martedì, maggio 18, 2010

CONSENSO E AZIONE (MANCATA)

Come nella legislatura 2001 - 2006, ancor di più in quella in corso il Premier non è capace e non vuole utilizzare adeguatamente la maggioranza ampia che lo sostiene e di dare risposte alle promesse fatte alla maggioranza relativa dell'elettorato che l'ha votato.
Le cause dichiarate sono sempre quelle: gli strumenti di governo non gli permettono di fare quel che vorrebbe, le forse che compongono la maggioranza esprimono tendenze e tensioni che lo paralizzano, la Magistratura, una parte, è politicizzata e lo persegue, "certa" stampa gli fa ogni giorno le pulci, la televisione con la sua satira lo mette alla berlina; insomma tante cause che non dipendono da lui, ma che lo condizionano fortemente nel non far nulla.
E' un atteggiamento puerile perchè se queste fossero le cause del suo immobilismo, poichè esistono da tempo, sono anche le cause che hanno influito sulla scarsa efficenza ed efficacia dei governi di centrosinistra succedutisi nel tempo (non potremo allora parlare di Magistratura politicizzata che, guarda caso, blocca le indagini sullo scandalo Anemone proprio due anni fa sotto elezioni ?) , mentre in realtà sentiamo spesso dire dal suo entourage che "la sinistra" ha fallito perchè non ha saputo governare !
Inoltre chi si sente, ed è, così forte sul piano del consenso elettorale non dovrebbe aver paura di nulla e di nessuno pr dimostrare la sua forza sul piano politico; invece no: ha addirittura ha bisogno di continui voti di fiducia che giustifica con il fatto che le procedure sono ferragginose.
Troppo comodo: chi si sente nel giusto fa le cose per bene ed in modo sensato per cui opposizioni interne ed esterne ve ne sarebbero ben poche.
Invece anche qui si era prospettata l'ipotesi - per velocizzare - di far votare i capigruppo (quando invece alla Camera dei Deputati si lavora 16 ora alla settimana e al Senato circa 9)!
Insomma la colpa è sempre e comunque degli altri e su questa tesi continua a costruirci il suo consenso che però non approda a nulla, ma ciò non di meno il suo "popolo" persiste nello sperare in soluzioni miracolistiche che mai non arrivano (o è proprio questo che sperano ?).
Anche sulla situazione economica il premier ed i suoi accoliti si sono pavoneggiati nel sostenere che la crisi era stata prevista con largo anticipo (Tremonti), che la crisi veniva dal mercato finanziario internazionale, che la crisi era meno forte che altrove, che la crisi era già passata ed oggi non può che prender atto che la crisi c'è ancora, ci sta presentando il conto e solo ora si parla di manovre e politiche di rigore (25 miliardi in due anni sono 1,5 punti di Pil!), le cui anticipazioni che trapelano in questi giorni, non sembrano andare in questa direzione.
In questi due anni il premier si è invece occupato di tutelare il suo consenso perseguendo da un lato una produzione legislativa nel suo esclusivo interesse e dall'altro, per dimostrare efficenza, una deregolamentazione delle procedure che hanno permesso l'insinuazione e l'esplosione del malaffare e della corruzione.
Oggi il premier è in un cul de sac perchè la Lega insiste nel proseguire lo sviluppo del tanto gognato federalismo fiscale (del cui costi tutti sanno ma nessun parla), la parte della componente ex An (che ha alla fine aderito - a mio modo di vedere - al Pdl proprio per poter entrare nel Ppe europeo dal quale come An appunto era stata esclusa) che insiste per un forte aggiustamento di rotta e la crisi internazionale che gli imporrebbe scelte coraggiose che incrinerebbero il suo consenso, ma soprattutto sarebbero in forte contraddizione con quanto fatto sino ad ora.
Un politico di vaglia, uno statista sa perfettamente quando è il momento di mettere da parte gli orgogli personali (quando soprattutto non si tratta di ideali, ma di meri interessi), ma ciò non di meno il premier insiste nel voler far da solo cercando di governare le forze centrifughe e centripete, senza ascoltar nessuno, tanto meno l'opposizione perchè a suo vedere è figlia del diavolo.
Chi semina vento raccoglie tempesta si dice; ebbene sulla deregulation che gli ha permesso di dimostrare efficenza deve mettere una bella toppa per tagliare le mani ai corrotti che di denaro pubblico ne hanno fatto spendere a montagne e questo lo può fare con una legge efficace - da subito - sulla corruzione e sui controlli.
Non se la può asciugare dicendo che hanno mangiato alle sue spalle, che hanno approfittato di lui o che gli eventi che stanno emergendo sono quisquiglie circoscritte perchè di casi di spreco di denaro ce ne sono troppi.
Invece se ne sta li in silenzio da giorni (considerando prioritaria la legge sulle intercettazioni) perchè stringere le fila significherebbe buttar fuori a calci in culo tanti suoi - a questo punto - lacchè; spera forse che passi la bufera (tecnica usata anche per i suoi scandali), mettendo la polvere sotto i tappeti, nascondendosi il fatto che dai tappeti usciranno più avanti i topi.
Sulle politiche compassionevoli (Tremonti card) e sul solo sostegno al lavoro (welfare)sancire un mea culpa è voler troppo, ma di una inversione di tenedenza nemmeno l'ombra; la disoccupazione e la cassa integrazione aumenta, come aumenta l'incertezza per le nuove generazioni per entrare nel mercato del lavoro su basi stabili e soddisfacenti, ma l'unica risposta che riguarda il tema non è la preparazione di un programma di sviluppo da sviluppare a medio termine, ma è quello di cercare interlocurori più morbidi, dividendo il Sindacato e quindi i suoi rappresentati ed introducendo ulteriori norme di flessibilità come l'arbitrato o il "licenziamento a voce".
