domenica, gennaio 08, 2006

Nervi saldi cercando di non farci male

Email inviata al Presidente DS Massimo Dalema l'8 gennaio 2006
(non consegnata perchè la casella di posta non può accettare messaggi troppo lunghi)



Egregio Presidente,

penso proprio che le vicende di questi giorni sono, spero per moltissimi italiani, chiaramente smascherabili per le evidenti finalità elettoralistiche, montate dalla maggioranza di Governo.
Per qualche giorno il Cav. Berlusconi ha avuto il buon gusto di tacere, ma poi, è più forte di lui, se n'è uscito con le sue frasi ad effetto accusando i Ds di collateralismo e dimenticando che lui invece con la politica ci è andato a braccetto per anni creando l'impero economico che sappiamo.
La cosa è poi tranquillamente continuata durante l'attuale legislatura, ma per distrarre l'opinione pubblica ha pilotato l'attenzione su di Lei che si è comprato, in società e a debito, la barca a vela.
Non voglio dire che ci troviamo di fronte ad un neo maccartismo, ma poco ci manca perché si pretenderebbe che il movimento comunista restasse agli anni 50 per poterlo accantonare o discriminare accusandolo di incapacità a governare, in coalizione, il paese nel 2006.
Si inneggia alla caduta del Muro di Berlino ed al dissolvimento dell' Urss, ma nello stesso tempo si ha la sensazione che le aggregazioni politiche di centro destra se ne dispiacciano, forse perché temono di confrontarsi con aggregazioni politiche nuove, portatrici di nuovi processi e di nuove idee e strategie politiche ed economiche.
Certo il comportamento sia etico che legale degli amministratori di Unipol, se provato, va decisamente stroncato perché non è poi diverso dai disastri commessi dai Fiorani o dai Tanzi; ma da questo voler pretendere che il movimento cooperativo, dove peraltro esistono con forza componenti anche di matrice cattolica, si debba limitare ad organizzare la forza lavoro dei braccianti agricoli, dei carpentieri o dei fabbri, come nei secoli scorsi, credo ce ne corra.
Il capitalismo si è evoluto ed il mercato si è globalizzato, ma si vorrebbe pretendere che una parte della collettività dei paesi economicamente progrediti rimanga in posizione di subalternità alla stregua dei cittadini dei paesi del terzo o quarto mondo ? Caso mai dovrà essere l'economia globale che dovrà farsi carico della eliminazione delle più vistose disparità di queste nazioni e non ampliare le diseguaglianze economiche e sociali.
Della Cina ci spaventa la continua e progressiva crescita economica, ma nessuno, o pochi, evidenziano che in uno stato nominalmente comunista, non esista più stato sociale: questo si è un grande pericolo che può portare grande instabilità, altro chè la concorrenza. A che cosa serve la crescita economica di un paese (e questo vale per tutti anche per l'Italia)se poi il vantaggio non viene ripartito fra tutte le componenti che hanno contribuito a produrla ?
Quanto al dibattito scaturito e in sviluppo nei prossimi giorni mi auguro fortemente che non si prendano posizioni massimaliste o di parte ingigantendo il problema, se problema è, più del dovuto, perché il partito ha il grande compito politico di coordinare la coalizione di centrosinistra per vincere le prossime elezioni politiche, per governare con stabilità il paese e per contribuire alla nascita di un grande Partito Democratico.
Sarà questo, mi auspico, un grande passo avanti nel bipolarismo utile per la crescita sociale ed economica dell'Italia.
Cordiali saluti
Lucio Sorge

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