lunedì, maggio 28, 2018

LA POLITICA DELL ANNUNZIAZIONE CONTINUA

Dopo oltre due anni riprendo a scrivere su un tema di politica interna estremamente importante per rappresentare il voto espresso dagli elettori ed il governo del paese alle ultime elezioni 2018.
Segnalavo nel gennaio 2016 il pericolo di usare tecniche di comunicazione da pubblicità commerciale da network o affermazioni esasperate su temi importanti quanto delicati.
Purtroppo l'azione e l'agire politico di molti partiti e movimenti italiani si è mantenuta- e continua a mantenersi - su livelli parossistici, incuranti dei danni che tale agire possono provocare a chi li sostiene.
Un esempio lo abbiano visto nel Pd dove il Governo Renzi ha personalizzato oltremodo una eccellente riforma costituzionale giungendo ad un referendum, posto però come un "o la va o la spacca ", prestando quindi il fianco a tutti coloro che erano interessati per liquidare il premier.
Naturalmente l'operazione ebbe successo, ma chi spregiudicatamente aveva pensato di anticipare la fine della legislatura rimase scornato perchè il Parlamento confermò la fiducia al Governo Gentiloni, il quale felpatamente ma in modo eccellente ci ha portato fino alla fine della legislatura, senza tanti scossoni, affrontando  temi importanti e scabrosi risolvendoli in modo largamente accettabile.
Prova ne è che tale Esecutivo ha predisposto il "trasloco" solo in questi giorni, ad oltre 80 giorni dalle elezioni politiche che hanno modificato gli equilibri parlamentari.
Tutto questo non certo per presunti colpi di stato, ma per precisi obblighi e prerogative del Capo dello Stato., il quale in rispetto della Costituzione se verifica l'esistenza di una maggioranza, ed indicazioni di un possibile nuovo Esecutivo, procede negli incontri istituzionali sino alla creazione di un nuovo Governo.
Questo peraltro si è sempre verificato nella nostra storia parlamentare, e solo se non ci sono stati elementi di una maggioranza certa, si è proceduto allo scioglimento delle Camere e ad elezioni anticipate.
E' naturale che tutto questo non può avvenire nel silenzio più assordante e che quindi ogni partito o movimento avanzi sue proposte, ma quando si aggrava la "politica dell' annunciazione" si possono innescare reazioni interne, ma soprattutto esterne, incontrollabili con effetti inprevedibili.
Mi raccontava un amico esperto di marketing che la pubblicità serve a far emergere il cosiddetto "segnale debole" ovvero una necessità latente non soddisfatta sino a quel momento da proposte credibili.
Ebbene in questi ultimi anni abbiamo sentito affermazioni urlate oltremodo su temi delicati che non servivano assolutamente a trovare presto e bene una soluzioner ad un dato problema, ma semplicemente a raggranellare una claque sempre più costistente da utilizzare alla prima favorevole  occasione come in effetti è avvenuto.
A solo titolo di esempio rammento la legge sullo jus soli cavalcata come una tigre da addomesticare dalla Lega facendo credere che tale norma avrebbe accellerato il flusso dei migranti, mentre invece si riferiva a figli di migranti regolari o regolarizzati, nati in Italia per i quali esiste già una legge che gli consente lo status di cittadino italiano su sua richiesta dupo il compimento del 18mo anno d'età.
Si trattava quindi di ridurre a non meno di 5 anni dalla regolarizzazione il riconoscimento della nazionalità itasliana, ovvero in soldoni a circa la metà dell'attuale legislazione (il migrante deve arrivare, deve regolarizzarsi nel frattempo per il figlio/i nati scatta il tempo che riguarda mediamente all'anno 80 mila stranieri, europei inclusi).
Ma poco importa:  il tema, delicato peraltro, tornava comodo per aggacciarci tutti i fenomeni negativi che la migrazione e l'allargamento delle frontiere comportano tuttora, aggiungendo che i veri motivi non sono stati affrontati per tutto questo bailamme, ma utlissimi per costruirci sopra una nuova campagna elettorale.
Ma venendo ai giorni nostri mentre il Centrosinistra cercava di galleggare senza avere il coraggio di affrontare e correggere i propri errori (e i risultati elettorali lo stanno a dimostrare) il Centrodestra e il M5* hanno dilatasto i loro slogan elettorali a dismisura con indicazioni del tutto legittime, ma che sollevavano fra molti dubbi sulle capacità e sulle coperture per realizzarle.
E' cominciata una e vera e propria fiera campionaria delle promesse e proposte proprio allo scopo di attrarre consensi e in questo senso se ne son sentite di tutti i tipi: dal trasferimento/espulsione di 600 mila migranti irregolari (Fi) alla chiusura delle frontiere, abolizione della legge Fornero e flat tax (Lega), al reddito di cittadinanza (M5*) senza indicare le coperture o se indicate, basandole su entrate del tutto aleatorie.
