sabato, ottobre 17, 2009

MAGGIORANZE MUSCOLOSE E.... INCONCLUDENTI

Riprendo a scrivere dopo alcuni mesi non tanto perchè non ci fosse materiale ed eventi su cui riflettettere, ma per esclusivi motivi di tempo e di presenza continuativa al sito ed internet più in generale.
Di fatti, da giugno, ne sono occorsi parecchi sia sul piano internazionale che interno, di tutte le specie e volerne riparlare, anche su quelli più recenti potrebbe risultare un fatto ripetitivo e poco originale.
L'analisi riguarda una grossa contraddizione che caratterizza la maggioranza di governo di centro destra interno che ha retto le sorti dell'Italia nel periodo 2001 - 2006 ed il periodo 2008 - 2009 (ottobre).
E' fuor di dubbio che i governi di centrosinistra dal 1994 nelle loro svariate formule e composizioni si sono retti su maggioranze striminzite e queste sono state la causa della loro durata e dei risultati che avrebbero potuto essere ben più significativi di quelli riscontrati.
Le maggioranze pletoriche e litigiose hanno retto bene sulle problematiche contingenti, ma la stagione delle riforme è stata enunciata e solo timidamente avviata.
Quindi è la mancata solidità delle alleanze e la modesta maggioranza che ha tenuto questi governi con il fiato corto.
Legge elettorale e le volontà dell'elettorato hanno portato ad una semplificazione del panorama politico alla quale vanno aggiunte - in entrambi gli schieramenti - operazioni di aggregazione politica che hanno semplificato ancora di più il panorama stesso.
Nel caso invece del centrodestra questo ha governato con maggioranze solide e quella in corso pure ampia, ma i risultati del primo quinquennio ed anche di quello in corso sono estremamente modesti per cui si può tranquillamente affermare che non è sufficiente ottenere ampie maggioranze parlamentari per assicurare automaticamente altrettante politiche incisive ed evidenti.
Nel quinquennio 2001 - 2006 la situazione economica mondiale subiva le conseguenze di fatti economici come lo scoppio della bolla speculativa della new economy avvenuto nel 2000 e di fatti terroristici come l'attentato alle Twin Towers, e l'avvio di due guerre in Afghanistan e poi in Iraq, che hanno sempre comunque effetti e rilevanze economiche.
L'economia italiana stentava non poco (diversi trimestri con Pil a crescita zero) dopo aver vinto la "battaglia" di conversione all'euro condotta dai governi precedenti di centrosinistra.
Che cosa ha fatto il governo Berlusconi in quel quinquennio ? Valutate voi !
Non ha assolutamente gestito la fase di change over da lira ad euro invocando la sua politica liberista con il risultato che il mancato governo di questo fatto ha prodotto la più grande redistribuzione dei redditi senza alcuna opposizione; in una fase di economia stagnante chi ha potuto ha incrementato i prezzi senza produrre grande inflazione e chi non ha potuto si è trovato in poco tempo a dover affrontare i problemi della "quarta settimana".
In quel periodo Francia e Germania si trovavano in condizioni peggiori a quelli dell'Italia tanto che il ministro Tremonti continuava ad insistere sul fatto che questi due paesi - a differenza dell' Italia - erano sotto inchiesta Ue per aver superato i parametri di Maastricht, mentre Gran Bretagna e Spagna crescevano con ampie percentuali (rivelatesi poi - obbiettivamente - fragili perchè legate ad un solo settore, l'edile per la Spagna e il finanziario per la Gran Bretagna).
La situazione meno grave dell'Italia era però frutto di politiche eccezzionali come "scudi fiscali" condoni ordinari e tombali esauriti i quali le criticità sono emerse sino ad andare sotto inchiesta Ue per il non rispetto dei parametri.
Se rileggiamo quanto dice Tremonti oggi sui pericoli e sulle previsioni dell'economia finanziaria scoppiata poi nel 2008 si resta sopresi dal fatto che pur prevedendolo nulla abbia fatto di innovativo e di preventivo (a parte proporre, invano, 1 e 2 euro di carta e nuove barriere doganale verso i paesi emergenti).
