lunedì, gennaio 23, 2012

LIBERALIZZAZIONI O PRIVATIZZAZIONI ?

Nella conferenza stampa  del prof. Monti dell'altra sera, relativa alla presentazione della seconda "manovra" utile all'Italia, il Premier ha chiaramente precisato che liberalizzazione non significa assolutamente privatizzare, poichè il secondo termine significa liquidare assets detenuti dallo Stato o dagli Enti Locali, affichè alla loro gestione Vi provvedano altri ad assolvere alla funzione, costituiti a imprenditori privati.
Nel primo caso invece significa togliere posizioni di monopolio piccolo e grande in mano di chiunque - sia esso pubblico o privato -  e dare anche a più soggetti - pubblici o privati, con i loro capitali, l'opporturnità di offrire, in competizione, analoghi servizi o prodotti.
Nell'ultimo ventennio abbiamo assistito soprattutto alla fase delle privatizzazioni (pensiamo all' Iri e alle banche) e questo ha portato certamente capitale alle casse dello stato, ma non ha automaticamente prodotto una competizione nella offerta di prodotti e servizi, per cui non ne è scaturita una fase di ampia concorrenza, se non in alcuni settori assai circostritti, come per esempio la telefonia fissa e mobile.
Quello a cui punta questo Governo è quindi la più ampia liberalizzazione possibile in tanti settori piccoli e grandi (assomiglia un pò alle famose "lenzuolate" di Pierluigi Bersani) per favorire concorrenza e competizione, che produca migliori servizi e prodotti, a prezzi inferiori.
Questa operazione dovrebbe consentire quindi che le risorse dei consumatori siano utilizzate a minori prezzi unitari, favorendo quindi la spesa complessiva su una più ampia e vasta gamma di prodotti e servizi, ai quali non si avrebbe accesso per mancanza di disponibilità.
Questo ancora produrrebbe da un lato la compressione delle posizioni dominanti di produttori di servizi e prodotti compreso il loro ampliamento e dall'altra l'ampliamento di quei consumi, sino ad ora preclusi al grande pubblico dei consumatori.
La possibilità quindi di spendere le stess risorse, per una più vasta gamma di prodotti e servizi.
Questa manovra in modo articolato cerca di toccare un pò tutti i settori produttivi e di servizio, ma se da un lato dovrebbe riuscire a togliere la posizione di sudditanza dei consumatori rispetto alla formazione dei prezzi che sino ad ora non riuscirebbe ad influenzare, dall'altro ciò significa che i consumatori debbono avere la capacità autonoma di saper valutare con cognizione di causa quale sia il miglior servizio o prodotto al minor prezzo relativo.
Dico relativo perchè possono esistere sempre i "cartelli" che aggirano ed attenuano la possibilità teorica di mettere in competizione gli offerenti di beni e servizi, ed esistono anche vincoli di spazio che ci possono far scegliere un fornitore piuttosto che un altro a precindere dal prezzo.
Penso infatti alla farmacie o al servizio taxi o alla pompa di benzina dove la scelta è condizionata dalla vicinanza, dalla necessità o dalla urgenza; nel caso di notai e avvocati invece questo problema non esisterebbe.
Vedremo nei fatti se l'aumento delle licenze per questi servizi saranno sufficienti per farci riscontrare un incremento di concorrenza e quindi prezzi inferiori rispetto al passato.
Quel che più mi preme alle famiglie però sono le tariffe praticate dagli erogatori di somministrazione di servizi come quelli del gas e dell'energia elettrica, che sono in fondo le maggiori spese a cui va incontro ogni famiglia italiana.
Tornando quindi alla capacità dei consumatori di scegliere con cognizione di causa se Voi provate a leggere la composizione dei prezzi di una qualsiasi bolletta del gas o dell'energia elettrica, penso che vi mettereste le mani nei capelli, poichè già ora per assolvere al principio della trasparenza, non ci si rende facilmente conto di quanto spendiamo (se non leggendo il ripilogo ed  totale da pagare) per mq o kw  fornito.

Energia elettrica
la divisione principale è per due fasce orarie  e fino a qui semprebbe tutto chiamo, ma se si guarda il dettaglio cominciano i guai perchè le due fasce orarie sono divise per scaglioni di consumo, alle quali va aggiunta la quota fissa, quella di potenza e la variabile (divisa per scaglioni); infine le accise e le addizionali (divise per scaglioni)  e al tutto va aggiunta l'iva. 

Gas 
anche in questo caso la solfa non cambia perchè leggiamo i costi del servizio di vendita costituito da quota fissa, quota energia (divisa per scaglioni), dai costi del servizio di rete costuituito da quota fissa, quota variabile (divisa per scaglioni) a cui vanno aggiunte le accise e le addizionali enti locali (sempre divise per scaglioni); a tutto questo vanno aggiunti i conguagli e anticipi il tutto infiocchettato dall'iva al 10% e 21%.

Voi capite che un utente sa leggere quanti mq di gas o kw di elettricità ha consumato, quanto ha spenso in totale e per unità di prodotto (kw o mq), ma l'offerta di nuona fornitura e prezzi conseguenti  di un possibile concorrente, sono articolati tanto quanto le bollette del'attuale fornitore (escluse le accise e le addizionali), per cui il cliente/utente per non saper nè leggere nè scrivere, lascia perdere eventuali proposte e resta con il gestore di sempre (mentre questo ha la facoltà di rifornirsi, se non ha produzione propria, dal miglior offerente di gas e energia elettrica, senza che questo possa influire sui prezzi al dettaglio).
Per riuscire bene quindi questa operazione di libralizzazione su queste costose somministrazioni, occorre introdurre principi, indirizzi di semplificazione ulteriore nel confezionamento delle bollette, pur nel rispetto della chiarezza che non deve quindi essere esagerata.
L'iper chiarezza quindi rischia di essere d'ostacolo ad una lettura efficace delle bollette, un pò per come è successo invece per le tariffe telefoniche fisse, mobili ed internet, per i voli aerei e per quelle bancarie.
In quest'ultime la trasparenza si è trasformata dapprima in grande opacità, sino all'avvento dell'invenzione dei "conti a pacchetto", dove il potenziale cliente individua il tipo e numero di operazioni e servizi a lui necessari e da questi passa al relativo pezzo e su questa sintesi può fare raffronti a ragion veduta con altre proposte, per verificare la cocorrenza e la reale differenza e convenienza.
Se per le utenze di somministrazione di gas e luce fosse impossibile semplificare sensibilmente, si potrebbe imporre una offerta di prezzi alternativi (esclusi gli incentivi che durano quel che durano) sulla scorta delle bollette dei servizi già pagati, affinchè, per scritto, il nuovo offerente faccia quel che dovremmo far noi.
Ultimo elemento riguarda i "vecchi" fornitori che dobbono avere l'opportunità di rinegoziare le vecchie tariffe autonomamente, o sulla spinta di sollecitazioni da parte dei clienti, che li spingerebbero a ricercare riforniture più convenienti e a ricercare processi di economicità.
Non dimentichiamo infatti che molti gestori sono enti municipalizzati proprierati della rete distributiva (com'è Telecom insomma) e la concorrena li deve sollecitare ad economie di scala e processi attenti sugli investimenti, non solo a rivestire il ruolo di finanziatore delle comunità a cui appartengono (comuni, provincie e regioni).

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