Non si è inoltre tenuto con di un fatto estremamente semplice e cioè che se l'obbiettivo di ogni competitore era ottenere una maggioranza plebiscitaria, andava messa in conto la possibilità di dover allearsi con qualche compertitore perchè era del tutto prevedibile che i tre blocchi elettorali emersi nel 2013 sarebbero rimarsi (ma anche fossero tornati a due le problemastiche sarebbero rimaste le stesse).
Comunque sia, il battage pubblicitario (o il tifo calcistico) è proseguito perchè il risultato ha espresso certamento un notevole spostamento del voto elettorale, ma non ha dato vincitori netti.
Peraltro i temi trattati riguardavano un ventaglio assai ampio di temi con relative soluzioni e proposte, ma non sempre queste tenevano conto delle coerenze dettate dalla Costituzione.
Infatti ci sono temi affrontabili da un governo, temi proponibili da uno o più partiti, ma ci sono temi immodificabili con leggi ordinarie, ma solo con procedure di modifica costituzionale. Infine con temi immodificabili come i principi fondamentali della Costituzione.
Da qui è iniziata la lunga marcia di avvicinamento tra le  due espressioni politiche che hanno conseguito più voti (Pd a parte) cioè M5* e Lega e ci è voluto il suo tempo (circa due mesi) per giungere al progetto di programma su cui accordarsi (il contratto è una bella trovata ma ha effetti civilistici non applicabili agli accordi politici).
In quella occasione il Presidente Mattarella - che non è un notaio ma il garante della Costituzione - indicò una possibilità ai due leader, Di Maio e Salvini  - per non lasciare il governo del paese espresso da una maggioranza parlamentare largamente ridimensionata il 4 marzo 2018 - di costruire un governo super partes che gestisse le opere in programma sia a livello interno che internazionale portando il paese ad ordinate elezioni il prossimo anno, con l'intesa però che se il due partiti avessero trovato nel frattempo un programma comune, il Governo emergente avrebbe sostituito quello di nomina Presidenziale per completara quindi la legislatura.
I due leader chiesero, ottenendolo, ancora tempo e alla fine, faticosamente, giunsero ad un accordo, sancito da asssemblee o consultazioni con i propri iscritti.
Ma la doverosa pazienza del Presidente Mattarella non era finita perchè nella coalizione vi era l'empasse per la nomina del candidato premier risolta con l'indicazione di un professionista non parlamentare e accettata dal PdR.
Faccio notare che sino a questo punto nessuno, dico nessuno ha contestato alcunchè sull'operato del Presidente Mattarella,  ne per atti ne per fatti e tantomeno per forzature sul suo ruolo istituzionale.
In quel frangente il PdR ha però ribadito e suggerito due cose al premier incaricato (del tutto legittime) primo che voleva un governo chiaramente politico (avrebbe preferito un esponente di uno dei due schieramenti) e che avrebbe dato indicazioni precise sulle caratteristiche, politiche, dei prerscelti nel dicasteri più delicati (economia e finanze, esteri, e sviluppo industriale).-
Il presidente incaricato Conte ha trovato resistenza nell'indicare un politico al MEF (a dimostrazione che anche il governo del cambiamento segue iter formativi analoghi a quelli precedenti), e questo come anzidetto non ha trovato l'assendo del PdR.-
E così tutto lo sforzo speso si è trasformato in una debacle sulla quale visto l'atteggiamento di comunicazione verbale e politici di Lega e M5* si sta trasformando in un qualche cosa di inverecondo.
La prima cosa è l'interpretazione e lettura della costituzione che trasformano ruolo e peso politico del PdR Mattarella (preceduto perraltro da altri illustri eventi simili sin dalla presidenza di Sandro Pertini)a proprio piacimento con le quali si cerca di stravolgere l'art.92 della Costituzione: quando si dice "su proposta" significa che il PdC propone una lista che deve essere accettata, non è quindi una "indicazione" che potrebbe crerare incertezze sul ruolo del proponente e dell'accettante (che risponde allo Stasto del suo operato).
La seconda è costituita dallo schiamazzo da tifo calcistico che non attacca come sarebbe logico chi ha cercato di forzare la mano del PdR (Salvini), ma chi ha fatto semplicemente (e penso con grande sofferenza)il suo dovere.
La terza è che passando il tempo anzichè chetarsi gli animi, questi si irritano sino al punto di perdere il lume della ragione come in una rissa da pub. Non mi meraviglio perchè per trener alto il consdendo ottenuto bisogna alzare, con continui rilanci, la posta non accorgendosi che poi sarà ben difficile mantenere o fare quel che si urla sempre di più.
Nel frattempo chi ha ben chiaro quali sono i suoi compiti - il PdR Mattarella -  procede con i passi necessari ritornando alla proposta originaria del governo super partres per portare il paese alle elezioni in modo ordinato.
Tutto questo fa imbestialire ancor di più i torelli scatenati perchè verrebbe prescelto il Dr: Cottarelli giaà utilizzato dal Governo Renzi per la verifica della "spending review".

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