martedì, novembre 25, 2014

PATTO DEL NAZARENO AL CAPOLINEA

Riprendo a riscrivere dopo parecchi mesi,non perchè non ci fosse nulla da commentare, anzi, ma perchè ci son stati tanti e tali argomenti trattabili e tanti fatti e conseguenti dibattiti veri o strumentali da creare una gran confusione tali da non riuscire a trovare il bandolo di questa matassa ingarbugliata.
Forse anche stare a vedere come si evolvenano i fatti della scena politica ed analizzarli con un minimo di distacco critico.
Partendo dagli antefatti nella primavera del 2013 il Pd vinse di stretta misura le elezioni politiche che gli hanno dato un premio di vantaggio alla Camera dei Deputati ed una molto più risicata al Senato.
Con il porcellum non poteva essere diversamente al Senato viso che le maggioranze di calcolano su base regionale e usando un vecchio detto, se non si prendono una valanga di voti in più degli altri competiors in tutte le regioni, il risultato è che "poggio e buca farà sempre paro"!
Peraltro non poteva che andar così visto che nella scena politica italiana è apparso il grande fenomeno del M5S e sopratutto è iniziato il progressivo stillicidio dei non votanti, un partito silenzioso - per modo di dire - che vale (nel 2013)un quarto del corpo elettorale.
Ne consegue che l'indicazione collettiva del voto stava a significare: maggioranze chiare non ve ne diamo, arrangiatevi o scornatevi un pò tra di voi ! 
Quel che è successo ce lo ricordiamo tutti: Bersani pagò il risultato modesto alle politiche e gli furono attribuite colpe che nessuno in precedenza gli aveva mai mosso; cominciava insomma la fronda interna, battuta alle primarie del 2012, che già fece saltare le terza grande operazione di Bersani per la scelta e nomina della Presidente della Repubblica (dopo la splendida operazione relativa alla scelta e nomina dei due Presidenti delle Camere).
Fronda che non s'arresta perchè da un lato sosteneva la strategia che Enrico Letta aveva scelto (non resta che trattare con il Centrodestra riprendendo la maggioranza che sorreggeva il Governo Monti) visto che il precedente tentativo di Bersani di trovare accordi con il M5S era fallito, ma dall'altro la risalita della "fronda" proseguiva imperterrita sino alla nomina del nuovo Segretario, Renzi, e successivamente con il cambio spiccio di Letta alla Presidenza del Consiglio (sempre con la medesima maggioranza di Letta).
A distanza di 10 mesi, oggi, di elementi per verificare ciò che si è fatto, cio che non si è fatto ce ne sono a iosa e questo spiega appunto il preoccupante calo di votanti seppur costituito da due esami parziali di Emilia-Romagna e Calabria; se la vasca fa acqua bisogna turare velocemente i buchi se non si vuol restare a secco e già una chiara indicazione è venuta nei mesi scorsi con il crollo degli iscritti .
Peraltro le elezioni europee con risultati inaspettati (compreso l'afflusso alle urne) per il PD dipendono sia dalle aspettative dal cambio di Direzione politica, sia dal fatto che quella legge elettorale è su base proporzionale, laddove gli elettori sanno di poter liberamente scelgliere, ma queste regionali parziali indicano appunto che l'elettorato non è assolutamente soddisfatto di come van le cose; per quel poco che si è fatto, per come lo si è fatto e per quello assai discutibile che si vorrebbe attuare (dal Job act al pagameno del canone TV - tassa di possesso - in bolletta elettrica) e per quel tanto che c'è da fare (il tassametro gira inesorabilmente).
Ora per le "rivoluzioni" che il Premier ha in mente è giunto il momento - se vuol progredire nell'interesse dell' Italia -  di abbandonare la palude nella quale si è infilato, e portare a cottura una buona volta tutti i piatti che ha messo a cuocere ascoltando anche i contributi di tutto l'apparato, se non vuole che diventino dei carboni ardenti.
Innanzitutto leggi istituzionali (elettorale) e costituzionali devono essere riprese senza tentennamenti poichè il progetto di un accordo con FI (Del Nazzareno) si è rivelato inefficace e parziale.
Acuni dicono che non poteva che essere che così, ma quel che conta è il fatto che non hanno prodotto nulla di veramente nuovo, se ci continua a riparlare di modifiche di voti espressi in primavera a giustificazione del fatto che nessuno è contetto del punto di mediazione raggiunto con la conseguenza che l'iniziativa traccheggia in commissione alla Camera.
D'altro canto questa Gente cappeggiata dal Berlusconi non ha in mente leggi più efficaci, ma leggi che attenuino il loro minor peso politico cercando di mantenere il Parlamento di nominati e non di eletti.
Se poi anche il Segretario Renzi ha in mente la stessa idea con i capi lista prescelti - in più collegi -  è bene che se lo faccia passare dalla testa; due brevi conti: se i collegi elettorali sono 100 e al Senato vincessimo 160 seggi vorrebbe significare che solo 60 nuovi senatori  sarebbero scelti senza vincoli dall'elettorato !
Peraltro nessuno mai nel Pd ha deciso che le maggioranze nel partito e nei gruppi parlamentati debbano essere blindate( aggirando in questo secondo caso il principio della libertà di mandato) perchè il bastone del comando bisogna guadagnarselo e saperlo mantenere con i fatti.
Il cambio di maggioranza interna PD, senza tanto scandalizzarsi, è avvenuto senza tante camarille percui deve poter avvenire anche tranquillamente il contrario.
Evidenzio poi che anche questo è uno dei motivi di disaffezione dell'elettorato che non volendo cambiare schieramento  votando partiti opposti, ma scontento del suo,, manda un segnale inequivocabile: così non va per cui sto a casa !
