mercoledì, aprile 22, 2009

25 APRILE: FESTA DELLA LIBERAZIONE...MA PERO'...

E' veramente singolare che in Italia ogni primavera, da qualche lustro a questa parte, emergano, su questa festa nazionale di tutti gli italiani, puntualmente una serie di distinguo stucchevoli che stanno rasentando il paradosso e la strumentalità per una politica contingente.
La singolarità sta nel fatto che molti altri stati europei hanno patito - come l' Italia - regimi totalitari di destra, come Portogallo, Spagna, Francia e soprattutto Germania, ma la pacificazione, l'unità nazionale, hanno portato a non mettere più in discussione nè i danni commessi dai regimi nè le azioni di resistenza poste in atto dalle popolazioni represse insieme alle truppe degli Alleati.
La rivoluzione dei "garofani rossi" in Portogallo ha liquidato nel 1973 la dittatura piantando un punto fermo dal quale nessuno pensa di poter tornare in dietro o di mettere in discussione.
Lo stesso vale per la Spagna, liberatasi dalla dittatura nel 1975, che ha riqualificato la casa regnante di Spagna e ben si guarda da aggiornare analisi e realtà storiche che quelle sono state e quelle rimangono.
Non parliamo della Germania, che è perfettamente consapevole dei suoi trascorsi tanto da aver espresso in modo inequivocabile la condanna ed il giudizio sul proprio operato dal quale nessuno si sogna di poter tornare indietro o pensa di poter riconsiderare sul piano storico e politico.
Nella nostra cara Italia invece,ogni anno, si ricomincia a rivisitare quel periodo storico alla ricerca di una ennesima analisi, quasi a significare che i conti con il nostro passato non sono mai stati chiusi.
In questi giorni rimergono puntuali i ma e i se, i distinguo tutti destinati a cercare di rimescolare le carte non già per la ricerca della reale verità storica, ma molto più prosaicamente, per trasporre nel contingente tematiche utili alla vita politica odierna.
E' vero che la lontananza dai fatti potrebbe permettere di analizzare la storia in modo sempre più asettico, ma è altrettanto vero che in questo lasso di tempo sempre più ampio si possono iserire incrostazioni che anzichè rendere nitida l'analisi, la rendono invece sempre più opaca.
La lettura della Liberazione ormai deve essere una ed una sola perchè se questa china prosegue - quella cioè di rivisitare, rivoluzionare, ricercare origini autentiche - c'è veramente il rischio di arrivare a sostenere addirittura che il 25 Aprile 1945 sia il significato di tutt'altra cosa.
Dopo l'8 Settembre 1943 - giorno dell' Armistizio con le truppe Alleate - è cominciato il lungo cammino dell'Italia per liberarsi della dittatura fascista e di una allenza tragica trasformatasi a sua volta in guerre diretta.
A questo cammino hanno contribuito, oltre che gli Alleati, tutte le forze democratiche sopite o represse per decenni dalla dittatura, senza distinzione di credo politico, di ceto, di religione ed è a queste forze che la festa del 25 Aprile intende tributare la propria riconoscenza.
Il fatto che la composizione delle forse della Resistenza sia stata assai articolata, proprio perchè azione di popolo non può assolutamente costuire elemento per sminuirla, caso mai per amplificare la sua importanza.
Il fatto di voler rimarcare che alcune componenti siano state più consistenti di altre - e per questo sostenere che la Festa sia di parte - è assolutamente offensivo nei confronti delle altre componenti alle quali non si può imputare la responsabilità di essere state più esigue o numericamente più numerose.
Non si può infine nemmeno attribuire al alcune componenti di avere avuto nei propri progetti politici obiettivi diversi, perchè, al pari, ciò significherebbe negare alle altre componenti di aver avuto altri obiettivi.
E' infine antistorico pensare e affermare che alcune componenti come quella comunista, facendo resistenza, pensassero di poter trasferire l'Italia nel blocco Sovietico, visto che nel febbraio 1945, a Yalta, gli stati vincitori avevano già individuato le rispettive zone di influenza politica, in maniera inequivocabile.
Inoltre, nemmeno in occasione dell'attentato a Togliatti, segretario del Pci, venne alla componente comunista la tentazione di forzare la mano, per cui oggi, sostenere che una componente della lotta di Resistenza, abbia meno titolo per festeggiare la Liberazione, appare una tesi francamente tirata per i capelli.
Caso mai - a diferenza di molti altri stati come indicato in premessa - si potrebbe affermare che una parte degli italiani o meglio alcune componenti politiche non si sono mai rassegnate alla sconfitta ed al giudizio della storia ed ogni anno rispolverano vecchie teorie per sminuire la festa che è comunque di tutti gli italiani.
Sbaglia fortemente quindi il Presidente del Consiglio Berlusconi a sostenere, come fatto in passato, che la festa è buona per le prime tre cariche dello Stato, dimenticandosi che lui è la quarta, come sbaglia oggi ad affermare che parteciperà al 25 Aprile, per evitare che sia una festa appannaggio di una parte degli italiani, dimenticando che comunisti non ce ne sono quasi più e qualificare come una parte una sinistra in termini generalisti, non significa alla fine proprio nulla.
Intendo dire che oggi nella sinistra - o meglio nel centrosinistra - ci sono ex/post comunisti, democristiani, liberali, radicali, socialisti, repubblicani, ecc., come ce ne sono altri che militano negli altri partiti dell'attuale opposizione ed anche nei partiti dell'attuale maggioranza.
Nel passato come oggi la festa è una festa democratica ed antifafascista (non dobbiamo dimenticare che ci siamo liberati dei nazifascisti) e non ci si può quindi permettere di aggettivare diversamente questa commemorazione per scopi politici personali, attribuendo ad altri "tare" inesitenti.
Sbaglia conseguentemente anche il Ministro La Russa nel far riemergere distinguo assurdi proprio perchè - se è divenuto antifascista - non può contraddirsi in modo così evidente, rimettendo in discussione un passato che è inequivocabilmente democratico e antifascista.

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