mercoledì, febbraio 10, 2010

COMMISSIONE DI VIGILANZA O COMMISSIONE DI CENSURA ?

Il fatto che la commissione di Vigilanza Rai abbia ieri deciso di modificare le regole per la diffusione di programmi di dibattito politico nei trenza giorni che precedono le elezioni regionali ha del paradossale con risvolti assai preoccupanti per la libertà di pensiero e di informazione dell'opinione pubblica.
La situazione attuale è caratterizzata dal fatto che "l'offerta politica" ci viene somministrata in tutte le salse e in tutte le trasmissioni, comprese quelle di intrattenimento pomeriadiane, di tutta la rete televisiva nazionale e locale sia essa privata o pubblica.
Infatti su tutte le reti e a tutte le ore - dal mattino presto sino a notte tarda - questa somministrazione prosegue da parecchio tempo con lo scopo ufficiale di informare i cittadini oltre che con i TG anche con temi di approfondimento, ma con l'intenzione recondita in realtà di condizionare l'opinione pubblica perchè a ben vedere non c'è trasmissione dove accanto a temi anche "leggeri" non sia presente uno o più rappresentanti del ceto politico per riallacciare quindi un nodo, una linea ideale tra l'azione della politica nelle sue sedi proprie con una appropriata pubblicità di sostegno o preventiva.
I politici che presiedono questa grande operazione di comunicazione sono poi molto spesso gli stessi per cui facendo zapping non si può escludere che lo stesso personaggio appaia su reti televisive, magari una di seguito all'altra.
Come nella politica poi, ogni evento viene in modo indecente piegato ad un preciso scopo: non c'è tema in cui questa linea venga riannodata e nel contempo molto spesso questa strumentalità attacca supposte strumentalità eguali, ma di segno contrario.
Di tutto questo ce ne siamo fatti una ragione e non avendo l'anello al naso possiamo usare il più grande strumento democratico che ci è rimasto, cioè usiamo il telecomando o spegnamo la tv occupandoci d'altro (e una buona parte temo si rifiuti di pagare il canone tv).
In termini generali non è però così perchè lo scopo viene in buona parte raggiunto perchè la tv è il più grande strumento di comunicazione di massa dove è più facile oientare e indirizzare il pubblico che è allo stesso tempo elettorato.
L'azione dei politici è smaccatamente utilitaristica perchè in molte trasmissioni questi rappresentanti che intervengono su specifici temi colgono l'occasione per auto incensarci o autoincensare l'azione della propria coalizione in modo talmente sfacciato da rasentare il ridicolo.
Ma venendo alla bella pensata della Commissione di Vigilanza Rai si pone la programmazione della Tv di Stato difronte ad un bivio: o le trasmissioni a tema politico imbarcano rappresentanti di tutti i partiti come fosse una tibuna politica, ovvero non possono andare in onda nel 30 giorni che precedono le elezioni regionali.
In prima cosa è una decisione che stravolge l'impianto di tutte le trasmissioni di questo genere poichè anche se c'è il bipolarismo i partiti sono molti di più per cui rispettare questa disposizione diventa obbiettivamente complessa e in molti casi irrealizzabile (penso alla trasmissione di Lucia Annunziata).
Peraltro il partito di maggioranza relativa - il Pdl - invocherebbe l'abolizione della par condicio quando in realtà già questo avviene in molte trasmissioni (ieri sera a Ballarò i due politici del cdx rappresentavano circa il 45% dell'elettorato mentre quelli di cdx si e no l' 8% circa)!
Per secondo, se questa è la linea, non vogliamo vedere più nessun politico - nemmeno l'ombra -in tutte le trasmissioni in trattenimento pomeridiane (mi riferisco agli assidui e onnipresenti Capezzone, Mussolini, Santachè, ecc).
Per terzo resta da sciogliere un tema spinoso, assai delicato, che riguarda tutte le trasmissioni, a tema politico e non, trasmesse da tutte le reti private come Mediaset, La7, Sky e Locali che rappresentano circa il 50% della offerta televisiva.
Capisco perfettamente che la Commissione controlla solo le reti Rai, ma non dobbiamo prenderci in giro: se si vuol per amor di democrazia renderle il più possibile asettiche - a parte le tribune politiche che le sostituiranno - non dobbiamo far finta che la concorrenza di allinei spontaneamente.
Visto che il Premier Berlusconi è il proprietario della più grande concorrente Rai sarebbe uno stolto se non continuasse con la sua struttura di produzione televisiva ordinaria(Matrix ed altri) per cui alla fine, nel suo complesso, l'offerta informativa e di comunicazione ne risulterebbe sbilanciata e pertanto antidemocratica.
Quali siano le motivazioni che hanno animato il rappresentante radicale in Commissione per sfornare questa bella pensata non è dato sapere, ma fa veramente specie che un libertario come dovrebbe essere un radicale combini un vero proprio aborto informativo.
Proposte ?
Lasciare tutto come sta, su tutte le reti, che potranno continuare le loro trasmissioni - con i loro pregi e difetti - lasciando a noi il diritto di scelgliere (almeno quello).
Poi se in regime di par condicio si vorrà rincarare la dose per una trentina di giorni con apposite tribune elettorali saranno ben accette, sempre se avremo voglia di seguirle (attenti quindi a fornire ai telespettatori alternative interessanti non le solite fuffe che ci vengono propinate e pilotate in molte occasioni analoghe).
Se non ci dovesse essere una retromarcia in tal senso avremo la dimostrazione -oltre all'insipienza del genietto radicale - che non ci troviamo difronte alla Commissione di Vigilanza, ma difronte alla Commissione di Censura !
Ricodate sempre che il popolo italiano non è costituito da 60 milioni di dementi!

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