mercoledì, aprile 16, 2008

ELEZIONI POLITICHE 2008: ANALISI DEL VOTO

In questi primi giorni, come sempre del resto, si stanno tentando le prime valutazioni sulle indicazioni che l'elettorato ci ha dato con l'espressione di voto.
La tentazione, peraltro comprensibile, è, da parte di chi non ha vinto o addirittura ha perso malamente, di addossare a mancate alleanze questi risultati o all'impossibilità di creare proposte politiche di governo che potessere attrarre la maggioranza dei votanti.
Certamente le alleanze sono una leva sul piano elettorale potente, ma alla base occorre che vi siano linee guida del tutto omogenee e non si può che riconoscere che l'allenza vincente questa aggregazione di fondo ce l'ha, o perlomeno l'elettorato, votandola, ha dimostrato fattivamente di crederci.
In politica infatti contano le proposte e la convinzione ragionevole che queste possano essere concretizzate e la verifica (con relativo premio) avverà alla successiva mandata elettorale.
Anche se semplicisticamente in politica si parla di centro, di destra o di sinistra in un mondo sempre meno ideologizzato contano le idee, come attuarle e, ancor prima come presentarle.
Ecco per cui è più opportuno parlare di politiche conservatrici o progressiste le cui idee possono pure essere apparentemente simili per cui nella scelta elettorale conta, piaccia o meno, la credibilità di chi le propone.
Ecco per cui non vi sono più partiti che rappresentano esclusivamente una specifica classe sociale, ma partiti che rappresentano proposte politiche sulle quali converge o meno consensi da un pò tutte le classi sociali.
Il fenomeno non è certo diverso da altri paesi europei per cui una classe sociale (operai per esempio) votano abitualmente sia partiti progressisti che partiti conservatori; addirittura, senza che questo posso creare agli elettori il benchè minimo imbarazzo, nel nord si possono trovare tranquillamente dipendenti, iscritti alla Fiom/Cgil che votano da decenni Lega !
Certamente modi di affrontare un problema ce ne sono più d'uno, ma all'elettore interessa poco il come, ma interessa il quando per cui chi da fiducia affinchè questo avvenga il più velocemente possibile, vien premiato.
E' a questo punto determinante la credibilità di propone il programma anche se questi utilizza qualsiasi forma di comunicazione, perchè l'elettore deve essere convinto, ragionevolmente convinto che possa essere realizzato ed in tal senso da il suo voto.
Ci possono essere forme di comunicazione e atteggiamenti che si possono rivelare inusuali o sopra le righe, ma non può certo essere questo il motivo per cui una proposta politica attragga massicciamente consensi.;ci deve essere per forza di cose una attrazione implicita, senza riserve mentali ne ideologiche, che possa spiegare il comportamento dell'elettorato.
Dalle prime analisi sui voti emerge che non vi è stato un semplice spostamento di qualche punto percentuale tra uno schieramento e l'altro (che ha comunque consentito di ottenere maggioranze solide), ma vi è stata una serie di trasferiemti di voti veramente singolare; ci sono stati oltre gli astenuti spostamenti di voti significativi da sinistra a destra, da destra al centro, dal centro sia a sinistra che destra e questo sta a significare che l'elettorato in parte non ha remore a ritornare sui suoi passi rispetto alla precedente elezione.
C'è certamente elettorato fidelizzato, ma una parte significativa (che è poi quella che determina le vittorie e le sconfitte) invece valuta freddamente i fatti politici della legislatura uscente e in base a questa stima sceglie se ridare fiducia o spostarla su altri partiti della stessa o di altre coalizioni o partiti.
Non si può inoltre parlare di disaffezione al voto o di antipolitica perchè qui trattiamo del 82% ca dell'elettorato quindi ciò dimostra che gli italiani non si sono per nulla sottratti al loro diritto/dovere di esprimere il voto; l'hanno atto in massa e con determinazione ed in modo adeguatamente efficace perchè non hanno voluto delegare a nessuno il compito di inririzzare il loro voto, di premiare e di punire.
E del tutto evidente che quindi contano i fatti e la ragionevole attuabilità delle promesse.
Nelle elezioni del 2006 il risultato fu di sostanziale pareggio ed è ininfluente che l'opposizione di allora abbia cominciato sin dal primo giorno a creare problemi alla coalizione di maggioranza puntando a creare contraddizioni al suo interno.
Quella coalizione cadde nella trappona nonostante gli sforzi ed impegni del Capo del Governo: la sua eterogeneità era già un punto di debolezza, ma proprio per questo le speficità dovevano essere necessariamente annacquate in piena autonomia, per trovare una linea di sintesi efficace e produttiva; invece chi in un modo chi in un altro non evitava di mettere sassolini nell'ingranaggio pur sapendo che - caso tipico dell' Italia - da sempre le politiche di rigore le fa in centrosinistra mentre quelle di spesa il centrodstra.
Infatti la politica di risanamento è stata avviata con decisione, ma probabilmente andava attivata anche una politica di contenimento del debito senza quindi ricorrere alla leva fiscale (la pressione fiscale è peraltro aumentata anche per effetto dell'emersione dei fatturati ommersi).
Sul fenomeno del costo della vita, retribuzioni epensioni si è fatto ben poco - e molto lentamente peraltro - per cui all'inizio della seconda fase - il rilancio - la coalizione si è sfaldata arrivando alle elezioni anticipate.
Tutto questo è stato il vero handicap, ma soprattutto lo scollamento con una parte significativa dell'elettorato che non ha considerato affidabile dare nuovamente fiducia ai partiti principali di questa coalizione.
Certamente la scelta di far crescere salari, stipendi e pensioni attraverso una politica che sviluppi ricchezza attraverso le imprese è più convincente perchè da stabilità anche in prospettiva, ma quando le necessità primarie sono messe alla frusta per fenomeni che nel passato recente e prossimo non sono stati governati adeguatamente, ecco che le risposte da dare debbono essere più dirette ed immediate.
Questo "peccato originale" è quindi la causa dell'impossibilità di creare alleanze coese, la necessità
nel centrosinistra, di presentare pochi partiti, ma questo non è stato sufficiente per riacquistare credibilità, ottenere fiducia affinche le proposte avanzate fossero realisticamente realizzabili.
Addirittura nel caso di Sinistra Arcobaleno il giudizio è stato severo sino a non permettere alcuna rappresentanza parlamentare: ciò sta a significare che i progetti politici non erano convincenti, non erano radicati nè nel territorio, nè nella società.
Forse i legami rimasti sono soltanto ideologici, ma l'elettorato ha dimostrato che a questo non crede più; vuole risposte chiare e convincenti, perchè non ha più tempo e voglia di attendere il suo momento.
Ora, quindi è il momento dell'analisi e della elaborazione, ma deve esser certo che il confronto va fatto analizzando per bene tutta la società civile, tutte le categorie di lavoratori, imprenditori ed artigiani affinchè un soggetto politico nascente si proponga ad un ampio spettro dell'elettorato e della società.
Il Partito Democratico ha già comincato questo percorso ed un primo risultato dalla sua nascita importante l'ha ottenuto (un terzo dell'elettorato) le sue strategie sono già ben chiare e possono crescere anche con l'apporto di altri pezzi di società civile e politica che operino al suo fianco o addirittura al suo interno.

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