Il voto in Emilia-Romagna ne è la chiara espressione: quei popoli (come quello toscano, umbro, marchigiano, ecc)sono per la grande maggioranza storicamente di sinistra e in questa occasione non ha votato  il 63% degli aventi diritto.
Il Patto del Nazzareno quindi va buttato all'aria, pena la sopravvivenza nella maggioranza del corpo elettorale, e va ripresa la battaglia politica dentro e fuori del Parlamento perchè il grande partito dell'astensione è un corpo indistinto con centomila tensioni e pulsioni che devono essere governati con ragionevoli iniziative, coinvolgendo quindi, riacquisendo consensi per evitare anche le tante  reazioni dell'opinione pubblica su qualsiasi tema chev emergono ovunque in mille rivoli.
Del resto come la conduzione politica del Pd, in collegamento con quella del Governo in carica, viene attuata con decisione all'interno del partito stesso,  non vedo ragione  per cui analoga determinazione non venga usata anche con gli altri interlocutori politici e tutti i corpi intermedi.
Le maggioranze, se necessario,  ce le andremo a cercare e voglio ben vedere se di fronte a proposte ragionevoli non si  trovino sostenitori (Ndc, M5S e Sel)che diversamente verebbero puniti duramente dai propri elettori (M5S docet).
Per essere chiari se da un lato si vuol sostenere la tesi che il Sindacato si muove su schemi antichi (obbiettivamente i Sindacati si muovo oggi ben diversamente da come si muovevano 30,40 o 50 anni fa ricercando non la concertazione ma la contrattazione a tutti i livelli) bisogna anche inchiodare anche le imprese alle loro responsabilità perchè abbiamo ben visto come spesso abbiano mal utilizzato il libero mercato (a cominciare dalla flessibilità dei contratti che hanno raddoppiato l'indice di disoccupazione al primo stormir di fronde).
Del resto il livello di disoccupazione attuale è quello di metà anni '90 sceso progressivamente sino alla metà nel 2007/8, ma evidentemente non era una riduzione"sana" visto che a velocità siderale è riaumentata agli attuali livelli con l'aggravante che la disoccupazione giovanile è inaccettabile come lo è il livello di coloro che il lavoro nemmeno più lo cercano.
Non basta quindi affermare rivolgendosi alle imprese: ora non avete più alibi. 
Si è perso di vista il sano principio (che pur con forti contraddizioni usano i paesi ex-emergenti) che la crescita economica di una collettività deve essere sempre il più possibile armonica, capace di soddisfare tutti i suoi componenti, pena un appassimento e rinsecchimento inarrestabile di tutta la economia; ovvero la stura a reazioni e contestazioni incontrollabili.
In tal senso veniamo da continui errori fatti dai Governi degli ultimi decenni (a parte il bel abbrivio intrapreso dal primo Governo Prodi), dall'insistenza nel voler favorire iniziative imprenditoriali in esaurimento, invece che sollecitare nuove iniziative che producano maggior valore aggiunto a tutte le componenti produttive.
Peraltro su simili iniziative bisogna restare sempre sul pezzo perchè anche queste possono invecchiare velocemente come sta succedendo nella silicon valley italiana di Catania superata da quelle indiane ed asiatiche.
Mi riferisco a tanti sostegni economici dati in passato (dalla Fiat alla Alcoa) laddove si son dati denari, facilitazioni, contributi, ma poi hanno dislocato altrove le proprie attività; troppo comodo: se te ne vai mi ritorni tutti i vantaggi che ti ho dato.
Altre iniziative riguardano la struttura dei servizi e delle commodities come l'elettiricità che costa tanto - soprattutto all'industria -  per effetto del suo uso impoprio di fonte fiscale ed altri ammennicoli(sembra che le bollette aumentino ancora per fornire mezzi pr il rinnovo della rete dell'acqua potabile); si dovrebbero invece sollecitare ancor prima che sostenere la ricerca di altre produzioni o economie per produrre a minor costo (senza andare a pescare altrove le fonti necessarie che gravano sempre sull'economia reale).
Del resto se le risorse, come per il tempo, sono limitiate per  principio, come molta gente economizza su tutto, anche le imprese, pubbliche e private, devono imparare a cercare e trovare forme di risparmio, senza ricorrere al solito ricatto dei licenziamenti e del taglio ai servizi sociali.
Il tutto va ripetuto per le iniziative costituzionali perchè se è un primo passo l'eliminazione delle Provincie come istituzione ad elezione diretta, bisogna cominciare a progettare il passaggio delle competenze e delle risorse a Comuni e Regioni con conseguente modifica costituzionale e in quella occasione, ricercando economie di scala, eliminare un pò di tassazione specifica.
Alche per il Senato poi non si può trovare una soluzione rabberciata che non sa nè di carne nè di pesce: se si punta ad un sistema monocameale occorre aver il coraggio o di eliminare il Senato ovvero, riducendo il perimetro delle competenze, ridurne il numero con una elezione diretta centralizzata in occasione delle elezioni politiche (con riduzione dei componenti legge elettorale permettendo).
Ricordurlo alla nomima in sede regionale, mi sembra una baggianata intanto perchè il Senato se resta deve essere elettivo visto che le funzioni cdhe gli resterebbero sarebbero comunque "pesanti" e poi perchè gravare le Regioni di ulteriori funzioni quando ne hanno già a sufficienza con quelle attuali dia la scusa di farle male.
Inoltre le Regioni sono regolate da regolamenti diversi per cui rischia di uscirne un pateracchio.
Auspico pertanto che Renzi riprenda la retta via, che mediti bene sulle mosse politiche da fare, e le intraprenda senza deflettere; diversamente rischia di auto affondarsi in poco tempo...

 

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