martedì, novembre 08, 2011

IN CAUDA VENENUM !

Oggi alla Camera dei Deputati la coalizione di centrodestra ha riscontrato di non avere più i tanto decantati numeri che le attribuirebbero una maggioranza, utile a governare.
Il dato è emerso durante la votazione della legge sul rendiconto consuntivo del bilancio dello stato e ciò ha contribuito a convincere il Premier Berlusconi a valutare attentamente la situazione politica,  inserita in un contesto economico e finanziario assai preoccupante in cui l'Italia si sta trovando ormai dal mese di maggio (quando lo stred btp/bund era a 141 bp).
Intendo dire che la situazione finanziaria dell' Italia si sta deteriorando sempre di più, tanto che il differenziale tra i nostri btp a 10 anni rispetto ai bund tedeschi ha quasi raggiunto i 500 bp, con un tasso nominale lordo del 6,70% ca, superato addirittura dai tassi nominali  lordi dei btp  2 o 5 anni (rendendo ancora più costosa la strada dei rinnovi dei btp con scadenze più corte).
La situazione politica emersa in parlamento ha portato il Premier a salire al Colle dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano e dalla breve nota divulgata dall' ufficio di presidenza di quest'ultimo, apprendiamo che il Cav. Berlusconi i è impegnato a rassegnare le dimissioni dal suo mandato non appena approvata dal Parlamento la legge di stabilità, al cui interno sarebbero comprese anche quelle iniziative che apparirebbero utili al processo di risanamento della finanza italiana ed al rilancio dell nostra economia, iniziative peraltro sollecitate ed apprezzate dagli organismi Ue.
La legge di stabilità ha tempi certi e molto stretti per la sua approvazione per cui secondo quanto prospettato dal Premier il suo passaggio di mano dovrebbe avvenire nel giro di pochissime settimane, ma quel che mi lascia perplesso è non solo il timing che ci si presenta davanti, ma soprattutto i contenuti dell'intervento legislativo del quale non sappiamo ancora proprio nulla.
Ricordo infatti che dopo la manovra d'agosto fu promesso dal questo Governo un programma di rilancio dell'economia italiana - si parlava di tagliando alla manovra - in pochi giorni, ma è passato quasi un bimestre - ma di argomenti messi neri su bianco non se ne sono ancora visti; anche il sopraggiunto maxi emendamento che dovrebbe soddisfare anche le richieste di Ue e Bce sempre sulla stessa materia (rilancio del pil, diminuzione del debito, pareggio di bilancio) non è stato ancora partorito (forse lo vedremo domani).
E' lecito pensare a questo punto che per cause puntualmente e strategicamente scelte si voglia cercare di tirare in là, per porre poi velocemente e subdolamente fretta al legisalatore per rispettare tempi ed impegni e far sfiammare velocemente la febbre che sta avvolgendo la nostra finanza.
Apparentemente insomma smbrerebbe una mossa di alto lignaggio, simile a quella di Zapatero in Spagna e a quella supersonica di George Papandreu in Grecia, ma in questo caso ci si attende la disponibilità delle opposizioni su un testo ancora in bianco, senza che queste possano veder recepite idee che peraltro hanno più volte espresso e pure depositate in disegni di legge appositi.
E' lecito pensare quindi che queste dovute azioni legislative saranno poste in tutta fretta  e potranno impedire un minimo dibattito con eventuali emendamenti da parte dei parlamentari di maggioranza, figurarsi il contributo - sempre sollecitato, ma mai accettato -  dei parlamentari di opposizione.
E' vero: oggi è accaduto un fatto veramente nuovo e cioè che il Premier Berlusconi si impegna a lasciare il governo perchè non ha più una adeguata ed efficace maggioranza, ma  esiste il reale rischio che nei prossimi giorni, vuoi per il desiderio di legiferare nei termi previsti su materie delicate, vuoi per giungere al momento fatidico rapidamente, non si faccia ancora una volta l'errore di partorite dei mostriciattoli assai costosi, come successo negli ultimi mesi.
In quei frangenti i partiti di opposizione, con responsabilità votarono le varie manovre straordinarie, pur non condividendone i contenuti e sostenendo quindi che non erano le più efficaci, tanto che quanto temuto si è puntualmente verificato, obbligandoci ad ulteriori manovre e sacrifici.
La logica avrebbe voluto che se, oggi, non c'è più maggioranza per la coalizione di governo, oggi, vanno presentate le dimissioni poichè può apparire una presunzione il voler far approvare la legge di stabilità, che può essere approvata anche con un governo dimissionario, lasciando liberi i parlamentari per i più ampi   contributi e lasciando al Capo dello Stato il compito di ricercare, con le consultazioni di rito, eventuali alternative di governo.
Il timore è quindi che nel frattempo la maggioranza che non c'è più si possa nel frangente legislativo della legge di stabilità risorgere dalle sue ceneri, forse pilotata o ricattata dal prossimo futuro; nel senso che più tempo passa più si riducono le opzioni per il proseguimento della legislatura, poichè, come detto chiaramente dal Premier qualche giorno fa, il suo obiettivo è giungere a metà dicembre per scongiurare altri governi che completivo la legislatura sino al 2013 e gestire, anche se da dimissionario, le elezioni anticipate.
Forse perchè sa sin d'ora che una maggioranza di centrodestra intorno ad un nuovo Premier non è praticabile per questione di numeri.
Quanto concordato con il Capo dello Stato è evidentemente l'unica strada praticabile prospettata da lPremier Berlusconi, ma non è detto che sia la più proficua per l'Italia: vedremo domani come i Mercati - che contano eccome visto che finanziano il nostro debito - recepiranno queste novità politiche dell'Italia. 

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