sabato, aprile 04, 2009

G 8, G 20 E CONTESTAZIONE RIMONTANTE

In queste settimane si stanno verificando sempre più di frequente manifestazioni di contestazione, in Grecia, in Francia, in Gran Bretagna, in Lussemburgo ed oggi in Italia, che pur partendo da matrici non necessariamente identiche sono comunque sintomo che c’è qualche cosa di grave che non funziona.

Da almeno 10 anni, dal Wto di Davos in particolare, schiere non certo oceaniche, hanno espresso il loro timore sui danni che si preannunciavano con le iniziative che i Grandi si apprestavano a varare, ma è stato molto semplice demonizzarle poiché i timori espressi apparivano alquanto azzardati.

In realtà invece i timori si sono rivelati reali perché negli accordi commerciali del Wto sono mancati i controlli, ritenuti inutili ed ingiusti poiché si riteneva che il Mercato avrebbe trovato al suo interno un sistema di autoregolamentazione che lo avrebbe favorito, e alle stesso tempo garantito i consumatori, ma la cruda realtà ha dimostrato che quei timori erano ben fondati.

Il Mercato ha favorito solo una parte, minoritaria, dei cittadini e la concorrenza che avrebbe dovuto garantire eguali diritti e opportunità per tutti ha favorito invece “cartelli” a tutti livelli, territoriali, nazionali, internazionali, continentali, settoriali.

Queste sono state le premesse che hanno portato alla attuale crisi economica, che è strutturale, poiché l’inesistenza di controlli ha prodotto delle porcate enormi per consumatori, risparmiatori, lavoratori ed imprese; questa crisi investe sia la finanzia che l’economia tutta ( della quale appunto la finanza fa parte) e i successivi G 8 e più di recente i G 20 non hanno affrontato i pericoli incombenti sino a quando si è dimostrato evidente che la situazione aveva raggiunto livelli talmente critici e che non era più possibile continuare a non affrontare i problemi che la situazione presentava.

Nel recente G 20 di Londra sembrerebbe che si sia capito che strada imboccare e che sia maturata una convergenza sull’azione da attivare, spinti, credo, dalla necessità di dare risposte concrete a milioni di cittadini, che cominciano da settimane a protestare con assoluta vivacità.

In diversi stati la contestazione è già montata come in Grecia e poi in Francia e Gran Bretagna ed oggi in Italia, ma non è escluso che questa si possa allargare in altri stati e continenti, perché se è vero, come è vero, che in Francia Sarkozy è stato eletto, nel 2007, con il 62% dei consensi, questo non ha garantito che la sua azione fosse efficace ed oggi l’opinione pubblica francese chiede soluzioni convincenti e per questo protesta vivacemente.

Lo stesso Barak Obama, che ha vinto le presidenziali americane sull’onda di un programma di rinnovamento e che sta attuando una grande azione di “rottura” con il passato, gode per il momento di un rapporto idilliaco con l’opinione pubblica americana, ma se non dovessero alle parole non far seguito con i fatti concreti, sarà lui stesso oggetto di contestazioni.

Intendo dire che le iniziative dei vari G 8 e G 20 devono dare risposte alla gente, non bastando le enunciazioni, perché se ciò non avvenisse è certo che la contestazione è destinata ad aumentare anche laddove il consenso è oggi consistente (come in Italia, Spagna, Germania) o dove è “governato” (come in Cina, Urss).

Il timore che comunque non si sia capita per bene la lezione rimane; innanzitutto il Wto, che riassume il 97% degli stati della terra, si è svuotato del suo significato perchè mancano risultati tangibili e convincenti, risultati che l’opinione pubblica non percepisce.

Si insiste nell’iniziativa del G 8 che obbiettivamente rappresenta un club troppo ristretto poiché mancano all’appello potenze economiche e sociali che ormai non si possono più, giustamente, definire del terzo mondo e che comunque rappresentano miliardi di uomini, donne e bambini.

C’è la sensazione che si persista nel volerlo mantenere in vita per motivi di mero egoismo politico (in meno si conta di più), ma nei fatti non possa più essere in grado di dare risposte adeguate per combattere i danni che gli errori del passato hanno prodotto.

Il G 20 è forse la formula migliore per affrontare adeguatamente i problemi della terra, ma è fuor di dubbio che dovranno essere le soluzioni trovate a dimostrare la sua validità; diversamente saranno solo e soltanto, ancora una volta, chiacchiere.

La Contestazione infine è un fenomeno sociale importante e scomodo, ma il recente passato ha dimostrato che demonizzarla non serve proprio a nulla visto che, per di più, aveva centrato i danni che sarebbero emersi; va invece analizzata senza riserve mentali anche se comprendo bene che sentirsi sotto osservazione e sotto contestazione non è piacevole per nessuno, ma se a parole si sostiene di agire nell’interesse del bene comune, occorre poi dar seguito con fatti concreti che soddisfino quindi questa contestazione e la sopiscano.

Il meccanismo, questo meccanismo, è valido per tutte le istanze sia piccole che grandi e non significa per questo soggiacere ai voleri della piazza o rinunciare al proprio ruolo: significa avere alte sensibilità e capacità di analisi politiche.

Oggi a Roma c’è una manifestazione importante del mondo del lavoro patrocinata dalla Cgil e in questo contesto è impensabile non tener conto di queste voci, anche se sono per forza di cose parziali; è troppo comodo demonizzarle, è troppo comodo etichettarle, magari, con vecchi schemi morti e sepolti da decenni.

E’ invece una espressione importante di parte dell’opinione pubblica, sostenuta dall’impegno e dalla partecipazione di molti uomini e donne e come tale va perlomeno analizzata e tenuta in considerazione.

La politica è l’arte democratica del confronto e della mediazione; se invece vuol essere un mero strumento di potere, vediamo bene quanto la storia recente ci ha insegnato e quanti errori ha prodotto con risultati anche drammatici.


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