei italiani del Nord che epidermicamente si dichiarano entusiasi, perché secessione può significare anche iper autonomia, ma può anche lasciar intuire che vi possa essere minor circolarità di idee, capitali, uomini ed imprese proprio nel momento in cui nasce l'Europa Unita con la libera circolazione di tutto il possibile, secondo il Trattato di Scengen.
Ma tornando al decentramento o federalismo che dir si voglia (rammento che il primo passo lo fece proprio il Centrosinistra più di 10 anni fa), non si è proseguito con logica perché per attuare il Federalismo occorre mettere mano a tutta la struttura politico amministrativa dell'Italia.
La nostra è una Repubblica Parlamentare "perfetta" con due Camere, per cui per fare il Federalismo occorre modificare la struttura il Repubblica Parlamentare "monocamerale" con la costituzione del Senato Regionale, ma questo non può non produrre effetti sul perimetro operativo e politico delle assemblee regionali, domandandoci anche se avrebbe ancora senso il mantenimento delle Regioni a Statuto Speciale.
Ciò significa anche, la Lega lo sa ma non lo vuol dire, che il ruolo maggiore viene assegnato ai Comuni (vi è forse la necessità se possibile di accentare tanti piccoli comuni sotto i 5 mila abitanti) e alle Città Metropolitane, per cui il perimetro amministrativo delle Provincie viene ristretto - appunto tra Comuni e Regioni - per cui c'è da domandarsi se l'efficenza a cui si dice di voler mirare non imponga la loro soppressione ripartendo uomini, mezzi e funzioni .
Tutto questa operazione non si può fare dalla sera alla mattina e necessita, proprio perché è in sostanza una nuova fase Costituente, un consenso molto ampio che impone chiarezza di idee e la volontà di saper e voler mediare tra tutte le forse politiche parlamentari (sentite anche le associazioni, le organizzasioni, i sindacati, ecc).
Asciugarsela invece come fa la Lega inneggiando al secessionismo invece rischia di restare uno slogan che diventa sempre più logoro con il passar del tempo e non è nemmeno sostenibile il concetto che tutto quanto da me indicato sia una perdita di tempo o un modo per non fa nulla.
Le motivazioni sono logiche invece perché se non si aggiunge una adeguata efficenza nelle strutture decentrate, non si raggiungerebbero risultati di risparmio evidenti e significativi, utili per sostenere una politica fedealista; per come sta andando invece si rischia di mantenere una struttura pachidermica e assai costosa che non può che imporre una maggior tassazione, nascosta o predigerita come si vuole, ma certamente non accettata dalle collettività quando ci dovesse capitare tra capo e collo.
Il Federalismo deve servire a spendere meglio e bene mentre qui si rischia di spendere sempre di più per avere sostanzialmente quanto si aveva in precedenza.
Rammento ai cari Leghisti che il primo guadagno è il risparmio!
Ma tornando alla Lega - che peraltro ieri in Cdm ha fatto un clamoroso autogol votando contro il Decreto che indicava come festa il prossimo 17 Marzo perché sancisce la sua volontà secessionista - questi tasti non li vuol toccare perché infilarsi in questi processi di cambiamento logici, significa non avere risultati immediati, significa andare a toccare nervi scoperti come l'abolizione delle Province, significa mettere mano alla struttura e funzione delle Camere, significa anche toccare per forza di logica la legge elettorale (tanto cara al Premier) e si trovano costretti per ottenere "una vittoria di Pirro" un federalismo fiscale rabberciato e costoso, sostenendo un Premier che francamente è sempre più insostenibile.
Significa anche non voler ammettere che i cambiamenti, qualsiasi cambiamento non vuol dire che tutto quanto fatto i precedenza sia sbagliato e da buttare: ogni cosa va bene per il suo tempo ed è la capacità politica (come quella personale che utilizziamo tutti per tenere curare le nostre cose
o i nostri affetti) che torna utile per migliorare ed adattare ai tempi.
Non fu un errore per esempio costituire l'Iri perché in quel momento servita un istituto statale utile a ricostruire l'Italia del dopoguerra; caso mai, per scopi clientelari, passarono troppi anni per la sua liquidazione.
La nazionalizzazione dell'energia elettrica smontò monopoli borbonici e fu assai utile al rilancio industriale dell'Italia; fu utile altrettanto privatizzarla (si fa per dire) perché l'Italia non era più in calzoni corti.
L'immunità parlamentare fu introdotta per tutelare la libertà dei parlamentari da possibili condizionamenti prodotti da 20 di dittatura, 5 di guerra mondiale, 3 di guerra civile ed il passaggio da Regno a Repubblica; fu poi tolta perchè era divenuta una impunità parlamentare che stava mandando in rovina il paese.
Oggi la Lega, anche mistificando e tirando come un chewingum la nostra storia, non può uscirsenene con considerazioni antistoriche sostenendo che i moti dell'800 hanno avuto lati oscuri, oltre a luci anche le ombre: ma chi non ne ha ?
E evidente che in tutti i sommovimenti - anche in quelli che a catena riscontriamo avvenire negli stati arabi e mediterranei - non ci sono solo belle pagine, ma anche pagine grondanti di sangue tanto che posso affermare con tutta sicurezza che non esistono rivoluzioni al mondo che trovino tutti felici e contenti.
Certo è che utilizzare i cosiddetti "lati deboli" o "punti oscuri" della storia per confutarla e contestare i suoi riultati, mi sempra la madre di tutte le strumentalità.
Tornando a Begnini rammenterei ai tanti cari leghisti - compresi i ministri che gridano oggi alla follia incostituzionale per la decisione sulla Festa d'Italia - le pochissime parole, ma chiare e mirate, da lui formulate per spiegare la differenza tra patriottismo, nazionalismo e razzimo !
Non saluto quindi come Borghezio "buona Padania", ma da buon repubblicano un "Viva Verdi"!!

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