La riprova sta nel fatto che all'inizio del governo Prodi bis già si parlava di crisi nelle famiglie già alla a "terza settimana".
Sugli altri temi poco si è visto di strutturale e di innovativo: sull'immigrazione la Legge Bossi-Fini (sconfessata in parte con nuove iniziative nella legislatura attuale) sulle pensioni la revisione che sarebbe decollata nel 2008 (quindi nella legislatura successiva) e la nuova legge elettorale.
Sul resto piccole iniziative qua e la senza collegamenti strutturali e qualche legge ad personam; per il resto deserto assoluto !
Nel biennio 2008 - 2009 la musica non è cambiata perchè la stagione delle riforme e dell'ammodernamento dello stato non è partita per nulla.
Sul piano economico, pur sapendo coscientemente dei tarli finanziari che minavano l'economia mondiale e quindi anche e comunque quella italiana, si "son messi in sicurezza " i conti dello stato, ma in realtà si è cercato di tener sotto controllo i conti confidando nello stellone, mentre invece è scoppiata ad autunno 2008 una crisi finanziaria mondiale e quindi industriale per cui i conti sono andati a farsi benedire, senza nemmeno, per contrappeso, aver attuato una politica economica che proteggesse le fascie di italiani economicamente più fragili.
Per la verità le capacità di autoconservazione economica hanno costituito una sorta di paracadute per tante anziende(che ricorrono alle scorte) e tanti italiani (che ricorrono al loro risparmio), ma ora sono giunti a terra, per cui si teme fortemente che i reali effetti della crisi economica mostrino la loro virulenta in forma ritardata; se a questo si aggiunge che le capacità di recupero dei "fondamentali"(pil, consumi, produzione industriale, occupazione, ecc), ridottisi a livelli di parecchi anni fa, si preannuncia assai lenta si ben comprende che l'assenza sostanziale di una politica industriale ed economica di spinta, nemmeno oggi, non aiuta assolutamente il paese a mettersi per lo meno al passo con gli altri paesi europei.
Sul piano delle riforme, pur con il breve tempo trascorso, non si può che riscontrare la assoluta assenza di azioni ed iniziative incisive.
Non è per minimizzare ma sul tema immigrazione si è affrontato e parecchio male quella proveniente via mare dall'Africa che è circa il 10% del totale e men che meno si è imbastita una ampia politica di integrazione.
Sul tema sicurezza poi sembra più un fenomeno sgonfiato che governato perchè il gran battage di primavera 2008 su fatti accaduti è come d'incanto scomparso o quasi sostituito dai drammi degli incidenti stradali provocati anche da l'abuso di alcolici e l'uso di droghe.
Sulla Pubblica Amministrazione abbiamo visto annunciazioni di principio, ma poi di fatti ben pochi (le statistiche di Brunetta ricordano molto da vicino il pollo di Trilussa); anche l'attivazione della class action (decisa dal precedente governo e per prima cosa bloccata dall'attuale) decolla troppo morbida essendo escluso (si spera per il momento) il risarcimento del danno.
Sul piano istituzionale si sono gettate le basi (ma in effetti è soltanto una "prima pietra") sul federalismo fiscale (ma ricordo che è dal 2001 che se ne parla) e non sappiamo quali saranno i passi successivi che la riempiano di contenutti attuativi.
Ecco dunque i fatti nudi e crudi: una maggioranza ampia e solida che non riesce a partorire che un topolino.
Anzi, oltre a saper governare le emergenze (che non sono poi cosi ampie anche se drammatiche) come la monnezza a Napoli, il terremoto a L'Aquila o le frane in Sicilia, altro non si vede: di atti che riguardano la modernizzazione del paese nemmeno l'ombra e di riforme utili a tutto il paese men che meno.
Anzi vengono posti ulteriori obiettivi con il vago sospetto che servano più per mantenere alta l'attenzione su nuovi temi, piuttosto che modificare a fondo la struttura istituzionale del paese.