Insomma l'occupazione comincia ad essere un problema sempre più grande e grave e questa maggioranza non trova di meglio che creare le precondizioni per cui il rapporto di lavoro divenga ancor più labile ed incidentale giustifcando l'introduzione di queste novità giuridiche per alleggerire la pressione sulla magistratura con cause di lavoro!
Così pure la riforma della scuola porta a ridurre il perimetro di attività della scuola pubblica con presunte razionalizzazioni, ma poi se le esigenze formative e quelle delle famiglie non trovano risposta ecco che spunta l'alternativa della scuola privata; come dire: lo stato questo di dà, se non ti basta t'arrangi o te lo paghi con la scuola privata (tempo pieno).
Sulla riforma degli enti lirici stesso meccanismo come se vi dovesse essere una stretta correlazione tra costo dell'ente e diretta copertura economica degli eventi; certo la ricerca di efficenza è cosa buona e giusta, ma azioni meramente economiche in un settore estremamente delicato che quello dei teatri stabili ed enti lirici appare a tutti una follia perchè tocca la immaterialità di eventi che hanno comunque risvolti sia economici che culturali.
E' un pò come dire se risponde a strette logiche economiche la Mostra del Caravaggio presso le Scuderie del Quirinale a Roma.
Sta di fatto che l'intervento è squisitamente quello che mira a tagliare, a colpire un settore importante, ma circoscritto, quasi fosse un metodo educativo (colpirne uno per educarne 100) mentre si continuano a tollerare sprechi di denaro pubblico con le consulenze esterne dei vari enti e ministeri che ci costano circa 60 miliardi di euro l'anno.
E' una politica insomma delle contraddizioni dove da un lato si pensa alle grandi e faraoniche infrastrutture delle quali ci si riempie la bocca da anni (il ponte sullo stretto, l'autodromo nella campagna veronese, la riconversione della Maddalena, tuttora vuota, ma che mai - talune - nemmeno partono, mentre tante sono le situazioni molto più circostritte e vicine ai cittadini per le quali occorrerebbe un intervento ben meno costoso ma molto più proficuo per i cittadini e per l'economia diffusa.
Su L'Aquila la prima fase sembra conclusa con grande e roboante battage pubblicitario, ma della fase due, cioè la ricostruzione vera, nessuno parla; si è fatto presto e bene (?) per mettere al coperto gli abruzzesi, ma ora viene la parte più difficile che è per forze di cose è sempre la più lunga.
Il rischio è proprio quello che non si vuol far credere: in tutti i terremoti l'emergenza è stata affrontata con decisione sempre (da Messina in qua), ma poi è stata la politica che ha creato situazioni ignobili come nel Belice e situazioni d'eccellenza come in Friuli o in Umbria.
Ma ritornando alle strategie della maggioranza e del Premier il grande timore è che il prossimo futuro ci riservi un grave immobilismo visto che non sono in grado di ridisegnare e sviluppare una strategia che risollevi le sorti dell' Italia.
Non si vuol tener conto in nessun caso dei contributi delle opposizioni perchè accettarli significherebbe manifestare la propria debolezza, qualsiasi sia il tema, non si vuol fare chiarezza all'interno della maggioranza stessa per cui assistiamo a fenomeni di canniblismo politico che porano all'immobilismo; le convergenze che si riscontrano solo su temi non prioritari per il paese, ma utili al mantenimento di quella casta che questa maggioranza afferma di voler ta anni liquidare a parole.
Berlusconi, Tremonti ed accoliti diceva, quando vigeva l'ultimo Governo Prodi, che in materia economica le "lenzuolate" di Bersani erano marginali ai problemi più gravi (come la ricchezza di banche ed grandi imprese), ma oggi, soffocate le lenzuolate, le lobbies sono ancora li tutte intatte, anzi se ne sono aggiunte di altre grazie alla corruzione; non si ha il coraggio di metter mano in modo serio a tutte le storture e ingiustizie che esistono, non volendosi acorgere che la crisi economica esistente sarebbe una bella giustificazione per mettere un bel po di cose a posto e generare maggior equità economica e sociale.
Si tentano infine accordi che portino all'allargamento del consenso da parte del Governo cercando sponde con Udc (partito d'opposizione), mal interpretando le sue disponibilità a convergenze politiche che esprimano soluzioni una buona volta serie; Casini l'ha detto a chiare lettere che su precisi interventi chiari e condivisibili può dare il suo appoggio, ma se si comprende la buona volontà dell'Udc (che non esclude ovviamente quella delle altre forze di opposizione su temi con soluzioni condivise), non si capisce perchè questa maggioranza se è cosi solida oltre che ampia, non sappia far a sola assumendosi - visto che rifugge dalle contaminazioni -oneri ed onori.
Sembra la solita politica di un tempo in realtà, poichè al Pdl serve una stampella per contro bilanciare il peso della Lega che spinge di più su politiche di maggior rigore (relativo), rigore che il Pdl non si può permettere, per il consenso che rappresenta e per la struttura che si è costruita.
Peccato che l'Udc (come il Pd e Idv peraltro) sono per le iniziative saggie ed efficaci non per il gioco delle tre carte !
Vedremo che cosa ci riserva il futuro nei prossimi giorni: speriamo nel ritorno alla saggezza, al senso dello Stato e all'interesse dellintero paese !

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