Anche in questi giorni si parla di modifiche istituzionali e costituzionali non comprendendo quali siano i reali obiettivi che rispondano agli interessi della collettività.
Sembra quasi che questa incapacità inequivocabile a governare, cioè a trasformare idee e programmi in atti concreti riscontrabili da tutti, non dipenda da problematiche interne, ma si voglia attribuirle alla struttura organizzativa e istituzionale del paese.
Come a dire: abbiamo la maggioranza, è una maggioranza solida e coesa, ma con tutti i lacci e lacciuoli che esistono nemmeno le buone intenzioni di cui è lastricato il nostro programma possono diventare realtà.
In quest'ottica tutto quello che può costituire intralcio o rallentamento nella "grande avanzata" diventa un fatto o fattore destabilizzante, un granello che blocca gli ingranaggi per cui partono le accuse alla Consulta, al Presidente della Repubblica, ai giornali indimentdenti, alla magistratura, agli scettici e via discorrendo.
In realtà invece l'attuale maggioranza è un gigante con i piedi d'argilla perchè anche nei temi in cui intende legifeare su materie ordinarie sopporta una discussione interna che non appare, ma che invece esiste, per cui sulla sicurezza, sulla migrazione, sull'efficenza della PA passa circa un anno perchè diventino legge.
Non parliamo poi dei temi "sensibili" dove si dedica tempo per determinare nuovi assetti e regolamenti su tematiche che non sono di importanza primaria (la primarietà deriva dalla utilità e vantaggio per la più ampia fascia di italiani), ma si rivelano utili solo per le necessità personali del premier.
Si è perso tempo inutilmente sulla norma blocca processi bocciata dal Presidente della Repubblica, si è perso tempo sul Lodo Alfano bocciato dopo un anno dell'entrata in vigore dalla Consulta le cui utilità sono altamente dubbie perchè non risolvono o non favoriscono nessuna fascia sociale nè tanto meno migliorano la qualità dell'Amministrazione.
Esponenti e leader di maggioranza sanno perfettamente che i temi sin qui affrontati non sono quelli effettivamente utili per qualificare il suo operato, ma anzichè aggiustare la rotta e scelgliere una buona volta temi qualificanti, magari non condivisibili, ma qualificanti, persistono nel ricercare colpevolezze altrui e soprattutto affrontare nuove tematiche strutturali e costituzionali, quasi a voler dimostrare che sono le regole costituzionali in essere che impediscono l'azione di questo governo.
Occorre a questo punto sgomberare il campo da equivoci nei quali l'opinione pubblica può cadere:
non è vero assolutamente che l'attuale struttura costituzionale appesantisca l'azione di governo perchè le regole costituzionali sono basate sul principio di pesi e contrappesi, per cui i processi legislativi ordinari sono chiaramente definiti e se il governo e la sua maggioranza vogliono innovare e modernizzare non hanno che da mettersi al lavoro su temi utili al paese.
Inoltre anche le riforme hanno temi di ordinaria amministrazione per cui una volta fatti salvi i principi costituzionali sta nell'eficcenza della maggioranza produrre risultati validi ed utili.
Attribuire quindi le proprie inefficenze a vincoli costituzionali che si vogliono abbattere a colpi di maggioranza relativa e successivi referendum è una operazione che rasenta una azione di tipo totalitario.
Tutta l'opinione pubblica, di centrodestra e di centrosinistra, deve essere consapevole che la carta costituzionale non si può cambiare ad ogni pie sospinto, a seconda delle proprie conveninenze o esigenze per il semplice fatto che i governi durano al massimo 5 anni mentre la Costituzione dura per sempre e per tutte le stagioni; si dimentica poi che seguire questa procedura può portare i risultati attesi in tempi assai lunghi, pari a quelli che si impiegherebbero con la procedura costituzionale classica a maggiranze dei 2/3 e doppio turno di esame parlamentare.
Quindi qual'è il motivo? Temere di non ottenere i consensi qualificati oppure voler fare un gioco al massacro ricorrendo ad un percorso ordinario e complicato dagli esiti assai incerti ?
Non dimentichiamo poi che le modifiche costituzionali essendo nell'interesse di tutti debbono avere il coinvolgimento, per la loro realizzazione, da parte di maggioranza ed opposizione; diversamente potremmo parlare di "dittatura" della maggioranza.
Altre tematiche, sempre costituzionali, vengono affrontate come la panacea che risolve tutti i mali, mentre ancora una volta si è sbagliato obiettivo (magari per secondi scopi non certo reconditi); i cittadini hanno bisogno una buona volta di una giustizia veloce sia civile che penale per cui non centra proprio nulla ipotizzare la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri; qual'è il vero motivo di questa separazione ? Non è certo quello di velocizzare le procedure di giudizio perchè per ottenere questo occorre agire sulla organizzazione della giustizia, non sulla separazione dei ruoli che già esiste (il giudice o i giudici giudicano, il giudice istruttore determina se sussistono i reati, li classifica e rinvia a giudizio, il pubblico ministero rappresenta lo stato nei confronti di chi ha commesso reati).
In realtà con questa operazione si vuole dividere in due l'organo di controllo della magistratura tutta, il CSM, e trasferire al potere esecutivo una parte della magistratura con correlazioni politiche immediate che non assicurano nel tempo omogeneità.
Il Csm è nominato per un terzo dal Parlamento, per un terzo dalla Anm e per un terzo dal Presidente della Repubblica per cui (come per la Consulta) le forse politiche e istituzionali che li eleggono si elidono a vicenda creando quindi la sua reale autonomia ed indipendenza.
Ora se si attuasse la separazione delle carriere e degli ordini di controllo uno di questi sarebbe il potere politico esecutivo (il governo in carica) con una connotazione politica quindi che non garantisce sin dal giudizio autonomia ed indipendenza.
Qual'è, ripeto lo scopo ? Attribuire all'esecutivo ulteriore potere per farlo più bello?
Oppure attribuire a questo esecutivo un potere di manovra per interessi di parte ?
Altre modifiche costituzionali riguardano ampiezza e funzioni dei due rami del parlamento affiancate da maggiori poteri attrobuiti al capo dell'esecutivo.
E' un tema estenuante del quale si parla da tempo, ma da tempo batte il passo proprio perchè, soprattutto quello dell'esecutivo, non comporta carattere di particolare urgenza e perchè i pensieri al riguardo sono diversi e complessi.
Affrontare quindi una revisione costituzionale dei poteri politici/istituzionali e degli ordinamenti è un tema che deve appassionare tutti e deve coinvolgere tutto l'arco parlamentare affiancandosi all'attività ordinaria di parlamento e governo.
Intendo dire che se l'orientamento prevalente fosse quello del cancellierato (Germania) questo potrebbe incrociarsi bene sia con una struttura parlamentare accentrata (come ora ) che con una struttura decentrata (monocamera con senato regionale), ma se l'orientamento prevalente fosse la formula della repubblica presidenziale (Francia) ecco che cambiamenti e ruoli di Parlamento, Governo e Premier andrebbero soppesati e ridisegnati in modo sensibile.
L'azione di questi giorni del premier in carica invece dimostra di essere in forte difficoltà nonostante la sua ampia maggioranza, e gli affondi o minaccie di affrontare tematiche costituzionali da solo (o mi seguono o vado avanti da solo) dimostrano l'ulteriore sua difficoltà.
E' una chiama alle armi per i suoi alleati che presentano posizioni differenziate ?
O è effettivamente un atteggiamento violento per ribadire al mondo la sua forza ?
In entrambi i casi è una operazione che rasenta l'eversione perchè imboccare una strada di modifiche costituzionali è estremamente pericolosa anche per lui: può favorire lo scontro, una spaccatura del paese, ma può impiegare risorse, tempo e azione politica (sottratta a demi più utili al paese) che alla fine del percorso si possono trasformare in grande fallimento.
Il risultato sarà comunque quello di non aver usato al meglio la propria maggioranza e di aver prodotto danni al paese, avvolto dalle diatribe e privato di valide politiche economiche ed industriali di crescita

Nessun commento: